Copertina – Lapide con i due stemmi di Genova (San Giorgio e la Croce di San Giorgio) e quello dei Lercari. Proviene dalla colonia genovese di Cembalo (Balaklava,sec. XV). Da cisv.it
Antefatto
È il 18 dicembre 1566. Sono circa le nove di sera. Due anziani, potentissimi nobili genovesi, il settantaquattrenne Agostino PINELLI (Figura 1 e Figura 2) e il settantasettenne Luca SPINOLA (Figura 3 e Figura 4), escono da palazzo Ducale. Si dirigono verso casa in San Luca. Passano per via Orefici e si dirigono verso il palazzo di Benedetto LERCARI (Figura 5).
Naturalmente sono in compagnia dei rispettivi servitori e delle guardie armate con torce per illuminare la strada buia.
Fa freddissimo
Nel silenzio della notte si ode uno sparo, poi un altro. Immediatamente si spengono le torce per non essere facili bersagli. Entrambi i personaggi, ex Dogi (Figura 6) sono colpiti, anche se solo di striscio. Poco Male.
Poteva finire lì.
Invece succede che tale Melchiorre, non appena si accorge dell’accaduto e del frastuono della gente accorsa, si mette a roteare la spada in ogni direzione, con fendenti e destra e a manca. Il povero PINELLI, colpito, muore proprio sui gradini di Palazzo Lercari (Figura 5).
Troppo facile individuare il colpevole…
In realtà l’agguato era per Luca SPINOLA.
Il mandante era Stefano LERCARI.
Cosa c’era dietro le quinte
La tragedia vera inizia da qui.
A quei tempi, era uso che ogni Doge (Figura 6), a fine mandato, diventasse Procuratore Perpetuo. Ma questo dopo che cinque Sindacatori della Repubblica avessero dato il loro consenso,
Ma così non fu per Giovan Battista LERCARI (Figura 7 e Figura 8). A lui era stato negato con 2 voti contro 3.
Le ragioni, probabilmente, erano fumose. Il LERCARI, a volte, non era apprezzato per il suo fare decisionista, forse anche perché l’affare della Corsica (Figura 9) era ancora in ballo. O forse per le forti invidie sorte nell’ambiente e, probabilmente, perché stavano accentuandosi le divisioni fra nobili vecchi e nobili nuovi.
Comunque, il Doge in uscita doveva essere giudicato da cinque Sindacatori che componevano la magistratura istituita da Andrea DORIA (Figura 10) nel 1528. È sostanziale il fatto che tra questi cinque Sindacatori fossero stati favorevoli al LERCARI, Bartolomeo CATTANEO e Prospero FATTINANTI CENTURIONE (Figura 11 e FIgura 12), due nobili nuovi, mentre erano stati contrari Nicolò GRIMALDI, Leonardo LOMELLINO e Gio. Francesco DI NEGRO, nobili vecchi.
Dal 1563 al 1565 il dogato di Giovan Battista LERCARI
A leggere il CASONI si presume che il dogato di Giovan Battista LERCARI (1563 – 1565) sia stato di nobile conduzione seppure, a volte, un po’ troppo singolare e disinvolto. Per questa sua gestione era odiato da molti. All’origine c’erano le procedure poco lineari e forse anche il risolvere le pratiche in modo abile e scaltro. Fu un ottimo diplomatico. Ma fu anche un uomo molto generoso e questo faceva crescere l’invidia nei suoi confronti specialmente in chi disponeva di grandi fortune. Ma l’ostentazione di amicizie importanti e le uscite che questi personaggi gli facevano durante il suo dogato risultarono, per molti, insopportabili. Per la verità erano tutti amici veri e sinceri, e questa fortuna non era da tutti.
Da qui l’invidia e… un’invidia che andava aumentando.
Brutta cosa.. quindi il risultato fu il responso: “No”…
Il Doge Giovan Battista LERCARI (Figura 7) non poteva diventare Procuratore Perpetuo. Normalmente il responso arrivava dopo 8 giorni attraverso la sentenza di 3 su 5 Sondatori. Ma in questo caso fu un’attesa estenuante di 5 mesi provocata da osservazioni pretestuose, eccezioni e cavilli. La sentenza fu che il Doge LERCARI aveva amministrato la carica non senza colpa,
Tutta la famiglia era stata coinvolta in quei mesi con ansie e tribolazioni. Alla fine ne usciì esausta, delusa e mortificata.
FIgura 26 – Veduta di Genova nella metà circa del XVI secolo (da giuntafilippo.it)
Il processo e la condanna di Stefano LERCARI
A soffriere di più, però, fu il figlio Stefano che non si rassegnò alle sofferenze del padre. Certo l’ex Doge non fece nulla da parte sua affinché i familiari non continuassero a soffrire. Con tutti si lamentava dell’ingiustizia subita, fino ad esasperare chiunque incontrasse in strada.
