Paesaggi minerari e impatto ambientale. Dal territorio al Mine Survey

Copertina

Copertina – Miniera cuprifera di Libiola. Impatto ambientale indotto dalle coltivazioni a cielo aperto. Sullo sfondo la penisola di Sestri Levante (2005).
Il passaggio dalla coltivazione in sotterraneo a quella a cielo aperto è avvenuto durante la gestione inglese ed è continuato negli anni successivi, fino alla produzione del rame di cementazione.

Reading Time: 15 minutes

Il paesaggio archeominerario

Il paesaggio archeominerario (Figura 1 e Figura 2) è il risultato dell’interazione tra l’interesse economico, di qualunque epoca, e la conseguente attività antropica indotta dalla soddisfazione dei bisogni contingenti. E questi, naturalmente, diversificati nel tempo e sviluppatasi all’interno di un’area a specifica valenza mineraria (ricchezza di risorse geologiche). È ovvio che anche la risorsa geologica è stata differenziata nel tempo in ragione delle relative, contingenti, necessità. E non dimentichiamo che la risorsa geologica (che diviene attualità)  non è rinnovabile, ma da sempre è causa, più o meno conclamata, di guerre e conflitti armati (Figura 3). Il paradosso è che anche le ipotesi di sviluppo e di futuro apparentemente green ne sono schiave e attenzionano alla Groenlandia (gas. petrolio, oro, diamanti, Terre Rare), all’Ucraina (litio, ferro, pietre preziose, titanio, Terre Rare), al Canada (uranio, zinco, nichel, rame, oro) ed ai fondali oceanici (per i noduli polimetallici).
Nella Liguria Orientale, ovvero in quella porzione di territorio compresa fra Genova e La Spezia, sono ancora presenti una grande quantità di emergenze minerarie, la cui memoria è viva nella cultura e nelle tradizione locali. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccoli e temporanei insediamenti produttivi, la cui vita è stata in generale molto breve, ma che hanno sortito un profondo radicamento nella memoria storica. Due o tre di queste, sono state riconvertite in Museo geominerario... (Gambatesa, Monte Loreto, Le Cascine).
Gli studi storico-minerari condotti negli ultimi dieci lustri hanno poi confermato come l’antichità degli sfruttamenti tramandata dalla cultura materiale sia reale e, in qualche caso, anche molto più remota, tanto da suscitarne l’interesse archeologico.
Già Arturo ISSEL nel 1879 aveva supposto, e suggerito, la possibilità di un’origine preistorica di alcuni cantieri minerari, dal ritrovamento di utensili (Libiola; Figura 6) e trincee di coltivazione (Monte Loreto; Figura 4 e Figura 5). Ma solo le ricerche archeologiche ed i conseguenti scavi stratigrafici eseguiti a cominciare dagli anni Ottanta del secolo scorso da parte di studiosi coordinati dal Museo Archeologico di Chiavari, hanno potuto confermare scientificamente l’origine di alcune attività. In particolare le indagini condotte nelle miniere della Liguria orientale suggeriscono che già nella prima metà del IV millennio BC il fabbisogno di rame fosse tale da implicare l’attivazione di coltivazioni in profondità… (MAGGI e CAMPANA, 2008).

Evoluzione dell’impatto ambientale

La conservazione dei siti più antichi è stata possibile grazie a due motivi essenziali.
Primo, la risorsa geologica sfruttata, per necessità, ha avuto un interesse ben preciso e circoscritto nel tempo. Esempi tipici sono la cava preistorica di diaspro della Valle Lagorara o le produzioni di sale inglese,  vetriolo e rame di cementazione a Libiola.
Secondo, la modifica nel tempo dei bisogni e delle tecnologie minerarie, connessa l’evoluzione del concetto di economicità della coltivazione, di ricchezza del giacimento e di architettura dei cantieri.
Tali parametri, evolvendosi, hanno condizionato gli sfruttamenti minerari, ma soprattutto le riprese di attività in epoche e momenti successivi. Questo soprattutto nelle mineralizzazioni più estese ed importanti (Gambatesa, Monte Loreto e Libiola).
Tale aspetto particolare introduce anche il concetto fondamentale, più recente, di impatto ambientale prodotto o indotto dall’attività estrattiva.
L’esperienza Ligure sottolinea come l’impatto ambientale delle coltivazioni più antiche sia stato estremamente basso inizialmente e sia perdurato in tali condizioni almeno fino alla metà dell’Ottocento. In seguito è mutato l’approccio ai metodi di coltivazione ed il condizionamento economico industriale. Ne sono risultate azioni più aggressive sul territorio, sia in termini di architettura dei cantieri sotterranei che, soprattutto, a cielo aperto e sia per l’incremento di produttività indotto dalle nuove tecniche minerarie e dai fabbisogni dell’industria.

