L’ambiente di Sestri Levante fra Atlantico e Medioevo

copertina

Copertina: una sequenza stratigrafica particolare della pianura di Sestri Levante. Si riconosce un orizzonte alluvionale (grigio) ricoperto da un livello discontinuo nero (forse per inquinamento da manganese) e la copertura costituita da uno strato arrossato per ossidazione.

Premesse e metodologia

Questa storia che viene da lontano racconta i risultati di uno studio che ha ipotizzato l’evoluzione della pianura alluvionale dei torrenti Gromolo e Petronio (entroterra di Sestri Levante).
La metodologia di indagine applicata è stata quella sviluppata per i precedenti studi delle pianure dei torrenti Ghiararo (Levanto, 1984), Rupinaro (Chiavari, 1987, in corso di aggiornamento) e per la fascia costiera di Lavagna (1987), Rapallo (1994) e Luni (clicca qui).
La base di partenza è stata la ricostruzione dell’originaria morfologia delle aree elaborata sui fogli della Carta Tecnica Regionale a scala 1:5000, che via via si rendeva disponibile.
Quindi sono state raccolte, studiate e reinterpretate tutte le indagini geotecniche eseguite nel tempo: dinamic penetration test, sondaggi sismici a rifrazione, tomografie sismiche, etc., nonché stratigrafie di carotaggi continui abbinati anche a standard penetration tests, etc. Ma, soprattutto, è stato possibile esaminare direttamente molti carotaggi continui, fronti di scavo e pozzetti geognostici aperti per l’occasione, nonché contare su relazioni geoarcheologiche, sui risultati di indagini paleobotaniche (palinologiche e antracologiche), malacologiche e, soprattutto, su datazioni radiocarboniche esperite su campioni prelevati da alcune carote.
Occasionalmente sono state eseguite specifiche indagini geotecniche indirette mediante reticolati di sondaggi geofisici (Sondaggi Elettrici Verticali), allo scopo di integrare, estendere, tarare e uniformare i dati storici reperiti.
Ma, le informazioni più interessanti ed importanti sono state quelle derivate direttamente da carotaggi continui o da sondaggi esperiti nei vari cantieri.
La base morfologica-stratigrafica ricostruita è stata implementata con tutti i dati archeologici disponibili e tutte le cartografie storiche. 

L’Olocene del periodo Atlantico (8K anni BP)

L’analisi e la correlazione di tutti i dati ha consentito la predisposizione di due prime immagini ambientali della piana alluvionale di Sestri Levante.
Le due fotografie si riferiscono all’ambiente olocenico (in particolare al periodo Atlantico di 8-6 k anni BP) ed all’ambiente in epoca romana (I secolo a.C. – I secolo d.C.).
Nel periodo Atlantico (circa 8000 anni fa) il livello medio marino era circa 6-8 metri più basso dell’attuale. Questo dato è conseguenza, secondo gli studi più recenti, di un accrescimento medio di circa 10mm/anno.
Nella piana di Sestri Levante era presente una vasta area paludosa-sartumosa od un modesto e poco profondo lago (Figura 1). Ne rimangono traccia e conferma nella ricorrenza, in vari sondaggi, di un persistente e potente livello argilloso-torboso (Figura 2).
L’esistenza del lago e l’alimentazione del deposito alluvionale continentale erano assicuratate dai due paleoalvei (torrenti Gromolo e Petronio) che costituivano gli immissari dell’acquitrino.
L’assetto ambientale definito per il periodo Atlantico (Figura 1) ha sortito una ulteriore conferma dalla reinterpretazione, in chiave paleoambientale, dei permanent distributed/scatterers ottenuti dallo studio di interferometria radar satellitare reso disponibile da Regione Liguria e di pubblico dominio (Cartografie RISKNAT).
La verifica delle aree anomale derivate dallo studio, riscontra la presenza di un’ampia area con tasso di subsidenza compreso fra 4 e 5 mm/anno, che interessa la pianura dei torrenti Gromolo e Petronio. Questa Area Anomala (Figura 3 ) si sovrappone proprio all’ampio bacino palustre o lacustre che caratterizza la ricostruzione.
I tassi di subsidenza riscontrati sarebbero quindi da correlare a congruenti tassi di costipamento dei livelli torbosi riconosciuti lungo molte delle stratigrafie esaminate.
Come vedremo, un ambiente analogo, seppure disposto a quota differente rispetto l’attuale livello medio marino e con andamento e forma diverse, caratterizzerà anche il medioevo. Anche se, in realtà, questa nuova presenza più recente avrà origine diversa.

Il periodo romano fra primo secolo a.c. e primo secolo d.c.

