Copertina – Una vecchia batea metallica, tipo australiano per la ricerca dell’oro nei fiumi. Sono visibili un po’ di sabbia ed una piccola pepita.
Premessa
Il 13 marzo 1786 Spirito Nicolis DI ROBILLANT (Figura 1) data la sua Relazione sull’oro alluvionale dei territori in terraferma del Regno Sabaudo (Figura 3).
In realtà si tratta di una delle diverse bozze che l’Autore redige e corregge prima di procederne alla stampa nelle Mémoires de l’Académie Royale des Sciences, Turin, sotto il titolo Essai géographique suivi d’une topographie souterraine, minéralogique et d’une docimasie des Etats de S.M. en terre ferme (1786, pp. 191 – 304).
Molto più di recentemente il testo è stato pubblicato a cura di PIPINO (1989).
L’originale della Relazione fu donato dalla figlia del DI POBILANT, Irene, assieme ad altri manoscritti, all’Accademia delle Scienze di Torino, dov’è conservato (manoscritto 032).
Personaggio talvolta controverso (PIPINO, 2010), l’Accademia delle Scienze di Torino lo ricorda semplicemente come Mineralogista, luogotenente generale di fanteria, Capo del Corpo del Genio nell’esercito piemontese.
Il pregio della Relazione è tuttavia quello di mappare scrupolosamente le presenze di oro alluvionale e quelle di vecchi lavori minerari o semplici tracce di minerale nella regione compresa fra le Alpi, la costa ligure e il fiume Trebbia.
Ne emerge una dettagliata fotografia al 1786 della memoria storica e della cultura materiale derivate dai numerosi sopralluoghi esperiti dal DI ROBILANT in quel territorio (Figura 3).
Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANAT: Relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte”.
…Li stati che hanno la fortunata sorte di essere sotto il Dominio della M.S. sono stati dalla Provvidenza beneficiati d’infinite dovizie le quali sendo ben messe a profitto ponno renderne li sudditi fràgili più felici di qualsivoglia altra nazione. Ometterò le ricchezze che derivano dall’agricoltura, comme pure quelle che dall’arti procedono, ma mi limiterò solo ad alcune di quelle che dal Regno minerale si traggono. Ella è cosa dimostrata dall’esperienza che tutta la longa serie dell’Alpi dal S. Gottardo sino al contado di Nizza, così la cattena dell’appennino sino alle sorgenti della Trebbia, comprendono infiniti dirò così indizii di miniere della maggior parte de metalli, che le colline di trasporto adjacenti a questi monti metalliferi ne sono pure abbondanti; quelle poi calcari come sono tutte le Colline di Moncalieri, a Montecastello, quelle al di là del Tanaro adjacenti alla cattena dell’appennino costituite da tale sostanze, ed argillose, arenarie, mescolate di spoglie maritime comprendono il zolfo, li carboni e legni fossili, qualità aluminose e molte scaturigini salse ò muriatiche, onde sono anche per tali ogetti apprezzabili, e meritar ponno ricerche, e stabilimenti, passando sotto silenzio tanti altri prodotti proprii per gli edificii, e per le arti.
La natura di tutta questa serie di monti è varia nelle sue parti costituenti; tutto il tratto dé monti che dalla sponda sinistra della Dora Baltea s’estende attorno al gran cimmone del M. Rosa sino al S. Gottardo, è per lo più di sasso metallifero di graniti, si schisti micacei e schisti argillosi, tutti tendenti alle miniere d’oro ed’argento ed altri metalli; tutta l’estensione che dalla dritta della Dora Baltea si estende nell’alto Ducato d’Agosta nelle valli principali del Ducato di Savoja cioe dall’arco d’Isera, tutte le valli di Susa di Lanzo, di Pragellato sono tutte di sasso scissile e serpentino proprie alle miniere d’argento, di rame e di ferro, sebbene però in alcune d’esse li granitici aparvino. Così pure le valli di Lucerna, di Po, di Vraita, di Magra, di Grana, di Stura, di Gesso, di Vermenagna, di Pesio, d’Ellero, di Tanaro, le Bormide, Scrivia e Staffora; cioé a dire per tutto il giro dell’alpi e degli Apenini e sebbene tal qualità di Pietra si dimostri genericamente, non esclude però che ad altre radici de stessi Monti, oppure in circuiti particolari non ricompajano li graniti, e schisti quarzosi che annidano le vene dell’oro come s’incontrano nelle Valli di Pont e Soana; lungo l’Arve dalle Glacieres di Chamounix, et nelle valli di Beaufont; nelle valli di Lucerna; nella valle di Po; ai Bagni di Vinadio; ne’ monti di Valauria superiormente a Tenda; tutto quel gruppo di monti che sovrasta nella valle di Tanaro; quello compreso dalla Bormida del Cairo dal luogo di Spigno sino alle alture d’Ovada; onde non è meraviglia cje l’Orba, e l’Ellero torrenti che ne derivano diino delli indizii d’oro nelle loro arene.
