Cassana, centro stradale e strategico

Copertina

Copertina – San Michele Arcangelo del bolognese Guido Reni (1575-1642), esponente del classicismo seicentesco.  Probabilmente dalla bottega di Giovanni Andrea Sirani.

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Il castellano di Cassana

La frazione di Cassana è stata oggetto d’interesse storico-archeologico almeno dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Brevi campagne di scavo sono state condotte in località Castellaro (Figura 1) e pubblicate nel Giornale Storico della Lunigiana del 1956. Su questa altura si è rinvenuto un torrione rettangolare, costituito da interessanti murature in blocchetti regolari di pietra legati da malta di argilla. Un focolare era addossato a una parete ed era ricco di reperti ceramici. Interpretato come un castellaro ligure, è invece più probabile che si tratti di un castello medievale, anche se, in mancanza dei reperti e della documentazione di scavo non si può stabilire nulla di più sicuro.
L’importanza di questo insediamento nel Medioevo emerge comunque anche dalle fonti scritte. Gli Annali di Genova riportano, infatti, che nel 1215, Corrado Malaspina (Figura 44) …fece salire gli uomini di Cassana su un poggio chiamato rotondo e iniziò a incastellarlo…. Non è noto dove si trovasse il castello voluto dal Malaspina; è invece probabile che, data l’importanza strategica, Cassana ospitasse più di una struttura fortificata, come suggeriscono anche i toponimi rimasti sul territorio… Castello, Castellaro, Forte (CAGNANA, 2015, p. 67).

Il castellaro di Cassana è, secondo una Scheda di Sito dell’Istituto Centrale di Statistica, …una delle sommità del crinale montuoso posto immediatamente a monte, in direzione ovest, dell’abitato di Cassana (Figura 2). La sommità denominata Monte Castellaro (quota 554,80 m s.l.m.) appare sub-pianeggiante, probabilmente spianata, di dimensione circa 30×80 m e circondata da un muro in pietra a secco di circa 3 m di spessore. È visibile alle spalle dell’abitato osservandolo da est, verso ovest. È raggiungibile attraverso sentiero da Cassana e da Monte Bardellone (Levanto), sul quale, per altro, sono presenti i resti di un altro castello con torre.
Da Cassana un antichissimo sentiero che collegava la costa di Levanto con l’Alta Via dei Monti Liguri conduce sino ai pascoli del Passo del Bardellone, (594 m.s.l.m.), particolare per la sua vicinanza al mare, transitando lungo la costa della bandita… Qui, anni fa, fu recuperata una tomba a cassetta.

Il Castellaro di Cassana appare in condizioni geomorfologiche del tutto analoghe a quelle dei Castellari di Casale, Pignone e Corvara.

L’ambiente del Castellaro di Cassana

Il sito archeologico si pone sulla classica sommità morfologica (quota circa 554,80 m s.l.m.), con caratteristica forma a pan di zucchero (Figura 1). Questa si erge da un crinale ad andamento arcuato (circa E-W), con la concavità rivolta a settentrione.
Elemento molto particolare è la presenza di una sorgente in crinale.
Dal punto di vista geologico, l’area del Monte Castellaro è dominio dei terreni oligo-miocenici dalla Formazione delle Arenarie del Macigno (MAC) della Falda Toscana.
Si tratta di una sequenza flyshoide costituita da una facies arenaceo-pelitica ed una pelitico-arenacea. Quest’ultima è costituita da arenarie quarzoso-feldispatiche in facies di flysch, gradate a grana medio-fine, micacee, con intervalli argillo-siltosi; tali intervalli diventano maggiormente frequenti al tetto della formazione. È presente in maniera diffusa la sequenza di Bouma completa oppure mancante degli intervalli basali a e b.

È una litologia molto diffusa ed altrettanto utilizzata per manufatti di uso comune (macine), fino alla famose statue stele della Lunigiana ed in edilizia storica. Ne sono esempi, anche a Cassana, alcuni portali (Figura 45), talvolta con rifiniture tipiche e diffuse in valle (Figura 46), nonché i conci delle murature e di particolari architettonici (Figura 47).

