Copertina – Andreas CELLARIUS, …Harmonia macrocosmica seu atlas universalis et novus, totius universi creati cosmographiam generalem, et novam exhibens… (da Wikipedia.org)
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Il solstizio
La sfera armillare (Figura 41), o astrolabio, creato da Eratostene (Figura 42) nel 255 BC, è la rappresentazione della sfera celeste. È costituita da una serie di anelli (armille) sia fissi che mobili. Quelli fissi rappresentano il meridiano e l’orizzonte, quelli mobili sono l’Equatore, l’Eclittica, i meridiani principali (coluro equinoziale, coluro solstiziale), etc.
Sulla meravigliosa sfera armillare di Andrea CELLARIO (copertina) si legge il movimento del Sole lungo lo Zodiaco e l’Eclittica. Si apprezza l’altezza del Sole sull’orizzonte.
Per un osservatore dell’emisfero settentrionale, il Sole raggiunge la massima distanza dall’orizzonte quando transita nel segno del Cancro. In quel momento il Sole si trova al suo zenit e da quel momento ricomincerà l’orbita discendente riavvicinandosi all’orizzonte.
Nel preciso momento del Solstizio il Sole è fermo nel punto più alto raggiungibile nell’anno e dà inizio all’estate. Questo preciso momento sarà differente ogni anno con un ritardo di circa 5 ore e 3/4 rispetto all’anno precedente.
L’orbita di discesa durerà sei mesi. Nel momento in cui il Sole raggiungerà il punto più basso e prossimo all’orizzonte si troverà nel segno del Sagittario. Allora sarà visibile breve tempo nel cielo e determinerà l’inizio dell’inverno
In definitiva, Solstizio ed Equinozio sono momenti precisi e brevissimi perché rappresentano il massimo spostamento del Sole verso nord e verso sud. Immediatamente dopo inizia lo spostamento in direzione opposta ed il riavvicinamento, o allontanamento, rispetto all’orizzonte.
L’evidente conseguenza di questo meccanismo è che i raggi solari colpiranno determinati punti terrestri all’Equinozio ed al Solstizio ciclicamente, ma per un tempo estremamente breve.
Manifestazioni del sole in alcuni siti archeologici
Stonehenge (Figura 43), nel Wiltshire (Regno Unito) è sicuramente il sito archeologico, neolitico, più famoso nel quale si manifesta lo spettacolo del solstizio d’estate. Durante questo 2024 si è riproposto giovedì 20 giugno alle 22:51.
In quel preciso momento (ora italiana coincidente qui con l’ora UTC), la posizione del sole si è allineata all’asse del cerchio di pietra (Figura 44).
In Egitto, il tempio di Abu Simbel è famoso per la manifestazione spettacolare del bacio del sole a Ramesse II. Uno spettacolo che ha rischiato di non ripetersi in seguito alla costruzione della Diga Nasser (fra il 1960 e il 1970). Però vinse la ragionevolezza. Per non interrompere il fenomeno e la spettacolare tradizione, dovette essere studiata una nuova posizione del tempio, sia dal punto di vista archeologico che astronomico. Il monumento fu spostato 300 metri più in dietro e 65 metri più in alto dalla posizione originaria. …Nel rimontare il tempio l’equipe messa in piedi dall’Unesco cercò di mantenere l’originale allineamento con l’astro diurno, ma il Miracolo del Sole da allora non avvenne più il 20 di febbraio e il 20 di ottobre (questi erano i giorni prestabiliti dal grande faraone della XIX dinastia)… ma …scorse di un paio di giorni, al 22 appunto…(GIULIANI, 2017).
Ultima precisazione, ambedue questi fenomeni durano pochissimi minuti.
Sempre in Egitto, il 6 settembre ed il 7 aprile si ripete, da 2500 anni, lo spettacolo del sole che, sorgendo, si allinea al portale orientale del tempio di Hibis nell’Oasi di Kharga. Quindi, i raggi attraversano e percorrono tutto l’asse centrale del tempio fino a raggiungere il Sancta Sanctorum, la zona più interna, nascosta ed in genere avvolta nell’oscurità.
L’originalità di questo evento è legata al motivo delle due date nelle quali si manifesta. E …rimane ancora sconosciuto: non sono collegate alle stagioni scandite dalle fasi della piena del Nilo come accade ad Abu Simbel, né sono collegate ai solstizi come accade il 21 dicembre a Karnak e a Qasr Qarun… (GIULIANI, 2017).