Egl’era del mio dovere di sottoporre all’occhio illuminatissimo di V. E. l’esterior apparenza di questi stati solo per questi riflette alla sua geografia sotterranea, da cui ella scorge di qual importanza sii l’animare alle scoperte, l’introdurre l’arte di eseguirle, ed il condurle colla più savia economia, mentre per ogni parte ponno mettersi in piede stabilimenti; manifatture e fabriche d’ogni sorta procedenti da metalli, minerali e fossili: ciò che secondo mè può divenire importantissimo si è la ricerca ò come diciamo pesca dell’oro dalle arene de fiumi. Ella è cosa comprovata dalla sperienza di tanti secoli, che dalle vanche di Rivara e Coiro sempre continuando verso oriente a scorrere il pié de monti sino a Gattinara al bordo della Sesia, tutti li torrenti, Riviere, rivi, rigagnoli tutti ben esaminati danno indizii d’oro che strascinano ne principali alvei; il Mallone e Malonetto, l’acqua d’oro ossia Orco, la Dora Baltea, la Chiusella, l’Elvo, la Viona, il Cervo, la Sessera, la Sesia tutti questi fiumi all’occasione di forti escrescenze trascinano oro quale si ferma ne seni che s’oppongono al lor corso; ed allorche le acque s’abassano, e nelle staggioni che li contadini non sono occupati dall’agricoltura molti attendono a tali lavature con qualche utile. Ma se si riflette al modo con cui s’incontra quest’oro egl’è in granicelli da piccoli attomi, a grani ben apparenti, ed anche alle volte in trovanti, ò pepite considerabili sempre accompagnato da una arena di ferro che la calamite attrae; se tali lavature fossero state con più d’attenzione osservate diverse circostanze di ciò sono all’oscuro sarebbero manifeste, si può però dire in genere che a misura si fa vicino al pié de monti li trovanti in oro sono di più grossa mole ed anche se ne incontra con matrice di quarzi assai aparente come ne fan fede le pepite del museo dell’Arsenale di S. M. Ma ciò che desta qualche stupore si è che a misura che taluno si vuol inoltrare nelle Valli nel vivo de monti intieramente scompajono gl’indizii, conseguentemente quest’oro dovrà esistere dal pié de monti, e regnare nel vivo de strati delle pianure per una data estensione; sicché non è deduzione ardita l’asserire che da Corio sino a Gattinara vi regna una fascia o zona aurifera che abbraccia li primi colli al pié degl’alti monti, ed incor protandosi nelle pianure continua per una grande estensione verso il Po. Simili indicazioni debbono trovarsi lungo li fiumi Peles e Chisone, dalle foci del Po, ricompajono gl’indizi d’oro nelle Valli d’Orba ed Erro e così quelle pianure adjacenti ne sono farcite.
Non è adunque a dubitarsi che tal disseminamento d’oro non sii coettaneo alla formazione di tutto il suolo che costituisce la pianura descritta; e siccome queste ebbero origine dalli sedimenti fattisi nel ritiro dell’acque della gran cattastrofe Diluviana, egl’é evidente nello sfacellamento de massi di monte che in tal rivoluzione si fecero tutte le molecole aurifere si raccolsero insieme a trovanti che costituirono la base di tali pianure: Sono di tutta antichità conosciuti lesempii di lavature de fiumi ed in tutte le quattro parti del Globo. Qui in Piemonte Strabone e Plinio ne recano notizie assai copiose; nella Transilvania li zingari ne lavano li torrenti, e li terreni; e per non essere prolisso ometterò tutto quello che si ha nelle memorie della Real Accademia delle Scienze di Francia sui fiumi di quel Regno. Queste lozioni di terreni non sono limitate all’oro semplice, sono soventi promiscue di pietre preziose; d’altri metalli e minerali; nell’alta Ongheria si lava cinabro, in Sassonia a Eubenstock l’arena di stagno; in altri luoghi il ferro, e così d’altri prodotti metallici. Si deduce adunque che il Sommo Fattore non si limitò a porre li metalli ne monti; ma anche gl’estese nella successività delle pianure; onde questi fortunati stati ne sono anche largamente beneficiati come s’è già provato.
Sarà donque conferente al mio assonto che unisca qui tutti gl’indizii aurifferi che si mostrano in tutta l’estensione dalle vicinanze di Corio comprendendovi le vaude di S. Maurizio sino Biella, e Gattinara, e così tanto più risulti l’importanza di questo ogetto, se ne risvegli la premura di trarne partito. E onde sperar io possa che in avvenire se ne raccolgano copiosi frutti.
Tutte le falde de monti per l’estensione sud.a constano di trovanti e quindi si protendono con un dolce declivio sino al Po, però prima di giongervi formano rissalti, e nelle medesime pianure s’hanno rivi, rigagnoli ed acquaroni che serpeggianti le solcano e concorrono alle inferiori parti e quindi ai torrenti, tutte opere dell’acque che le solcarono in varie guise non è adunque a stupirsi se nelle piene de violenti temporali continuino tali corruzioni; e siccome si vidde esser li strati d’esse pianure costituiti di terre e ciottoli ne medesimi strati corrodendo li sfacellano, e trasferiscono al basso nell’alveo de fiumi le molecole che poi si fermano in luoghi ove regna una quiete dell’acque. Dall’osservazione fatta nelle alte ripe de fiumi principali le quali in molti luoghi si mostrano a picco, risulta che queste pianure sono una congerie di ciottoli, che variano a diverse proffondità con strati di ghiandone, di terre rosse, di arene e di qualità argillose, che buona parte di tali ciottoli sono d’un sasso analogo alla pietra de strati che costituiscono gl’addjacenti monti, che in un luogo più v’abbonda il quarzo, in altri li graniti, in altri i schisti. Ella è cosa ben da rincrescere che sin’ora non siasi fatto gran attenzione alla natura de strati in tutte quelle Provincie allorché si approfondirono pozzi d’acqua viva, il che avrebbe dato un gran lume per questi indizii. In Cigliano li pozzi sono d’una profondità di Trabucchi 16 per giongere all’acqua viva, questi traversano una congeria continua di ciottoli, con alternative di strati di terre, ed arene, etc.
Qualora si passa il torrente Mallone inferiormente a S. Benigno si trova una congeria di trovanti carichi di mica, concedonio e Diaspri. In faccia al luogo di Lombardone la dove le ripe di detto torrente apajono lacere vi si scorge uno strato interrotto di terre rosse, e sembrerebbe che non avesse suscettività, ma tal cosa e smentita dalle affezioni alle quali si soggiacciono gli strati, che formano rissalti, onde continuano in un modo non interrotto. Al villaggio di Rivarossa li terrazzani lavano le arene del torrente per ritrarne l’oro: questi copiosi indizii s’incontrano e si prottendono sotto quelle pianure a Barbania, e Fronte e così continua nelle vaude sud.e.
