Quella sottile linea grigia

Copertina

Copertina – Lo spiaggione di Lavagna-Cavi, con lo sfondo di Portofino. Il porto prima del porto. Cartolina presumibilmente dei primi anni del Novecento (da web).

Proemio

Recentemente la stampa locale e YouTube hanno informato che Lavagna ha ricevuto una serie di finanziamenti per eseguire interventi di protezione del suo lungo litorale compreso fra la foce del Fiume Entella (Figura 1) e le Rocche di Sant’Anna (Figura 2, Figura 3 e Figura 4).
Finalmente è stata superata l’ottica palliativa dei ripascimenti.
Sono previsti interventi strutturali fra i quali il rafforzamento delle dighe soffolte parallele alla costa. Sono interventi atti a smorzare la violenza delle mareggiate più intense (Figura 5, Figura 6 e Figura 7), ma anche a mitigare l’erosione litorale.
Una novità per quel tratto costiero, ma un’intuizione che risale almeno al 1979.
Si propone, suddiviso nei capitoli di seguito ed ampliato con numerose immagini, un vecchio articolo dal titolo L’erosione mangia i nostri litorali. La sottile linea grigia. Una serie di scogliere sub-parallele alla costa potrebbe arginare questa costante opera di demolizione.
L`articolo compariva nella rubrica Ambiente della rivista Il Golfo, mensile del Tigullio nel lontano 1987 (a. 2, n. 7, Ed. SAGNO) e si rifaceva alle conclusioni del convegno tematico tenutosi a Cavi di Lavagna nel 1979.

L’aumento del livello medio marino

Il livello medio marino sta aumentando con una velocità che, in qualche caso ed in alcuni Paesi, ha del preoccupante.
Questo è li risultato di uno studio condotto da esperti americani per conto della National Academy fo Sciences e recentemente pubblicato in anteprima anche in Italia.
Secondo l’indagine è previsto un aumento di circa 30 cm. per i prossimi 30-40 anni che si completerà con una crescita di circa 1-1.5 m. entro il prossimo secolo. I valori si riferiscono a dati raccolti ed elaborati sulle e per le coste americane e pertanto non sono rigorosamente applicabili a tutto li globo. È certo, però, che la tendenza all’innalzamento avrà risentimenti generalizzati ovunque, anche se differentemente quantizzabili in funzione di fattori strettamente locali.
La storia geologica della Terra, anche quella più recente, non è estranea a questo tipo di fenomeni. Tracce di eventi analoghi avvenuti in passato e concomitanti a periodi glaciali (avanzamento dei fronti glaciali ed abbassamento del livello marino) e post-glaciali (scioglimento dei ghiacci e crescita del livello marino) sono testimoniati dalle morfologie costiere e, più recentemente, dalla distribuzione di alcuni insediamenti umani, protostorici e storici, o dagli effetti sull’evoluzione di alcune civiltà e culture.

(Commento: l’escursione del livello marino, in particolare l’innalzamento rispetto al livello medio attuale, è testimoniata localmente, ad esempio, dalle tre spiagge fossili leggibili lungo le isoipse dei 14-16 m l.s.m. (Figura 8 e Figura 10) e dei 30 m s.l.m. di Cavi di Lavagna (Figura 9), databili a cominciare da 125K anni fa e compatibili con l’ultimo interglaciale MIS 5.5.. 

Cause ed entità del problema

Le cause e l’entità del fenomeno, a livello locale, sono molteplici e con implicazioni sia naturali che antropiche.
Fra le prime, gli scienziati americani individuano senz’altro il surriscaldamento del globo, dovuto all’effetto serra e innescato dall’aumento del contenuto di biossido di carbonio e di altri gas nell’atmosfera. L’aumento del calore, se non sarà causa diretta dello scioglimento dei ghiacciai artici, provocherà inevitabilmente mutazioni climatiche capaci di favorire in ogni caso il fenomeno ingressivo del mare. In effetti, sebbene a scala estremamente ridotta e non sicuramente definibile, una mutazione climatica pare già in atto: gli inverni sono più rigidi e le estati più calde e umide, con uno spostamento dal regime climatico temperato a quello più tipicamente continentale.
In definitiva, quindi, li mare non farà che riprendersi, per l’ennesima volta, i terreni che aveva scoperto, qui sulle nostre coste, sin dal Medioevo (Figura 27 e Figura 28).
Vari studi condotti su insediamenti antichi costieri italiani hanno dimostrato che il livello medio marino è andato via via crescendo fino ad epoca tardo romana-alto medioevale, compromettendo, ad esempio, la fruibilità della necropoli pre-romana di Chiavari e condizionando la posizione del più antico insediamento urbano di Levanto (Figura 23, Figura 24, Figura 25 e Figura 26).
In seguito il mare sarebbe andato progressivamente ritirandosi scoprendo aree litorali più o meno sabbiose e/o lagunari, consentendo nel XI secolo la redazione del primo Piano Regolatore di Chiavari, che prevedeva l’edificazione di quattro fasce parallele di edifici sul litorale antistante il castello.

