Archivio Autore: Marco Del Soldato

Val Graveglia mineraria: il manganese

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La Val Graveglia è nota soprattutto per le sue miniere di manganese.
Il manganese ha cominciato da essere ricercato e sfruttato, anche in Val Graveglia, durante la Rivoluzione Industriale.
Prima era utilizzato solo dai vetrai e pochi altri utilizzi (ad esempio le bottigliette marroni per i medicinali). Ma poi sono state scoperte le sue caratteristiche per indurire l’acciaio e per realizzare leghe. A quel punto la ricerca è diventata sfruttamento minerario ed industria.

Luni: la via dei marmi prima del Marmo Lunense

In copertina: particolare della stratigrafia del sottofondo di un pavimento a mosaico. Domus dei Mosaici, Mosaico del Circo Massimo di Roma (V sec. d.C.). Reading Time: 18 minutes Premessa alla via dei marmi di Luni Questa storia comincia nel 177 a. C.. È l’anno di deduzione della colonia romana di Luni, la città che raggiungerà […]

Portus Lunae: certezze e incertezze. Indizi, disegni, mappe, prove.

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Il Portus Lunae è citato dai classici. Era un porto della flotta romana partita da Pisa alla conquista dei Luguri. Poi, con la colonia, la prima ricerca di materiali ornamentali per arricchire la città. Ecco un Portus Lunae piccolo, ma sufficientemente efficiente per il trasporto dei primi marmi dal Promontorio Orientale della Spezia. Infine, la scoperta del bacino marmifero apuano ed il business del Marmo Lunense. La nuova necessità di un porto commerciale…

346 AD, violento terremoto colpisce il settore centro appenninico d’Italia. E Luni?

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Nel 346 AD il settore centro-appenninico d’Italia, e particolarmente il Sannio, sarebbe stato colpito da un forte sisma distruttivo. Lo attestano fonti storiche eterogenee. Una crisi sismica molto estesa è descritta, per il IV secolo AD, anche dalle ricostruzioni del Catalogo dei Terremoti. Avrebbe avuto origine in Grecia, ma i risentimenti (tsunami) si sarebbero manifestati fino sulle coste della Sicilia e della Spagna.
La storia delle ricerche e degli scavi di Luni ricorda alcuni particolari situazioni che potrebbero ricordare un risentimento diretto anche nella città di Luni. Purtroppo le documentazioni sono andate perse, ma restano pur tuttavia dei sospetti…

Lagorara: 5000 anni fa una cava di diaspro (ma anche noduli e miniere)

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La valle Lagorara si trova in comune di Maissana, nell’entroterra fra il Tigullio e lo spezzino. È una valle profonda, misteriosa e suggestiva. È dominata dai monti Porcile, Verruga e Scogliera. Dal punto di vista ambientale è dominata della altissime pareti a strapiombo di uno dei più vasti affioramenti di diaspri. I Diaspri di Monte Alpe della letteratura geologica.
Ma in valle Lagorara si trova la più antica, longeva (per durata di attività) e ampia cava di diaspro e radiolarite conosciuta. In Liguria Orientale non si trova l’ossidiana ed è rara la selce, rocce adatte alla preparazione dei più antichi utensili usati dall’uomo. Ma in Valle Lagorara ci sono diaspri, selci a radiolari e radiolariti. Sono rocce molto particolari ed essenzialmente silicee. Questa loro caratteristica è stata riscontrata e sfruttata anche dall’uomo che, cinquemila anni fa, ha scoperto l’affioramento di Valle Lagorara ed aperto la cava. E nel frangente ha perfezionato le tecniche estrattive e di scheggiatura. Basti pensare che gran parte dei mazzuoli per l’estrazione del diaspro sono di eclogite, una roccia la cui presenza più prossima è nel ponente ligure.

