Copertina – L’affioramento di diaspri con leccature di manganese che dal Monte Nero scende al torrente Gravegnola ed al monte Sovrani, presso Rocchetta Vara (SP).
Imprenditoria spezzina della seconda metà dell’Ottocento
Con l’Ottocento e la presenza napoleonica si avvia l’evoluzione industriale, sociale ed economica della Spezia. lo stimolo allo sviluppo è innanzitutto l’idea di creare un porto militare con annesso Arsenale. Un progetto che diventerà reale solo durante il Regno Sabaudo, con la lungimiranza di Cavour.
Il progetto napoleonico originale prevedeva di localizzare l’insediamento militare fra Le Grazie e Fezzano. La nuova progettazione di Domenico CHIODO (1860) preferì l’area di pianura compresa fra il corso del Lagora ed il rione di Marola, a occidente ed all’esterno del nucleo urbano della città (Figura 16). In tale scelta giocò un ruolo fondamentale il risparmio economico derivante dagli scavi. Nella nuova localizzazione gli scavi si sarebbero svolti tutti in ambiente alluvionale e paludoso anziché in roccia come nella scelta napoleonica.
Intorno alla metà dell’Ottocento le attività principali erano limitate a piccoli cantieri navali (Portovenere, Fezzano e Le Grazie) ed allo sfruttamento delle risorse naturali. Innanzitutto le cave di Portoro delle isole del Tino e Palmaria, quelle di Portovenere, quelle della dorsale fino a Biassa e quelle del Promontorio Orientale. Altrettanto importanti erano poi le cave di calcare di Lerici, Riccò, Pignone e Beverino che alimentavano le fornaci e l’industria della calce, seppure questa rimanesse limitata al solo fabbisogno locale.
Da ultime, ma non per importanza, le miniere.
Fu questo il momento di gloria per la coltivazione della lignite di Sarzanello e Caniparola. E qui entrano in gioco anche i fratelli francesi Thomas. Questi, nel 1858, fondarono la Società Mineraria e Metallurgica di Pertusola e realizzarono la fonderia nella quale impiegavano proprio la lignite delle loro acquisite concessioni sarzanesi. Infine, era attiva la miniera di manganese in comune di Rocchetta Vara, connessa alla più importante miniera della Cerchiara (Comune di Pignone).
I diaspri del Monte Nero (Rocchetta Vara).
Il Monte Nero costituisce una dorsale allungata secondo NW-SE, con quota massima di 709 m s.l.m. (Figura 1 e Figura 9). Si estende, per una lunghezza di circa 3 Km, fra l’abitato di Beverone ed il corso del torrente Gravegnola (Figura 2), poco oltre il ponte che lo attraversa presso Rocchetta Vara.
La dorsale del Monte Nero è costituita dalla Formazione dei Diaspri dell’Unità del Bracco, qui in giacitura sub-verticale (Figura 3 e Figura 4) con immersione verso sud-ovest. Questa Formazione è incisa dal torrente Gravegnola e prosegue in direzione NW per qualche centinaio di metri, costituendo la tozza piramide del Monte Sorvani (Figura 5), chiamato anche monte Sovrana o Sorvani in letteratura
Entro la Formazione dei Diaspri ricorrono alcune lenti mineralizzate a manganese. Le più interessanti, fra quelle note, si localizzano in due zone. La prima si trova in prossimità del ponte che attraversa il torrente Gravegnola, presso Rocchetta Vara. Le immagini di Figura 6 e Figura 7 individuano l’imbocco di una vecchia galleria aperta, probabilmente, in lungobanco nella mineralizzazione. La seconda mineralizzazione, più importante, si trova in prossimità della vetta del Monte Nero (Figura 8 e Figura 9).
Il primo interesse della miniera di Rocchetta Vara
Secondo notizie generiche, pare che la mineralizzazione di Monte Nero fosse già nota almeno dalla fine del XVIII secolo. Secondo il GIORDANO (1968) sarebbe testimoniata da …una galleria praticata nel 1700, lunga parecchi metri ed in parte franata… (GIORDANO, 1968). Tuttavia non si hanno notizie di sfruttamento, almeno in maniera intensiva ed industriale, fino alla Grande Guerra.
