In copertina: particolare del rissëu della chiesa di San Martino di Zoagli
La geologia dei muretti e dei rissëu
Un mio vecchio insegnante dell’università amava dire che la geologia si fa anche sui muretti degli infiniti terrazzamenti della Liguria.
Basta uno sguardo per rendersi conto del significato di questa frase. La materia prima per realizzare le centinaia di chilometri di muretti a secco, la pietra, è sempre stata quella locale. Proveniva dagli affioramenti più prossimi al luogo di costruzione, ma anche dai coni di deiezione, dalle frane di crollo, dalle discariche delle cave, ma sempre il più vicino possibile ai luoghi di posa in opera. Di conseguenza rappresentava la geologia locale.
Ma non solo.
Gli alvei, ed in molti casi anche i litorali, hanno assunto ruolo di cava. Da questi ambienti provenivano i grossi ciottoli per gli edifici più poveri o di servizio posti in pianura, ma anche e soprattutto i piccoli ciottoli impiegati per la realizzazione dei ligurissimi e tipicissimi rissëu. Sono i caratteristici pavimenti a mosaico dei sagrati e dei giardini di ville e case padronali Liguri.
E rissëu significa proprio ciottolo, come riportano i vocabolari Genovese-Italiano del CASACCIA (1851), il coevo dell’OLIVIERI e quello del PAGANINI (1857). Quest’ultimo ricorda altresì l’àstrego de rissëu (acciottolato, selciato di ciottoli) e l’azione di astregà de rissëu (acciottolare e selciare con ciottoli).
I rissëu sono piccole/grandi opere d’arte spontanea realizzate, in principio, negli angusti accessi e piazzali antistanti le chiese di paese per valorizzarne la poca disponibilità di respiro. Ma che sono divenuti in breve tempo un elemento decorativo-artistico tradizionale che ha caratterizzato i sagrati ed arricchito palazzi e ville signorili, fino a rappresentare una sorta di status symbol.
È un’altra storia che viene da lontano e che si concretizza in questi elementi decorativi profondamente e simbolicamente liguri.
I rissëu di Liguria
I rissëu sono una delle peculiarità più intriganti e meno note del paesaggio architettonico ligure. Si incontrano a cominciare da Mentone, col sagrato della Basilica di San Michele Arcangelo, ma soprattutto lungo il tratto di costa compreso fra Genova e La Spezia, di cui il Golfo del Tigullio costituisce il baricentro. Sono presenti in quasi tutti i borghi liguri come testimonianza artistica e di profonda devozione.
Ma il loro significato va oltre. È ulteriore prova della precisa cognizione e conoscenza di un territorio morfologicamente aspro e difficile, ma soprattutto delle sue risorse; risorse geologiche.
Pensiamo alle estrazioni di diaspro dalla cava di Lagorara (Maissana, La Spezia), per produrre cuspidi di freccia (3500-2000 B.C.). Pensiamo alle coltivazioni di solfuri misti per estrarre il rame nelle miniere di Monte Loreto e Libiola (Età del Bronzo). E pensiamo, infine, all’estrazione di ardesia per infiniti usi edilizi (primi fra tutti i tipici tetti) documentata dal Medioevo, ma con riscontri d’impiego anche nella necropoli preromana di Chiavari.
Ed è significativo che all’esecuzione dei rissëu, dalla raccolta dei ciottoli alla loro posa in opera, partecipasse tutta la comunità parrocchiale che vi si dedicava nei giorni di festa.
Solo in seguito questa attività è divenuta patrimonio di artigiani, decoratori ed artisti rimasti quasi totalmente anonimi.
Un viaggio nella geologia attraverso i rissëu
È di questi giorni l’ultimazione del restauro del rissëu ottocentesco di San Gottardo di Molassana. Un intervento molto sentito dalla comunità locale e realisticamente descritto nelle fotografie che corredano la notizia.
È la conferma dell’attaccamento della comunità parrocchiale alla tradizione ed al significato del proprio rissëu.
La ricerca e la riscoperta dei rissëu costituisce un viaggio attraverso la geologia della Liguria, soprattutto di Levante. Ma anche un viaggio nella Liguria più intima, quella dei suoi borghi, dei sagrati, dei palazzi signorili e delle piazze. Il filo conduttore è rappresentato da questi manufatti ornamentali che riflettono più di ogni altro, con i colori e le litologie dei ciottoli impiegati, le emergenze e le variazioni geologiche dell’ambiente in cui si calano.