Il leoncino sul capitello figurato del chiostro dell’isola del Tino

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Un unico capitello figurato nel chiostro dell’isola del Tino: un leoncino, poi una rosetta ed un fiore su lungo stelo in mezzo a fogliami. Un pezzo unico. Le analisi petrologiche hanno indicato che il capitello è stato realizzato da un blocco di marmo aprano. Un riuso? Un elemento realizzato sul posto? In realtà, non c’è grande impiego di marmo apuano sui monumenti dell’isola. Un’importazione?
Sono stati cercati confronti, ma…

Le statue stele della Lunigiana (aggiornamenti)

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Copertina – Ipotesi della fase di rifinitura di una statue stele della Lunigiana (MDS89) Uomini (e donne) scolpiti nella pietra Il 17 settembre prossimo si aprirà, presso il Museo Nazionale di Zurigo, una mostra sulle statue stele con materiale proveniente da tutta Europa. Per l’Italia saranno presenti Aosta, Bolzano, Brescia,Cagliari, Capo di Ponte, Laconi, Lucca, Merano, Reggio […]

Lavandaie (Bugàixe) e lavatoi (a-i tréuggi)

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Una lettura casuale riporta alla mente immagini dell’infanzia. La mia nonna, Gina, che sovrintendeva al lavaggio delle lenzuola: acqua bollente nella tinozza dove erano le lenzuola e la soda. E girare, rimestare, girare, rimestare e… ancora acqua bollente… un rito più che un bucato. E poi stendere fuori, all’aria di Firenze… Oggi quelle lenzuola profumano ancora di sole, di brezza, di pulito, di Firenze, di anni Cinquanta… di gioia…

Val Graveglia Mineraria: il rame (II parte)

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Copertina – Le principali mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia (modificato da BURCKHARDT e FALINI, 1956). Reading Time: 18 minutes La Miniera di Monte Bardeneto in Val Graveglia nel Cinquecento Il giacimento della Val Graveglia del quale si hanno riscontri storici più antichi è sicuramente quello di Monte Bardeneto, presso l’abitato di Nascio (Figura 9).Il 12 […]

Val Graveglia Mineraria: il rame (I parte)

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Copertina – Le principali mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia (modificato da BURCKHARDT e FALINI, 1956). Reading Time: 18 minutes Giacimenti di rame in Val Graveglia Le mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia sono state oggetto di ricerca e sfruttamento in epoche diverse, anche antiche.Si pensi che nella stessa regione di Gambatesa sono stati cercati minerali di […]

Alberi, storie di vita

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Copertina – Gustav KLIMT, l’ Albero della vita, 1908-1911. Matita, pastelli e lamina metallica su carta, circa 200 x 306 cm. Vienna, Österreichisches Museum für angewandte Kunst. Il trittico che il maestro viennese progettò per l’abitazione del mecenate Adolphe Stoclet. Alberi, una storia che viene da lontano Proviamo a pensare qual’è la nostra reazione alla parola albero. Beh, […]

Studio gravimetrico della Miniera di Gambatesa (1968)

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Nel 1968 la miniera di Gambatesa era ancora in piena attività. Il giacimento manganesifero era molto conosciuto ed oggetto di studi da parte di università italiane e straniere.
Nello specifico si interessò di Gambatesa anche l’Università di Losanna che chiese ed ottenne il permesso di eseguire uno studio gravimetrico sperimentale. Fu scelta l’area di Visagna e specificatamente quella del Monte Comunella per la sua posizione rispetto alla lente maggiore in coltivazione.
Seguirono approfondimenti mediante carotaggi ed una revisione critica dei dati sperimentali.

Noduli polimetallici, la nuova frontiera della ricerca mineraria (II p.)

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Risalgono alla fine degli anni Settanta del secolo scorso le prime notizie circa la ricerca dei noduli polimetallici dei fondi oceanici.
Notevoli le difficoltà tecniche ed economiche per estrarre quella ricchezza.
La sperimentazione ha dimostrato che oltre a ferro e manganese, quei noduli contengono anche Cobalto, Nichel, Terre Rare ed altri metalli oggi indispensabili per le pile.
La nuova ideologia green, però, non tiene conto delle modifiche ambientali che la loro estrazione produrrà nei fondali oceanici. Ma neppure del fatto che saranno patrimonio di pochissime industrie e monopolio di uno o due Paesi. E, soprattutto, non tengono conto dell’immane problema che si affaccerà al momento dello smaltimento di tutte le batterie di auto, monopattini, etc. che si aggiungeranno a quelle di pc e cellulari, prodotte con quei metalli.

Noduli polimetallici, la nuova frontiera della ricerca mineraria (I p.)