Un altro interessante esempio è l’antico forte circolare in pietra costruito sulla collina di Grianán of Aileach (Contea di Donegal, Irlanda; Figura 45), rappresenta, probabilmente, il monumento più noto della penisola di Inishowen.
Il forte di Grianán of Aileach è fatto risalire alla tradizione dei Túatha Dé Danann, un popolo leggendario della tradizione celtica irlandese. Questo popolo della dea Dana, o del dio la cui madre è Danu, invase l’Irlanda intorno al 1700 BC e costruì alcuni forti in pietra su colline strategiche.
Leggende associate al forte, lo raccontano come un luogo di culto del sole. Era il palazzo della dea celtica del sole, o la tomba dei guerrieri Ui Neill che giacciono entro la collina sotto il forte. Questi sarebbero dormienti, in attesa di una nuova chiamata alle armi.
Oggi è uno dei siti visitati soprattutto in primavera ed autunno. Agli equinozi, il sole nascente si allinea con il monumento ed un raggio di luce attraverso l’ingresso, divide il monumento in due parti esatte.
Manifestazioni del sole in alcuni siti archeologici italiani
Piu vicino a noi, in Basilicata, è noto il fenomeno della Petra de la Mola che si manifesta nel Parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. In dialetto lucano, il termine mola indica il litotipo adatto, ed utilizzato, per affilare le lame, il cote.
Il fenomeno si ripete ogni anno, ma solo il 21 dicembre (solstizio d’inverno). Quel giorno, il sole attraversa la fessura di un monolite calcarenitico naturale (Figura 46). Nel caso specifico, la calcarenite che costituisce il monolito è troppo tenera e, quindi, inadatta all’utilizzo come cote, pietra per affilare.
Le credenze e le leggende più o meno ammantate di superstizione e magia, che ruotano attorno al fenomeno sono varie ed articolate, ma restano leggende. La più spinta arriva ad identificare il fenomeno come un calendario di pietra dell’Età del Bronzo…
Ma di antropico in zona ci sono solo i resti di un doppio muro difensivo ed altre strutture riconducibili ad un insediamento fortificato di epoca compresa fra l’VIII secolo e il IV secolo BC.
Un altro esempio è iil sito archeologico de Li Mezzani (Palau, Sassari) noto per la Tomba dei Giganti (Figura 47). Da circa 3500 anni il sito megalitico mostra il suo fenomeno. Si tratta del raggio di sole che entra nel portello della tomba in concomitanza degli equinozi. Viene interpretato come il classico ripetersi del segnale astronomico che indica le stagioni.
Anche in questo caso, però, si registra una piccola discrepanza rispetto all’orario con cui il sole si affaccia nelle colline di Monte Canu. Ogni volta viene anticipato di 4 minuti.
E che dire del Pantheon di Roma, costruito nel 27 a.C. come tempio dedicato a tutte le divinità.
Qui, con un uso iniziato a fine Settecento, sono sepolti alcuni personaggi illustri. Fra questi i primi due Re d’Italia e la regina Margherita.
Il monumento possiede una voluta e calcolata caratteristica del tutto originale. La cupola in calcestruzzo, la più grande del mondo, è sorretta da otto piloni. Al centro ha un’apertura circolare, un oculo, che indirizza i raggi del sole del 21 aprile, data della fondazione di Roma, da oltre 2000 anni sull’ingresso al monumento (Figura 63).
La Farfalla di Luce del Monte Carpione (o Caprione)
La Farfalla di luce o Farfalla dorata è un’immagine luminosa, proiettata su una roccia, dei raggi solari che attraversano una fessura sagomata da altre rocce Figura 48). È un’immagine come tante che si manifestano in siti differenti.
Quella di località Monti San Lorenzo di Lerici, nello spezzino, è visibile per pochi minuti, ma almeno per tre-cinque giorni consecutivi, …dal 15 giugno al 15 luglio… (REDAZIONALE E., 2018).
Come già ricordato, il solstizio d’estate rappresenta, …in astronomia, ciascuno dei due istanti in cui il Sole raggiunge la massima declinazione (rispettivam. 23° 27′ nord e 23° 27′ sud): in partic., (21 giugno, inizio dell’estate astronomica), l’istante nel quale il Sole cessa di alzarsi sopra l’equatore celeste e pare si fermi per poi riabbassarsi… (treccani.it). Già questo lascia immaginare come, la Farfalla di Luce che si manifesta per diverse sere, consenta qualche perplessità.