Questa storia che viene da lontano sarà un viaggio geologico-artistico e la guida potrà essere, fra l’altro, il volume Prïe de Mâ – La Liguria dei Rissëu da Portofino a Moneglia, pubblicato da HiroAndCo nel 2017 (FIGURA 1).
I ciottoli dei rissëu
Come già accennato, i ciottoli impiegati nei rissëu provenivano essenzialmente da raccolte eseguite sui litorali. Al contrario, la raccolta negli alvei era sicuramente molto occasionale.
I litorali assumevano, infatti, una valenza fondamentale. In questi ambienti la varietà litologica dei ciottoli è la più ampia. Qui l’azione del mare trasporta e deposita frammenti litologici provenienti da lontano e non necessariamente presenti nei bacini incipienti. Un esempio: la spiaggia di Zoagli è sottesa all’ampio affioramento di calcari grigi del Monte Antola. È del tutto plausibile che sul lido si trovi una grande quantità di ciottoli di tale litologia. Ma guardando bene sarà facile individuare in mezzo a quelli ciottoli di ofioliti, di arenaria, di diaspro, di calcari bianchi, etc. (FIGURA 2).
Le litologie ed i colori dei russëu non rispecchiano, quindi, solo le rocce presenti nei bacini idrologici sottesi.
Sarà così possibile una coesistenza di rissëu differenti. Nelle aree e sui lidi a maggiore diffusione di ciottoli calcarei, come ad esempio a Camogli (FIGURA 3), saranno più diffusi rissëu dicromi (Santa Maria Assunta di Camogli, (FIGURA 4), ma vi potranno coesistere rissëu a ciottoli di diaspro, calcare bianco ed ofioliti anche se tali litologie sono esterne al loro dominio geologico. E senza che tali litologie, almeno originariamente, siano state importate. Un esempio in questo senso è il rissëu policromo (FIGURA 5) della chiesa di Santa Giulia (FIGURA 6) località completamente compresa nel dominio della Formazione degli Scisti della Val Lavagna.
Soffermiamoci, ora, sui principali litotipi che ritroviamo più diffusamente impiegati nei rissëu del Tigullio:
- i diaspri rossi. I diaspri costituiscono vasti affioramenti nella Val Graveglia e nello spezzino. Come detto hanno cominciato ad essere utilizzati per scheggiare strumenti ed utensili di uso comune (punte di freccia, raschiatoi, etc.) e, dall’Ottocento, sono stati studiati per sfruttare i giacimenti di manganese che ospitano. Nell’impiego per i rissëu è stato fondamentale il loro tipico colore;
- i calcari a Calpionelle bianchi. Questi calcari si trovano limitatamente all’Alta Val Graveglia ed in altri sparuti piccoli affioramenti. Ma sui litorali sono reperibili in notevole quantità vicariati da ciottoli di altri calcari (anche metamorfosati) provenienti dallo spezzino o da ciottoli di marmo apuano, di analoga tonalità;
- i calcari marnosi di Monte Antola a vari toni di grigio. Questi calcari grigi sono diffusi da Chiavari a Genova con un vasto affioramento lungo la costa. È evidente quale sia stata la diffusione dei ciottoli grigi (FIGURA 2 e FIGURA 3), nonché della loro raccolta ed impiego. Tuttavia potevano essere anche surrogati con gli strati grigio-chiari delle Argille a Palombini della Val Graveglia o del Bracco e da altri calcari spezzini;
- le ofioliti, ed in modo particolare le lherzoliti, verdi scure-nerastre e, più occasionalmente, verdi chiare. Queste litologie sono molto diffuse nell’entroterra del Tigullio e dal Bracco allo Spezzino. Pertanto, i loro ciottoli divengono via via più rari procedendo da Rapallo verso Genova;
- i gabbri o ancora i diaspri, verdi chiaro. Per i diaspri verdi gli affioramenti sono molto limitati (ed i ciottoli quindi occasionali). Più facilmente si possono reperire ciottoli di gabbro provenienti dagli affioramenti della Val Graveglia e del Bracco. Ma il loro impiego nei russëu è stato molto occasionale.
La realizzazione dei rissëu
La realizzazione dei rissëu iniziava (ed inizia tutt’oggi ad opera di pochissimi abili artigiani) con la definizione del disegno che costituirà il motivo ornamentale dominante. Sono motivi geometrici, la classica rosa dei venti, ancore e bastimenti, trigrammi ed immagini sacre, animali, intrecci di fiori e racemi, arabeschi, etc., spesso associati in composizioni complesse.
