La seta di Genova (prima parte)

Copertina

Copertina – La via della seta. Il viaggio di Marco POLO raffigurato nell’Atlante Catalano del 1375. Da Federico Motta-editore-marco-polo

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La leggenda della seta

Parlare di seta. Chiudere gli occhi e immaginare immediatamente la Cina. È il vero sogno nel sogno.
La delicatezza dei dipinti, delle stampe su tessuti serici, portano alla mente paesaggi dove la tranquillità regna sovrana. Colori, gesti, scritture, volti, disegni conducono verso un ideale di vita auspicata da chiunque per la sua bellezza.
Già, probabilmente, nel 6000 a.C. esisteva la conoscenza della sericoltura.
Una leggenda racconta dell’imperatrice Ling Shi (secondo Confucio era una principessa… Xi Ling Shi) che scopre casualmente le qualità del bozzolo (Figura 1), caduto dentro una tazza di tè caldo sorseggiata sotto una pianta di gelso (Figura 2).
La sericina che avvolge la larva si scioglie ed ecco quel sottilissimo filo tirato delicatamente si dipana diventando lunghissimo (Figura 3).
Da quell’istante tutto cambia: gli imperatori succeduti si impegnano alla conservazione del segreto. Nel frattempo, la seta viene lavorata e diventa tessuto (Figura 4). Tessuto costosissimo, luccicante, ambitissimo dalle famiglie più agiate…
Ma l’imperatore Giustiniano aveva già avuto notizie di questa meraviglia e, con l’aiuto di abili emissari camuffati da monaci, arriva a possedere le uova utili all’allevamento del baco da seta. Erano state occultate entro canne di bambù, portate a Costantinopoli e poi in occidente.
Il passo è brevissimo, arriva in Italia, nel nostro Mezzogiorno, primo approdo delle imbarcazioni provenienti dal vicino Oriente. Caserta pare fosse una vivacissima e produttiva città di setaioli.

L’origine della seta

L’origine della seta comunque nasce dal baco, ovvero dalla larva di uova Bombix Mori. Le uova hanno un diametro di un paio di millimetri. Il bruco cresce fino a 8 centimetri di lunghezza ed uno di diametro. Si nutre delle foglie del gelso ed è voracissimo. Muta quattro volte la pelle e produce una fibra lunga 900 metri. Il baco (Figura 3) emette ai lati della bocca due fili di bava filamentosa che lo avvolgeranno, permettendogli di crescere e trasformarsi in crisalide e, poi, in farfalla o meglio falena (Figura 5).
La seta, ossia il filamento prodotto, è composto da una sostanze chiamata fibroina,  e da una un’altra, minore (20%), di sericina, gommosa.
Il bozzolo viene lavorato quando il bruco si è trasformato in crisalide. Si procede alla stufatura cioè si sottopone ad elevate temperature e, successivamente, si separano le componenti, ossia la sericina dalla fibroina.
Durante la lavorazione si ottengono diversi tipi di filamenti, dai più pregiati ai meno nobili, ciò non di meno caratteristici (i cascami). In seguito, si uniscono i fili.

Caratteristiche della seta

La seta è più o meno pregiata anche secondo il colore originario, la lucentezza e la finezza. Le qualità dei tessuti in seta sono molteplici. Alta igroscopicità, cioè la peculiarità di non far percepire mai la sensazione del bagnato.
La seta è un ottimo conduttore termico: mai calda in estate e mai fredda in inverno.
Isola dall’elettricità, brucia lentamente come tutte le fibre animali senza fiamma riducendosi ad una pallina nerastra e dura.
Il residuo di scarto della lavorazione è il cascame (tuttavia originale nella sua imperfezione).
Dalla seta si ottengono l’organzino, il crèpe, lo schappe, lo shantung e la bourette.
Purtroppo durante la trattura del filo serico dal bozzolo, le mani delle lavoranti venivano colpite da dermatiti o altre patologie. In particolare, era colpito il dito indice della mano destra, usato per adoperare il filo sotto la filiera.
Nel 1845, Giuseppe MARCHIORRI, primario dell’ospedale di Novi Ligure, scriveva che l’indice della mano destra, cioè quello che più si adopera nel portare le bave sotto la filiera, è quello che piu spesso è sede di patereccio flemnoso tendineo, periosteo con necrosi di falange. quasi tutte le tessitrici ne soffrivano.
Già nel medioevo e nel rinascimento i panni serici avevano raggiunto una straordinaria qualità per la bellezza (Figura 6) e la raffinatezza dei loro decori.