Immagine citata nel testo

Figura 31 – Dinamica dei sedimenti sulla offshore. Carte relative al transito sedimentario della frazione granulometrica modale 0,103-0,120 mm (Sabbia molto fine; Tavola 3) e 0,120-0,190 mm (sabbia fine; Tavola 4). Il tratto studiato è compreso fra l’ingresso della Cala dei Genovesi (Lavagna) e Cavi Borgo-Rocche di Sant’Anna. Da CORTEMIGLIA, 1979

L’esempio Chiavari

Secolo dopo secolo è possibile ricostruire l’aumento del litorale chiavarese almeno fino all’epoca napoleonica (Figura 11, Figura 12, Figura 13, Figura 14, Figura 15, Figura 16, Figura 17 e Figura 18), quando una nuova fase erosiva (del resto ancora in atto) ha preso li sopravvento (Figura 19). È un tipico caso, questo, in cui ha avuto maggior influenza l’intervento umano che non la condizione naturale: l’inversione di tendenza è stata infatti influenzata non poco dai lavori di arginatura del corso terminale dell’Entella e dalla realizzazione, in corrispondenza dell’attuale Lido, di un pennello (Figura 1 e Figura 32). I lavori furono attivati nel 1811 e da quel momento si evidenziò una tendenza del mare a riavanzare, seppure non in maniera costante.
Le mutate condizioni di apporto, ostacolate dall’argine e dal pennello, hanno influito sulla dispersione dei sedimenti portati dal torrente, mutando il regime costiero. È evidente come cause strettamente locali possano amplificare (come in questo caso) o ridurre gli effetti di una tendenza più generalizzata, anche se non sono sufficienti a modificarla radicalmente. La tendenza erosiva innescatasi nel secolo scorso ha, comunque, interessato una fascia costiera più ampia che non quella ristretta all’abitato di Chiavari e compresa fra i due promontori del Gruppo del Sale (Figura 20) e di Sant’ Anna di Cavi (Figura 21).
L’andamento erosivo assunto trova riscontro molto ampio in tutt’Italia: una recente pubblicazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Progetto finalizzato difesa del suolo) ha evidenziato come circa li 50% dei 3000 km di costa italiana sia soggetto ad erosione (arretramento), mentre circa il 45% sia risultato stabile (naturalmente o perché protetto da opere antropiche) e solo li 5% presenti caratteri di crescita. Tale situazione, estremamente grave, rispecchia quella rappresentata più in piccolo dal nostro golfo.
Il tratto compreso fra li promontorio del Gruppo del Sale ed il porto di Lavagna è da considerarsi stabile solo per la presenza delle difese o degli sbarramenti che lo proteggono (Figura 20); una piccolissima spiaggetta a ridosso dell’ingresso della Cala dei Genovesi risulta in fase di accrescimento (Figura 33) e, infine, il lungo litorale fra Lavagna e Cavi è in avanzata fase erosiva (Figura 22, Figura 31, Figura 34 e Figura 35).

Alternative ai ripascimenti?