Ciò ha innescato come conseguenza la creazione di discariche (Figura 2 e Figura 7) soprattutto in versante, l’incremento della viabilità carrozzabile e la realizzazione di nuovi impianti e/o stabilimenti di trattamento (talvolta con poca attenzione all’inquinamento, al rumore e alle polveri).
Seguendo un ipotetico viaggio nel tempo attraverso gli insediamenti minerari e la loro evoluzione, sono possibili diverse chiavi di lettura. Dall’evoluzione delle necessità contingenti che hanno condizionato la ricerca e lo sfruttamento dei materiali, all’evoluzione delle tecnologie estrattive, a quella del mutato rapporto tra uomo e ambiente. Quest’ultimo, evoluto dalla soddisfazione per le nuove fonti di occupazione, al mutato approccio sull’ambiente.
Tutto ciò ha condizionato in maniera profonda l’impatto dei cantieri, degli opifici e l’evoluzione del paesaggio minerario realizzatasi nel tempo.

L’approccio ambientale

La Liguria Orientale è caratterizzata da due elementi fondamentali che stanno all’origine della cultura mineraria sviluppatasi nell’arco di circa 5000 anni: la morfologia del territorio e la disponibilità di risorse geologiche (materie prime) diffuse sul territorio.
La morfologia è sempre molto aspra, articolata e con una ridotta presenza di spazi costieri, peri-costieri e fluviali di un certo respiro.
Nelle epoche storiche più antiche (protostoria e medioevo) anche le pianure litorali maggiori apparivano sensibilmente ridotte, caratterizzate da diffusi ambienti deltizi-lagunari e/o paludosi e limitate da una linea di costa profondamente più arretrata rispetto a quella attuale.
Tale situazione è stata confermata da studi recenti condotti su Rapallo (BALLARDINI, 1994, pag. 17 ), sulla pianura del Torrente Rupinaro di Chiavari (DEL SOLDATO, 1987, pag.54-56, 1988, pag. 19-44) su quella di Lavagna (DEL SOLDATO, 1987, pag. 9-11), sulla pianura interna di Sestri Levante, su quella di Levanto (DEL SOLDATO e Pintus 1984, pag. 135-153) e sul territorio di Luni (DEL SOLDATO, 2021; Del Soldato 2024).
Alla luce degli studi fino ad oggi condotti, le fasce costiere erano frequentate occasionalmente e non rivestivano un ruolo insediativo se non in casi e con modalità del tutto eccezionali. Un esempio antico è il caso del Castellaro di Camogli, insediamento tipico di crinale del Bronzo Finale, ma localizzato, a differenza di tutti gli altri noti, al margine di una falesia costiera.

immagine citata nel testo

Figura 11 – Borgolungo, il primo insediamento stabile di Chiavari X-XI sec. d.C. (MDS, 1988)

Il rapporto dei Liguri con l’ambiente litorale

Levanto è un esempio significativo.
Il riferimento è alla tomba a cassetta ritrovata in località Case Campodonia, sul Monte Bardellone (ricostruita al Museo di Pegli).
Lo studio dei cinerari contenuti nella tomba a cassetta (MELLI, 1984) ha fornito un’indicazione molto particolare sull’interesse dell’ambiente marino nell’età del Ferro. Viene attestata la presenza, nelle olle, di …pochi resti ossei animali, il cui esame, ha dato i seguenti risultati:
cinerario 1: estremità prossimale di metatarso privo di epifisi ed epifisi distale di tibia di ovis vel capra, frammenti di diverse conchiglie marine (una probabilmente tonnide) di specie commestibile.
cinerario 2: frammenti di conchiglie marine e parte distale di metatarso di lepus. È questo uno dei pochi casi accertati in ambito ligure di presenza di ossa di animali all’interno di cinerari (unico altro esempio ad Ameglia tombe del 1908 e 1911: BANTI 1937, pag. 28): si tratta di un ricco “banchetto funebre” costituito da ovini, lepre e molluschi, più propriamente offerte commestibili ai defunti. Tracce di combustione sulle ossa indicano che anche i resti animali furono bruciati sul rogo funebre e non deposti successivamente… (MELLI, 1984)

