Copertina – Il Castello di Borgonovo, in realtà Palazzo Rocca in una cartolina degli anni Sessanta circa (da piazzalevante.it)
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Un fatto di cronaca ordinaria
Il 17 luglio 2023 sono iniziati i lavori di ripristino della circolazione veicolare sulla SS 586, in località Borgonovo del Comune di Mezzanego (GE). In particolare si è trattato di lavori per la messa in sicurezza di parte del Castello Rocca (Copertina e Figura 1), cioè dell’edificio che ne ha indotto la chiusura prima totale e poi parziale. La SS 586 per Santo Stefano d’Aveto è un importante collegamento con Piacenza, attraverso Bobbio o la Val di Nure, e col Parmense, attraverso il Passo del Bocco.
Dal sottopasso e dall’edificio disabitato da anni erano caduti dei calcinacci una settimana prima, forse a causa di infiltrazioni idriche. L’ANAS aveva interdetto la circolazione mentre i Vigili del Fuoco procedevano ai controlli di rito (RISSETTO, 2023, p. a).
In realtà il transito veicolare, camion e bus compresi, attraversa un angusto passaggio che unisce le due ali del corpo di fabbrica. Evidentemente era, in origine, un edificio residenziale a schiera che è stato modificato in concomitanza della realizzazione della strada statale della Val d’Aveto.
È un problema annoso (Figura 26). Il sottopasso costituisce un intoppo alla viabilità almeno dagli anni Sessanta del secolo scorso (VIARENGO, 2024). Ed a nulla sono valse le promesse (elettorali?) succedutesi nel tempoi per migliorarne la situazione.
Oggi i calcinacci, la chiusura della viabilità e l’intervento (in vero tampone ) per il ripristino.
Oltre ai lavori d’urgenza, sarebbe previsto l’allargamento della strada statale per una soluzione definitiva alla, comunque rimanente, strettoia e strozzatura alla circolazione. Dovrà, pertanto, essere demolito l’edificio, ma questo intervento non potrà prescindere dalla stipula di un accordo con la proprietà privata (RISSETTO, 2023, p. b).
L’accaduto è stato l’occasione per cercare informazioni storiche su Borgonovo Ligure e … sui Borgonovo nella storia.
Borgonovo, Nostra Signora di Caravaggio, la parrocchia e la borgata
Della frazione di Borgonovo (Figura 2 e Figura 3) non si conosce molto.
Compare fra le villenuove e di fondazione signorile nella Liguria del secolo XIII (Figura 4, da GUGLIEMOTTI, 2005).
Ubaldo MAZZINI (1902) sulla base di informazioni tratte da alcune lettere inedite, ricorda l’origine del culto di Nostra Signora di Caravaggio nella Diocesi di Chiavari e precisamente a Mezzanego, a Borgonovo, a Prato Sopra la Croce, etc.. (MAZZINI, 1902).
Ancora, nella metà degli anni Settanta dell’Ottocento, Borgonovo era una piccola borgata e parrocchia del Comune di Mezzanego, ma sede (REDAZIONALE, 1873-74, p. 201) dell’ufficio postale.
Nel borgo, …La produzione locale consiste in nocciuole, castagne, grano, in poca quantità, granoturco, patate e vino, l’olivo è poco coltivato; si fa esportazione di nocciuole e castagne, carne salata e qualche poco bestiame; e si fa importazione di paste, riso e tessuti per l’uso degli abitanti del Comune; olio, qualche poco vino, sapone pel consumo, calce e mattoni per le costruzioni… (REDAZIONALE, 1873-74, p. 201.
In definitiva era un piccolo abitato, suddiviso in diverse frazioni, posto su una strada di grande collegamento e con un’economia tradizionale, ma anche influenzata dalla via di transito.