Il passo successivo era la ricerca e raccolta della materia prima: i ciottoli. Da questo momento era coinvolta tutta la comunità che avrebbe poi usufruito del sagrato o dello spazio comune decorato.
La cultura materiale ricorda diversi esempi di raccolte collettive.
Ad esempio, furono le contadine che scendevano dalle alture di Genova per recarsi ai mercati delle località costiere a raccogiere i ciottoli per il rissëu del Santuario di Apparizione (alle spalle di Genova Quarto). Oppure il sagrato della chiesa di Sant’Anna di Piazza (La Spezia) è stato realizzato nel 1869 con i ciottoli raccolti sulla spiaggia di Deiva Marina dai residenti nella frazione che lavoravano come operai alla costruzione della prima linea ferroviaria ligure (Genova – La Spezia).
La posa dei rissëu
Le fasi di posa dei rissëu prevedevano (e prevedono ancora oggi) diverse fasi operative:
- la predisposizione di un sottofondo in malta di calce e sabbia (e, secondo alcuni artigiani anche di polvere di porcellana);
- l’inserimento dei ciottoli che costituivano i contorni delle varie figure del tappeto;
- l’eventuale debole rettifica del lato dei ciottoli che andava interrato;
- l’inserimento degli elementi interni alle figure. Questo avveniva appressandoli uno all’altro in maniera molto serrata.
La posa di ogni ciottolo rivestiva, e riveste, un’importanza fondamentale. Ciascuno era battuto con mazzette di legno al fine di assicurare reciproci e precisi rapporti di coerenza a garanzia della stabilità globale del disegno. La coerenza dei singoli elementi era poi incrementata saturando gli interstizi con sabbia fine; in questo modo veniva assicurata anche, e soprattutto, la capacità drenante della superficie ricoperta dal mosaico in ciottoli.
La posa in opera di singoli ciottoli, in relazione e rapporto agli altri, era il momento più delicato di tutto il processo. Da essa dipendeva la durata, la conservazione e la funzionalità del rissêu.
Le funzioni drenante e consolidante dei rissëu
Dalle fasi di posa emergono chiaramente un paio di caratteristiche fondamentali dei rissëu: la capacità drenante del tappeto, ma anche una sua contestuale, leggera, funzione consolidante.
Un riscontro storico.
Nel 1879 la fabbriceria di Castiglione Chiavarese (entroterra di Sestri Levante) proponeva la realizzazione di un rissëu sul sagrato della chiesa di Missano (frazione del Comune di Castiglione Chiavarese – FIGURA 7). Lo scopo era soprattutto quello di risolvere un problema pratico: …fatta la proposta che la chiesa non può mantenersi in stato decente, se non si procede alla formazione di un lastricato di ciottoli in tutto il piazzale, tanto più che nella stagione invernale il detto piazzale è tutto ingombro di fango e in estate ripieno di polvere che s’introduce in chiesa … viene approvata a pieni voti… (da una delibera della Fabbriceria del 1868 – http://www.cai-tam.it/150×150/112.pdf).
Particolare del tratto terminale del Torrente Bisagno con, in alto a sinistra, il complesso di Sant’Agata ed i nove fornici del contiguo, omonimo, ponte. L’immagine è tratta da La famosissima e nobilissima città di Genova con le sue fortificazioni di Alessandro Baratta (1637).
I primi rissëu
L’uso dei mosaici di ciottoli si sarebbe diffuso in Liguria dal XVI-XVII secolo. Uno dei più antichi rissêu (cinquecentesco) è emerso da recenti scavi eseguiti alle spalle della stazione ferroviaria di Genova Porta Brignole, in corrispondenza della Chiesa degli Incrociati. L’edificio si poneva su una importante via di penetrazione proveniente da levante, che ricalcava un tracciato di epoca romana ripreso dalla viabilità medievale (MELLI & STRANO, 2010-2011).
Gli Incrociati erano …un antico istituto di spedalieri, così detto dalla croce che i frati portavano sulla veste. Stavano in Genova vicino al ponte di S. Agata nel borgo … di S. Vincenzo… (CASALIS, 1840).