La seta di Genova

I costi dei tessitori genovesi in seta erano elevatissimi. Questi prodotti stigmatizzavano la potenza e la ricchezza di chi li indossava. Trame broccate, dorate, ricamate venivano utilizzate per cucire e confezionare abiti per nobili ricchi e per accentuare la loro appartenenza sociale alle classi più alte e per differenziarsi dal popolo minuto.
Una grande attenzione ai tessuti serici veniva posta nell’arredamento delle dimore iniziato nel Cinquecento e sviluppatosi compiutamente nel Seicento.
I rivestimenti degli ambienti in tessuti riccamente elaborati dimostravano lo status della nobiltà. Denotavano ricchezza, ma l’uso era incentivato dalla funzionale protezione dal freddo invernale e dalla calura estiva. Arazzi ed altri paramenti serici rappresentavano per la maggiore l’importanza dell’opulenza della famiglia. La scelta era sempre uniformata di colori in armonia con arredi e le varie suppellettili che addobbavano le stanze.
Nella città di Genova, la seta era già commercializzata dal XII-XIII secolo.
Il porto (Figura 7) era il luogo naturale per il transito dei tessuti provenienti dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Spagna. Fra Mediterraneo e nord Italia come la Lombardia, il Piemonte, fino al nord Europa. I tessuti da Genova erano esportati in Germania, Francia e Svizzera.

Manifestazioni di sfarzo

Le cronache genovesi raccontano che Innocenzo IV Papa nel 1244, per evitare un trappolone arriva a Genova. È accolto con drappi appesi alle finestre, rossi e d’oro di scintillante seta. Questo Papa era, al secolo, Sinibaldo Fieschi conte di Lavagna (Figura 8). Sino agli anni Sessanta del Novecento,al passaggio delle processioni del Corpus Domini le finestre delle case erano addobbate con i più bei drappi in seta colorata, che erano conservati per queste occasioni (Figura 9, Figura 10 e Figura 11).
Ma ancora più stupefacente agli occhi di chi osservava, era stata la vista che nel 1295 Oberto DORIA aveva offerto ai genovesi armando centosessanta galee con ottomila uomini a bordo con i quali pensava di contrastare le forze veneziane. Tutti armati sapientemente con sopravesti di seta ricamate color oro. La spedizione, poi, fu destinata al fallimento con mesto rientro in porto.

Il commercio della seta a Genova

Il commercio fu fiorente dal Duecento fino al Trecento. All’inizio del XIV secolo, e precisamente nel 1303, due mercanti di Lucca si stabiliscono a Genova per tessere zendado, un tessuto leggero, simile al taffetà. Alla fine del secolo i setaioli lucchesi a Genova erano saliti a 23 (seterij), fuggiti dalla loro città per le turbolenze politiche.
Verso il Quattrocento, in questo difficile momento politico, Genova ne ha avuto la meglio e pone le basi dell’industria serica approvando, nel 1432, gli Statuti, nei quali si garantiva la supremazia sulle altre arti. Questo in conseguenza del fatto che l’arte serica raggruppava diversi tipi di artigianato, creava prestigio ed aumentava gli utili sia pubblici che privati. Successo e guadagno correvano di pari passo.
Verso la fine del Cinquecento, le seterie contavano circa 38.000 persone coinvolte su una popolazione di circa 60.000 abitanti. Gli addetti a questo ciclo produttivo erano, pertanto, oltre la metà (circa 64%) della popolazione della Repubblica di Genova.
L’ALZIERI (1874) cita atti notarili, rogati fra il 1424 ed il 1443, relativi all’attività di certo BALDO, artista serico lucchese, che si impegnava a fornire …modelli de lor broccati o vellut ad un gruppo di setaiuoli genovesi… Giacomo PEIROLERO, Tridano LOMELLINO, Francesco DI LORETO, Giacomo e Giovanni Bartolomeo BORLASCA componenti del primo Consiglio della Cooperazione dell’Arte della Seta, costituita nel 1432. Lo Statuto della corporazione è stato pubblicato integralmente da Giuseppe MARAZZONI nel 1941.