Briganti a Borgonovo: la banda di Vincenzo ZENOGLIO (detto Crovo)
Al Castello di Borgonovo è legata una lstoria ammantata di eggenda. È quella delle malefatte di Vincenzo DEL FOSSATO, detto Crovo. Secondo la tradizione …Mezzànego sembra aver dato i natali al bandito Vincenzo ZENOGLIO, detto Vincenzo del Fossato, passato alla leggenda come il Crovo. La sua banda, assai composita, arrivò ad armare quaranta uomini a cavallo, una milizia ragguardevole per l’epoca (siamo nella prima metà del Cinquecento). Innumerevoli furono gli assalti ai danni di mulattieri in transito verso i valichi. Borgonovo fu scelta come base operativa dai banditi e sembra che il Crovo abbia utilizzato l’attuale Palazzo Rocca (Copertina e Figura 1) a Borgonovo come propria dimora. La sua alleanza con i Ravaschieri (presenti assieme ai Fieschi dal XIII secolo e ambedue discendenti dei Conti di Lavagna; GUGLIELMOTTI, 2005, p. 59) e i Bacigalupi contro i Rivarola creò problemi al capitano di Chiavari, costretto ad assistere inerme a furti e omicidî in città. La banda del Crovo, alla mala parata, si rifugiava in Val d’Aveto, giurisdizione del conte Gian Luigi Fieschi, o a Santa Maria del Taro, feudo di Manfredo Ravaschieri, dove godeva di impunità. Le sue spavalde imprese continuarono sino a che, avendo assaltato presso il Passo delle Cento Croci la retroguardia del Duca di Toscana, di passaggio verso Genova, e avendone svaligiata la cassa, fu oggetto di un baratto fra il conte Gian Luigi Fieschi e la Repubblica di Genova, che ne esigeva la testa.
I sicarî del conte, nella notte fra il 15 e il 16 agosto 1543, misero così fine a Rezzoaglio all’esistenza del Crovo e dei suoi accoliti (il Bozono, il Calcagno, il Massacano, lo Stanga ed il Tonso di Brignora; da SBARBARO, 2004b), pare presso la Casa dei Galli o del Posà… (SBARBARO, 2004a).
È forse una delle storie di banditi e briganti meno note, ma più vecchie.
Comunque, la tradizione banditesca della Liguria Orientale ne è densa e continua.
A cavallo fra 1660 e 1710 …gli atti giudiziari della Repubblica di Genova (…) offrono un totale di 4847 banditi identificati: le zone più pericolose sono la giurisdizione del Polcevera, con 438 segnalazioni, quella di Novi, con 272, e quella di Ovada, con 183… (CLERICI, 22 dicembre 2022). E poi … Giuseppe Musso (…) detto “u diaou” ( il Diavolo) per la crudeltà (…) capo assieme al fratello Niccolò, “u diaou piccin” (il piccolo Diavolo), di una banda attiva nella Valbisagno, zona di Molassana, da fine ‘700. Durante l’assedio di Genova del 1800, u diaou ed i suoi si schierano con gli austriaci, guadagnandosi il permesso di fermare e depredare le carovane di rifornimento dei francesi… (CLERICI, 22 dicembre 2022).
Famosi e presenti, fino ad epoca recente, erano i banditi del Bracco. Ne rimase vittima anche il giovane Sandro PERTINI, rapinato sulla strada del Passo del Bracco, nel 1946, da due uomini della Banda Manzo (CLERICI, 22 dicembre 2022).
Figura 5 – Banditi del XVI-XVII secolo (da altavaltrebbia.net
Ludovico BORGONOVO… storia di guerra, intrighi a carestia (l’antefatto)
Ludovico BORGONOVO è un personaggio storico ricordato dal MURATORI (1753). Fu Alfiere Maggiore del Generale dell’esercito francese Ludovico (Pico) II DI MIRANDOLA (1525-1568). Vale la pena di ricordarlo seppure non se ne trovi collegamento diretto, oltre l’omonimia, col paese presso Mezzanego.
