Perugia un’importante dodecapoli etrusca

Copertina

Copertina – Via Maestà delle Volte, fra Santa Maria delle Volte e Madonna protettrice di Perugia

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Proemio

Perugia, una città dov’è palpabile l’orgoglio per la propria storia, mantenuta viva e valorizzata nei suoi musei con grande entusiasmo, risalto e rispetto.
Perugia affascina con la sua archeologia, stupisce con i suoi sotterranei, coinvolge con le sue architetture, ammalia con i suoi spazi dell’arte e per l’arte.
E quindi un profluvio di emozioni viste e vissute.

E poi, a corredo, i profumi ed i sapori della sua cucina, irrorata dal nettare prodotto a Montefalco dalla bacca nera dell’autoctono vitigno Sagrantino, conservato almeno due anni in botte di rovere.

Suggestioni di pietra. Il Centro Storico ed il Palazzo dei Priori

I vicoli del centro storico sono dominati da incombenti architetture protese verso il cielo ed esasperate dall’indispensabile grandangolo (Copertina).
La fa da padrone il travertino (Figura 1, Figura 2, Figura 4, Figura 7 e Figura 8) alleggerito talvolta dai laterizi, nelle figure più complesse (Figura 5) o recenti (come la fontana del ’28, di Pietro ANGELINI, sotto l’arcata quattrocentesca; Figura 3) o più o meno integrate nel contesto (Figura 6).
Si esce su Piazza IV Novembre. Il Palazzo dei Priori con le mura in conci di travertino (Figura 9Figura 10) alleggerite da trifore merlettate (Figura 20). Qui sono i simboli della Città, il Grifone ed il Leone, inseriti sopra l’ingresso (Figura 11). Sono opera di Arnolfo di CAMBIO che li realizzò nel 1281 per la fontana degli Assetati, detta poi del Grifo e del Leone. Dal 1301 furono spostati all’ingresso della sala delle pubbliche adunanze (oggi Sala dei Notari) del Palazzo dei Priori.
In realtà quelle sopra l’ingresso del Palazzo dei Priori sono copie. Gli originali (Figura 12 ) si trovano protetti nell’atrio, con suggestivo, voltato (Figura 13) dell’ingresso da corso Vannucci (Figura 14).
C’è qualche discordante parere sull’origine della prospiciente Fontana Maggiore (Figura 15, Figura 16 e Figura 17). In sintesi, fu realizzata, probabilmente, su progetto di Frà BEVIGNATE tra il 1275 ed il 1278, a compendio del nuovo acquedotto. Poi, negli anni successivi venne adornata con sculture di Nicola e Giovanni PISANO.
Il primo nucleo del Palazzo dei Priori (piano terra e il primo piano) risale al 1292 (Figura 10).
Nei secoli successivi il palazzo ingloberà gli edifici adiacenti: la chiesa di San Severo di Piazza, la casa-torre di Madonna Dialdana, la torre di Cola di Benvenuto Servitori, l’attigua domus e la casa di Ottaviano Boncambi (Figura 14).
Due anni dopo sarà fruibile la grande sala di rappresentanza del Capitano del Popolo (oggi Sala dei Notari), comunicante con gli appartamenti di residenza del magistrato. Tra il 1498 e il 1500 Pietro PERUGINO decorerà i suoi interni col ciclo di affreschi della Sala delle Udienze.

Suggestioni d’Arte. La Galleria Nazionale dell’Umbria

Nella seconda metà del Quattrocento sarà affrescata da Benedetto BONFIGLI la nuova Cappella dei Priori con il ciclo degli episodi dedicati alle storie di sant’Ercolano (uno dei patroni della città) e san Ludovico da Tolosa (Figura 18).
All’interno del Palazzo dei Priori  è posta la Galleria Nazionale dell’Umbria, un viaggio dal XIII  al XIX secolo attraverso 40 sale. Le opere sono risaltate su spazi congeniali. Nelle sale e nelle logge è un continuo alternarsi di magnificenza e attenzione di modo che l’architettura incornici e risalti l’opera. Sono opere d’arte gli affreschi (Figura 18), i mobili, i pavimenti (Figura 19), le tipiche tele prodotte qui dal XIV secolo (Figura 21). Sono opere d’arte, quelle esposte, che risaltano e completano gli ambienti architettonici e le atmosfere.
Anche gli eventi collaterali acquisiscono risalto, senza interferenza.
In questo momento Fratello Sole e Sorella Luna. La Natura nell’Arte, tra Beato Angelico, Leonardo e Corot (Figura 22 e Figura 23).

immagine citata nel testo

Figura 45 – La tomba etrusca di Cai Cutu, scoperta nel 1983 e ricostruita nei sotterranei del MANU