In Flet longo la ripa del canale di molini si scorge un ampio strato di terre rosse framisto di ciottoli granitici, di mica e calcedonie, in seguito a violenti e dirotte piogge ivi attendono que terrazani alle lozioni dell’oro; si può con fondamento arguire che lo strato auriffero regni fino a Bosconero, e Rivarolo, onde comprendere tutte quelle pianure che dal Malone si protendono sino all’Orco.
Al bordo dell’Orco a Rivarolo si fà apparente uno strato ben deciso e costante di terre rosse e continua sino a Corgné passando questo torrente in faccia d’Osegna nelle sue ripe alla sinistra ricompajono li strati aurifferi li quali sono permanenti sino al luogo di Baj, strati ben ampi, e decisi continuano sino a Castellamonte, e si collegano colle colline che costeggiano la valle di Ky, e per sino a quel luogo dove si scavano le argille de grugiuoli, e della Porcellana, in tal corso vi soffrono interruzioni causate da atterramenti, e valancamenti. Nel luogo detto del Castelletto li strati aurifferi non sono a maggior proffondità di 2 piedi sotto il suolo vegetale e regnano senza interruzione. Tutti gl’adjacenti colli sono costituiti di terre arenarie, e trovanti, sono variamente solcati e laceri; nel intimo loro si vedono trovanti di calcedonie latée, dell’agate hijdrophane, delle arborifale di boli rossi, e di selci di vario colore, con le rinomate terre per la Porcellana.
Dal luogo d’Aglié li strati aurifferi continuano ben decisi e costanti sino al rigagnolo detto il Dasson che separa li due colli ne quali si fece il trafforo per condurre l’acque del nuovo canale che irriga le pratterie delle vertole; resta affatto probabile che questi strati aurifferi costantemente regnano sotto tutte quelle pianure da Osegna Aglié, S. Giorgio, Barone, Orio, Caluso e Massé al bordo destro della Dora Baltea. E se in un così longo intervallo non appajono tali indizii si dovrà dire che li strati aurifferi sono occultati dalle congerie di sedimenti etterogenei che costituiscono tutto il suolo delle sud.e pianure.
Di rimpetto al luogo di Massé le ripe che costeggiano la Dora Baltea sono altissime eccedendo forse li 102 T. di verticale, ed in vari luoghi sono tagliate a picco, ove si scorgono li veri indizii dell’esistenza dell’oro. Ivi si può congetturare dall’immensa molle di ciottoli sparsa su quelle campagne inferiori, che tali torrenti furono lavati in tempi antichi; il che si può con fondamento arguire dai montoni quasi allineati de ciottoli di rifiuto per lo più di natura granitica, e di quarzo. In queste ripe si vedono bocche d’antiche gallerie state spinte sotto tali pianure per lo scavamento di tali strati li quali regnano ivi ad una vertical proffondità considerabile sotto la supeficie delle medeme. E’ ivi grande l’ampiezza dello strato delle terre rosse variamente interseccato da vene e rame di terre nere nelle quali si scorgono trovanti di quarzo, e rognoni di Piriti, calcedonie ed altre qualità; è donque anche fuori di dubbio che nell’intimo questi strati siano aurifferi, il che ne fa vedere l’importanza, e conferma ciò che si disse superiormente sula immanensa dello strato auriffero sotto quelle pianure. Non mancano tali indizii nelle gran ripe di questo fiume alla dritta salendo superiormente al d.o luogo; a Vische, sotto Candia, e fino a Strambino; e così e viceversa dal luogo di Massé retrogradando a Riva rotta sino a Verolengo si scorgono aparenze che ponno animarvi li tentativi; tutte le lozioni ponno farsi con facilità da che per ogni parte si ponno tagliar alvei per le acque dal fiume principale: le particelle d’oro sono dal fiume portate sino nel Po in faccia a Crescentino.
Li bordi opposti della Dora così le ripe alla sinistra sono una continuazione dello stesso strato della dritta, ragion vuole che siano analoghe in natura a queste, onde si può concludere che li medemmi strati auriferi che esistono alla destra del fiume ricompajano alla sinistra, perché l’osservazione locale rende evidente che un tempo erano contigui, e che tal valle od’interruzione ebbe origine dalla medemma cattastrofe. A Villareggia che è quasi in faccia al luogo di Massé tali strati ricompajono di bel nuovo,e continuano sotto Moncrivello e Cigliano passando sotto quelle pianure ad Alice, Cavaglià, S.yà e così permanenti fino al Torente Cervo; scorrendo attorno Salusola, longo l’Elvo sino a Biella…
Figura 2 – Tabella delle produzioni di oro, argento e rame raffinato (rosetta) nelle miniere piemontesi dal 1753 al 1760, messa a confronto con le previsioni di Nicolis de Robilant (PIPINO, 1989).
Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANAT: Relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte” (seguito)
Tali strati auriferi si mostrano anche caminando contro il fiume superiormente a Villareggia, a Magliano, Borgo maschio e come che nel più de siti le ripe massime sono coperte non si ponno ravisare gl’indizii che negl’aquaroni che quando queste vengono lacerate, ne mostrano l’esistenza. Sarebbe util cosa che venisse esaminata tutta quella faccia delle ripe in cui si è condotto il nuovo alveo d’irrigazione, mentre che forse quivi a nudo si troveranno posto vantaggiosi. Che se tali indizii si fanno palesi superiormente non lo saranno meno a seconda del corso del fiume in tutte le alte ripe scendendo, a Saluggia e sin verso Crescentino. Se si desse una accurata ricerca in tutti li combali e rignagnoli che scendono dalle colline da Moncrivello a Salusola vi si troverebbero posti meritevoli di coltura. Da Salusola costeggiando que colli si arriva all’Elvo ed al luogo di Cerione al pié delle colline che si collegano colla Serra d’Ivrea; e continuando sino a Biella in tutti li rivi che derivano da tali colli si osservano indizii auriferi; e di più al Cerione s’hanno gallerie spinte nel vivo de strati di que colli che furono già ne tempi antichi condotte per l’oro; e sarebbe desiderabile che venissero evacuate. E così continuando a percorrere queste pianure a Occhieppo, e Gaglianico, si arriva al torrente Viona che discende da sotto li monti d’Oroppa, per ogni parte in tutto questo tratto si manifestano le terre rosse; e nella straordinarie irruzioni d’acque in tutti que rigagnoli si vede disseminata l’arena nera marziale che suole accompagnare l’oro.