Una semplice verifica è stata quella di confrontare le apparizioni della Farfalla di Luce riportate dai media con quelle ufficiali degli avvenuti solstizi. È emerso:
- nel 2006 (COGGIO, 2006) la Farfalla di Luce è apparsa al tramonto del 25 giugno; la data ufficiale del solstizio di quell’anno era il 21 giugno alle 12,26 (Tempo Coordinato Universale, UTC) – 14:26 (ora dell’Europa centrale);
- nel 2018 (REDAZIONALE E., 2018) l’apparizione è stata prevista per il 21 giugno fra le 17 e le 20, mentre la data ufficiale certificata del solstizio era alle 10:27 (UTC) – 12:27 (ora italiana);
- nel 2023 (da un post di FB_pietro_tedeschi) la Farfalla di Luce si è manifestata in diverse fasi fra le 19:50 e le 20:15 dell’8 luglio. Questo evento viene ricordato con una certa differenza anche nelle fonti ufficiali e precisamente alle 14:58 (UTC) del 20 giugno ed alle 16:58 (ora italiana) del 21 giugno;
- per il 2024 sono stati organizzati trekking alla manifestazione della Farfalla Dorata a cominciare dal 15 giugno, in attesa del solstizio d’estate. La promozione dell’evento (BOTTINO, 2024) indica che il fenomeno si sarebbe manifestato per tre giorni a cavallo del 15 ed altri tre a cavallo del 21 giugno. In realtà, il solstizio d’estate è avvenuto il 20 giugno 2024 alle 22:50 ora italiana (20:51 GTM).
- nel 2025 avverrà il 21 giugno alle 02:42 (UTC), restiamo in attesa…
Secondo alcune fonti, pare che la Farfalla di Luce si replichi anche durante l’equinozio d’inverno.
Figura 44 – La struttura e gli orientamenti del sito di Stonehenge (da epe.lac-bac.gc.ca).
La didascalia originale recita: …le linee osservate di Alba e Tramonto del Sole estrapolate tramite calcolo a WSR e WSS in 4 ka BP, tracciate su una mappa di Stonehenge. La mappa del sito è un composito … di Cleal et al. (1995) e … di Chiipendale (1994), principalmente la prima… (da epe.lac-bac.gc.ca).
Simbolismo immaginifico… immaginario… della Farfalla di Luce
La Farfalla di Luce, nella sua rappresentazione mitologico-esoterica, è stata …scoperta dallo studioso lericino Enrico CALZOLARI diversi anni fa (nel 1997), la farfalla sarebbe la testimonianza di un antico culto di Cassiopea (Figura 49), la costellazione (Figura 50): simbolo dell’anima… (COGGIO, 2006).
In realtà molte interpretazioni legate all’astronomia ed alle costellazioni sono state ridimensionate e razionalizzate (se non proprio sfatate) già a cominciare dal XVI secolo. Nella seconda metà del Cinquecento, il giovanissimo Tycho BRAHE (nobile danese, Figura 51), in conseguenza di alcune sue osservazioni, cominciò a porsi domande sulla suddivisione del cielo in sfere immutabili del modello aristotelico. Questo scaturiva da due sue scoperte. Una nuova stella nella costellazione di Cassiopea ed una cometa. Conseguenza: il cosmo non era immutabile.
Tycho BRAHE ebbe la fortuna dell’aiuto del re danese FEDERICO II (Figura 52) che lo aiutò a realizzare un osservatorio astronomico stabile. Con le nuove possibili osservazioni formò un catalogo di 777 stelle del cielo boreale. Fu l’inizio della rivoluzione che ha portato alla rivisitazione completa della visione del cosmo. … Ed è così che da un gruppetto di stelle, facilmente riconoscibili, l’umanità è passata dal crederle una manifestazione della dea madre, all’identificazione con una regina mitologica vanitosa (e rappresentata a testa in giù, Figura 50) fino allo studiarne la natura più intima, l’origine, la composizione ed il moto degli astri… (BENETTON, 2023).