Perugia Sotterranea

L’esperienza di Perugia Sotterranea è un viaggio immaginifico a testa in giù, nella stratigrafia archeologica (Figura 24) che inizia dal villaggio etrusco che circondava l’imponente acropoli, fino all’odierna piazza IV novembre col passeggio (lo striscio, come si dice in toscana).
Si comincia a scendere attraverso l’evoluzione del nucleo originale dell’Isola Santa. La chiesa ed il convento medievale e rinascimentale, gran parte ancora in uso, fino alle cantine dei frati, che talvolta si affacciano ancora ai vicoli più bassi, ma ancora pieni di vita.
SI scende al decumano, ai suoi basoli usurati, graffiati e violati da fondazioni medievali di edifici circostanti alla Cattedrale (Figura 25 e Figura 33). Se ne percorrono alcuni metri fino ad una piccola domus del I sec. a.C. prospiciente. Ne restano un pavimento in probabile cocciopesto (Figura 26) ed un piccolo impluvium (Figura 27). Sul terreno di copertura del pavimento restano i segni di un evento nefasto per la città romana. Il livello rossiccio (Figura 28 e Figura 29) è testimone dell’incendio …che distrusse la città nel 40 a.C., appena caduta nelle mani dell’esercito romano di Ottaviano. Lo strato di bruciato racconta del Bellum Perusinum, un momento drammatico della storia della città, ultima roccaforte del popolo etrusco che entrò definitivamente a far parte dell’Impero Romano dopo essersi trovata al centro dello scontro politico tra Marco Antonio e Ottaviano… .
Scendendo ancora si arriva all’opera omnia. Sono i resti ancora stupefacenti di un’opera imponente: il muro che sorreggeva il terrapieno dell’acropoli etrusca di VI secolo a.C.. Un luogo di culto antico, che non ha perso il carattere di sacralità col passare del tempo ed il modificare delle religioni.
Il muro che sorreggeva il terrapieno dell’acropoli, ed i due templi soprastanti, raggiungeva i 15 metri di altezza ed i 40 metri di lato.
La regione di Perugia è notoriamente sismica, ma questa struttura ha resistito indenne ai terremoti, un po’ meno agli uomini.
L’escamotge per realizzarlo in modalità antisismica appare molto semplice. Il muro è costruito a corsi orizzontali di blocchi di travertino squadrati (Figura 30) e posti in opera senza legante. Ogni due corsi gli allineamenti sono stati arretrati di un paio di centimetri (Figura 31) e questo accorgimento deve aver indotto alla struttura quell’elasticità che l’ha fatta resistere al susseguirsi dei terremoti nel tempo.
Una curiosità. Il travertino era cavato in zona e l’opera era talmente importante che era garantita la qualità della roccia e della manodopera. Per tale motivo i carichi erano bollati con delle sigle (Figura 32) che identificavano la cava e/o il cantiere di posa. In caso di problemi era quindi possibile risalire anche ai responsabili.

Il Pozzo Etrusco

Dall’acropoli etrusca (Isola Santa) al vicino Colle del Sole, Il punto più elevato in quota della Città. È qui la vera cinquecentesca di uno dei tanti pozzi per l’acqua (Figura 34Figura 35), un’opera idraulica già curiosa per la sua localizzazione. È solo la punta dell’iceberg di un impianto molto precedente, imponente, stupefacente, funzionale e funzionante. Un’opera idraulica estrema che affonda nelle profondità nel colle e della storia. Il Pozzo Etrusco di Perugia che fu realizzato nel III secolo a.C (Figura 59).
Vi si accede dal vicino Palazzo SORBELLO, già dei Conti MONTEMELLINI, poi degli ODDI, degli EUGENI ed infine dei Marchesi BOURBON di SORBELLO.
Il breve percorso si snoda lungo una galleria (Figura 36), scavata dagli ultimi proprietari, che dava accesso alle cantine del palazzo (Figura 37).
Il pozzo vero e proprio è profondo oltre 37 metri ed ha un diametro che dagli oltre cinque metri e mezzo, poco sotto la vèra, si restringe a tre metri poco sotto il rivestimento (Figura 38). È stato scavato in quello che localmente è chiamato tassello mandorlato, cioè un deposito fluviolacustre del Pleistocene inferiore (circa 2,58 milioni di anni fa) costituito da alternanze di orizzonti argillosi e ciottolosi, nei quali risiede l’acquifero. È quella che i geologi hanno classificato come PGU2b, litofacies del Colle di Perugia (MELELLI, 2019).
Il pozzo è alimentato da tre polle perenni, Di nessuna rilevanza sono gli stillicidi superficiali provenienti dal rivestimento murario o da limitati livelli ciottolosi (Figura 39) o da vecchie canale superficiali (Figura 40).
Stupefacente è la struttura che sorregge la parte superficiale del pozzo. si tratta di un sistema di due capriate in travertino (peso stimato 80 quintali ciascuna), incastonate nel rivestimento in conci, ancora di travertino (Figura 41). Ognuna delle due capriate è composta da cinque elementi: tre costituiscono il trave vero e proprio e due i sostegni-incastro. Tutti e cinque i pezzi sono montati solo ad incastro (Figura 42, Figura 43 e Figura 44).
Pare che, in origine, l’acqua venisse attinta mediante una specie di noria, come rivelerebbero le tracce di trascinamento sulle pareti del pozzo. In seguito il sistema fu sostituito da semplici carrucole, corde e secchi. Oggi sono in funzione un paio di pompe di sollevamento.

