Copertina: ricostruzione grafica del volume esterno e della struttura interna della torre di Lavagna in un disegno di Osvaldo Garbarino (1987).
Lavagna nel XIII secolo: un’ipotesi di lavoro
Nel 1987 fu eseguito uno studio interdisciplinare (archivistico, iconografico, architettonico, bibliografico, geotecnico, nonché sulle tradizioni e la cultura materiale) sulla torre di Lavagna. All’epoca l’edificio non era stato ancora restaurato e la sua fisionomia non era anteriore al XVI secolo. Inoltre non presentava assolutamente indizi di una sua funzione difensiva.
Di conseguenza si poteva solo immaginare che fosse stata realizzata sul ricordo, se non proprio sulla base, di una preesistente struttura militare.
Anche l’analisi delle murature non portò elementi probanti e pertanto l’ipotesi rimaneva tale in assenza di una finalizzata campagna di indagine archeologica.
L’unica possibilità era quella di collocare il monumento in una ricostruzione dell’ambiente e del borgo di Lavagna all’epoca della costruzione della torre originaria e cioè al XIII secolo.
L’ipotesi di lavoro era quella di comparare i riscontri storici con i risultati di una serie di indagini geofisiche (nello specifico Sondaggi Elettrici Verticali) e geotecniche (stratigrafie derivanti da carotaggi, ricerche d’acqua, terebrazioni di pozzi e diagrammi di prove penetrometriche in generale) eseguite nell’area della pianura alluvionale del torrente Entella, estesa tutta la fascia costiera di levante. Lavagna, al pari di tanti altri centri, aveva subito un ingente sviluppo urbanistico negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, e pertanto i dati disponibili erano copiosi.
Le fonti archivistiche e Lavagna nel Duecento
Lo studio delle fonti archivistiche eseguito da BONICELLI (senza data) ha evidenziato che nel Duecento il borgo di Lavagna era costituito da tre nuclei abitati principali. Apparentemente erano slegati fra di loro, ma rispondevano ognuno ad una specifica funzione-necessità.
Il primo nucleo era probabilmente quello più antico. Si raggruppava ai piedi della collina sulla quale sorgeva l’antica pieve di Santo Stefano, risalente al X secolo. Da qui si allungava ai due lati della principale via di transito proveniente da Sestri Levante – Sant’Anna. Questa era la cosiddetta via romana che condizionava l’espansione di questo nucleo verso occidente.
Il secondo nucleo si raccoglieva ai piedi della collina della Rezza, sulla quale sorgeva il castello di Caloso, ceduto nel 1145 dai Conti di Cogorno ai Genovesi. Questo abitato era un nodo di comunicazione fra la residenza dei Fieschi, a San Salvatore, la fascia costiera di Lavagna, l’alta via di crinale (Monti San Giacomo, le Rocchette) e la pianura di Chiavari. Con quest’ultima il collegamento diretto avveniva attraverso il Ponte della Maddalena o del mare, fatto costruire da Ugone Fieschi nel 1210. L’importanza del collegamento è confermata dalla sua semidistruzione voluta da Federico II nel 1245, e dall’immediata, conseguente, ricostruzione.
La denominazione di …pons Sancte Magdalene de mari de Lavanie… compare in un atto del notaio Ugolino Cerrino datato 13 maggio 1325 (FERRETTO, 1907). Questa dizione è fondamentale poiché viene interpretata come l’attestazione della prossimità del ponte alla linea di battigia e/o alla presenza di un porto nelle sue immediate vicinanze.
Più verosimilmente, il nome tradizionale va ricollegato alla navigabilità della foce dell’Entella, possibile fino al XV secolo (BUSCO, 1628), seppure limitatamente alle modeste imbarcazioni dell’epoca ed alla diffusa presenza di aree acquitrinose.
Ricostruzioni molto più recenti, basate sull’implementazione dei stessi dati ed eseguite per via informatica, porterebbero ad ipotizzare la presenza di un approdo più antico almeno all’altezza di San Salvatore dei FIeschi. Ma mancano le prove archeologiche.