…Principe di somma avvedutezza s’era fin qui fatto conoscere Cosimo de’ Medici Duca di Firenze (Figura 6); ma spezialmente in quest’Anno (1554) diede gran pruova del suo coraggio coll’imprendere guerra aperta contro di Siena (Figura 7), da cui s’era saggiamente astenuto in addietro, al vedere sì contrabilanciate le forze Franzesi colle Imperiali. S’era egli segretamente tenuto sempre forte nel partito di Cesare, benchè per altra parte praticasse molte finezze coi Ministri della Francia. Ma da che si venne a scoprire (a cagion della congiura dell’Anno precedente (forse una fase dei tesi rapporti con i PUCCI), vera o pretesa che fosse) troppo congiunto di massime in favore di Cesare, s’avvide egli tosto del malanimo conceputo contra di lui dai Franzesi. E tanto più, perché il Re Arrigo, in vece del Termes, passato in Corsica, avea spedito a Siena per Comandante delle sue Armi Pietro Strozzi Fiorentino fuoruscito (Figura 8), persona di gran credito nell’Arte della guerra, ed insieme il maggior nemico, che s’avesse la Casa de’ Medici. Nè durò fatica ad accorgersi, che il medesimo Strozzi macchinava contra de’ suoi Stati. Però animosamente determinò di voler egli piuttosto far guerra a Sanesi, che di aspettarla in casa sua. Intorno a ciò s’intese prima coll’Imperador Carlo V. (Figura 9) il quale (tanta era la sua ansietà di veder cacciati dalla Toscana i Franzesi) non solamente consentì a concedergli il dominio di Siena, se gli riusciva di conquistarla, ma gli promise anche soccorsi. (…) Similmente si assicurò Cosimo di Papa Giulio (al secolo Giovanni Maria CIOCCHI del MONTE; Figura 10), col promettere in Moglie la terza sua figlia Isabella (Figura 11) a Fabiano (DEL MONTE; Figura 12) di lui Nipote, a cui assegnò in Feudo Monte San Sovino con titolo di Marchese. Non essendosi poi effettuate queste Nozze vivente il Papa, molto meno si effettuarono dopo la sua morte. Corse anche voce, che esso Pontefice concorresse alle spese di quella guerra con quindici mila Scudi il mese. Ciò poi, che accresceva la speranza al Duca Cosimo, era l’osservare in tale stato il Re di Francia per la gran guerra sua coll’Imperadore e co Genovesi, che non gli resterebbe voglia nè potere di accudire alle cose della Toscana. Gli avea dianzi l’Augusto Monarca inviato per General di milizie Gian-Giacopo de’ Medici Marchese di Marignano (detto Medeghino, cioè piccolo Medici, a causa della sua statura; Figura 13), il più astuto uomo che si trovasse nel mestier della guerra. Alla testa e al valore di costui il Duca appoggiò l’esecuzione dei disegni stabiliti fra loro. Era il Mese di Gennaio, e in Siena si stava in allegria e senza buona guardia, perché senza sospetto d’aver per nemico il Duca di Firenze. E molto meno ne sospettava il Cardinal di Ferrara, con cui fin quì l’accorto Duca avea mantenuta una mirabil confidenza ed amicizia. Ora Cosimo dopo aver tenute per quattro giorni chiuse le Porte di Firenze, Pisa, Arezzo, Volterra, e fatto intanto segretamente raunare e marciare tanto le fanterie da soldo, che le bande forensi, nella notte precedente al dì 29. di Gennaio (il Sardi ha la notte del dì 26) con gran copia di scale si presentò egli col Marchese di Marignano ad un Forte già fabbricato da Franzesi, fuori della Porta di Siena, chiamata di Camollia (Figura 7); e trovatolo mal custodito da quaranta soldati, che furono tosto fatti prigionieri, se ne impadronì. Gran rumore, gran timore di tradimenti si svegliò in Siena; ma chiarito, ch’entro la Città non v’erano mali umori, si attese di poi alla difesa, e maggiormente si assicurò ed animò quel Popolo al comparire di Pietro Strozzi (Figura 8), che non era in Siena, quando accadde la novità suddetta… (MURATORI, 1753, pp. 3999-403).