A Montegrande al di là della Viona, sotto un colle aprico si vedono bocche di gallerie al posto detto li Canei, le quali si trovano ostruite e dall’aspetto esterno si fa chiaro che furono spinte in uno strato di terre rosse ed argille bianche mescolate di trovanti di quarzo e calcedonie, e granitici per scavarne l’oro.
Le lozioni dell’oro fluviabile continuano tutto l’anno sul Elvo, e su tutti li rivi che scorrono in tutto il tratto da Salusola a Montegrande. Occorre qui far menzione del sito di riputasia detto il piano della Bessa il cui terreno è coperto di montoni assai alti ben allineati di ciottoli a diversi ranghi, che si può congetturare sieno li rigetti delle lozioni di que terreni, fatte forse da Romani. Tal piano s’estende a quasi 1/6 di miglio, è al di d’oggi deserto e sarebbe considerabile che vi s’intraprendessero ricerche in quelle vicinanze.
Il torrente Cervo che piglia le sue origini dal Cimone di M. Marso e scorrendo per una valle ristretta tutta di sasso metallifero viene a bagnare le mura di Biella passando prima per un’angusta stretta di rocche granitiche in cui l’aque sonosi solcate dalle sinuosità grandissime dallo violento scorrervi, e quindi dilattandosi continua un corso più dolce si che dopo un lungo tratto arriva alla Sesia. Vi si Scorgono sotto le colline di Biella a dritta e sinistra le stesse affezioni alle quali soggiacciono tutti li torrenti già enonciati cioé che la dove scorre il Torrente s’ha una estesa valle costeggiata da ripe dritte altissime che bordano le pianure di qua, e di là, che ad uno stesso livello si corrispondono. Se dalla città di Biella si va contro il fiume nel mandamento d’Andorno, egli è costeggiato da dolci eminenze, a Tomaglia, Picinengo, a Cosiolla, tutte queste colline hanno il loro nucleo di graniti scomposti ripieno di Schorl, e Volfram, d’ocre, sostanze che regnano in tutta questa inferior provincia. E così in tutte le pianure a sinistra del Cervo insino a Gattinara al bordo della Sesia, e non dee recar stupore se in occasioni di forti irruzioni d’aque tutti gli alvei si mostrano disseminati d’arene di ferro, e che poi si trasportino le arene d’oro nel Cervo nel quale torrente continuamente si lava l’oro sino ad Andorno mentre superiormente a detto luogo cessano tutti gli indizii; onde quest’oro fluviale non procede da vene degl’alti monti; ma bensì da colli, e ripe inferiori, e così segue la stessa analogia di quello del Canavese.
Tali indizii si rendono potenti sia nel principato di Masserano come, anche verso Sostegno, e longo il Torrente Sessera che sbocca nella Sesia al Borgo perché tutti derivano da monti granitici che accompagnano tutto questo tratto di paese. E se li primi monti che da Romagnano di là della Sesia tendono a Maggiora Borgomanero ed Arona, e cingono il lago d’Orta, sono guarniti d’un capello Calcare non è da stupirsi che le pianure e colli che ne derivano siano privi d’oro, però se ben si esaminano le Valli di Valduggia che tende a Borgo Sesia, le ripe di Romagnano in questa vi ricompajono per un certo tratto gl’indizii auriferi.
Tutta la costiera de monti che chiude il lago Maggiore sino alla Foce fiume che irriga l’alto Novarese, e sbocca nel d.o Lago in faccia alle isole Borromee; tutto il tratto che costeggia il d.o a dritta sino al termine di confine di S.M. sendo li monti primarii granitici e schisti Quarzosi sono proprie per le miniere d’oro, onde non recherebbe stupore che al bordo del Lago e longo il Ticino, nelle sue alte ripe come nelle inferiori vi regnassero indizii d’oro, e vi si potessero stabilire lozioni.
L’Alto Novarese che si soddivide in molte valli, di cui ebbi l’onore d’umigliare a S.M. il Re Carlo Emanuele di Gloriosa memoria, nel mio ritorno contemporaneo dalla Germania una circostanziata relazione rimessa alla Segreteria di Guerra, è un campo assai vasto pelle miniere d’oro. Dalle cime del S. Gottardo il Crestone dell’Alpi che lo separa dalli Svizzeri e dal Vallese protendendosi al M. Sempione, e terminando al cimone massimo del M. Rosa per ogni parte è fecondo di filoni auriferi analoghi a quelli delle valli di Sesia che li sono adjacenti, ed alla Valle d’Agosta in Chaland. La Valle Anzasca specialmente coltiva molte fodine d’oro di Macugnaga, e rileva dalla Casa Borromeo di Milano, scorre in essa un torrente detto l’anza nelle falde del monte rosa alla sinistra del Torrente sono in coltura molte Fodine tra le quali quelle del Salto, ed il Pozzone sono le più rinomate, e molti altri filoni che si scavano da diversi proprietarii; tutti hanno concessioni od appalti dal sud.o Principe. Il minerale si è la marcassita e terre rosse nel quarzo; sebbene da 34 anni a questa parte siansi moltiplicati i lavori in esse miniere, e che attualmente quello che ritrae maggiori prodotti sia il Sigr Testone, però se darà un’ochiata alla mia relazione si verrà in chiaro su la loro natura. Ed in tal tempo già si era proposto di convenire colla Casa Borromeo d’una cessione del diritto di tutte quelle miniere, per sottomettere tutte quelle che si scoprirebbero in tutto l’Alto Novarese ad una stessa legge onde metter in situazione l’Augursa Real Famiglia di ritrarre buon partito di tutte, le miniere d’oro dei suoi stati.