La chiesa di San Michele Arcangelo a Cassana

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la chiesa di San Michele Arcangelo (la cui titolazione lascia ipotizzare una notevole antichità) sia sorta sul sito di un precedente insediamento fortificato, ma non si erano mai effettuate, prima d’ora, ricerche archeologiche mirate. Tuttavia rimangono numerosi indizi sulle murature da giustificarne il sospetto: bucature in forma di arciere ed archibugiere (Figura 3), lacerti di struttura tipo torre (Figura 4, Figura 5 e Figura 6), etc..
Nel 2007, nel corso di lavori di escavazione per il ripristino del muro di contenimento, si sono poste in luce, sul sagrato della chiesa di San Michele, strutture murarie e reperti di notevole interesse archeologico. Tre segmenti murari (uno dei quali ad angolo), realizzati in buona tecnica e legati con tenace malta (Figura 7 e Figura 8). In quello ad angolo (apparentemente il più antico) si osserva distintamente la presenza della risega di fondazione e del relativo piano di calpestio, posto circa m 2,00 più in basso rispetto alla quota dell’attuale sagrato e alla quota della fondazione della chiesa romanica di San Michele Arcangelo. Uno strato ricco di ceramiche medievali era sovrapposto alla cresta di rasatura, cioè al taglio di asportazione, di uno dei muri citati più sopra. Ciò significa che le murature rinvenute sono più antiche dei reperti bassomedievali e, per tecnica costruttiva, potrebbero risalire all’alto medioevo.
Dato che l’occasione si presentava molto opportuna per poter approfondire alcuni temi di storia antica e medievale, che da oltre mezzo secolo sono oggetto di interrogativi scientifici, l’Amministrazione Comunale ha finanziato un ampliamento dell’area di scavo. Si è così constatato che due murature proseguono per diversi metri, parallelamente alle curve di livello della collina (Figura 7 e Figura 8). L’ipotesi che si tratti di una cinta di fortificazione risalente al X-XI secolo sembra prendere corpo, anche se occorreranno ulteriori verifiche… (CAGNANA, 2015, pp. 67-68).

Alcune interpretazioni delle simbologie presenti sulle murature

Sull’esterno del muro della porta laterale e sul campanile sono presenti, secondo le indicazioni del sito diocesano, alcuni stemmi da abbazia, come in altre chiese d’istituzione abbaziale (Figura 25 e Figura 26), talvolta reinterpretate come croci patenti di evocazione templare. Analoghe a quelle di Cassana si ritrovano sulla chiesa di Pignone (Figura 27), ma anche di Mazzola (Figura 28), di Turinago (Figura 29), di Rocca Sigillina (con spicchio di Luna…; Figura 30), di Tavernelle di Licciana (Figura 31) e di Filattiera (non in posto, Figura 32).
Nell’Estimo delle chiese del vescovato di Brugnato, l’Ecclesia Sancti Michaëlis de Cazana risulta tassata di dieci lire, somma non indifferente in quel tempo. La rettoria fu elevata a prevostura dal vescovo Nicolò Leopoldo Lomellini.
I Lomellini di Genova furono molto vicini alla comunità di Cassana come attesta anche la lapide che ricorda gli aiuti forniti a seguito della carestia del 1591 (Figura 33)
La Chiesa Parrocchiale è un edificio romanico di remota antichità con aggiunte e decorazioni posteriori, rimaneggiate definitivamente nel secolo XVII.

La fornace per campane

Un saggio di scavo operato a fianco del precedente ha posto in luce i resti di una fornace per campane. In base alle impronte dell’area di fusione si direbbe che l’impianto ne abbia prodotte cinque. Per dimensioni sembrano corrispondere a quelle ancora conservate sul campanile, realizzate nel 1906 dalla ditta Donnino, di Castelnuovo… (CAGNANA, 2015, p. 68)

Immagine citata nel testo

Figura 2 – Rilievo dell’abitato di Cassana (da web)