Durante il periodo romano compreso fra il primo secolo avanti ed primo secolo dopo Cristo, il livello medio marino è risalito (Figura 4).
Il dato più significativo deriva dalla correlazione di numerose misurazioni eseguite su monumenti d’epoca e tracce morfologiche distribuite sulle coste del Mediterraneo. La loro correlazione attesterebbe il livello medio marino di quel periodo alla quota di 50-80 centimetri più basso dell’attuale.
Testimonianza diretta, topografica e molto vicina è quella della villa romana del Varignano Vecchio (clicca qui), per la sua particolare posizione in riva al mare (I sec. a.C. – I sec. d.C.) La presenza di un approdo fornisce informazioni estremamente importanti e dettagliate per tarare le ipotesi sul livello medio marino dell’epoca.

Nella sua risalita il mare ha invaso la valle (ingressione), sostituendosi e ricoprendo l’area paludosa-sartumosa (Figura 4).
L’acquitrino o lago che fosse non sarebbe scomparso del tutto, Ma sarebbero rimasti dei testimoni, delle aree acquitrinose, poste a corona del braccio di mare, ai piedi dei versanti.

immagine nel testo

Una curiosità. Sul litorale di Sestri Levanti sono stati eseguiti alcuni S.E.V. per verificare quali fossero i rapporti sotterranei fra la “penisola” e la radice del versante prospiciente a quello dei “Castelli”. Il risultato è in quest’immagine: la “penisola” è radicata al versante ed il bed rock si trova ricoperto da uno spessore fino ad una ventina di metri di sedimenti.

Il medioevo (X-XIII secolo)

L’abitato di Sestri Levante è edificato quasi interamente in un’ampio fondovalle.
La valle è stata incisa negli Scisti zonati della Forcella (Campaniano superiore), nelle Ardesie di Monte Verzi Campaniano superiore) e nelle Arenarie di Monte Gottero (Campaniano sup.-Paleocene). Le pendici rocciose sono parzialmente bordate da sedimenti detritici ghiaioso sabbiosi soggetti a fenomeni di ‘debris flow’ (Quaternario).
Nel tempo, la valle è stata riempita da depositi alluvionali Olocenici del torrente Petronio e dei suoi affluenti.
L’analisi della successione stratigrafica evidente nelle sezioni esposte e l’interpretazione di alcuni sondaggi geognostici hanno consentito di ricostruire le fasi (numerate da 1 a 6) dell’evoluzione ambientale sino ad oggi. La sequenza è caratteristica del versante vallivo sinistro, in località Lapide.

  1. Emersione dell’area e pedogenizzazione degli argilloscisti di base.
  2. Erosione più o meno marcata del suolo e conservazione del cappellaccio di alterazione nelle aree più protette.
  3. Avanzamento della linea di costa e formazione di una laguna.
  4. Graduale interramento della laguna e formazione di una piana costiera, corrispondente al tratto focivo del T. Petronio. Le depressioni paludose erano interessate da sedimentazione di limi ed argille.
  5. Soffocamento delle depressioni paludose da depositi sabbiosi pertinenti ed episodi esondativi del T. Petronio e da sedimenti colluviali. Le frane sarebbero state verosimilmente innescate dai disboscamenti funzionali all’insediamento dell’area del Castellaro. In questa fase (Figura 5) si colloca l’episodio di canalizzazione datato 1040-1260 AD (CAMPANA, SPADEA e TORRE, 2013).
    Il canale medievale è senza dubbio legato ad un’opera di bonifica. Altresì sarebbe testimone della probabile presenza di un insediamento nella pianura, Ma di questo, al momento, non si hanno testimonianze.
    Il canale era delimitato sulle sponde da filari di salice e di pioppo oltre che da pali. Uno di questi alberelli di pioppo è stato analizzato al C14 ed ha fornito la datazione fra il 1040 ed il 1260 AD, che individua anche l’epoca in cui funzionava il canale.
  6. Impostazione, in epoca post medievale, dell’alveo del T. Petronio e deposizione di ghiaie medio grossolane.

Le informazioni dedotte dalle indagini archeologiche, correlate a quelle delle numerose indagini, delle analisi e dei sondaggi hanno consentito di ipotizzare l’assetto ambientale della valle dei torrenti Gromolo e Petronio in periodo medievale (Figura 5)

Bibliografia

CAMPANA N., SPADEA G., TORRE E. (2013). Via Fasce (Sestri Levante). In CAMPANA N., DEL LUCCHESE A. e GARDINI A. (a cura di) Archeologia in Liguria, nuova serie, vol. IV, 2010-2011, pp196-197. Genova
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DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (1984). Studio geotettonico e storico sull’evoluzione di una piana alluvionale (Levanto – Liguria Orientale): applicazione del metodo geofisico per la identificazione e la definizione di strutture sepolte. In: Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova, a. 5, n 5, pp. 135-153. Tortona.
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DEL SOLDATO M. (2013). La valle di Sestri Levante fra l’Olocene e l’età romana: ricostruzioni paleoambientali. In CAMPANA N., DEL LUCCHESE A. e GARDINI A. (a cura di) Archeologia in Liguria, nuova serie, vol. IV, 2010-2011, pp. 197 e TAVV. XXIX.1 – XXIX.2, Genova

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