A questo punto sorgono naturali alcuni interrogativi: è possibile arrestare o almeno arginare l’erosione costiera? I continui e costanti ripascimenti operati sono l’unico intervento applicabile o li più idoneo? Esistono alternative?
A tutte queste domande non è certo facile né immediato rispondere, almeno senza poter eseguire un aggiornamento ed una verifica puntuale della situazione confrontandola con quella che risulta dai rilievi eseguiti fino a 7-8 anni fa.
Da allora, almeno a livello macroscopico, non pare siano avvenute sostanziali variazioni ed i risultati degli studi del Prof. Cortemiglia per li Progetto finalizzato Difesa del Suolo, sottoprogetto Dinamica dei Litorali del C.N.R., presentati al Convegno Nazionale per la difesa del litorale di Chiavari, Lavagna e Sestri
Levante dall’erosione marina, tenutosi a Cavi li 18 e 19 maggio 1979, sono ancora validi (salvo gli aggiornamenti e le verifiche di cui s’è detto) ed illuminanti per formulare ipotesi d’intervento alternative. In particolare, in quella sede, li Prof. Cortemiglia individuò nel mancato apporto naturale sulla costa lavagnese (ostacolato dalla struttura portuale della Cala) la causa principale dell’arretramento della spiaggia. Nello stesso lavoro Cortemiglia definì con precisione l’andamento delle vie di fuga dei sedimenti più fini (sabbie molto fini 0,103/0,120 mm, sabbie fini 0,120/0,190 mm –Figura 31) e sabbie molto grosse con granuli maggiori di 1 mm.) sulla offshore.

La proposta alternativa

Ora, a prescindere da ogni e qualunque implicazione e motivazione politica, dal punto di vista tecnico la situazione è chiara. I continui ripascimenti, alla luce di tale studio, non possono che risultare dei palliativi: è come se per formare un lago artificiale si aumentasse la portata di un torrente anziché realizzare uno sbarramento. Anche la soluzione tecnica più adatta è facilmente intuibile: realizzare una serie di scogliere sub-parallele alla costa, con funzione di trappola, al fine di bloccare l’erosione verso li largo, disponendo le dighe lungo l’isobata dei 6 metri, in corrispondenza delle individuate vie di fuga.
Un’obiezione a tale intervento può essere quella che le scogliere sono brutte a vedersi (è comunque questione di gusti, Figura 29), ma che dire della loro funzione di barriera all’arrivo della spazzatura galleggiante durante li periodo estivo e di quella portata dalle mareggiate? O del ruolo che assolvono nel ripopolamento ittico (in certi paesi vengono realizzate appositamente delle barriere di carcasse d’auto, con risultati entusiasmanti)? Ed infine dell’uso che ne farebbero i bagnanti (Figura 30) quale punto di arrivo per le nuotate, solarium o trampolino? Bisogna ancora aggiungere che non necessariamente dovrebbero emergere dal pelo d’acqua, ma assolverebbero alla medesima funzione se realizzate, per così dire, semisommerse.
Certamente la loro realizzazione costituisce un’operazione di costo elevato ma l’effetto sarebbe radicale se confrontato al bilancio costo-beneficio offerto dai ripascimenti. E poi potrebbero essere realizzati per settori o per campioni, col vantaggio ulteriore di verificarne di volta in volta la funzionalità, eventualmente intervenendo con le necessarie migliorie.

Chiavari, città metropolitana di Genova, Italia

Chiavari, città metropolitana di Genova, Italia

Levanto,il primo insediamento e il primo Borgo

Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia

Lavagna lido. Il porto prima del porto

Spiaggia orientale di Chiavari (Figura 1). Il porto prima del porto

Stazione Cavi di Lavagna, Via Aurelia 53, Lavagna, città metropolitana di Genova 16033, Italia

Note di aggiornamento

2024.04.22

Due immagini precedenti al 1898 della foce del fiume Entella.
A sinistra la casa del prete Brescia localizzata proprio sulla spiaggia di Lavagna, presso la foce dell’Entella (pubblicata da Fabio GALLI sulla pagina FB_Il Levante ligure : immagini per la memoria).
A destra la stessa casa del prete Brescia dopo la mareggiata del 26 novembre 1898 che l’ha distrutta. Si vede bene la localizzazione, proprio sul lido, dell’edificio e, in basso, i pali dell’argine lungo la sponda di Chiavari.
La foto.è stata pubblicata sulla pagina FB_Il Levante ligure : immagini per la memoria.

Immagine citata nel testo
Figura - La spiaggia di Lavagna, in una immagine antecedente al 1898; cartolina di Tullio Torreggiani (da Fabio GalliIl Levante ligure immagini per la memoria)
Immagine citata nel testo
Figura - La casa del prete Brescia alla foce dell'Entella; distrutta dalla mareggiata del 26 novembre 1898 (da Fabio GalliIl Levante ligure immagini per la memoria)

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