I Templari

I Templari (Figura 9 e Figura 43) furono miliziani dell’ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, poi Ordine del Tempio. Una novità assoluta. Monaci-soldati, sempre pronti alla difesa dei pellegrini e della cristianità.
Dopo il primo imbarazzo, per la loro antiteticità intrinseca, la milizia venne riconosciuta ufficialmente al Concilio di Troyes (1118) grazie al carismatico cistercense Bernardo di Chiaravalle (Figura 10). Da quel momento aumentarono di numero e divennero, grazie ai numerosi lasciti, alle donazioni, all’esenzione dalle tasse ed alla protezione della Chiesa, una potenza economica. Le loro conquiste li portarono ad accumulare nuove ingenti ricchezze e divennero persino usurai (all’epoca sinonimo di banchieri…). I principali centri templari furono la fortezza di Tomar (1191) in Portogallo, vari siti in Spagna (il Castello di Ponferrada, l’eremo di Santa Maria ad Eunate, la chiesa del Crocefisso a Puente la Reina, la chiesa ottagonale di Torres del Riso); poi il Castello di La Fève (Al-Fulah) in Galilea (1187), due domus a Bologna (1249), il castello di Athlit (o Chatel-Pelerin) tra Jaffa e Haifa (1260), domus Templi di Barletta (1272), Commanderie de Coulommiers in Francia (1290) e poi, lasciato Cipro, la nuova sede di Parigi (1307).
La loro potenza creò preoccupazione e la loro ricchezza destò invidia e brame. La Chiesa si defilò e con il concilio di Vienne del 1312, il Papa Clemente V (Figura 11) approvò, su richieste del re di Francia, la soppressione dei Templari. In seguito, furono accusati di blasfemia, idolatria, eresia, omosessualità e sodomia. Quest’ultima accusa nacque dall’uso che agivano generalmente in coppia, all’esterno dei castelli o in battaglia per meglio difendersi. Ma tale uso accadeva anche nella vita quotidiana. Ad esempio, qualcuno insinuava o sostenne che mangiassero in due dalla medesima ciotola. Ed infine per il loro sigillo con due cavalieri sul medesimo cavallo, intenzionalmente simbolo di povertà (Figura 12). Quindi braccati, processati, torturati e sterminati. Filippo IV il Bello, re di Francia (Figura 13), colse due piccioni con un baccello. Ne incamerò i beni per far fronte alla grave crisi economica in cui versava il Paese ed eliminò un potere pericoloso per la monarchia.
Poi la nascita di maledizioni, superstizioni e leggende. Dalla scoperta dell’America due secoli prima di Colombo, al loro tesoro nascosto, costituito dal Sacro Graal, dall’Arca dell’Alleanza, dalla Croce di Cristo, dalla Menorah (il candeliere, o lampada ad olio, a sette braccia del tempio di Gerusalemme), nonché da altre reliquie, oltre alle supposte ingentissime ricchezze ancora da scoprire. E la leggenda continuò col fantasma della loro presenza, più o meno palese, in ogni dove.

Il passaggio dei templari

È molto diffusa sul territorio l’interpretazione, sovente superficiale, della presenza e del passaggio dei Templari. Gli eventi sono spesso definiti sulla semplice base simbologica che, tuttavia, non è solo e sempre strettamente legata a quei cavalieri. Anzi, il loro essere monaci e profondamente cristiani, li portava naturalmente ad utilizzare il simbolo della Croce in moltissime delle sue infinite varianti (Figura 50)
Un esempio per tutti è il fiore della vita (Figura 14) che ricorre in epoche e culture differenti. Questo simbolo geometrico è anche chiamato hexafoil, rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica, stella fiore, stella rosetta, fiore a sei petali, fiore delle Alpi o degli Appennini. Ha significato generalmente naturale: unione di ogni forma di vita nell’universo. Nella tradizione cristiana simboleggia i giorni della Creazione, quindi non è assolutamente strano rinvenirlo rappresentato sugli edifici sacri come, ad esempio, l’abbazia cistercense di San Galgano (Figura 15, Figura 16 e Figura 17).
Nell’iconografia, i sei petali possono essere circoscritti da un cerchio o avere il cerchio interno, al centro. Inoltre, esistono reperti archeologici romani e preromani con fiori a numero differente di petali che anticipano l’origine della decorazione. Ne costituisce esempio un mosaico di Libarna, dove i petali sono otto. Altri esempi del fiore sono Micenei (dischi d’oro XVI sec. BC), Egizi (tempio di Osiride, XIII sec. BC), etruschi (Vetulonia e Civitella Paganico; Figura 18), e molti altri..
In Lunigiana era anche il Simbolo della margherita o margheritina. In Val di Vara e Lunigiana si individua frequentemente. A Pignone, dove non pare circoscritta dal cerchio (Figura 19) oppure a latere di croci maltesi (Figura 20 e Figura 21) analoghe ad una di San Gimignano (Figura 22), della di Pieve di Santa Mustiola a Sticciano Alto (Figura 24) e dell’Abbazia di S.Maria a piè di Chienti (Figura 55), Ancora, a Cassana (Figura 14), a Ugliancaldo dove assume petali irregolari ed è sovrapposta ad un calice o al Golgota (Figura 23). E ancora, a Camporaghena di Comano, a Castevoli, a Comani castello, a Mocrone, a Caugliano-Fivizzano, ad Arlia di Fivizzano, a Olivola di Aulla, sul Duomo di Carrara, etc…