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Risalgono alla fine degli anni Settanta del secolo scorso le prime notizie circa la ricerca dei noduli polimetallici dei fondi oceanici.
Notevoli le difficoltà tecniche ed economiche per estrarre quella ricchezza.
La sperimentazione ha dimostrato che oltre a ferro e manganese, quei noduli contengono anche Cobalto, Nichel, Terre Rare ed altri metalli oggi indispensabili per le pile.
La nuova ideologia green, però, non tiene conto delle modifiche ambientali che la loro estrazione produrrà nei fondali oceanici. Ma neppure del fatto che saranno patrimonio di pochissime industrie e monopolio di uno o due Paesi. E, soprattutto, non tengono conto dell’immane problema che si affaccerà al momento dello smaltimento di tutte le batterie di auto, monopattini, etc. che si aggiungeranno a quelle di pc e cellulari, prodotte con quei metalli.

L’isola che non c’è…

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Una parte di Sestri Levante, quella prospiciente al porto, oggi è una penisola. Ma nella leggenda, nell’immaginario collettivo ed in una sorta di storicità distorta Sestri era una penisola. Qualcuno sostiene che quando ci sono le mareggiate ed il mare ricopre piazza Sant’Antonio è la dimostrazione che Sestri er un’isola. Forse è cosi… o forse no… Del resto qualcuno sostiene anche che il monte di Portofino era un vulcano…

Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca (VCO)

Copertina – Planimetria delle ricerche svolte dal 13 agosto al 14 settembre 1911 a Macugnaga – Val Quarazza. Riproduzione della carta conservata presso l’ex Distretto Minerario di Torino. Da una ripresa fotografica degli anni Ottanta del secolo scorso. Prologo In ogni epoca e ad ogni latitudine l’uomo ha subito il fascino sottile e contrastante dell’oro. […]

Val Graveglia mineraria: le risorse geologiche

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Le prime necessità dell’uomo sono state l’acqua ed il cibo. All’inizio erano disponibili ambedue raccogliendole. Ma poi, soprattutto il secondo, con la scoperta del fuoco doveva essere recuperato con altri mezzi. La caccia necessitava di utensili e, altrettanto, la macellazione e la concia delle pelli. E poi la difesa e l’offesa, la necessità di nuovi ripari e rifugi…
Quindi è stato necessario imparare a conoscere l’ambiente, riconoscere ciò che poteva essere utile ed imparare a produrlo modificando, in vari modi e sempre di più, ciò che era e diventava disponibile.
Imparare a conoscere i materiali… le risorse geologiche.

Domenico Chiodo e l’Arsenale Militare della Spezia

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Nel duecentesimo anniversario della sua nascita vogliamo ricordare Domenico CHIODO.
Ufficiale della Marina Sarda è ricordato per avere realizzato un’opera mastodontica per la sua epoca: l’Arsenale Militare della Spezia.
È da sottolineare che il progetto e la sua realizzazione furono estesi anche ad una parte ingente della città dovendo prevedere tutte quell’indotto di opere logistiche e di servizio per i cantieri, per l’impianto e per il personale militare e non.
Fu certo un’impatto notevole sulla città e sull’ambiente, ma fu anche un modello di sviluppo sociale ed economico per la Città.
Una grande opera che non può prescindere da essere inquadrata nell’epoca e che è miope criticarla con un’ortodossa visione ambientalista odierna. Anche l’attuale visione radicale green ha i suoi limiti quando esasperata. Non parliamo poi se applicata a ritroso nel tempo.

Quelle strane palle rugose…

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Sfere di roccia presenti fra gli strati di numerosissime formazioni di arenaria sparse nel mondo. Oggetti originali inseriti in parchi naturalistici. Ma l’arenaria è stata uno dei materiali utilizzati fin dalla preistoria. E poi la componente sabbia, materiale indispensabile in edilizia. Oggetto di estrazione e trasporti anche particolari

Il palazzo storico di piazza Sant’Agostino alla Spezia

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Copertina – Particolare del portale con trigramma di San Bernardino e degli archetti pensile sui resti del palazzo storico di piazza Sant’Agostino alla Spezia. Prologo Da alcuni giorni la stampa locale (COMUNE DELLA SPEZIA, 2022 su Gazzetta della Spezia&Provincia; TENCA, 2022) propone l’annuncio dell’inizio dei lavori in un angolo molto significativo e dimenticato da tempo, di […]

Convegno: l’Isola del Tino, risultati da nuove campagne di scavo. Giornata di Studi (30 settembre 2023)