In particolare, le conchiglie testimoniano il rapporto con il mare limitato ad un’attività di pesca lungo la battigia, con la sola raccolta di molluschi (MELLI, 1984, pag. 22).
Altro esempio è quello di Chiavari.
Qui, per realizzare la necropoli preromana è stato scelto l’ambiente focivo della piccola piana fluviale protetta da dune ed interna rispetto al litorale (Figura 8). La costruzione e la fruizione del monumento sono perdurate per alcune centinaia di anni. Poi l’ingestione marina ha interrato completamente la necropoli. In epoca Imperiale una breve frequentazione (Figura 9) e quindi l’interramento totale dovuto all’ingressione marina di età tardo romana-Alto Medievale (Figura 10).
Alla necropoli doveva essere connesso un abitato di cui, tuttavia, non è stata rinvenuta traccia. Ad oggi, l’unica ipotesi è che si trattasse di diversi piccoli insediamenti, riparati, sulle circostanti alture.
Sempre legato a Chiavari è interessante il passaggio dalla frequentazione occasionale a quella stabile lungo la fascia costiera. Dalla defilata necropoli, con le possibili saline, si passa al primo insediamento urbico (Figura 11). Si tratta del cosiddetto Borgolungo, il nucleo originario della città medievale, sviluppatasi nei secoli successivi con l’occupazione del litorale che andava ampliandosi, fino almeno al XVIII secolo.

Il territorio, la morfologia e le risorse geologiche

In realtà, il territorio ligure viene inquadrato, dal punto di vista geografico come eminentemente montano (Figura 12). Nel Nord-Ovest d’Italia, …la maggiore rilevanza (dopo la Valle d’Aosta) del territorio montano si registra in Liguria, con quasi l’80 per cento dei comuni montani (appena 20 sono classificati come parzialmente montani) che coprono l’81,5 per cento della superficie regionale; la popolazione montana sfiora però solo il 22 per cento del totale anche perché tre dei quattro comuni capoluogo (Genova, La Spezia e Imperia), dove si concentra la maggior parte della popolazione regionale, risultano non montani… (ISTAT, Atlante Statistico della montagna italiana, edizione 2007).
Una curiosità. Fra i primi cinque comuni totalmente montani per popolazione al 31 dicembre 2004, dell’Italia nord-occidentale, rientrano Albenga (al terzo posto) e Sestri Levante (al quinto posto).
In un contesto di grande diffusione delle fasce altimetriche superiori ai 400-600 metri s.l.m. e di versanti fortemente acclivi, il Ligure è profondamente legato alla terra che ha dovuto e saputo plasmare secondo necessità di sopravvivenza e della quale ha valorizzato le potenzialità.
Altro elemento fondamentale è la grande disponibilità e diffusione di risorse geologiche, materiali utili e utilizzabili. Sono i variegati giacimenti sia minerari che di materiali lapidei del Levante Ligure. Seppure in generale assumano dimensione estremamente ridotta, sono altresì fortemente diffusi lungo la regione compresa fra Genova e la foce del Fiume Magra. In questo contesto è stata applicata la definizione di giacimento più ampia che correttamente potesse essere data e nella quale rientrano tutti i materiali utili, utilizzabili ed effettivamente utilizzati, seppure in epoche differenti, che hanno profondamente condizionato la cultura materiale locale.

Frequentazione e Mining Survey

Le più recenti scoperte archeologiche confermano come la frequentazione ed il più antico popolamento del territorio ligure si siano attestati nella fascia di immediato retroterra e come, sovente, ricorrano in prossimità dei numerosissimi e diffusissimi affioramenti di minerali e/o di materiali utili (Figure 22 e 23 di Val Graveglia mineraria: le risorse geologiche). Non si tratta di insediamenti importanti né per durata né per ampiezza, ma generalmente di evidenze di frequentazione temporanea o stagionale. La ricorrenza maggiore investe la corrispondenza con i giacimenti a solfuri misti dai quali era estratto il minerale cuprifero trasformato in rame.
L’interrelazione uomo-ambiente è quindi stata strettamente reciproca ed interdipendente. È proceduta dalla profonda conoscenza del territorio, al riconoscimento delle sue potenzialità, in ragione di materiali specifici e finalizzati alla soddisfazione dei bisogni contingenti.
Si è concretizzato uno sfruttamento stratificato, in senso cronologico e regionale, delle risorse geologiche secondo l’evoluzione dei bisogni. Ne è conseguita l’ideazione o la modificazione ed adattamento delle tecnologie di estrazione e/o di lavorazione.
La stratificazione dello sfruttamento minerario nel Tigullio si attesta su un arco temporale di circa 5000 anni (Figura 13), durante i quali sono mutate le capacità e le necessità della popolazione e degli operatori.
Oggetto di sfruttamento sono stati, in generale, piccoli e piccolissimi giacimenti il cui valore si è venuto evidenziando in tempi e con modi differenti, ma direttamente relazionabili all’evoluzione della definizione stessa di economicità e di soddisfazione dalla necessità di approntare una punta di freccia a quella di arredare la casa o arricchirla con marmi e mosaici.

