Copertina – Vista azimutale del pavimento riportato alla luce durante la campagna di scavo del 2021, dal Laboratorio di Topografia Antica e Archeologia Subacquea dell’Università di Pisa (di cui la foto), sotto la direzione della Prof.ssa Simonetta MENCHELLI.
Si tratta di un grande pavimento ad opus sectile con tappeto centrale ad effetto tridimensionale realizzato nel triclinium della domus B, dell’area 1000 di Luni.
Le domus dell’Area 1000 di Luni
Durante sette campagne di scavo eseguite a Luni dal Laboratorio di Topografia Antica e Archeologia Subacquea dell’Università di Pisa sono state riportate alla luce due domus di età tardo repubblicana (I sec. a. C.). I due edifici (denominati domus A e domus B) sono parte di un più ampio isolato posto a oriente Kardo Maximus, presso l’ipotizzata Porta Sud (o Porta della Marina). Questo è il quartiere più vicino al mare (Figura 1).
Nel 2021 è stato scavato un grande pavimento ad opus sectile con tappeto centrale ad effetto tridimensionale (Copertina). L’opera è stata realizzata nel triclinium della domus B (Figura 2), dell’area 1000 di Luni.
La scoperta ha presentato l’occasione per continuare la ricerca sui materiali impiegati nei pavimenti di Luni.
È stata l’occasione per una nuova valutazione petrologica eseguita per via macroscopica e microscopica su alcuni elementi disarticolati dal pavimento, conservati presso l’Area Archeologica di Luni. Dato il carattere non distruttivo dell’indagine, le osservazioni sono state limitate alle sole sezioni sommariamente lavate.
Il pavimento in opus sectile
Il pavimento in opus sectile della domus B di Luni è composto da tre cornici e da un grande tappeto ad effetto tridimensionale con pseudoemblema centrale (Copertina).
L’opus sectile è una tipologia pavimentale che inizia a essere utilizzata nel corso del I secolo a.C.. Quello della domus B rappresenta il primo sectile tardo repubblicano ritrovato fino a oggi. In realtà, altre lastrine e listelli, sono stati rinvenuti decontestualizzati all’interno di strati sconvolti. Ciò porta ad ipotizzare l’esistenza di sectilia più antichi.
Il sectile della domus B di Luni è databile alla prima metà del I secolo a.C. (SANGRISO e MENCHELLI, 2022).
In tarda età repubblicana erano già in uso litotipi di vario tipo e colore (Figura 3 e Figura 4) come, ad esempio per Luni, quelli del Promontorio Orientale della Spezia ed in particolare il marmo di Punta Bianca (DEL SOLDATO, 2019 e DEL SOLDATO, 2021).
L’uso di marmi variopinti sarebbe divenuto di moda qualche decennio più tardi, in età augustea.
Le cornici del sectilia
La prima cornice è la più esterna. È composta da grandi lastre quadrangolari, probabilmente di fillade, delimitate da una fila di listelli della stessa natura litologica (Figura 5, in alto).
La seconda cornice è costituita da un modulo quadrato ripetuto. Porta motivi semplici in relazione omogenea ed è listellato. Una lastrina quadrata (Figura 6) è circondata da quattro lastrine triangolari. Sono di vario colore e litologia: rossastre in Scaglia Rossa Toscana o fillade (Figura 7, Figura 7a), bianche in Marmo Lunense (Figura 8 e Figura 8a) e grigio chiare in Scaglia Cinerina o fillade (Figura 9 e Figura 9a) oppure in calcarenite fine (Figura 10 e Figura 10a). La composizione geometrica è separata delle circostanti analoghe, ma di differente associazione cromatica. Avviene con una sottile cornice perimetrale in listelli di marmo di Punta Bianca (Figura 11 e Figura 11a) o di fillade (Figura 12 e Figura 12b).
La terza cornice è costituita da una serie di file di lastine quadrate in continuità col lato minore del grande tappeto centrale. I colori degli elementi sono ancora il rosso ed il grigio (Scaglia Rossa e Scaglia Cinerina dalla sequenza della Scaglia Toscana oppure filladi della Successione Metamorfica di Punta Bianca), il giallo (che potrebbe essere lo stesso livello di metabreccia monogenica della Sequenza di Punta Bianca utilizzato nel grande tappeto centrale), ed il bianco (in marmo Lunense o di Punta Bianca). La cornice è delimitata da listelli grigi più larghi di quelli descritti per la seconda cornice e per lo pseudoemblema centrale del grande tappeto. Questi listelli sono tutti in fillade (Figura 13 e Figura 13a).