A metà della Valle Anzasca verso i monti di S. Carlo, e a Gondo. Al Luogo d’Arbarino furono gl’antichi tempi lavorate molte miniere d’oro con altri metalli di Piombo, e di Rame in Val Toppa, altri al Fontano nella detta valle alla Pieve di Vergondo, a Val bona regione di Vossari d’oro, ed argento superiormente a Vogogna; e sule altezze d’Ornavasso, di rame al Mingiandone, di ferro al Laiadavono di cui ebbi l’onore di presentare a questa Real Accademia delle Scienze una circostanziata relazione; seguono le valli d’Antrona piana in cui si hanno pure Filoni in coltura per oro, indizii nella valle di Bugnanco, e superiormente al Forte di Domo nella valle di Vedro miniere d’oro aperte verso il monte Sempione; nella Valle d’Antigorio al Crodo, ed altrove posti in coltura per miniere d’oro che furono negl’ultimi tempi di qualche ricavo. L’oro in tutti questi filoni si mostra nel quarzo, e terre rosse, e nelle marcasite; egl’è nativo a piccoli briccioli d’un titolo dalli 15 alli 17 K. più o meno. Li areni de Torrenti, e degl’aquaroni che derivano dalle congerie adjacenti ponno comprenderne fra esse, onde non è a stupirsi che nelle escrescenze, e valancamenti continui che seguono sii trasportato l’oro longo la Toce sin nel Lago e nel Ticino. Lo stesso si dirà della Sesia dalla valle principale, e da quelle di Vermegna, di Mastellone, e della Sessera, che più in giù dee essere copiosa d’oro fluviabile, e se forse tal oro fu men aparente nelle pesche ciò procede dall’esser legato ad 1/3 d’argento, che nelle terre sofre un cangiamento di colore, che da gente rozza non può scorgersi.
Gran parte dell’oro che si dimostra longo la Dora Baltea procede dalle Valli d’Eja, e di Challand; mentre che al di sopra del M. Jovet la serie de monti che chiudono la valle d’Agosta è costituita d’un sasso che non indica miniera d’oro. Della prima non farò parola perché non s’hanno cognizioni sule pesche dell’oro, ma bensì della seconda cioè di quella dell’Evansone e de monti attigui dove s’ebbero gl’esimii incontri di trovanti d’oro puro. Tutto il corso di questo Torrente dalla cattarata detta la Goulie du poulin sino al suo confluente nella Dora dà indizi d’oro nelle sue arene. E così tutte le superficie de monti sotto il Pizon d’Arles e di Somarese manifestano tal ricco metallo; da tali premesse si può conchiudere che li trovanti d’oro che si ebbero come incontri fortuiti traggono la loro origine dall’epoca stessa che costituì le coperte, o terreni superficiali di tali monti che sono presentemente quasi nello stesso modo che erano prima e conseguentemente sarebbe conveniente che tutte tali superficie venissero tasteggiate, li massi di trovanti rimossi, spezzati e lavati tutti que terreni per ritrovarne l’oro. Ed infine col dividere a squadre diverse pesche longo il corso del torrente Evenzone. Ne tempi che si accudiva alle ricerche in Chaland il letto del torrente Evenzone, il quale dalla Goulie du poulin, sino alla cattarata di Brusecou consta d’una congerie di trovanti, di Ghiaje, argille, ed arene che si raccolsero dalle falde laterali, e va di continuo lavato nella riggida stagione, l’oro che vi si trova è al titolo di K. 22, di rado con matrice per lo più in granelli più piccioli a guisa di lentiche, ed anche delle pepite di alcune once di peso ben lisce. Inferiormente al Pison de Brusecou s’incontrò un ciottolo di quarzo di 2 libbre circa di peso tutto penetrato d’oro che si conserva nel museo metallurgico; e sebbene siasi cercato di ritrarre tutto l’oro dal piede di tal catterata non s’ebbe un esito favorevole, e corrispondente all’aspettativa.
Se avessi potuto inoltrarmi nelle valli di Lucerna, e del Po e riconoscere le colline che le cingono sarei in situazione d’individuare perimente gl’indicanti che vi si hanno sul oro onde fissare le miniere di trasporto ne colli costituiti di trovanti, o di rovine de monti adjacenti, nelle pianure rilevate e nel letto de torrenti e fiumi; mi basterà solo d’indicarle affinchè il Governo conoscendone l’importanza dii poi col tempo le providenze opportune per l’incamiramento di tali lavature. Egl’è acconcio che un simiglievole ragionamento si applichi alle miniere di trasporto procedenti dalle valli dell’Erro, e d’Orba; onde basterà quanto si disse per rischiaramento di quest’articolo.
Da tutto l’esposto ragionamento chiaro apparendo che tutti li monti descritti, e li paesi adjacenti sono per ogni dove dottati di miniere d’oro; si fa adunque palese che queste distinguersi debbono in miniere nel vivo de monti, dalle quali non è qui il luogo di farne parola; in 2) luogo in miniere di trasporto, ed in 3° luogo in fluviatili. Circa le prime già le costituzioni vi provvedono per incoraggiarne la ricerca, le altre poi come non conosciute esigono provvedimenti particolari. Il primo d’essi sarebbe di render palese al publico tali miniere per mezzo d’una notizia in Stampa affinché tutte le popolazioni che vi sono a portata potessero impiegare le loro ricerche, e la loro opera. Ma questa non può aver luogo se prima con esempi locali d’attasti, e di lozioni non si convincano. Che perciò e conveniente che metta sotto l’occhio perspicacissimo di V.E. che il metodo praticato sin’ora de copponi di legno, ed assetti intagliadi non è il più proprio a tal ogetto. Mentre se si tratti di ripe in cui esista l’oro framischiato frà ciottoli è necessario si conducano superiormente rigagnoli d’acque, le quali in oggi scolano infruttuosamente nel letto de fiumi, e de Torrenti, perché colla loro cascata concorrendosi il zappamento di tali ripe aurifere se ne facci la lozione, col porvi nel corso li rittegni necessarii a fermare le parti pesanti aurifere.