Il terzo nucleo abitato era il Ripamare. Come dice il nome, si posizionava a ridosso dell’ampio lido di Lavagna e costituiva il vero e proprio porto commerciale, seppure non fosse corredato di alcuna struttura specifica. L’attività mercantile legata al consolidato commercio dell’ardesia dei monti Capendo e San Giacomo (clicca qui e qui), quella del vino e dei generi alimentari e quella della pesca erano svolte direttamente sulla spiaggia. E qui venivano anche alate le imbarcazioni per consentirne la manutenzione o per proteggerle in caso di mareggiate (quelle che non potevano trovare rifugio sotto i portici del borgo).
Figura 1 – Ricostruzione schematica, basata sui dati geofisici e geotecnici, dell’ambiente Lavagna nel XIII secolo e della linea di costa in alcuni periodi storici (MDS, 1987).
La posizione della linea di riva nel XIII secolo
La posizione della linea di battigia nel XIII secolo è stata ricostruita sulla base dell’andamento (orizzontale e verticale) dei livelli stratigrafici relativi alle fasi di colmata (continentali/fluviali o marine) che hanno costruito l’attuale piana costiera del torrente Entella.
In particolare, il limite massimo di ingressione di epoca storica si colloca fra il IV e l’XI secolo (DEL SOLDATO, 1987). Assumeva un andamento molto arcuato e si poneva, in corrispondenza dell’alveo, a non meno di 600 metri dalla foce attuale dell’Entella, Da qui, proseguiva lungo la radice della collina della Rezza, ma senza lambirla, fino alle attuali Piazza Cordeviola e Piazza Vittorio Veneto. Infine, si appoggiava alle colline della Murgia e di San Benedetto.
Nei secoli successivi si sarebbe manifestato un continuo arretramento della linea di battigia indotto dal sovralluvionamento del torrente ENTELLA . L’arretramento della battigia si sarebbe attestato sulla posizione delle settecentesche cartografie vinzoniane e di quelle successive, napoleonicche.
La posizione della linea di costa del Duecento è stata ricostruita adottando le stesse metodiche seguite per le rappresentazioni delle fasi evolutive delle pianure costiere di Levanto (DEL SOLDATO e PINTUS, 1984) e di Chiavari (DEL SOLDATO, 1987).
L’ambiente della pianura costiera duecentesca
La presenza di una torre di avvistamento-segnalazione sul lido di Lavagna (Figura 1) è probabilmente plausibile anche in epoca immediatamente precedente al XIII secolo.
In tale posizione l’edificio veniva a trovarsi al centro della fascia costiera e non aveva la visuale limitata verso est dalla collina di San Benedetto, pur rimanendo al di fuori della foce acquitrinosa del torrente.
Bisogna aggiungere che oggi la fascia costiera posta ad occidente dell’allineamento ideale fra la chiesa di Santo Stefano e la TORRE risulta sensibilmente depressa rispetto alla parte orientale. Di conseguenza non si può escludere che ciò sia un ultimo risentimento ai diversi ambienti che caratterizzavano anticamente la pianura. Erano diffusi, infatti, gli acquitrini presso la foce torrentizia e la spiaggia ad oriente. E tale situazione potrebbe aver condizionato la scelta del sito su cui costruire l’originaria TORRE.
La vasta area acquitrinosa marginale alla foce del torrente Entella ostacolava la possibilità immediata di un insediamento agricolo e tantomeno abitativo sul modello di quello contemporaneo chiavarese, ma poteva offrire un approdo riparato e clandestino, tanto più se la voce era navigabile per un tratto. Ciò non era certo gradito ai conti di Lavagna, soprattutto in quella particolare fase storica, e neppure agli abitanti.
