Copertina – Breccia di diaspro e quarzo presso Mulino del rio Rocchette (1985).
Il territorio risorsa geologica
Fino dalla sua comparsa l’uomo ha vissuto il territorio come una risorsa. E non parliamo solo di ambiente, animali (Figura F in Archeologia in Vallese: le nuove recenti scoperte; Figura 1), piante (Figura 6 in Archeologia e storia profonda dell’olivicoltura; Figura 2), acqua e grotte.
Il territorio è costituito dall’insieme e dal connubio di tanti aspetti uno dei quali, fondamentale, è l’assetto geologico. Parliamo quindi di rocce nel senso più ampio del termine, come vedremo.
La risorsa geologica è una potenzialità ed una disponibilità del territorio che, a differenza di altre, non è rinnovabile.
Sono risorse geologiche: le materie prime (Figura 3, Figura 4 e Figura 5), l’energia (Figura 6), la litologia (Copertina in Lagorara: 5000 anni fa una cava di diaspro; Figura 34 in Archeologia mineraria in Liguria Orientale), la morfologia (Figura 15 in Alta Val Graveglia fra scorci mozzafiato, archeologia e antiche miniere; Figura 9 in La pseudodolina di Prato d’Oneto), l’idrogeologia, il carsismo, ecc..
L’ambiente Liguria Orientale
La Liguria Orientale è una striscia di territorio compresa fra l’Appennino (oggi l’autostrada) e il mare. Molti fattori fisici peculiari concorrono a classificarlo tipologicamente come territorio prevalentemente montano.
Fra le sue caratteristiche fondamentali e ricorrenti prevale indubbiamente una morfologia, sempre aspra e molto articolata (Figura 7 e Figura 8). E poi la carenza, se non quasi assenza, di spazi costieri (Figura 9a, Figura 9b, Figura 10, Figura 10a e Figura 10b), peri-costieri e fluviali di certo respiro. Oltretutto nelle epoche più antiche erano sovente di tipo delizio e paludosi-sartiamosi (Figura 6 in Luni la via dei marmi; Figura 1 in Le saline antiche di Chiavari).
Conseguenza necessaria, per il Ligure, è stata la necessità di plasmare la morfologia alle proprie necessità (Figura 11, Figura 12 e Figura 13).
Uno dei fattori fondamentali che si riscontrano all’origine della Cultura Materiale del Levante Ligure è la varietà e disponibilità di materie prime/risorse geologiche (Figura 14).
La risorsa geologica nel tempo
Il concetto di risorsa geologica è strettamente connesso all’evoluzione culturale dell’uomo. Ciò determina che esista una valenza di cambiamento, in funzione temporale, sull’importanza di una risorsa geologica.
All’estremo, una risorsa geologica considerata fondamentale in un ben definito periodo della storia culturale umana diviene inutile, se non proprio dannosa, in un altro.
Un esempio per tutti.
Il diaspro (e la selce) sono stati fondamentali, nella cultura più antica, per la produzione di utensili scheggiati, indispensabili alla sopravvivenza quotidiana (Figura 11 in Il Castellaro di Uscio). Ma lo stesso materiale è diventato inutile, addirittura uno scarto di produzione, durante la coltivazione del minerale manganesifero (Figura 15). In realtà sono stati tentati utilizzi alternativi del diaspro durante l’attività delle miniere della Val Graveglia, ma con scarsissimi risultati.
Un esempio, l’impiego dello sfatticcio di diaspro mischiato al catrame per la pavimentazione stradale. Questo esperimento fu tentato sulla strada del Bracco (Figura 16) diversi anni fa.
Il diaspro è duro e quindi praticamente non si consuma. Ma la sua durezza e, soprattutto, scheggiosità lo rendeva addirittura dannoso consumando eccessivamente o, addirittura, tagliando le gomme dei veicoli.
Piccoli giacimenti cupriferi (Figura 17 e Figura 18) e di minerale di ferro si trovano dispersi nelle ofioliti della Liguria Orientale. Queste presenze hanno condizionato e favorito il progresso e l’evoluzione tecnologica antica. Tuttavia, proprio per la loro ridotta estensione, hanno perso interesse quando si è venuto affermando il nuovo concetto di sviluppo economico e la conseguente razionalizzazione produttiva post-industriale (Figura 19).
Figura 14 – La disponibilità e l’utilizzo nel tempo della risora geologica in Liguria Orientale
Rapporto fra risorsa geologica e insediamenti antichi
Alcuni anni fa è stata affrontata una ricerca su rapporto fra risorsa geologica e suo potenziale d’uso nella preistoria. La correlazione diretta è apparsa ancora più evidente facendo semplici confronti fra gli insediamenti più antichi, noti, ed alcuni parametri geologici.
Sono stati presi in esame 28 siti per il genovesato e 37 per lo spezzino. Per prima cosa ne è stato stimato il grado di conoscenza (Figura 20), quindi sono stati distinti per tipologia mantenendo la suddivisione per ambiti territoriali e relativi domini litologici (Figura 21 e Figura 22).
È emerso che ovunque le sequenze litologie presupponessero la presenza di minerali o materiali utili (Figura 23) si sono trovati anche i riscontri di frequentazioni. E questo sia in forma occasionale, che stanziale, che specializzata. Si tratta di veri e propri ateliers di lavorazione, utilizzati da comunità anche differenti, non residenti e durante archi temporali anche ampi.
Quindi, nella definizione più ampia che correttamente possa essere data di giacimento rientrano tutti i materiali utili, utilizzabili ed effettivamente utilizzati. In ogni caso hanno soddisfatto i bisogni contingenti condizionando profondamente la cultura materiale locale e, conseguentemente, l’architettura dell’ambiente costruito, antropizzato.