Immagine citata nel testo

Figura 6 – Abbigliamento in seta, Tacuinum sanitatis casanatensis (XIV secolo). Da wikipedia.org

Oltre ai seterij lucchesi

Nello stesso periodo giungono a Genova, dalla Toscana, altri disegnatori di stoffe. Sono il fiorentino GIOVANNETTO ed i lucchesi Leonardo FRANCESCHI, fratello del già citato BALDO, e Leonardo DA BETTINO.
Il contratto firmato li impegna a allogargli sessanta disegni per anno ed a non lavorare per altri. Si legge:
Annis duobus durantibus se vel alios pro eis per rectum vel indirectum non fecere laborari aliquas operas alicui per aliquem alium magistrum quam per ipsum Baldum item acto quod dictus Baldus non posit laborare aliquam operam alicui ulli quam prascriptis in presenti instrumento…
Queste testimonianze certificano la produzione serica genovese, scaturita quasi esclusivamente dall’estro e caratteristiche di vera arte toscana. Completata da una buona conoscenza della tecnica della tessitura. A conferma, il BALDO, disegnatore giunto da Lucca, è dichiarato …esperto a comporre telai ed ad aggiustare i lizzi…

L’inventario dei panni di seta

Come si è già detto, il XVI secolo è stato il periodo di massima espansione dell’industria serica genovese.
Nel regno di ENRICO VIII e dopo la sua morte, moltissimi panni sono stati elencati in un ricchissimo inventario del 1547. Velluti colorati, disegni per parati, damaschi, dei quali i più sfarzosi erano intessuti di oro ed argento. Erano quelli creati per sottolineare la ricchezza e la potenza di alcune famiglie che ambivano sempre maggiore ascesa verso l’Olimpo della società genovese, ma europea.
Il Cardinale MAZZARINO (Figura 12) aveva un contratto con Giannettino GIUSTINIANI, al quale chiedeva broccati, velluti, damaschi e campioni dei più bei lavori in tessuti color cremisi o color fuoco o dei due colori assemblati assieme.
Trattative estenuanti, tanto che il GIUSTINIANI, in una risposta al MAZZARINO, si dichiarava disposto a mangiare pane e acqua per sei giorni, piuttosto che trattare con quel solo mercante disposto a lavorare tessuti tanto pregiati. Del mercante non si conosce l’identità, ma è descritto …ricco, insolente e di poca pazienza

La decadenza

Verso il Seicento inizia la decadenza. Precisamente dopo la metà del secolo e mette in crisi il centro produttivo della città di Genova, ma anche altrove.
La mancanza di qualità, l’aumento dei costi in generale e soprattutto indotti dal manifestarsi di epidemie e guerre costantemente presenti sia in Europa che fuori.
Tuttavia, la richiesta di tessuti preziosi resiste e gli imprenditori tessili sono protetti dal potere del momento  e si continua con l’aristocrazia a mantenere un tenore di vita molto elevato.
I BALBI, i DURAZZO (Figura 13), i MONEGLIA, i SALUZZO e i BRIGNOLE (Figura 14), la nobiltà nuova (Figura 17 e Figura 18), emulano la nobiltà vecchia (Figura 15Figura 16). Così avanzavano spese ingenti per affermarsi nella rappresentanza con abbigliamento sontuoso e conseguente arredo nelle loro abitazioni.
Il setaiolo, in questa società, era un rappresentante di diverse attività commerciali. Era commerciante all’ingrosso, esportatore, imprenditore, controllore del processo produttivo dei tessuti e proprietario delle materie prime fino al prodotto ultimato, atto alla vendita. Questa figura aveva necessità di ingenti capitali, anche da investire nella seta. E doveva essere un investimento a lungo termine. 
Passava molto tempo tra l’acquisto del filato e la realizzazione del tessuto.