Solo fra il 1917 ed il 1919 la Società Ferriere di Voltri vi eseguì delle ricerche, mentre lavorava nella vicina miniera della Cerchiara (Pignone). La Ferriere di Voltri era intestataria anche di alcune miniere di manganese dell’entroterra chiavarese (Val Graveglia), oltre che della citata Cerchiara, acquisita dal Sig. Mario Cellino Ferrari di Bassano (DEL SOLDATO, 1993).
Occasionalmente, lo conferma anche il JERVIS (1873), la mineralizzazione a pirolusite (Terra d’Ombra) era stata oggetto di soli scavi di assaggio.
Intorno al 1924 era stata accertata la presenza delle mineralizzazioni più basse, quelle poco al di sopra del torrente Gravegnola, nella valletta che separa la massa serpentinosa dalla Formazione dei Diaspri (Figura 3).
Dalle Relazioni del Servizio Minerario risulta che l’attività estrattiva più recente si è sviluppata dalla fine della Grande Guerra fino al 1929.
Il minerale più elevato in quota, presso la cima del Monte Nero, era stato messo in vista delle precedenti ricerche. Altre tracce mineralizzate e di ricerca, erano sparse nel Lenbo di Coloretta. Ne fanno menzione, seppure molto superficialmente il MOJON (1805) ed il BARELLI (1835).
Il lavoro si svolgeva in condizioni molto precarie. Si pensi solo che il trasporto del minerale dai cantieri alti (quelli di Monte Nero) alle tramogge di carico sulla strada Rocchetta-Beverone (Figura 10 e Figura 11) era effettuato solo a dorso d’uomo. Non venne mai posta in opera la teleferica prevista fin dal 1922-23, seppure fosse stata più volte richiesta e sollecitata .
Figura 9 – Planimetria e sezione dell’area mineraria di Monte Nero – Rocchetta Vara (Arch. Privato) ridisegnata dall’originale di MOGNOL (1924).
I cantieri di coltivazione della miniera di Rocchetta Vara
Nei cantieri bassi, di Monte Sovrani, la concentrazione manganesifera si trova al tetto topografico dei diaspri, subito dopo il contatto con le serpentiniti (Figura 7, Figura 12 e Figura 13). La serie appare qui in giacitura rovesciata. Sono visibili ed in parte accessibili, due gallerie.
Nel secondo caso, e cioè presso la vetta del Monte Nero (Figura 8) dove, tra l’altro, la pendenza degli strati si addolcisce, le concentrazioni manganesifere ricorrono a letto della formazione incassante e, a quanto riferisce il MOGNOL (1924), erano più interessanti e più sfruttate (Figura 19 e Figura 20).
Tutto il complesso diasprigno presenta minute impregnazioni di minerali manganesiferi, che gli conferiscono quel colore scuro (Figura 14) da cui anche il monte ha tratto tradizionalmente il nome.
Secondo il MOGNOL (1924) il principale minerale manganesifero estratto era la braunite contenente noduli di silicato (rodonite fibrosa). Il mercantile ottenuto per cernita a mano aveva la composizione riportata, a solo titolo storico, in Figura 15. Il MOGNOL (1924) segnala anche presenza di tracce di minerali secondari di rame (malachite, azzurrite, cuprite, calcosina) e rare masserelle di ematite. Ma soprattutto vanno ricordati i ritrovamenti di rame nativo in belle ramificazioni arborescenti, che si ossidavano alla prima esposizione all’aria.
Per gli appassionati di minerali è da segnalare la presenza di un minerale raro per la Liguria: la coralloite di Monte Nero (Figura 17 e Figura 18 da BALESTRA, C., BRACCO, R., FINELLO, G., e BINDI, L., 2012).
Considerazioni finali sulla miniera di Rocchetta Vara
La miniera di Rocchetta Vara ha vissuto, in pratica, all’ombra della ben più ricca ed importante miniera della Cerchiara. Di questa ha costituito la naturale area di espansione e ricerca. E non a caso, come alla Cerchiara, si possono immaginare possibili prospezioni settecentesche finalizzate ad estrarre la pirolusite da impiegare per la sbiancatura delle tele (DEL SOLDATO, 1993).