Ludovico BORGONOVO… storia di guerra, intrighi e carestia
…Allora il Duca Cosimo, cavatasi affatto la maschera, dichiarò la guerra a Siena e a Franzesi, e diede ampia facoltà, anzi ordine a tutti i suoi Popoli di procedere a danni de’ Sanesi: nel che fu egli ben servito. Prese al suo soldo da varie parti quante soldatesche poté, e se vogliamo stare al Segni, formò un esercito di ventiquattro mila fanti tra Italiani. Spagnuoli, e Tedeschi, e mille cavalli. Asprissima guerra si fece di poi, non già di combattimenti fra i soldati, ma di desolazione agl’innocenti contadini, ed anche con impiccarne, e con violare le donne. Con tutto ciò nella notte precedente al Venerdì Santo, Ascanio della Cornia (Figura 14), e Ridolfo Baglione (Figura 15) con tremila fanti e quattrocento cavalli andando per sorprendere Chiusi, dove aveano un trattato, ma doppio, furono disfatti da Franzesi, restando il primo con altri mille e cinquecento prigione, e l’altro ucciso. Nel dì 12. di Giugno Pietro Strozzi segretamente uscito di Siena con tremila fanti e trecento cavalli, arditamente entrò nello Stato Fiorentino, e passato l’Arno, penetrò fino sul Lucchese, per quivi raccogliere quattromila (altri dicono duemila) Grigioni (cioè mercenari), ed altre milizie, spedite da Parma e dalla Mirandola, colle quali formò un’Armata di diecimila fanti, e secento cavalli. Gli avea sempre tenuto dietro il marchese di Marignano con grosso corpo di gente; ed arrivato a Pescia, gran ventura fu la sua, che lo Strozzi non conoscesse il vantaggio esibitogli dalla fortuna di poterlo battere a man salva, perché oltre all’essere il Marchese inferiore di gente, in quella Terra non trovò da vivere per un giorno, essendo allora afflitta tutta la Toscana da un’aspra carestia. Si mosse bensì a quella volta lo Strozzi, ma il Marchese, presa la fuga, si ridusse in salvo a Pistoia, il che diede campo allo Strozzi d’insignorirsi di Pescia, Montecarlo, Buggiano, Montevetolino, ed altri Luoghi di Val di Nievole. Perché vennero di poi meno allo Strozzi le speranze di ricevere altri maggiori rinforzi di Franzesi e di Turchi, a lui promessi dalla Corte di Francia, e perché udì pervenuto a Pisa Don Giovanni di Luna con quattromila fanti Italiani, duemila Tedeschi, e quattrocento cavalli, spediti da Milano in soccorso del Duca Cosimo: se ne tornò verso Siena. Ebbe di poi a patti il Castello di Marciano, e a forza d’armi quel di Foiano nel dì 23. di Luglio, con trovar in ambedue gran copia di grano, che servì di un buon ristoro all’esercito suo. In questo mentre giunsero ad unirsi col Marchese di Marignano tremila fanti assoldati da Camillo Colonna (Figura 16) in Roma, e trecento uomini d’arme, inviati dal Regno di Napoli: con che il Duca di Firenze fu di parere, che si venisse a battaglia, con tutto chè di contrario sentimento fosse lo stesso Marchese con altri Ufiziali.
Ludovico BORGONOVO… epigolo… poco eroico…
Erano le tredici ore della mattina del dì 2. d’Agosto, quando il Marchese, che dianzi era in procinto di ritirarsi, chiaramente scoprì, che Piero Strozzi s’era da Marciano messo in cammino per ritirarsi a Lucignano, o pure a Foiano. Mandò un corpo di cavalleria a pizzicarlo; ed allora fu, che lo Strozzi vedendo di non potere schivar con onore la battaglia, mise in ordinanza le sue genti, e s’affrontò col nemico (Figura 17). Ma quella non fu propriamente battaglia, perciocché essendo Generale della Cavalleria Franzese il giovinetto Conte della Mirandola Lodovico, il suo Luogotenente Lodovico Borgonovo, chiamato Bighetto dal Campana, che reggea la truppa, o pure portava lo Stendardo d’esso Generale, appena urtato dalla cavalleria nemica, prese vergognosamente la fuga, lasciando senza difesa le povere fanterie (Figura 20)… La ritirata non fu certo colpa dell’Alfiere Maggiore Borgonovo, ma ordinata dal Generale che si ritiro’ nel castello di Mirandola (Figura 18, Figura 19). …Lo Strozzi si vide tosto perduto, e tuttochè restrignesse i battaglioni ad un fosso, pure non poté impedire, che non fossero in breve tempo sloggiati dall’artiglieria e cavalleria nemica, andando tutti appresso in rotta, e restando trucidato, chi non godeva il privilegio delle buone gambe. Secondo