La bottega del mercante-imprenditore era un punto di riferimento per tutte quelle categorie artigiane che collaboravano fino al prodotto ultimato. E da lui percepivano il compenso. Questo tipo di conduzione era paragonabile a quello fiorentino, già sperimentato, con vendite su campione.

Lo spostamento dei telari nel Levante

I rapporti fra i diversi artefici non erano quasi mai sereni. E lo spostamento dal centro di Genova alle sue periferie, ne diventa una conseguenza logica, soprattutto verso la Riviera di Levante. Nel Seicento prende campo ed il malcontento dilaga poiché a seconda del luogo di produzione il costo ed il prezzo cambiano. I laboratori a conduzione familiare, sono a costo minore e, quindi, più competitivi.
Nel 1648 si nota la difficoltà di un censimento della produzione di …veluti sopra li telari per habitare li tessitori di essi per la maggior parte della riviera di levante, particolarmente nelle montagne e per controllare la qualità….
La gravità della situazione porta ad una riflessione sul lavoro cittadino e su quello extraurbano. L’attività aveva preso grande campo e nella Riviera erano presenti  2064 telai (Figura 26) contro i 1480 in Genova (circa il 40%) creando una vera crisi cittadina.
Tuttavia, nessun cedimento nella qualità. Le stoffe, i velluti sia pani che operati, i damaschi prodotti a Genova venivano severamente controllati dai legislatori. Dunque, un’alta qualità che ne ha consentito il predominio sul mercato internazionale. Ma le norme troppo rigide impedivano la creazione di nuovi prodotti e costringevano gli artisti del disegno a non esprimersi liberamente.

Disegni e tessuti

I disegni sui tessuti classici, i lampassi particolarmente sontuosi con trame rosso e oro, erano costosissimi (Figura 19, Figura 20 e Figura 21). Un esempio è il baldacchino fatto eseguire nel 1533 dal Cardinale Agostino SPINOLA per la Cattedrale di Santa Maria Assunta di Savona.
Un paliotto conservato al Museo Diocesano ne dimostra l’eccellenza del manufatto (Figura 22, Figura 23 e Figura 24) simile al baldacchino con inflorescenze uguali a quelle del cardo. Le possiamo trovare anche dentro un vaso disegnato, dal quale si dipanano rami con melograni e garofani, come le sedie di Palazzo Spinola ed i parati di conservati a Palazzo Doria.
Molto precise e dettagliate sono le definizioni che vengono imposte dalla Legge per l’Arte della Seta, col fine di mantenere lo stile ed il decoro, così come era precisato anche il peso dei pani di seta.
Molti tessuti utilizzati dalla nobiltà sono visibili in modo ottimale. Vestono soprattutto le nobildonne ritratte da pittori famosi. Gli stessi abiti, quando non più utilizzati, sono trasformati in pianete o addobbi religiosi. Quasi tutti ormai esposti nei musei del mondo, indossati da manichini o da personaggi famosi sia laici che ecclesiastici.