Le …operazioni di scavo condotte in Piazza Verdi hanno portato all’individuazione di un complesso di vani connessi ad una rampa e ad un piazzale pavimentato con ciottoli a mosaico bianchi e neri (con teorie di pesci), riferibili all’impianto cinquecentesco del sagrato della chiesa di Santa Maria degli Incrociati (datazioni delle malte e dei mattoni 1580/1630 d.C.). Tale chiesa faceva parte del complesso monastico dei Canonici Regolari di Santa Croce o Crociferi, sorto nel 1191 nei pressi del Ponte di Sant’Agata e destinato all’assistenza agli infermi ed ai poveri. Il complesso si è sviluppato tra alterne vicende e cambi di proprietà tra il 1191 ed il 1750, anno della più imponente ricostruzione proprio ad opera dell’ordine dei Crociferi, anche se è del 1776 la notizia della sua vendita e della trasformazione della chiesa in parrocchia. Modificato più volte in funzione delle necessità della ferrovia, il complesso è stato demolito definitivamente nel 1939… (SANNA, 2016).
…La pavimentazione a mosaico (rissëu) in ciottoli fluviali o marini bianchi e neri messa in luce nello scavo presenta un motivo a settori con pesci disposti a spirale nella parte centrale e nelle parti laterali un motivo a lisca di pesce, esclusivamente in ciottoli verso monte e in ciottoli e mattoni centrali nella parte più a valle (FIGURA 8). Le analisi mensiocronologiche dei mattoni impiegati in quest’ultima decorazione indicano due date differenti: la prima, tra il 1580 e il 1630, pare attribuibile alla posa del mosaico, mentre la seconda (fine del XVIII secolo) può riferirsi ad un intervento di restauro.
Un inquadramento cronologico nella metà del Cinquecento, compatibile con le notizie storiche dei restauri della chiesa, è confortato dal confronto con altri lacerti di mosaici in ciottoli, realizzati con la stessa tecnica, documentati in occasione di indagini archeologiche nel Palazzo Fieschi a Carignano, nel Palazzo del Principe Doria e nel Chiostro del monastero di San Silvestro …, primi esempi di una moda che ebbe grande diffusione nei secoli successivi… (MELLI & STRANO, 2010-2011).
Il rissëu è stato asportato dalla sede originale, nella sua porzione meglio conservata, per essere ricollocato nell’area destinata all’allestimento ArcheoMetro della stazione Metropolitana di Brignole (MELLI & STRANO, 2010-2011).
Una curiosità sui rissëu
Forse qualcuno ricorderà una scena particolare del film Il ribelle d’Irlanda (clicca qui). Si, quello che appare alle spalle di Rock Hudson è proprio un rissëu.
Il film, tratto dal romanzo Captain Lightfoot di W.R. Burnet, è un’avventura a sfondo romantico che si svolge nell’Irlanda del 1815.
Irlanda? E allora che c’entrano i rissëu?
Alcune scene del film sono state girate nel Powerscourt Estate a Enniskerry. Il palazzo fu costruito nel 1740 per volere del visconte di Powerscourt, Richard Wingfield, discendente di Sir Richard Wingfield, e membro dell’Ascendente protestante dell’epoca.
L’edificio fu progettato dall’architetto tedesco Richard Cassels.
Questa dimora è famosa soprattutto per i magnifici giardini, tra i più grandi d’Europa (20 ettari dei 400 ettari di bosco che la circondano).
Qui sequoie giganti e castagni nani convivono con cespugli di azalee, magnolie e rododendri.
Lord Powerscourt volle rappresentare nel palazzo le bellezze e le originalità che lo avevano colpito nelle sue frequenti visite alle più importanti dimore signorili europee. Così dai ricordi riportati in patria trasse ispirazione per abbellire i giardini della tenuta con opere e riproduzioni artistiche provenienti da tutta Europa.
La fontana al centro dello scenico Lago di Tritone, ad esempio, fu ispirata alla fontana di Piazza Barberini a Roma.
Lo stile della grande terrazza in pietra davanti a Powerscourt House richiamava chiaramente Villa Butera in Sicilia, oltre alle ripide scalinate di Genova e di altri tipici borghi italiani.
Ma furono i pavimenti a rissëu a caratterizzare e cristallizzare definitivamente i ricordi di Richard Wingfield. Furono realizzati sulla grande terrazza (FIGURA 9) e sulle ampie scalinate (FIGURA 10) perfettamente conservate. Oggi Powerscourt Estate è considerata una delle dieci dimore signorili meglio conservate e meta turistica per visitare il suo grande parco visitabile ed il uso prestigioso Hotel.