gli Scrittori Fiorentini, quasi quattromila dell’esercito Franzese rimasero estinti sul campo; copioso fu il numero de prigioni; e ben cento bandiere guadagnate furono portate per trofeo a Firenze. Tutto il bagaglio, le artiglierie, e l’armi vennero alle mani de’ vincitori. Erano corsi molto prima a questa danza assaissimi Fiorentini, parte d’essi fuorusciti, ed altri solamente perché appetitosi della Libertà della Patria. Sette d’essi rimasti prigionieri ebbero poi reciso il capo, e il Duca Cosimo, confiscati i beni di chiunque avea prese l’armi contra di lui, o tenute corrispondenze co nemici, mirabilmente ingrassò il suo patrimonio e Fisco. E ben su questa vittoria, che finì di assicurar la Signoria d’esso Cosimo, egli accrebbe tal riputazione, che giunse, siccome vedremo, ad unire anche Siena al suo dominio. Salvossi lo Strozzi ferito in due luoghi a Lucignano, e quindi a Montalcino. Appresso fu Lucignano vilmente ceduto da Alto Conti agl’Imperiali, dove si conservava gran copia di vettovaglie. Parimente ricuperò il Duca tutte le Castella di anzi perdute in Val di Nievole. Dopo di che il Marchese di Marignano voltò tutte le sue forze contra il distretto di Siena, conquistando Monteregioni (Figura 21 e Figura 22), Murlo (Figura 23), e Casoli, (a cui fu dato il sacco contro i patti) ed altre Castella: con che venne maggiormente a strignersi l’assedio, o per dir meglio il blocco di Siena. Piero Strozzi, a cui non piaceva di restar quivi rinchiuso, uscitone nella notte del dì 11. 8bre, si ridusse a Porto Ercole, dove attese a fortificar quella Piazza… (MURATORI, 1753 (MDCCLIII), pp. 399-403).
Borgonovo Ligure, fu toccato dalla guerra di successione austriaca nel 1748. L’antefatto
Ma torniamo a Borgonovo Ligure, a quando il borgo fu sfiorato da un momento cruento della guerra di successione austriaca (1740-1748).
La cronaca.
…Staccossi a’ 2. Maggio (1748, n.d.a.) un Convoglio di piccoli Bastimenti carichi di Savojardi, scortati da due Fregate Inglesi da Savona, e passati in alto tentarono la sorpresa dell’Isola Palmaria al Golfo della Spezia, ma due giorni di pioggia, ed il Mare in borrasca gl’impedirono lo sbarco, quando avvedutisi li GalloLiguri dell’improvisata, speditivi, da terraferma un Corpo, vi formarono Trinciere, e piantarono batteria, deluso il nemico Convoglio passò a S. Fiorenzo in Corsica. Mandato uno staccamento alla Torrassa per guantirla da un incursione de’ nemici, passò alli 7. alla volta di Sestri il Duca di Richelieù per ivi fissarvi il suo Quartiere, pubblicò, alli` 8. in Casarsa un Proclama a favor dei paesani, animandoli a prender le armi in difesa de’ loro beni, e della libertà, promettendogli giornale stipendio, lodando in essi il coraggio, e l’intrepidezza conservata da tanti Secoli, e manifestata per la conservazione dell’eredità de’ loro Antenati. S’intese ai 18. essere stati firmati i Preliminari di Pace fra le Potenze belligeranti. Innoltratisi a’ 27. gli Austriaci sopra Varese, 150. Corsi, e 2000. Francesi vi spedireno. Mandò il Conte Broune dal Quartier Generale di Parma notificazioni in stampa a’ Popoli della Riviera, esortandoli a non prendere le armi contro la Truppa della Regina, dicendo, che non s’ innoltrava, che per prevenire i nemici di S. M., e vendicare gli oltraggi fatti al suo decoro, che la medesima non cercava la rovina delle Famiglie innocenti, ed il rovesciamento della Repubblica, poiché commiserava i funesti impegni, e l’estremo pericolo in cui si trovava intralciata per l’altrui suggestione. Fu intanto a’ 28. terminata una gran Trinciera, che da Pietrasciapata sopra Matarana, continuava sino al Fiume di Lavagna, nella quale eranvi impiegati da 4000. Manuali, oltre le già fatte al Monte della fiorca, al Bocco; alla Biscia, ed a San Pietro di Vara (di alcuni tratti delle quali si rinvengono ancora labili tracce). Al primo di Giugno il Generale Konigsegh con una Colonna col Generale Maguire, al Monte Cento Croci, il Generale Andreasi al Monte Rocco, ed il Generale Harsch dal Monte Forca s’avvanzarono. Il Duca di Richelieù, avea fatti occupare tutti questi passi con Gente, come che tutti conducessero a Sestri, ov’era egli accampato… (ACCINELLI, 1750, pp. 263-267).