Ancora, il Prof. CALZOLARI, intervistato da Sondra COGGIO (COGGIO, 2024), fece riferimento alla grotta Gramiccia di Vejo, dove nella Grotta dei Leoni Ruggenti, …una delle anatre reca incisa una farfalla sul petto… In realtà è difficile distinguerla come evidente in Figura 53. Tuttavia, nella tomba 821 della necropoli di Casale del Fosso (Vejo) una sepoltura, presumibilmente maschile, contiene con carro e una coppia di morsi equini in bronzo, un’olla in red on white, nove vasi ad impasto bruno, una kotyle protocorinzia con teoria di aironi e motivi a Farfalla (CALZOLARI, 2009) (PREDAN, 2019, p. 33).
Quindi CALZOLARI (2009) ricordava l’incisione su un frammento di stele daunia (Museo di Manfredonia), per altro sfuggita allo studioso FERRI (FERRI, 1966), che riprodurrebbe, senza ombra di dubbio, una farfalla. E questa si identifica …nella funzione di animale psicopompo, cioè l’animale attraverso il quale lo spirito del defunto ritorna alla costellazione-generatrice, dopo aver vissuto la propria esperienza di vita sulla Terra, secondo il principio sciamanico del contrappasso… (CALZOLARI, 2009). Infine …la pietra fallica con corona di coppelle e coppella centrale, (sarebbe) attribuita al culto di Shiwa dal prof. Rana P. B. Singh del Dipartimento di Geografia della Banaras Hindu University di Varanasi, India... (CLZOLARI, s.d.)
L’articolo di COGGIO (2006) prosegue ricordando il programma della serata. Il 26 giugno (2006) …alle 20 presso la grande pietra si terrà una meditazione rituale quantomeno insolita: ci sarà la danzatrice Annalisa Maggiani, ci sarà il filosofo lericino Angelo Tonelli, ma ci saranno anche i monaci dell’unico tempio buddista zen della regione, il Musang Am… (COGGIO, 2006). …La farfalla, secondo lo studioso (Enrico CALZOLARI), può ricondursi ad una filosofia di tipo shamanico: il principio trascendente della costellazione generatrice, quella di Cassiopea… (COGGIO, 2006).
La struttura megalitica connessa alla Farfalla di Luce
Il fenomeno (il mistero) della Farfalla di Luce (Figura 54) si materializzerebbe attraverso una struttura megalitica.
Occorre precisare a questo punto che per struttura megalitica si intende un sistema costituito da grossi elementi lapidei sistemati e posti in opera antropicamente, dall’uomo. Occorre precisare altresì che ci troviamo all’interno di una zona carsica che, come tale, è caratterizzata da numerose e variegate strutture, semplici andamenti, campi carreggiati (Figura 55 e Figura 56), allineamenti, massi emergenti e pinnacoli, elaborati naturalmente dal fenomeno carsico).
A tale proposito anche le cosiddette pietre falliche trovano riscontro in fenomeni naturali, collegati al carsismo. Ne sono esempio i monoliti carbonatici della foresta di Montarbu (Seui), che geneticamente sono stati isolati dagli agenti esogeni ed erosivi (Figura 62).
Detto questo, la cosiddetta …struttura megalitica è composta da un camminamento orientato e da un trilite, costituito da due pietre verticali sormontate da un blocco litico a forma di losanga incastrato a mo’ di architrave alla loro sommità (Figura 57, Figura 58 e Figura 59), e da una quarta lastra di roccia posata trasversalmente nella parte bassa, tenuta in piedi da un masso contro il blocco principale (che si vede nella Figura 48 del 2010, ma non pare sia presente nelle Figura 57 del 2004, Figura 58 s.d. e Figura 59 – Figura 61 del 2024). Il blocco litico superiore incastrato a “V” e la lastra rocciosa inferiore, creano un curioso gioco di luce. Al tramonto del solstizio estivo, quando la luce del Sole entra attraverso l’apertura del tetralite, esse attutiscono il riverbero della luce solare e contribuiscono alla formazione, su una roccia retrostante, dell’immagine di una farfalla dorata (Figura 54). Tale fenomeno luminoso è visibile dalle 20.15 alle 20.35, ora legale estiva… (VENEZIANO, 2016).
Ipotesi e semplice interpretazione naturale
A suo tempo furono esperite alcune indagini dal dott. Davide GORI, geologo. Il risultato è che non è stato possibile accertare se i blocchi di dolomia che costituiscono i trilite abbiano subito uno spostamento intenzionale o antropico. Lo stesso vale per la lastra appoggiata in basso e non sempre visibile (VENEZIANO, 2004; VENEZIANO, 2016; GORI, 1999) come evidenziano le fotografie in tempi differenti. In effetti, è sufficiente esaminare con un minimo di attenzione l’elemento lapideo incastrato fra li due monoliti verticali. Osservando i piani di strato e quelli di frattura appare evidente e molto possibile che il lapideo di chiusura fosse parte del monolito di sinistra in Figura 60 e sia scivolato lungo un piano di frattura fino ad appoggiarsi al lapideo di destra di Figura 61 (C.C. pers. com.).