La frode francese sul made in Genua

Qui è lecito porre l’attenzione sul fatto che molti intermediari e mercanti francesi etichettavano come Prodotto di Genova stoffe francesi che copiavano malamente il molto apprezzato velluto nero genovese (Figura 14, Figura 15 e Figura 16). Una vera e propria contraffazione. Purtroppo erano appioppate ai nostri artigiani anche rozze definizioni seppure, come scrivono a COLBERT … il n’y a point d’ouvrage pour le velour noir de Gênes comme e vous dit… anche se chi li lavorava veniva definito paysan.
Nel 1735 si manifesta un vero e proprio episodio di spionaggio industriale operato dei francesi per carpire i segreti della tessitura. Conseguono problemi e grane di tipo diplomatico.
Viene chiesto al console di Francia a Genova, la selezione di alcuni tessitori per una trasferta a Tours (Figura 25). Giuseppe SOLARI con due suoi figli si trasferisce in quella città. E nel 1741 erano già in opera 30 telai (Figura 26). La famiglia SOLARI rimarrà a Tours fino al 1763.
Molta strada è stata fatta dal XIII secolo, quando i velluti definiti sciamitici erano importati dall’Asia.
Giovanni VILLANI scrive …in quel di 1248 … come un pallio di sciamito velluto vermiglio…, a proposito di un drappo.
Ma già a Levanto, Oberto BOCARIO col figlio Vivaldo, trovano interessante quest’arte e la portano a Genova con un’esportazione di damaschi, diaspri lucchesi e broccati d’oro. Ma qui si dovrebbe ricominciare da capo.
Ricordiamo, per la cronaca, che i lucchesi venuti a Genova formavano una comunità importante e il loro punto di riferimento religioso era la chiesa di Santo Stefano…

(continuerà)

Note di aggiornamento

2024.09.07

Tratto liberamente da un post di FB_seta_silk_serico.
Nell’immagine fotografica del 1945, un ammasso di bozzoli scottati nella filanda Rossi, località Conca di Thiene, Vicenza (da Concaonline.it).
I bozzoli di seta dovevano essere venduti 
freschi e giungere alla filanda nel minor tempo possibile. Questo per evitare che le farfalle uscissero dal bozzolo e lo rovinassero bucandolo. Quindi potevano essere filati.
Nelle grandi filande, però, la trattura della seta avveniva in generale alla fine dell’estate e poteva durare per vari mesi. Per tale ragione era necessario stoccare nei magazzini grandi quantità di bozzoli (ammasso).
L’ammasso era prodotto riempiendo grandi ceste piene di bozzoli che erano poste in particolari stufe (bozzoli scottati). Il calore soffocava le crisalidi al loro interno evitando di danneggiare la seta.

Conca, Castelgomberto, provincia di Vicenza, Italia

Lorsica, città metropolitana di Genova, Italia Zoagli, città metropolitana di Genova, Italia Chiavari, città metropolitana di Genova, Italia

Via Dei Giustiniani, 16123 Genova città metropolitana di Genova, Italia

Via San Vincenzo, 16121 Genova città metropolitana di Genova, Italia

Porta Soprana, Via di Porta Soprana, Genova, città metropolitana di Genova 16128, Italia

Piazza Campetto, Genova, città metropolitana di Genova 16123, Italia

Piazza Sarzano, Genova, città metropolitana di Genova 16128, Italia

Genova, città metropolitana di Genova, Italia

Foto Rasiglia Archeologia industriale

Lucca, provincia di Lucca, Italia Voltaggio, provincia di Alessandria, Italia

Savignone, città metropolitana di Genova, Italia

Ponzone, provincia di Alessandria, Italia

Cattedrale di San Paolo, St Paul's Church Yard, Londra, Inghilterra EC4M 8AE, Regno Unito

Antiochia, provincia di Hatay, provincia di Hatay, Turchia

Bibliografia

AA.VV. (1993). Storia Illustrata di Genova, volumi vari, Elio Sellino Editore, Milano.
BOLDORINI M. e TUCCI R. (s.d.). Lineamenti storici dell’industria serica genovese (Statuti inediti del 1432), Genova.
FRANCESCONI Gianpaolo (2012). 4 agosto 1341; Firenze acquista Lucca e inizia la beffa. In Portale di Storia di Firenze. Agosto.
https://www.storiadifirenze.org/?post_type=post&p=2558
PUNCUH D. a cura di (s.d.). Storia della Cultura Ligure. Atti della Società Ligure di Stria Patria. Genova

I paramenti sacri presso il Museo Diocesano di Genova sono stati ripresi durante la Mostra Adorna d’oro, d’argento e di seta. Genova, luglio 2022.

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