A portata di esse lozioni superficiali stabilirvi Graticole, Tinelli co suoi Crivelli, Cassoni, e tavole di lozione all’ongarese per ricavare tutto l’oro che si ritrarebbe dopo una lozione in cascata seguita di diversi mesi. Ad una tal opera degl’operai con badili, e tridenti separerebbero li grossi ciottoli, o si rimoverebbero li grossi trovanti; e quindi il rimanente separato nelle gratticole si potrebbe scernere per separarne il buono; il minuto e frantumi trattato alle crivelazioni produrrebbe li grani più grossi; il sottile sui lavatori darebbe tutta la polvere d’oro; simili disposizioni di lozioni mi riserberei d’umigliarne i dissegni a V.E.; che se tali lozioni si moltiplicassero in tutti li posti in cui si manifesta l’oro più apparente, qual prodotto ne sarebbe sperabile.
Tutte le estensioni in cui lo strato aurifero regna sotto le pianure col mezzo di gallerie nelle ripe si scaverebbero ed asportata dalle loro bocche avendosi tali lavature fatte a ciel apperto; dalle medemme se ne traerebbe gran profitto. Convinto il publico dell’esistenza dell’oro sotto le pianure o sotto li primi colli di trasporto, ne seguirebbero certamente attasti con pozi per giongere ai strati, e quindi converebbe appigliarsi al metodo di limitare, con superficie determinate d’un numero di Trabucchi quadrati il sito di proprietà di ogni compagnia, come vien praticato ai Sciffen Serek ossia miniere di trasporto in Sassonia, e dalle miniere galleggianti di d.o paese, e dell’Hasia. Tutto ciò condurrebbe alla prosperità di questi Stati, alla Gloria, ed utile del benignissimo Principe che lo regge.
Oltre alle Fodine di trasporto de colli s’hanno quelle della pianura adjacenti le quali con simiglievol metodo possono esser coltivate insinuandosi longo le ripe alte de fiumi. Quelle poi che regnassero ne bassi fondi che possiamo fissare tra l’una e l’altra ripa alta de nostri torrenti li quali hanno lo strato aurifero coperto di pochi piedi di arene, queste si trovano col fare attasti, li quali esaminando con la navicella all’ongarese, o coi copponi se siano auriferi allora col mezzo di trincee ben dirette, si scaverebbe la parte feconda per passarla alla lozione, ed a misura che si estenderebbe lo scavamento, si ricuoprerebbe il già fatto col materiale di rigetto; ed in tal guisa anche si limiterebbero li terreni superficiali a concessionarii a spazii determinati.
Infine le lozioni de fiumi, e de torrenti dovrebbero animarsi nelle staggioni che questi sono quasi a secco o poco fluenti; ed accordare un’estesa detterminata in corso, ed anche la libertà di scavare nel letto stesso le arene che da sperimenti si riconoscerebbero aurifere.
Dopo aver messo sotto l’occhio sagace di V.E. questi miei riflessi che non sono suggeriti che dall’ardente desiderio di propagare una cosa di tanto riglievo, mi rimane per ultimo di proporle quali providenze potrebbero darsi per conseguirne un’esito fortunato.
Egl’è indispensabile che si scelga un sogetto il quale sii capace d’intendere il trattamento di tali lozioni superficiali, che s’abiliti nella cognizione di tutti gl’indizii che conducono alla scoperta dell’oro; che scorrendo tutta l’estensione che dalle ripe della Dora Torinese al Ticino, si trova, ed internandosi in rigagnoli, acquaroni, rivi, e combali, vi fissi li posti più convenienti per tali ricerche, onde ne stenda una circostanziata relazione. A tal fine dee avere con lui diversi operai sia per lo scavamento ne strati auriferi, in quelli che da terrazzani locali ne sarà anche data l’indicazione, nel letto de fiumi onde possa infine per tutta l’estesa che avrà percorso dare una esatta relazione. Ciò sendo sara facile poi al governo d’incaminare concessionari li quali soministrando ad una Cassa li fondi necessari s’apiglino alla coltura di tal relazione quali siano li siti che già presentemente sono dati in appalto, e qual ne sia il ricavo.
Una delle più importanti condizioni a fissare, si è che tutto l’oro che si racoglie sii rimesso a que agenti reggi che sono più a portata; e siccome in oggi tutto l’oro che si racoglie da pescatori viene venduto con discapito e furtivamente agl’orefici più vicini ed agl’Ebrei, così se sia fissato con una tariffa il prezzo dell’oncia a K. 22, 21, 20 etc ogni collettore può ricevere la sua contempiranea mercede colla deduzione de diritti di Signoraggio, e di batittura come è di regola in tutti li paesi; il che incoraggia tutti a tali colture se ne risulterà da questo un occupazione d’un numero infinito di poveri mendicanti, che vi incontreranno la loro sussistenza. Tutto questo ha luogo che per le sole concessioni lineali cioé per le semplici lozioni del letto de fiumi, e de torrenti.
Mi si può objettare che difficilmente si avranno le necessarie cognizioni per questo, egl’é vero che a prima vista la cosa può parer tale; ma se si riflette che longo di tutti li Torrenti già s’ha un numero di volontari che vi attende alla pesca, questi medesimi sono già prevenuti; de luoghi più profficui, de tempi più proprii; e degli indicanti più sicuri; sicchè si potrà sempre avere una nota di soggetti che vi si applicano. Onde poi fissare ai medemmi le fughe di torrenti alle quali loro sarà permesso di lavare per la loro riuscita è necessario che si renda ai medemmi famigliare la navicella all’ongara colla quale meglio concentrar ponno le pagliette dell’oro; e quindi le sabbie più ricche raffinarsi a lavatori di cui se ne darebbero li disegni.