Stefano, quindi, si deve essere sentito in dovere di difendere il genitore, a suo giudizio ingiustamente accusato con tanta cattiveria…
Su chi si accanÍ? Su Luca SPINOLA (Figura 3), ritenuto, il più feroce e intransigente dei giudicanti. Stefano, a sua discolpa, diceva di avere solo meditato un avvertimento. Messo in atto attraverso il suo sicario Melchiorre.
Ma per l’uccisione del povero PINELLLI (Figura 1) viene arrestato, torturato e condannato a morte.
E iniziaò per la famiglia LERCARI un altro calvario.
L’esecuzione capitale di Stefano LERCACRI
Al tempo, era Doge Oderico Ottavio GENTILE (Figura 13 e Figura 14) eletto l’11 ottobre 1565.
Medico come il padre, Ottavio Nicolò come questi si occupava di filosofia, scienze e retorica. Uomo di grande cultura, ma dotato anche di grande umanità…
Ottavio GENTILE era quindi un uomo buono.
Dovette seguire il processo a Stefano e successivamente la sua esecuzione, contro la quale non poté opporsi. Tentò soltanto di mitigarne il dolore… Consentì al padre Giovan Battista di restare a fianco del figlio nella notte precedente l’esecuzione. Ed anche il conforto di più religiosi. Inoltre mitigó la morte di Stefano facendolo condurre sulla torre, dove gli venne tagliata la testa anziché essere impiccato in Campetto con i rituali rintocchi delle cinque chiese.
Era il 19 febbraio 1567.
Il Doge GENTILE acconsentì, anche, che il cadavere venisse deposto in una cassa di legno coperta da un panno nero e senza togliergli gli abiti di dosso, pagandone il valore a quelli che per diritto spettavano.
Permise pure che le spoglie di Stefano venissero collocate nel sepolcreto della famiglia, nella cappella di S. Sebastiano dell’Abbazia di San Nicolò del Boschetto (Figura 15, Figura 16, Figura 17, Figura 18, Figura 19, Figura 20 e Figura 21), la terza della navata destra contigua alla Cappella della Madonna. Può darsi che Stefano sia stato sepolto qui, ma il sepolcreto della famiglia LERCARI venne eretto nella Cappella della Madonna (Figura 22, Figura 23 e Figura 24) dal Doge LERCARI come testimonia l’epitaffio di Stefano nel 1586.
L’abbandono di Genova, il ritorno e la morte di Giovan Battista LERCARI
Quanto poteva essere grande lo strazio dei due genitori? Enorme…
Maria IMPERIALE (madre di Stefano) e Giovan Battista LERCARI lasciano la tanto amata Genova e viaggiarono… Tunisia, Sicilia, Sardegna… E poi Spagna, a quella corte nella quale vantavano tante invidiate amicizie.
Filippo II (Figura 25) propose all’ex Doge incarichi prestigiosissimi, ma tutti rifiutati. Dopo 10 anni, infine la coppia rientrò a Genova dove i sentimenti erano mutati, anche se, forse, per opportunismo politico.
Nel 1576 Giovan Battista LERCARI era tra gli artefici del Congresso di Casale che, concluso il 10 marzo, sancì in San Lorenzo la fine dei contrasti fra vecchia e nuova nobiltà. Ed ora venne offerta a Giovan Battista LERCARI quella carica tanto desiderata un tempo. Ma rifiutò.
Il Doge Giovan Battista LERCARI riposa ora col figlio nell’abbazia del Boschetto come da testamento scritto poco prima di morire, il 26 novembre 1592. Nel testamento fu disposto …vuit sepeliri in ecclesia San Nicolai de Boscheto Vallis Pircifere…
Esaudì questo suo desiderio la figlia Pellina che, sposata a Gio’ Maria SPINOLA divenne madre di nove figli: Gio. Batta, Maddalena, Agostino, Camilla, Gio. Luca, Gio. Domenico, Gio. Agostino, Caterina e Violante.
Il primogenito Gio. Battista SPINOLA passò alla storia diventando capostipite degli SPINOLA di San Pietro.
Dall’amore e dal perdono che emergono della comune sepoltura voluta nell’Abbazia del Boschetto, nacque il legame con un’altra sepoltura, quella di Veronica presso San Francesco di Paola. Due luoghi di devozione. Due luoghi legati da una profonda misticità ed appartenenza alla genovesità.
Via Spinola Di San Pietro, 16149 Genova città metropolitana di Genova, Italia
Piazza San Lorenzo, Piazza San Lorenzo, Genova, città metropolitana di Genova 16123, Italia
Coronata, Genova, città metropolitana di Genova, Italia
Rivarolo, Genova, città metropolitana di Genova, Italia
Cornigliano, Genova, città metropolitana di Genova, Italia
Via Degli Orefici, 16123 Genova città metropolitana di Genova, Italia
chiesa di San Luca, Piazza San Luca, Genova, città metropolitana di Genova 16124, Italia
palazzo Ducale, Piazza Giacomo Matteotti, 9, Genova, città metropolitana di Genova 16123, Italia
Grazie per questo pezzo. L’ho aggiunto e salvato a memoria d’archivio per mia moglie. Una Lercari per parte di mamma.