Panoramica del grande rissëu di Powerscourt Estate (da https://powerscourt.com/house/history)
Parte del sagrato della chiesa di Santa Maria degli Incrociati, oggi nell'ArcheoMetro della stazione Brignole
Il sagrato a rissëu della chiesa di Missano visto da drone (foto di Michael Raggio - My Drone Way)
Particolare del rissëu policromo della chiesa di Santa Giulia (foto di Michael Raggio - My Drone Way)
Il rissëu dicromo della chiesa di Santa Maria Assunta di Camogli
Note di aggiornamento
2021.06.21
Un interessante articolo ed un’importante scoperta. Il luogo è la splendida Isola di Mozia.
Agli inizi del Novecento Joseph Whitaker inizia a scavare la cosiddetta Casa dei Mosaici e riporta alla luce un tratto di pavimento musivo realizzato in ciottoli bianchi e neri.
Dopo oltre un secolo, durante il restauro del pavimento ed i nuovi scavi archeologici fatti dall’Università La Sapienza di Roma, ne viene scoperta la continuazione.
Non anticipiamo altro, ma lasciamo al bell’articolo di Lorenzo NIGRO della Missione Archeologica della Sapienza a Mozia, l’appassionata descrizione del nuovo tratto di pavimento. Per stuzzicare ulteriormente la curiosità, anticipiamo solo che qui i ciottoli sono più piccoli ed oltre a quelli bianchi e neri ne compaiono anche alcuni rossi…
Ecco il link all’articolo ed alla pagina FB sulla quale si possono trovare tantissime altre informazioni.
2021.10.26
Si riporta di seguito un brevissimo appunto di Luigi SADITA, che tratta tratta IL PERIODO CLASSICO DEI MOSAICI GRECI DI CIOTTOLI.Il testo e l’immagine sono tratte dalla pagina FB IMMAGINI D’ARTE DAI MUSEI – Art images from museums, alla quale si rimanda per visionare le altre immagini del mosaico di ciottoli.
…Il mosaico di ciottoli ha il suo periodo arcaico dal 1400 al 400 circa a.C. per manifestarsi nella sua forma più classica e raffinata nei mosaici di Pella, antica Macedonia, dal 370 al 300 a.C. circa, per poi inesorabilmente cedere il passo nel II secolo a.C. alle tessere di marmo, più comode, più varie nei colori e più libere e precise nella forma, ideali per un’arte che tenderà per lo più ad emulare la pittura.
Riporta poi alcune immagini del mosaico in ciottoli…
Nell’immagine: Dioniso, con tirso e corona di tralci di vite, trasportato da un leopardo – Nel bordo inferiore un grifone azzanna un cervo – Museo Archeologico di Pella, Grecia
Dioniso, con tirso e corona di tralci di vite, trasportato da un leopardo – Nel bordo inferiore un grifone azzanna un cervo – Museo Archeologico di Pella, Grecia
2022.09.18
Si parlerà di rissëu oggi alla Biblioteca del Mare di Riva Trigoso.
La manifestazione e gli interventi in programma sono disponibili in video su YouTube
2024.05.26
Una notizia molto interessante e particolare, dalla pagina FB di Henry De Santis. Non è un rissëu, ma è un lastricato molto particolare.
Esempio di Archeologia della produzione.
Cappella di Saint-Jacques-des-Allemands, presso Champoluc (AO), dedicata a San Giacomo Maggiore, ampliata nel 1500,
Il sagrato antistante è stato pavimentato con gli scarti di lavorazione delle olle in pietra ollare che fin dall’alto medioevo veniva estratta e lavorata. I prodotti, fra i quali le olle qui citate, erano anche commercializzate nella zona.
Bibliografia
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Il contributo più interessante, esaustivo ed intrigante letto negli ultimi tempi. Da leggere e rileggere per i numerosi ed ulteriori spunti di approfondimento e di curiosità. Grazie! @Rosmammola
Grazie a Rosangela che ha suggerito questa storia che viene da lontano!
Complimenti , articolo ben curato in ogni particolare con curiosità e approfondimenti davvero molto interessanti!
Ottimo. A Isola del Cantone, dove abito, sulla piazza della chiesa ce n’è uno del 1887 con un rombo al cui interno c’è un cerchio che inscrive una stella a sei punte. Per alcuni ha un significato esoterico e astronomico
Finalmente parliamo di belle interessanti tradizioni liguri. Per mia conoscenza i ” mosaici” di risseu sono composti esclusivamente con pietre di mare, a Genova si diceva ” prie de Vexima” perché lì si svolgeva la maggior raccolta. Il bel sagrato della Chiesa di Isola del Cantone, è formato da ciottoli di torrente-fiume.