Sembra impossibile accertare cosa abbia prodotto questo scivolamento: un fulmine attratto da un arnione o un filetto di ossido di ferro presente nella dolomia (BARELLI, 1835) o una perdita di attrito (risentimento sismico, piogge particolarmente intense, …) fra le due superfici quando erano nella posizione della Figura 60, oppure una mano umana. Altrettanto impossibile è definire quando sia avvenuto lo spostamento, naturale o meno che sia stato.
In realtà non ci sono indizi a suffragio di nessuna delle ipotesi. È solo certo che il lapideo superiore è scivolato nella posizione attuale.
Spiegazione del tutto contraria a quella di CALZOLARI (CALZOLARI, s.d.) che ha interpretato la struttura interamente come un costrutto, in analogia con il trilite di Niolu (Corsica). Del resto, come ricorda lo stesso CALZOLARI … la Sovrintendente della Liguria, dottoressa Spadea aveva in precedenza inviato al sottoscritto una lettera in cui si affermava che nelle quarantotto lettere raccomandate di segnalazione di valenze di archeoastronomia (ed implicitamente di archeologia) non vi era alcun contenuto riconoscibile come valido… (CALZOLARI, s.d.).
L’unico manufatto che è stato soggetto ad utilizzo antropico, in qualche momento storico, è la vicina macina a remo Figura 19 e Figura 21).
Qualche considerazione personale
Quanto c’è di casuale e quanto di voluto, di intenzionalmente antropico, nei cosiddetti siti archeolastronomici?
In quante frane in roccia è possibile trovare allineati due o, meglio almeno tre, massi lungo le direzioni E-W o N-S? Quante morfologie carsiche presentano allineamenti analoghi, o monoliti che di fallico hanno solo e casualmente la forma (Figura 62)? Analoga è la ricerca forzata a trovare corrispondenze e allineamenti ovunque, di edifici o solo di parti di essi (BONORA, CALZOLARI, CODEBÒ e DE SANTIS, 1998) per confortare proprie ipotesi.
È una considerazione piena di scetticismo, certo.
È un concetto consolidato che l’uomo conoscesse alla perfezione l’ambiente che lo circondava e, soprattutto, le sue risorse e potenzialità. La sperimentazione lo ha portato a riconoscere i materiali ed a trasformarli ed utilizzarli nella maniera a lui più funzionale. È anche assodato che fosse attratto, osservasse e conoscesse il planisfero e ne traesse indicazioni finalizzate a sue necessità, come per l’agricoltura, fino a trarne previsioni stagionali o sui raccolti.
Ebbene, in qualche caso, in realtà rari casi, ha materializzato alcuni segni naturali (equinozi e solstizi) in rappresentazioni architettoniche. Ma da li a vedere tre massi di frana, o le erosioni in un masso calcareo radicato nel bed-rock allineati intenzionalmente ad una direzione astronomica ce ne passa. E tanto più ce ne passa se vi si riconoscono richiami filosofici, sciamanici, religiosi di altri popoli agli antipodi e di culture differentemente sviluppate.
A proposito, la …Farfalla Dorata sublima su una roccia di forma fallica grazie ai raggi di sole che entrano in uno spazio di luce creato da un tetralithon, ossia quattro rocce disposte millenni fa dai Liguri Apuani, in una radura vicino a Monti San Lorenzo. Allora l’ambiente era unicamente prativo. La creazione della struttura di origine megalitica è ancora oggi avvolta dal mistero, possiamo immaginare l’esistenza di riti propiziatori delle comunità locali in corrispondenza del solstizio d’estate… (BOTTINO, 2024). Una bella storia, ma fondata su un’architettura alla quale manca una qualsiasi prova archeologica. Fra l’altro, una storia distribuita su momenti temporali molto più ampi di quelli propri dell’evento astronomico che richiama. Senza contare la discrasia fra le immagini fotografiche scattate nel tempo.