Li Concessionari a terreni superficiali si stabilirebbero qualora da risultati de sperimenti fatti nel vivo, ò ne colli adjacenti agli alti monti che sono costituiti di congerie di trovanti; o nel vivo delle pianure, ed infine nei bassi fondi, convenga animarne compagnie; allora una delle prime operazioni sarebbe il condurvi dal luogo più vicino un canale d’aqua massime trattandosi di gerbidi e terreni incolti, e col mezzo di cascate, e trincee lavare li terreni, e quindi separarne il cattivo, rittenerne il buono con arginature; e dopo essersene fatto un fondo col mezzo d’una lavatura stabilita a portata come dal qui gionto dissegno fare la concentrazione dell’oro, che se moltiplicandosi li posti di coltura al longo de torrenti si perviene a moltiplicare le compagnie. Ne seguirà un accrescimento di prodotto in oro al bene di questa Zecca; e sarà quindi necessario che siano stabilite le regole per il pagamento e mercede degl’operai aplicati, che questi per suqadre siano divisi e le medemme condotte da caporali che vi ivigilino; e tutti siano sottoposti a Direttori locali che potranno aver l’ispezione longo il corso d’un fiume. Dal qui sopra esposto e favorevolmente riuscendo questi stabilimenti si potranno contare tante direzioni quanti ne sono li fiumi che scorrono dalla Dora al Ticino. Tutti questi direttori avrebbero l’obligazione di rifferirsi a quel congresso per le miniere che dalla M.S. avrebbe stabilito, al quale spetterebbe l’autenticare li pagamenti e spese che occorerebbero in ogni settimana, a provedere agl’urgenti; ed a ricevere il prodotto risultato.
Egl’è infallibile che dallo smovimento di estese soperficie di terreni gerbidi colle lozioni, questi riuscirebbero più proficui per l’agricoltura, onde anche a benefficio dello Stato. Ometto il modo di purificare l’oro sendo cosa di cognizione metallurgica, facile ad eseguire da persone perite.
Lo stesso sistema di lozioni superficiali è adattabile a quelle superficie di monti che hanno già dato prova dell’esistenza di trovanti d’oro, come quelle d’Emarese, al di sotto del Pison di Arles nella Valle d’Agosta, e così negli alti monti in vicinanza del Po; e della Valle d’Orba; dove sarebbe utile lo smuovere, e sminizzare que massi di trovanti ne quali esiste dell’oro, e se potrebbe ricavarne anche utili prodotti colla lozione.
Da un tal general ricerca dall’alto novarese, longo il Ticino, ed in tutti gl’altri siti ove si ha luogo di sospettare fodine di trasporto aurifere, riuscirà un copioso ricavo.
A riguardo delle miniere d’oro che sono in coltura sarebbe conveniente che in specie nell’alto Novarese s’appoggi ad un Reggio Cassiere di ricevere e pagare l’oro che se li consegnerà, di tempo in tempo, in lingotti numerati, ed individuati da proprietari, e tal pagamento sii fatto approssimante col uso delle ponte di comparazione, affine di rittenere indietro una somma da sborsarsi per saldo allorché dalla Zecca ne sarà seguito l’assaggio e fissato il valore intrinseco che in ogni quartiere potrebbe spedirsi.
Questi sono li pensieri da me compillati s’un sogetto di tanta importanza, che desidero siano per promuovere una soda coltura all’unico ogetto di meritare l’aprovazzione compiacimento dell’E.V.
Torino li 13 marzo 1786
Sottosc.o…
Valle d'Aosta, Italia
Challand-Saint-Victor, Valle d'Aosta, Italia
...quella dell’Evansone e de monti attigui dove s’ebbero gl’esimii incontri di trovanti d’oro puro.... DI ROBILANT
Valsesia, Alagna Valsesia, provincia di Vercelli 13021, Italia
...Lo stesso si dirà della Sesia dalla valle principale, e da quelle di Vermegna, di Mastellone, e della Sessera, che più in giù dee essere copiosa d’oro fluviabile... DI ROBILANT
Crodo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...nella Valle d’Antigorio al Crodo, ed altrove posti in coltura per miniere d’oro che furono negl’ultimi tempi di qualche ricavo.... DI ROBILANT
Bognanco, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...ndizii nella valle di Bugnanco... DI ROBILANT
Antronapiana, Antrona Schieranco, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...le valli d’Antrona piana in cui si hanno pure Filoni in coltura per oro... DI ROBILANT
Vogogna, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...molte miniere d’oro con altri metalli di Piombo, e di Rame in Val Toppa, altri al Fontano nella detta valle alla Pieve di Vergondo, a Val bona regione di Vossari d’oro, ed argento superiormente a Vogogna... DI ROBILANT
Via Vergonte, 28886 Pieve Vergonte provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...molte miniere d’oro con altri metalli di Piombo, e di Rame in Val Toppa, altri al Fontano nella detta valle alla Pieve di Vergondo... DI ROBILANT
Gondo, Canton Vallese, Svizzera
miniere d'oro
Vanzone con San Carlo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
miniere dei Cani
Romagnano Sesia, provincia di Novara, Italia
...però se ben si esaminano le Valli di Valduggia che tende a Borgo Sesia, le ripe di Romagnano in questa vi ricompajono per un certo tratto gl’indizii auriferi.... DI ROBILANT
Romagnolo, Via Nazionale, Olbia, provincia di Sassari 07026, Italia
Borgosesia, provincia di Vercelli, Italia
...Tali indizii si rendono potenti sia nel principato di Masserano come, anche verso Sostegno, e longo il Torrente Sessera che sbocca nella Sesia al Borgo perché tutti derivano da monti granitici che accompagnano tutto questo tratto di paese.... DI ROBILANT
Cerrione, provincia di Biella, Italia
...al Cerione s’hanno gallerie spinte nel vivo de strati di que colli che furono già ne tempi antichi condotte per l’oro... DI ROBILANT
Ivrea, città metropolitana di Torino, Italia