Sono rientrati in questa definizione tutti i giacimenti minerari s.s. (rame, manganese, cromo, magnesio, etc.), ma anche quelli di materiali litoidi e lapidei (selce, steatite, ardesia, oficalciti, brecce, calcari, arenaria, etc.).
I giacimenti sia minerari che lapidei del Levante Ligure sono, ad eccezione dei tre casi maggiori (mineralizzazione cuprifera della Miniera di Libiola, mineralizzazione manganesifera della Miniera di Gambatesa ed Ardesia della Val Fontanabuona-San Giacomo), estremamente frazionati, variegati e distribuiti all’interno dell’ampia regione compresa fra Genova e la foce del Fiume Magra (Figura 1 in Agli albori dell’archeometallurgia in Liguria Orientale). Il nucleo di maggiore interesse e di più antico ed intenso sfruttamento minerario è incluso nell’immediato entroterra fra Chiavari e Sestri Levante.
Giacimento di interesse economico
Ad eccezione dei maggiori, i giacimenti della Liguria Orientale sono, in generale, di piccole e piccolissime potenzialità, ma il cui valore si è venuto evidenziando in tempi e con modi differenti. Soprattutto direttamente relazionabili all’evoluzione della definizione stessa di economicità e di soddisfazione di necessità contingenti.
Il concetto di giacimento economicamente sfruttabile è quindi molto flessibile e fortemente dipendente dall’epoca storica di riferimento e dall’oggetto materiale.
E’ sufficiente immaginare come una lente di minerale cuprifero o di ferro contenuta in pochissimi metri cubi potesse costituire, per una piccola comunità rurale alto medievale del nostro entroterra, un patrimonio. Un patrimonio da sfruttarsi con parsimonia e nel tempo. Serviva a ricavarne i pochi utensili ed attrezzi di uso quotidiano. Per la sua dimensione non veniva neppure preso in considerazione da un’impresa mineraria della seconda metà dell’Ottocento dopo che ne avesse constatata la limitatezza.
Comune a tutte le epoche è, invece, la profonda conoscenza del territorio e delle caratteristiche dei singoli materiali. Ed era tanto più specifica e specializzata, contrariamente a quanto si può immaginare, man mano che ci si riferisce alle epoche più antiche. In tale direzione vanno i risultati di diversi studi avviati sul territorio e finalizzati ad individuare le aree di approvvigionamento di materiali indispensabili o solo utilizzati sia nella preistoria che in epoca storica nel Tigullio.
Piccoli esempi
Il primo materiale che si può ritenere sia stato oggetto di sfruttamento, ovvero di ricerca e raccolta prima ed estrazione poi, sono state le selci.
Nell’entroterra del Tigullio, e nella Val Graveglia in particolare, la selce si rinviene sottoforma di noduli (Figura 24) e liste ( Figura 6 in Alta Val Graveglia fra scorci mozzafiato, archeologia e antiche miniere) nei primi strati di calcare a Calpionelle posti a contatto (stratigrafico) con i diaspri. Gli antichi Liguri potevano approvvigionarsi di nuclei di diaspro e di selce da scheggiare in differenti località e situazioni giaciturali (Figura 18 in Archeologia mineraria in Liguria Orientale). Dagli affioramenti (difficoltoso per la durezza della selce), nei greti torrentizi (materiale già disponibile, ma non sempre di qualità) e nei coni di deiezione ai piedi delle pareti di calcare.
Numerose analisi petrografiche eseguite su materiali provenienti da depositi archeologici hanno dimostrato l’utilizzo di surrogati delle selci s.s. o delle selci a radiolari (microquarziti, quarziti e perfino schegge di tronchi silicizzati di provenienza plausibilmente locale) per la manifattura di utensili scheggiati (Figura 25). Implicita conferma del grado di specializzazione dei raccoglitori e della occasionalità di taluni ritrovamenti.
L’apice della specializzazione antica è stato raggiunto dagli artigiani liguri nella Cava di Lagorara (Maissana) che sintetizza le conoscenze acquisite sia per l’estrazione che per la lavorazione (Figura 26).
La grande conoscenza del territorio e delle caratteristiche dei materiali presenti è stata posposta nella cultura materiale e nella tradizione locale finché il territorio ha rappresentato una risorsa. In questo senso è particolarmente significativo un altro piccolo esempio. L’impiego di una breccia di diaspro e quarzo, presente solo in due modestissimi affioramenti in tutta la Val Graveglia, durissima e durevole, per realizzare le macine di un mulino.
L’affioramento è in realtà un blocco di frana proveniente dal soprastante versante. Si tratta di una breccia di frammenti di diaspro rinsaldati da quarzo (Copertina). Si trova in prossimità del mulino prospiciente al rio delle Rocchetta di Botasi (Figura 27), armato con macine ricavate da quello (Figura 28). A vantaggio delle difficoltà di preparazione, quella macina garantiva una enorme funzionalità e durabilità.
Passo Del Bracco, Deiva Marina, provincia della Spezia 19013, Italia
Botasi, Ne, città metropolitana di Genova, Italia
Chiavari, città metropolitana di Genova, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
Stazione Cavi di Lavagna, Via Aurelia 53, Lavagna, città metropolitana di Genova 16033, Italia
Fossola, La Spezia, provincia della Spezia, Italia
Zignago, provincia della Spezia, Italia
Arzeno, Ne, città metropolitana di Genova, Italia
Arzeno, Ne, città metropolitana di Genova, Italia
Bargone, Casarza Ligure, città metropolitana di Genova, Italia
Casarza Ligure, città metropolitana di Genova, Italia
Santa Maria, Maissana, provincia della Spezia, Italia
Brusson, Valle d'Aosta, Italia
Val Camonica, Niardo, provincia di Brescia 25050, Italia
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