La sintesi più corretta del fenomeno è quella di Marco BOTTINI: …è solo un riflesso causato dalla luce al tramonto, mentre attraversa il foro a forma di losanga creato dalla vicinanza fra quattro (in realtà sembra più realistico tre) pietre. Certo è che quando si proietta l’immagine di una farfalla tutta d’oro si prova una sensazione indecifrabile… (COGGIO, 2024). Probabilmente…
Grianan of Aileach (Grianán Ailigh), Burt, Burt, Donegal F93, Irlanda
Casale, Pignone, provincia della Spezia, Italia
Arcola, provincia della Spezia, Italia
Casale, Pignone, provincia della Spezia, Italia
Trebiano, Arcola, provincia della Spezia 19021, Italia
San Lorenzo ai Monti, Lerici, provincia della Spezia, Italia
Montemarcello, provincia della Spezia, Italia
Note di aggiornamento
A proposito del forte di Grianán of Aileach (Figura 45).
Secondo Amazing History …la campagna britannica è costellata di forti collinari preistorici che spesso si fondono senza soluzione di continuità nel paesaggio naturale e possono raccontare ricche storie nascoste che coinvolgono Romani, anglosassoni e comunità preistoriche.
Secondo Historic England, ci sono circa 3000 forti collinari nelle isole britanniche, la maggior parte delle quali furono costruite nell’età del ferro e si trovano in quello che un tempo era il Wessex, le marce gallesi e il sud-est dell’Inghilterra…
Grianán of Aileach è certo uno di questi tremila.
Senza togliere nulla alla storia ed al fascino di Grianán of Aileach, potrebbe risultare molto interessante, da un punto di vista statistico-storico, verificare quanti di questi tremila presentano l’asse principale orientato al solstizio…
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VENEZIANO, G. (2016). Il tetraelite del Caprione. Ipotesi di megalitismo orientato. O.A.G. Osservatorio Astronomico di Gennova, Ver. 2.0.
Riferimenti Cartografici
Archivio di Stato di Genova – 61: “Piano geometrico di una miniera di manganese situata nel comune di Arcola di cui si è domandata la concessione dai signori barone Francesco Antonio Mazziotti, Giacomo Sileoni e Leonino Vinciprova” (1858 mag. 20) – Cartografia – fondo Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova – complesso documentario, Fondi cartografici originari – fondo, Cartografia degli uffici periferici del Regno di Sardegna.
Archivio di Stato di Genova – 60: “Piano geometrico di una Miniera di Manganese situata nel Comune d’Arcola di cui si è domandata la concessione dai Signori Baroni Francesco Antonio Maziotti, Giacomo Sileoni e Leonino Vinciprova” (1858 mag. 28) – Cartografia – fondo Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova – complesso documentario, Fondi cartografici originari – fondo, Cartografia degli uffici periferici del Regno di Sardegna.
Archivio di Stato di Genova – 1: “Tableau d’Assemblage du Plan cadastral parcellaire de la Commune de Tribiano. Canton de Lerici. Arrondissement de la Spezia. Département des Apennins. Terminé sur le terrein le 4 Juin 1812 sous l’Administration de M.r M.e Duval Préfet, M.r Poli Maire et…” – fondo – Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova, complesso documentario – Catasti, catasto napoleonico, Dipartimento degli Appennini, Circondario di La Spezia, Cantone di Lerici, Trebiano.
Archivio di Stato di Genova – 4: “Section C de Carpione. En une Feuille. Levée par M.r Gnone Géomètre de 1ere Classe” (ca. 1812) – fondo – Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova, complesso documentario – Catasti, catasto napoleonico, Dipartimento degli Appennini, Circondario di La Spezia, Cantone di Lerici, Trebiano.
Archivio di Stato di Genova – 35: Tipo dimostrativo delle terre del Canal del Marzo sul fiume Magra spettanti all’Eccellentissima Camera [sec. XVII seconda metà] – fondo – Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova, complesso documentario – Fondi cartografici originari, fondo – Mappe e tipi della Repubblica di Genova, Miscellanea di carte non riconducibili all’ordinamento originario.
Archivio di Stato di Genova – 2: “Section A de Cerri. En une Feuille. Levée par M.r Bergonzi Géomètre Secondaire” (ca. 1812) – fondo – Raccolta dei Tipi, disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Genova, complesso documentario – Catasti, catasto napoleonico, Dipartimento degli Appennini, Circondario di La Spezia, Cantone di Lerici, Trebiano.