Figura 1 – Planimetria della città di Luni nel disegno di Silvia LANDI. La stella localizza l’Area 1000 dove sono state scavate le domus tardo repubblicane A e B.
Il grande tappeto centrale con pseudoemblema del sectilia
L’aspetto grafico del grande tappeto centrale (Copertina) è una sequenza orizzontale e verticale di cubi assonometrici ad effetto tridimensionale. Una grafica semplice, diffusasi poi in seguito (Figura 14 e Figura15). Nel nostro caso ciascun cubo è realizzato con tre lastrine romboidali o a losanga gialle, rosse e grigio chiare o bianche.
La definizione litologica è stata possibile solo per alcune di queste lastrine o loro frammenti. L’aspetto peculiare è che alcune di esse assumono un notevole spessore, molto maggiore di quello degli altri elementi del sectile. L’esempio più palese è una lastrina bianco/giallastra prodotta con un’altrettanto originale litologia (Figura 16). Nello specifico si tratta di una breccia a grossi frammenti marmorei arrotondati e di dimensioni da ultracentimetriche a decimetriche (Figura 17 e Figura 18). L’arrotondamento dei grossi clasti marmorei indicherebbe più un conglomerato. Ma in letteratura le lenti di materiali analoghi, intercalate nei Marmi di Punta Bianca, sono classificate come metabrecce monogeniche. É un materiale difficilmente lavorabile, quanto meno per ricavarne delle lastrine. Un colpo impreciso e poteva facilmente disgregarsi isolando i costituenti. In ciò giocava un ruolo fondamentale anche la debolezza del legante e l’alterazione.
La lastra esagonale al centro dello pseudoemblema del grande tappeto centrale è realizzata con questa metabreccia monogenica. Altrettanto vale per le lastrine triangolari della sua cornice e quelle romboidali dei cubi del sectile (Figura 19).
Le lastrine a losanga rosso vinato (Figura 20) sono, invece, del tutto analoghe a quelle descritte per le varie cornici. Anch’esse derivano dalla Scaglia Toscana o da una fillade del Promontorio Orientale della Spezia.
Infine, tra gli elementi dubitativamente provenienti dal grande tappeto centrale sono una lastrina quadrangolare grigia di marmo Bardiglio (Figura 21 e Figura 22) ed un frammento marmoreo (Figura 23). Quest’ultimo, soprattutto per il suo anomalo spessore si potrebbe ricondurre ad uno degli spigoli acuti di una lastrina. Di conseguenza, anche alcune losanghe bianche sarebbero state prodotte con il Marmo di Punta Bianca (Figura 24). La lastrina quadrangolare, invece, attesterebbe l’impiego del Bardiglio fra le prime qualità apuane in opera a Luni.
Osservazioni sull’opus sectile della domus B di Luni
Due premesse sono necessarie. Innanzitutto le osservazioni sono state limitate agli elementi già isolatisi o trovati isolati in fase di scavo. Per tale motivo l’analisi petrologica è tipologicamente limitata. Poi, il grado di alterazione di alcuni litotipi ed il conseguente decadimento delle caratteristiche geotecniche hanno reso ulteriormente difficoltose le anamnesi.
Tuttavia è stato possibile accertare l’impiego sia di litologie locali che di importazione.
Le litologie locali sono sostanzialmente quelle provenienti dal Promontorio Orientale della Spezia. Primo fra tutti il Marmo di Punta Bianca. In secondo luogo troviamo le filladi. Sia quelle più antiche del basamento ercinico (Filladi di Buti), presenti sulla punta del Promontorio Orientale della Spezia, che quelle della Successione Metamorfica di Punta Bianca: le Filladi Violette del Ladinico e le Filladi associate alle Quarziti del Carnico. Queste ultime hanno fornito, oltre ad alcuni elementi del grande pavimento in opus sectile, le lastre per la necropoli di Ameglia.
Queste litologie locali sono comunque diffusamente presenti a Luni.
Fra i materiali, diciamo, di importazione qui primeggiano il Marmo Lunense (Marmo Apuano) ed il Bardiglio.
Ne consegue la conferma che, soprattutto per quanto riguarda i sectilia tardorepubblicani, l’uso di marmi policromi di importazione inizia dopo Augusto.
Punta Bianca e il suo marmo
Il pavimento ad opus sectile
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Un ringraziamento alla Direzione dell’Area Archeologica di Luni per aver concesso la possibilità di osservare alcuni materiali ed al Laboratorio di Topografia Antica e Archeologia Subacquea dell’Università di Pisa per l’opportunità.