Le antiche miniere di Rovegno (GE)

di Marco GARBARINO

Il territorio nelle immediate vicinanze di Rovegno (GE) è sempre stato, fin da tempi remoti, sfruttato per l’estrazione di minerali, in particolare di rame.
Le miniere principali, o meglio gli ingressi rimasti visibili, sono concentrati nell’area del monte Linajuolo, a poche centinaia di metri dal centro abitato.
Le miniere sono state ciclicamente, scavate e trascurate, fino al definitivo abbandono degli inizi del XX secolo. Oltre al rame (cuprite), vi si estraevano il solfato di rame (calcantite) e l’azzurrite, ma senza trascurare la presenza di calcopirite e malachite. In epoche più remote sembra siano stati estratti, in una certa quantità, anche ferro, zinco ed oro.
Nell’area sono ancora ben visibili gli imbocchi delle gallerie Linajuolo, la principale, Provvidenza, delle Fundere, oltre a tracce di pozzi di aerazione. Assaggi minerari furono esperiti nella galleria del Francese (lunga 27 metri) e nella galleria Sardegna (risalente al 1884). In particolare dalla galleria delle Fundere fu estratta la pietra per il monumento ai caduti in piazza a Rovegno. Questa galleria venne anche utilizzata come deposito di materiale esplosivo.
Fra le attività estrattive va ricordata anche una cava di calcarecon i resti delle fornaci per la calcinazione ed una miniera di manganese.
Al fondo di un cunicolo della galleria Linajuolo, percorribile accucciati, è ancora presente l’estremità di uno dei pali in castagno per il sostegno della volta. Qui si possono vedere le bellissime concrezioni e venature lasciate da vari minerali cupriferi. Ad oggi le miniere risultano totalmente inagibili, se non per pochi metri, a causa di crolli e frane, in parte causati anche volutamente per evitarne l’accesso. Unica eccezione è la galleria del Francese.

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