La sintesi della storia mineraria di Rocchetta Vara – Monte Nero è quella brevemente riassunta dal GIORDANO (1968) …a Rocchetta Vara, presso il Monte Nero, le ricerche rinvennero minerale a basso tenore. I banchi hanno diverso spessore, dati in massima da braunite che talvolta da normale diventa friabile. La coltivazione interessava in passato solo la braunite che risultava possedere un tenore abbastanza alto. (…) Alla sommità del monte si trova l’unico affioramento che si riteneva allora economicamente sfruttabile. Su questo giacimento i lavori erano praticati a giorno e gli uomini effettuavano il trasporto di minerale. Fu progettata, tuttavia, una teleferica che terminava nella Valle del Gravegnola. Sul versante meridionale l’attività cessò nel 1928 e su quello occidentale nel 1929. La disposizione quasi verticale degli strati induce a ritenere fondatamente che la mineralizzazione interessi anche il Monte Sovrana… (GIORDANO, 1968).
Rocchetta di Vara, provincia della Spezia, Italia
Una bella immagine inviata dall'amico Stefano, che riprende uno degli imbocchi "alti" della miniera di Monte Nero
Le tramogge della miniera di Rocchetta Vara testimoniate da Google Earth
Note di aggiornamento
2022.09.10
L’amico Stefano LUNACCIO ha inviato ad ArcheominoSapiens alcune belle immagini della Miniera di Rocchetta Vara, scattate nel 1996.
In alto l’accesso alla galleria sulla sommità del Monte Nero (sn di Figura 19). Nei pressi erano presenti anche alcuni scavi e trincee. Erano probabilmente degli assaggi realizzati negli ultimi tempi di attività o in momenti successivi. Questo suggerirebbe la presenza di attrezzi ancora in buono stato di conservazione (specialmente il manico) probabilmente abbandonati o dimenticati (dx di Figura 19).
Nelle foto successive (Figura 20 e Figura 21), uno degli imbocchi antichi della miniera di Monte Nero visti a differente distanza.
Gli strati di diaspro presentano evidente inclinazione di 40-45° con palesi problemi di fatturazione e quindi stabilità. Di conseguenza, il tetto della coltivazione era rinforzato, ogni 5/6 metri, con pilastri in pietra a secco. Se ne intravede uno sulla sinistra dell’imbocco (Figura 20). In prossimità dell’imbocco era presente anche materiale di risulta (Figura 21).
Un ribasso, probabilmente di carreggio, era presente al livello del corso d’acqua prospiciente.
Le immagini rappresentano una documentazione e testimonianza praticamente unica e datata per la miniera di Monte Nero, almeno per quanto pubblicato.
2022.09.11
Rileggendo il BERTOLOTTI (1834) si trova questa annotazione a pagina 261: …Si estrae del manganese nelle comunità di Pignone; ma assai più dalla Rocca, stato Estense presso Brugnato, e si imbarca alla Spezia…
La miniera nella comunità di Pignone è sicuramente la Cerchiara, ma la Rocca farebbe pensare quella di Monte Nero.
Bibliografia
BALESTRA, C., BRACCO, R., FINELLO, G., & BINDI, L. (2012, febbraio). Coralloite, Paseroite e Bassoite: tre nuove specie in Liguria. Micro, 78-96, Santa Monica (https://www.researchgate.net/publication/258339897).
BARELLI, V. (1835). Cenni di statistica mineralogica degli Stati di S. M. il Re di Sardegna (Vol. unico). Torino, Giuseppe Fodratti.
BERTOLOTTI, D. (1834).Viaggio nella Liguria Marittima (Vol. Tomo Terzo). Torino, Eredi Botta
DEL SOLDATO, M. (1993). La miniera manganesifera di Cerchiara (La minea du rantegu). Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze G. Capellini, LXII-LXIII (1992-1993), 129-205.
GIORNADO, G. (1969). Le attività estrattive in Liguria. L’industria Mineraria, ottobre, 519-532.
JERVIS, G. (1873). I Tesori sotterranei dell’Italia – Parte Prima – Regione delle Alpi. Roma, Torino e Firenze, Ermanno Loescher.
JERVIS, G. (1874). I Tesori sotterranei dell’Italia. Parte seconda. Regione dell’Appennino (Vol. Parte seconda). Torino, Roma e Firenze, Ermanno Loescher.
MOJON, G. (1805). Descrizione mineralogica della Liguria. Genova, Tipografia Frugoni.
MOGNOL (1924). Il giacimento manganesifero di Monte Nero. Memorie della Società Lunigianense G. Capellini, 5, 119-123.
PELLOUX A. (1919). Appunti di mineralogia ligure. Mem. Acc. Lunig. di Sc. G. Capellini , vol. I, fc. I. la Spezia.
https://www.confindustriasp.it/cool_timeline/la-nuova-era-di-sviluppo-industriale-militare/