...Da Salusola costeggiando que colli si arriva all’Elvo ed al luogo di Cerione al pié delle colline che si collegano colla Serra d’Ivrea... DI ROBILANT
Salussola, provincia di Biella, Italia
...Da Salusola costeggiando que colli si arriva all’Elvo ed al luogo di Cerione al pié delle colline che si collegano colla Serra d’Ivrea... DI ROBILANT
Biella, provincia di Biella, Italia
...attorno Salusola, longo l’Elvo sino a Biella… DI ROBILANT
Villareggia, città metropolitana di Torino, Italia
...A Villareggia che è quasi in faccia al luogo di Massé tali strati ricompajono di bel nuovo,e continuano sotto Moncrivello e Cigliano passando sotto quelle pianure ad Alice, Cavaglià, S.yà e così permanenti fino al Torente Cervo... DI ROBILANT
Crescentino, provincia di Vercelli, Italia
...e particelle d’oro sono dal fiume portate sino nel Po in faccia a Crescentino... DI ROBILANT
Verolengo, città metropolitana di Torino, Italia
...a Vische, sotto Candia, e fino a Strambino; e così e viceversa dal luogo di Massé retrogradando a Riva rotta sino a Verolengo si scorgono aparenze che ponno animarvi li tentativi... DI ROBILANT
Agliè, città metropolitana di Torino, Italia
...Dal luogo d’Aglié li strati aurifferi continuano ben decisi e costanti sino al rigagnolo detto il Dasson che separa li due colli ne quali si fece il trafforo per condurre l’acque del nuovo canale che irriga le pratterie delle vertole; resta affatto probabile che questi strati aurifferi costantemente regnano sotto tutte quelle pianure da Osegna Aglié, S. Giorgio, Barone, Orio, Caluso e Massé al bordo destro della Dora Baltea... DI ROBILANT
Castellamonte, città metropolitana di Torino, Italia
...Al bordo dell’Orco a Rivarolo si fà apparente uno strato ben deciso e costante di terre rosse e continua sino a Corgné passando questo torrente in faccia d’Osegna nelle sue ripe alla sinistra ricompajono li strati aurifferi li quali sono permanenti sino al luogo di Baj, strati ben ampi, e decisi continuano sino a Castellamonte... DI ROBILANT
Corio, città metropolitana di Torino, Italia
...sicché non è deduzione ardita l’asserire che da Corio sino a Gattinara vi regna una fascia o zona aurifera che abbraccia li primi colli al pié degl’alti monti, ed incor protandosi nelle pianure continua per una grande estensione verso il Po... DI ROBILANT
Gattinara, provincia di Vercelli, Italia
...Ella è cosa comprovata dalla sperienza di tanti secoli, che dalle vanche di Rivara e Coiro sempre continuando verso oriente a scorrere il pié de monti sino a Gattinara al bordo della Sesia, tutti li torrenti, Riviere, rivi, rigagnoli tutti ben esaminati danno indizii d’oro che strascinano ne principali alvei... DI ROBILANT
Tenda, Alpi Marittime, Francia
...ne’ monti di Valauria superiormente a Tenda... DI ROBILANT
Bagni di Vinadio, Vinadio, provincia di Cuneo, Italia
...ai Bagni di Vinadio... DE ROBILANT
Chamonix-Mont-Blanc, Alta Savoia, Francia
...lungo l’Arve dalle Glacieres di Chamounix... DI ROBILANT
Torino, città metropolitana di Torino, Italia
Nizza, Alpi Marittime, Francia
Genova, città metropolitana di Genova, Italia
Ovada, provincia di Alessandria, Italia
...quello compreso dalla Bormida del Cairo dal luogo di Spigno sino alle alture d’Ovada; onde non è meraviglia cje l’Orba, e l’Ellero torrenti che ne derivano diino delli indizii d’oro nelle loro arene... DI ROBILANT
Riserva Naturale della Bessa. Miniera romana della Bessa
...Occorre qui far menzione del sito di riputasia detto il piano della Bessa il cui terreno è coperto di montoni assai alti ben allineati di ciottoli a diversi ranghi, che si può congetturare sieno li rigetti delle lozioni di que terreni, fatte forse da Romani... DI ROBILANT
Macugnaga, Valle Anzasca, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia
...La Valle Anzasca specialmente coltiva molte fodine d’oro di Macugnaga, e rileva dalla Casa Borromeo di Milano... DI ROBILANT
Monte Rosa Hütte, Zermatt, Canton Vallese 3920, Svizzera
Bibliografia
AUTORE IGNOTO (s.d.). L’INGEGNER DI ROBILANT ESPLORA A FINE SETTECENTO LE MONTAGNE DI PIEMONTE E VALLE D’AOSTA ALLA RICERCA DELLE RISORSE MINERARIE – Scheda per attività didattica
DI ROBILANT, S. B. (2012). De l’utilité et de l’importance des voyages et des curses. Sull’utilità e l’importanza dei viaggi e delle spedizioni. Esperienze di esplorazioni e ricerche di Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANT, 1790 (L’Artistica Editrice ed.). A cura di V. MARCHIS e M. GATTULLO, Savigliano (CN). Consiglio Regionale del Piemonte.
FANTONI, R., CERRI, R., & SCOTTI, P. (2017). Dalle Alpi alla Pianura Padana. L’oro della Bessa e del Ticino. In R. CERRI e R. FANTONI (A cura di), L’attività mineraria nelle Alpi. Il futuro di una storia millenaria. XXVI edizione degli Incontri Tra/Montani, 23-25 settmbre 2016 Gorno. L’oro del Monte Rosa, p. 51-76. Varallo, CAI sezione di Varallo, Commissione Scientifica “Pietro CALDERINI”.
PIPINO, G. (1898). Ricerca mineraria e ricerca storico-bibliografica. Boll. Ass. Min. Subalpina, XXVI (1), 77-91.
PIPINO, G. (2010). Documenti minerari degli Stati Sabaudi. Ovada, Tip. Pesce.
Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).
…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…
Altri articoli sono:
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- Oro: baratto, simbolo, moneta, bene-rifugio, oggetto d’arte
- L’oro dei faraoni
- Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae (prossima pubblicazione)
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- Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca
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ed inoltre:
- Oro e mercurio nel Tigullio
- La Cava dell’Oro di Monte Parodi (SP): storia mineraria dell’argento ligure
- L’oro dei monaci della Val d’Aveto