La stella a sette punte ed altri simboli

Il simbolo della stella a sette punte inscritta in un cerchio è l’Eptagramma, un segno esoterico che si collega alla sequenza primordiale che contiene il Punto, il Cerchio, la Croce inscritta nel cerchio e la Rosa celtica (il fiore della vita). Il simbolo settenario evoca i sette cieli, le sette gerarchie angeliche, che rappresentano insiemi perfetti.
Oltre che a Cassana (Figura 34) e Pignone (Figura 35), è nota la presenza della stella a sette punte sul fronte del pilastro di levante del portale d’ingresso della cattedrale di Ventimiglia (Figura 36) dove la stella a sette punte è inscritta in un cerchio.
Nella tradizione ventimigliese …pare che, per tutto il Medioevo, da quella stella, o nei suoi pressi, nella sera di vigilia della festività dedicata all’Assunta, scaturisse un’acqua miracolosa, probabilmente derivata da qualche puteulo, celato nelle spesse mura della chiesa, o dello stesso portale… (MACCARIO, 1999). Pare si possa intravedere in una mancanza del cerchio che la racchiude. L’acqua, tuttavia, la ritroviamo nel Cristianesimo. Infatti …le zone limitrofe alle fonti miracolose divennero sempre luoghi di pellegrinaggio. Queste polle d’acqua erano messe in rapporto con la Vergine Maria e spesso si credeva avessero un potere terapeutico, soprattutto sulle malattie degli occhi (MACCARIO, 1999). E questa acqua che sgorga da una stella a sette punte si riproponeva poi nei tarocchi e nell’oroscopo.

Altri simboli si ritrovano sulle mura di diversi edifici sia civili che religiosi. Fra questi la croce greca abbaziale, forse uno dei primi simboli assunti anche dai Templari (Figura 51). È presente a Cassana (Figura 37), a Ponzò (Figura 38) e, posta su un piedistallo (Golgota), a Soliera (Figura 48).
Altri simboli sono molto meno diffusi. Ad esempio la croce trilobata di Codiponte (Figura 39) o quella di Soliera (Figura 49), che ricordano molto la croce pisana o quella rappresentata su una formella databile al secondo decennio del Cinquecento che potrebbe avere una relazione con la fondazione della chiesa. Particolare è quella di Pulica, sovrapposta al Golgota (Figura 56).
Ancora, sempre a Codiponte, la croce greca cerchiata (Figura 40) che trova un riscontro nell’analoga di ambiente lombardo-pavese. Oppure il simbolo di Figura 41, una croce bordata da un mezzo cerchio nella parte superiore, che non ha trovato, ad oggi, riscontro. Quest’ultima simbologia si trova a Castiglioncello. (Casola in Lunigiana)

Alcune brevi considerazioni

La lettura dell’ipotetica e diffusa presenza templare nasce da due considerazioni, una reale ed una seconda più aleatoria.
La prima è che una delle loro regole d’ingaggio prevedeva la difesa e protezione dei pellegrini che si recavano in Terrasanta o lungo il cammino di Santiago de Compostela (e indirettamente lungo la via Francigena).
La seconda, che dovevano lasciare un segno del loro passaggio. Ed è proprio in ragione di quest’ultima e della presenza della via Francigena (Figura 42) nell’estrema Liguria orientale, che nasce la profusione di segnalazioni…
Tanti simboli, tanti esempi, simboli molto diffusi e simboli unici. Quello che soprattutto li unisce, a parte limitatissimi casi, è la loro doppia o plurima interpretabilità, legata al fatto che tutte le tipologie di Croce Cristiana sono preesistenti (Figura 50) e solo alcune sono state assunte ed utilizzate anche emblematicamente dai Templari. Ne consegue la difficoltà di definire se un simbolo è testimone di presenza templare o solo religiosa (Figura 52, Figura 53 e Figura 54).
Non viene neppure in soccorso la possibilità di datarlo o, almeno, di datare il supporto (concio, stipite, architrave, …) sul quale è scolpito o graffito.
Il fenomeno templare è perdurato un tempo, tutto sommato, molto breve. E di conseguenza anche la certezza della sua simbologia. Quella che compare su edifici civili o religiosi precedenti al Millecento o posteriori alla prima decade del Trecento è sicuramente di tipo religioso. Fatta eccezione per i possibili fuori contesto o riusi di manufatti o delle parti di essi su cui sono scolpiti i simboli (Figura 32).

La maggior parte delle simbologie si reperisce su porzioni di edifici o manufatti che non è possibile datare con certezza.
Probabilmente è proprio questo particolare che consente di diagnosticare presenze Templari come suggestivi sospetti, ma sovente senza fondamento certo.