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L’isola del Tino. Da rifugio ascetico di Venerio, a opulento cenobio medievale benedettino, da punto di segnalazione, a cava di portoro e sede di fornaci dal XVI secolo, da faro a batteria militare, da punto di riferimento religioso e isola di luce, da cantiere di studio a speranza di apertura culturale.
Le aspettative sono tante ed oggi con i risultati degli ultimi sci archeologici e dei conseguenti studi sono ancora di più.
Purtroppo l’ostacolo è ancora nella resistenza a concederne la fruibilità

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (seconda parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (prima parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

Quella sottile linea grigia

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Recentemente sulla stampa locale, e su YouTube, è stato reso noto che Lavagna ha ricevuto una serie di finanziamenti per eseguire interventi di protezione del suo lungo litorale.
Finalmente è stata superata l’ottica palliativa dei ripascimenti. Sono interventi strutturali fra i quali sono previste alcune dighe soffolte parallele alla costa.
Una novità per quel tratto costiero, ma un’intuizione che risale almeno al 1979.

Cavone del Solivo: una miniera d’oro poco nota della Valle Anzasca

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Nei primi del Settecento la miniera era affittata dai conti Borromeo ad una società locale.
Il minerale era trattato all’amaolgamazione almeno da 1763.
Come tanti cantieri della Valle Anzasca anche questa miniera fu abbandonata e riscoperta alla fine dell’Ottocento. Fu questa un’epoca di rivitalizzazione delle imprese minerarie qui, come in gran parte d’Italia.

Recensione libro: “Museo Archeologico Nazionale di Chiavari” a cura di Antonella Traverso

Immagine citata nel testo

1959: scoperta della necropoli predomina di Chiavari.
1960-1969: campagne di scavo archeologico condotte da Nino LAMBOGLIA con applicazione del metodo stratigrafico.
1979: primo allestimento del Museo Archeologico partendo dalla necropoli di Chiavari ed estendendosi via via alle grandi scoperte della cava di Lagorara e delle miniere preistoriche di Libiola e Monte Loreto. Ma senza perdere di vista tutte le altre realtà, dal castellerò di Uscio alla Piaccia di Suvero età….
Oggi il nuovo allestimento con un occhio particolare all’ambiente ed alle risorse del territorio, per arrivare, poi, fino al Medioevo di Chiavari. Infine la pubblicazione della guida al nuovo Museo Archeologico Nazionale di Chiavari

Lago di sbarramento. Derborence in Vallese (CH)

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Nel Settecento si sono prodotte le due grosse frane. Sono la frana di Diablerets e quella di Le Liapey a Derborance. Un’angusta e selvaggia valle alpina. I corpi di frana hanno ostruito completamente la valle. Conseguenza? si è formato un laghetto alpino, pittoresco e da formato un ambiente fatato: Herennes al pascolo, raclette, assieme vallesienne, fendant…

Un ciottolo graffito a Chiavari

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Dal riordino dei materiali del museo archeologico di Chiavari emerge un frammento di ciottolo molto particolare.
È un frammento di ciottolo da ambiente litorale, di arenaria, scavato alla base dello strato romano. La sua particolarità è quella di essere attraversato da una grande quantità di lineazioni, mollite naturali (fratture), ma alcune tracciate o graffiate da azione meccanica.
C’è stata intenzionalità in questo? Ipotesi affascinante…

Antonio Cesena e Varese (Ligure): noterelle di storia e di ambiente

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Copertina – Il castello a Varese Ligure in Val di Vara. Edificato dai Fieschi passò ai Landi, alla Repubblica di Genova, alla famiglia Rossignotti e in lascito, al Comune. Antonio Cesena, un cronista controverso Antonio CESENA nacque a Varese (Ligure) all’inizio del XVI secolo, secondo HEARN, BALZARETTI e WATKINS (2015) il 15 giugno 1507. Poco si conosce della […]

Lavagna, città di ardesia

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Copertina – Vico del Borgo: peducci in ardesia a sostegno di lastre aggettanti. Lavagna, città sul mare Il fattore che ha maggiormente condizionato l’insediamento costiero, almeno nel settore delle pianure del fiume Entella e del torrene Rupinaro, è stato il meccanismo di formazione delle loro pianure alluvionali. Soprattutto è stata determinante l’evoluzione sia morfologica che […]