Questo assetto ambientale ritrova nella notizia che proprio durante il XIII secolo sarebbero iniziati i lavori di bonifica della pianura, onde consentire l’imposta di colture agricole lungo la fascia più prossimi alla collina, fra il borgo e la Rezza. Al contrario, i terrazzamenti antropici destinati a oliveto e vigneto si estendevano già sui rilievi circostanti, mentre erano riservate a castagneto le aree collinari più distante e/o elevate in quota.
Note di aggiornamento
2023.05.11
Trovata sul web (FB) una bella foto di Paola PASTORINO. È una foto della duecentesca torre del Borgo di Lavagna risalente agli anni Settanta del secolo scorso. È precedente sia alle foto della galleria di questo articolo che alla ristrutturazione del monumento eseguita agli albori di questo secolo.
Buongiorno e complimenti per il sito.
Avrei una domanda: esattamente dove era situato il castello di calosso? Esistono tracce della sua esistenza? Grazie
Buongiorno. Innanzitutto grazie per i complimenti al sito.
Per quanto riguarda il castello di Caloso non ho indicazioni precise sulla sua localizzazione.Io me ne occupai (indirettamente) parecchi anni fa, all’epoca dei rilevamenti geologici della zona. Ricordo che se ne interessavano anche amici archeologi.
Come Le dicevo, durante i rilevamenti avemmo l’occasione di fare molta cura sulle colline fra la Rezza e la Moggia. Individuammo una grossa villa che poteva avere qualche legame col castello, ma non fu trovata alcuna traccia certa. Tentammo ricerche di superficie, ma senza esito. Non c’erano le condizione (e soprattutto i finanziamenti) per uno scavo archeologico.
Era una costruzione di dimensioni apprezzabili, posta in posizione dominante su un crinale e, quindi, molto visibile da diverse angolazioni lungo la Valle. Rimase solo un sospetto…
Mi dispiace non averLe potuto dare informazioni più precise. Posso solo suggerirLe alcuni articoli di Fabrizio Benente che può anche scaricare da http://www.academia.edu
La ringrazio per l’attenzione al sito e la saluto cordialmente.
Buongiorno,
mi chiamo Gabriele Franceschetti, sono di Lavagna e sto frequentando il terzo anno di Storia all’Università di Genova.
La mia famiglia ha origini in Valgraveglia e mi piacerebbe affrontare per la tesi una ricerca sulle fortificazioni presenti in valle.
Ho letto con interesse i suoi articoli su Archeominosapiens e in particolare “Lavagna e la sua torre nel XIII secolo”
Nella bibliografia cita due testi che non riesco a trovare e che ritengo possano essermi utili. Si tratta dei seguenti:
De Moro G.,1985,”Architettura militare in area corso-ligure nell’età di Andrea Doria” (Rivista di studi liguri nr. 1-3,Gen.Set. Bordighera)
Scarin M.L. (1964). Castelli medievali della Riviera di Levante. In L’Universo, n 3-4-5, p. 775.
Avrei la possibilità, se questi testi sono in suo possesso, di poterli consultare ? Oppure mi saprebbe indicare dove ne potrei consultare una copia ?
La ringrazio in anticipo e nell’attesa di suo gentile riscontro porgo cordiali saluti.
Gabriele Franceschetti
La mia email è franceschetti.gab@gmail.com
Buongiorno, innanzitutto mi scuso per il ritardo della risposta. Ho cercato fra i miei libri le eventuali fotocopie o .pdf degli articoli che mi chiede.Purtroppo senza successo. Sono finite in qualche faldone fuoripista o lli ho prestati.
Comunque credo che il De Moro potrebbe trovarlo nella biblioteca del Museo Archeologico di CHiavari dove hanno la collezione della Rivista di Studi Liguri. In questo momento è stata spostata da Museo e credo che per fare la consultazione debba contattare il personale.
Anche la Scarin potrebbe trovarla nella medesima biblioteca, altrimenti presso l’Accademia Capellini di Spezia
Mi spiace di esserle stato di poco aiuto
marco del soldato