Il Coinvolgimento di Borgonovo
Superato il Monte Cento Croci, entrarono i nemici nel Territorio della Repubblica s’accamparono tra S. Pietro Vara, e Varese, attaccarono alli 13 i Gallo Spani, furono dal continuo fuoco rispinti e nel mentre che il General Clerici con altro Corpo tentava da Pontremoli entrare ne’ Piani di Sarzana, un staccamento Francese passò in Villafranca, in Val di Magra, abbruciò li Magazzeni de’ nemici, e ruppe il Ponte sul Fiume. Il Co. Broune alli 7. con 9. Compagnie di Granatieri, e 400 tra Ussari, e Varadini in tre Colonne diede l’attacco al Monte Bocco, 200. Uomini del Reggimento Real Baviera, e Bergen dopo longa difesa si ritirarono al Monte Orsalerio, 400. Paesani, e 150. Spagnoli del Reggimento Ottonia, fecero lo stesso al Monte della Biscia: li 200. Francesi , e qualche Compagnie Franche, ch’erano alla difesa del Monte Orsalerio fecero gran fuoco, ma sopraggiunto rinforzo furono gli Austriaci obbligati a retrocedere alle 6. di notte, li Croati, e Varadini combatterono da disperati, molti ne restarono sul Campo, e soli 7. de’ Spagnoli con un Ufiziale, 50. ne disertarono. Ciò non ostante gli Austriaci occuparono terreno, nel mentre, che il Generale Clerici vicino alla Spezia, ed il General Nadasti alla Bocchetta nell’alta Polcevera erano in stato di far nuove imprese: Spedì il Duca di Richelieù alli 10. Tamburo battente al Campo Ausiriaco in Varese con lettere al Co. Broune, e copia dell’atto dell’accessione della Regina di Ungheria (Figura 24) a preliminari di pace sottoscritti li 30. Aprile in Aquisgrana. Si tenne alli 11. una conferenza a San Pier di Vara tra il Generale Conte d’Hars, ed il Marchese di Crusol Marescialle di Campo Francese, volea questt comprendere nell’Armistizio i Spagnoli, e Genovesi, e che gli Austriaci abbandonassero il Territorio della Repubblica, ma nel mentre, che si dibattevano le condizioni dell’Armistizio, il General Clerici con un staccamento dal Suvero Feudo Imperiale in Valdi Magra si era impadronito di Brugnato, e del Borghetto, luoghi senza difesa, ma volendo innoltrarsi sorpreso da un’improvvisata de’ Paesani armati li convenne arrestarsi con grave perdita, e fatti gettare nella Magra i morti, si pose in ripari. Attaccò alli 13. il Generale Andreasi con sei battaglioni dal Monte Bocco, 60. Micheletti (Figura 25) che sotto il comando del Marchese Moia, erano di guardia a una Trinciera a S. Giacomo, dopo lunga, e rabbiosa difesa ritiraronsi questi a Borgonovo, quando sopragiunto un’ staccamento di altri Micheletti spediti dal Generale Haumada ricuperato il posto, e sostenuti dallo stesso Haumada accorsovi con altro Corpo assalirono gli Austriaci nelle loro Trincee con tanto vigore, che costretti furono ad abbandonarle con perdita di 351. di loro e da 80. prigionieri, de Spagnoli 5. morti, molti feriti fra’ quali 3. Ufiziali, ed il Capitan Camps de’ Mignoni, quali non avendo più munizioni si avventarono contro nemici co’ Stili alla mano, durò il conflitto dalle dalle ore 8. Sino alle 20., e giunto altro rinforzo, sostenuto fino alle 5. della notte seguente… (ACCINELLI, 1750, pp. 263-267).
Le azioni di guerra proseguirono poi nel ponente del genovesato.
Arzeno, Ne, città metropolitana di Genova, Italia
Borgonovo Ligure (Castello Rocca), città metropolitana di Genova, Italia
Bibliografia
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