Il Museo Archeologico Nazionale dell’UMBRIA (MANU)

È impossibile descrivere in maniera succinta il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria. Non basta un paragrafo, ma non basterebbe neppure un articolo. Se ne possono raccontare, però alcune suggestioni della visita.
Le Urne Perugine.
Oggetti apparentemente tutti uguali, ma ciascuna con una propria specificità.
Ognuna era realizzata, in travertino, da un artigiano che seguiva specifici modelli. Ognuna conteneva un corpo cremato. Erano disposte in tombe ipogee che dovevano essere ampliate nel tempo per far posto ai parenti. Le deposizioni seguivano un ordine gerarchico, destinando il posto d’onore al fondatore della tomba. Nella tomba dei CAI CUTU (Figura 45), ricostruita in un fondo del museo, il capostipite era stato sepolto addirittura in un sarcofago di arenaria (Figura 46). La tomba abbraccia un periodo compreso fra il III ed il I secolo a.C.. Il capostipite, inumato, doveva essere stato deposto immediatamente o all’inizio del III sec. a.C., poiché è dall’età ellenistica che si afferma il rito dell’incinerazione.
Un particolare. Fra le urne più antiche alcune presentano il defunto giacente sul coperchio, in atteggiamento di banchetto (Figura 47), ma senza pretesa ritrattistica. Questa tipologia si riallaccia alla bottega che ha prodotto le urne della famiglia velimna (in latino Volumni) dell’omonimo ipogeo.
Sulle urne sono scolpite scene della mitologia ellenistica e, dal II sec. a.C., anche scene di combattimenti (Etruschi contro Celti). Così, ad esempio, la morte di Enomao (Figura 48), il riconoscimento di Paride (Figura 49), una caccia al cinghiale Caledonio (Figura 52), Scilla con timone contro Ulisse (Figura 51), un combattimento utilizzando una particolare ascia (Figura 53) o rappresentazioni di arti e mestieri, come il capomastro o l’architetto (Figura 50).
In seguito la scenografia diviene ripetitiva, segue modelli prestabiliti, più volte riprodotti da tavole o pergamene che circolavano nei diversi atelier.
Un’ultima considerazione su un’altra particolarità degli Etruschi. L’utilizzo di ciottoli per vari utilizzi. Ad esempio i ciottoli di Marzabotto con incisa una croce orientata ai punti cardinali, o quello di Spina con iscrizione e croce, oppure i segnacoli o, infine, ma con larga incertezza, quello grafito di Chiavari. Anche a Orvieto sono stati trovati alcuni grossi ciottoli basaltici di età Arcaica che venivano utilizzati come cippi funerari (Figura 54). Fra questi, uno in particolare, porta incisa su un fianco una freccia, simbolo di TINIA, lo Zeus etrusco (Figura 55).

Conclusioni

Quale miglior conclusione a giornate, scoperte ed emozioni che quella di un relax davanti ad una tavola imbandita.
Anche a Perugia, come nel resto dell’Italia, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Innanzitutto si può pensare alla porchetta, per un panino al volo fra un museo e l’altro. Ma qui la porchetta è molto di più, è tradizione.
Poi, la fa da padrone il tartufo nero profumato e persistente, con Peridio sottile, a piccole punte.
E quindi come non lasciarsi tentare da tagliolini all’uovo con burro aromatizzato e tartufo (Figura 56) o da una tagliata al tartufo (Figura 57)? Ma non sono da dimenticare gli Umbricelli stesi a mano col ragù tradizionale di cinghiale (Figura 58)… Il tutto accompagnato da quel nettare che è il Sagrantino di Montefalco…
E per dolce? La cioccolata, sotto qualunque forma ed in qualunque dolce..

Montefalco, provincia di Perugia, Italia

Perugia, provincia di Perugia, Italia

Piazza Giordano Bruno, 06121 Perugia provincia di Perugia, Italia

Perugia, provincia di Perugia, Italia

Perugia, provincia di Perugia, Italia

Perugia, provincia di Perugia, Italia

Perugia, provincia di Perugia, Italia

Piazza Iv Novembre, 06123 Perugia provincia di Perugia, Italia

Via Maestà Delle Volte, 06123 Perugia provincia di Perugia, Italia

Riferimenti

MELELLI L. (2019). PERUGIA SOTTO SOPRA. Le cavità antropiche del centro storico di Perugia e la Geologia Urbana. In Laura MELELLI, Enrico ROSATI, Una finestra sulla geologia del Colle di Perugia. La città sotterranea nella documentazione dell’archivio Rosati. Riv. Culture Territori Linguaggi, v. 16. Perugia

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