Filattiera, provincia di Massa-Carrara, Italia Tavernelle, Licciana Nardi, provincia di Massa-Carrara, Italia Rocca Sigillina, Filattiera, provincia di Massa-Carrara, Italia Mazzola, Fivizzano, provincia di Massa-Carrara, Italia duomo di Carrara, Piazza Duomo, Carrara, provincia di Massa-Carrara 54033, Italia Olivola, Aulla, provincia di Massa-Carrara, Italia Arlia, Fivizzano, provincia di Massa-Carrara, Italia Caugliano, Fivizzano, provincia di Massa-Carrara, Italia Mocrone, Villafranca in Lunigiana, provincia di Massa-Carrara, Italia

Castello, Comano, provincia di Massa-Carrara, Italia

Castevoli, Mulazzo, provincia di Massa-Carrara, Italia Camporaghena, Comano, provincia di Massa-Carrara, Italia San Gimignano, provincia di Siena, Italia Ventimiglia, provincia di Imperia, Italia Ponzò, Riccò del Golfo di Spezia, provincia della Spezia, Italia Codiponte, Casola in Lunigiana, provincia di Massa-Carrara 54014, Italia Castiglioncello, Casola in Lunigiana, provincia di Massa-Carrara, Italia Levanto, provincia della Spezia, Italia

Localita' Bardellone, 19015 Levanto provincia della Spezia, Italia

Corvara, Beverino, provincia della Spezia 19020, Italia Pignone, provincia della Spezia, Italia Casale, Pignone, provincia della Spezia, Italia

Borghetto di Vara, provincia della Spezia, Italia

Borghetto di Vara, provincia della Spezia, Italia

Cassana di Borghetto di Vara, provincia della Spezia, Italia

immagine citata nel testo
Figura - La pisside di Ozieri. Civico Museo Archeologico di Ozieri, cultura di San Michele, Ozieri, Sardegna
immagine citata nel testo
Figura - Presunto volto di Eleonora d'ARBOREA, riconosciuto nel 1984 da Francesco Cesare CASULA (da visitanet.it)

Note di Aggiornamento 

2024.12.01

Premesso che tutte le civiltà sono importanti e lungi da voler fare discriminazioni, l’articolo ha citato solo alcuni esempi, non certo i soli. Tuttavia, e non per completezza ritenendo infiniti gli esempi possibili, si vuole accogliere i velati suggerimenti dei, diciamo, criptici commenti di Carla PINNA.
Non è stata voluta per qualche recondito motivo la mancata citazione alla civiltà di Ozieri e né quella ad Eleonora d’ARBOREA. Anzi ringraziamo Carla PINNA per gli spunti relativi alla pisside di Ozieri ed agli ornamenti di Eleonora d’ARBOREA.

Innanzitutto, la ceramica della Cultura Ozieri. In particolare la citata pisside con, alla base, l’incisione di una stella a sei punte (Civico Museo Archeologico di Ozieri, Archeologia del territorio, cultura di San Michele, pisside, Ozieri, Sardegna). 
Il Neolitico Recente Sardo (3.500-2.900 a.C.), conosciuto come Cultura di Ozieri, è rappresentato da materiali provenienti soprattutto dalla grotta omonima e da quella contigua di Mara, che restituiscono un panorama delle fantasiose ceramiche del periodo, appartenenti sia all’orizzonte più antico di San Ciriaco, che alla fase classica e finale, questa detta sub-Ozieri e, fra tutte, risalta la famosa pisside… (Museo Civico Archeologico di Ozieri).

Quindi, l’immagine che lo studioso Francesco Cesare CASULA ha interpretato come l’autentica riproduzione del volto di Eleonora d’ARBOREA. In particolare gli ornamenti con stemmi abbaziali o croci patente e non fiori della vita). L’A. individuò il “ritratto” nei  peducci pensili della volta a crociera dell’abside della chiesa di San Gavino Martire a San Gavino… (Francesco Cesare CASULA)

Bibliografia

BERNABÒ BREA. Ricognizioni archeologiche nella Liguria di Levante. Riv. di Studi Liguri, VIII,1942.
CHELLA P. Insediamenti preistorici della Liguria Orientale. Tesi di Laurea, aa. 1991-1992. Università di Genova.

GIUSTINIANI, Descrittione, della Liguria (Genova 1537), in: D. Galassi – M.P. Rota – A. Scrivano, Popolazione e insediamenti in Liguria secondo la testimonianza di Agostino Giustiniani, Firenze 1979, p. 148.
ROSSI. Esplorazione preliminare del Castellaro di Cassana. Giornale Storico della Lunigiana, XVII, 1966.

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