Bex, Vaud, Svizzera

Cracovia, voivodato della Piccola Polonia, Polonia

Cagliari, città metropolitana di Cagliari, Italia

Iglesias, provincia del Sud Sardegna, Italia

Stilo, città metropolitana di Reggio Calabria, Italia

Atina, provincia di Frosinone, Italia

Tolfa, città metropolitana di Roma Capitale, Italia

Fornovo di Taro, provincia di Parma, Italia

Bienno, provincia di Brescia, Italia

Cogne, Valle d'Aosta, Italia

Masso, Castiglione Chiavarese, città metropolitana di Genova, Italia

Libiola, Sestri Levante, città metropolitana di Genova, Italia

Santa Maria, Maissana, provincia della Spezia, Italia

Bibliografia

ARMIERI A.M. (1993).  “Collegia” e “Corpora” nella Roma antica, Riv. Il Coltello di Delfo, 27, a. VII, 3° trim., Roma, pp. 23-28.
BABALIS D. (1994). Sistemi informatici e beni culturali. Riv. Il Coltello di Delfo, 32, a. VIII, 4° trim., Roma, pp. 34-40.
BALLARDINI A. (1994). In burgo Rapalli. Documenti e monumenti di un borgo medievale. ECIG, Genova, p.1-222.
BERGERON L. (1995). Ripensare il museo. Riv. Il Coltello di Delfo, 34, a. IX, 2° trim., Roma, pp. 7-10.
BERTOLINI C., CERRATO A. e RONCHETTA C. (1994). Percorsi museali nel territorio piemontese. Riv. Il Coltello di Delfo, 29, a. VIII, 1° trim., Roma, pp. 46-52.
BONI, M. (2025). La contesa per le risorse dell’Ucraina. Da www.analisidifesa. It – https://www.analisidifesa.it/2025/02/la-contesa-per-le-risorse-dellucraina/
CAMPANA N., MAGGI R. e NEGRINO F. (1994). 4000 anni fa a Maissana – Una cava preistorica di diaspro scoperta in Valle Lagorara, Ministero per I Beni Culturali e Ambientali – Soprintendenza Archeologica per la Liguria – Museo per la Preistoria e Protostoria del Tigullio, Chiavari.
CAMPANA N., MAGGI R., STOS GALE Z. e HOUGHTON J. (1996). Miniere e metallurgia in Liguria fra Il millennio e Il secolo BC. In PIOLA CASELLI F. e PIANA AGOSTINETTI P. (a cura di), Atti del Convegno La miniera l’uomo e l’ambiente. Fonti e metodi a confronto per la storia delle attività minerarie e metallurgiche in Italia, Cassino 2-4 giugno 1994, All’lnsegna del Giglio, Firenze, pp. 15-52.
CASTRONOVO V. (1995). Musei di Archeologia Industriale. Riv. Il Coltello di Delfo, 35, a. IX, 3° trim., Roma, pp. 33-37.
CONTE V. e DEL SOLDATO M. (1985). La guida tecnica e la carta di tipo geominerario dell’ardesia ligure (Tigullio Orientale): uno strumento nuovo di ricerca a disposizione degli operatori del settore, in Atti delle Giornate di studio su I Materiali di Cava. Coltivazione, utilizzazione e tecnologie di settore. Trento, 22-23 marzo. Supplemento al n 4/85, a. XXXIV di Economia Trentina. Trento, pp. 203-207.
CRUISE G.M., COLELLA M. e NISBET R. (1994). L’ambiente vegetale attuale. In R. Maggi (a cura di), Archeologia dell’Appennino Ligure – Gli scavi del Castellaro di Uscio. Un insediamento di crinale occupato dal Neolitico alla conquista romana. Bordighera, pp. 21-28
DECANDIA F.A. e ELTER P. (1972). La zona ofiolitifera del Bracco nel settore compreso fra Levanto e la Val Graveglia (Appennino Ligure). Atti del 66° Congresso della Società Geologica Italiana Pisa – Sestri Levante, Settembre 1972.
DEL SOLDATO M., (1980), L’Ardesia, Quademo n.16 de: ARL 1 – Uomini, energia e territorio. Ricerca su una vallata ligure: la Fontanabuona. Ricerca svolta nell’ambito del P. F Energetica del C.NR., sottoprogetto risparmio di energia nel riscaldamento degli edifici. Tema II: analisi del contributo che lo studio del sistema energetico può dare alla pianificazione delle aree a risorse limitate. Genova, p. 108.
DEL SOLDATO M. (1987). L’erosione marina mangia i nostri litorali – La sottile linea grigia – Una serie di scogliere sub-parallele alla costa potrebbe arginare questa costante opera di demolizione. In Il Golfo, a. 2, n 7, febbraio, Genova, pp. 86-87.
DEL SOLDATO M. (1987). Evoluzione della pianura alluvionale del Torrente Rupinaro. In MELLI P. e DEL LUCCHESE A. (a cura di) Archeologia in Liguria III. I-Scavi e scoperte 1982-1986. Preistoria e Protostoria., Soprintendenza Archeologica della Liguria, Genova, pp.54-56.
DEL SOLDATO M. (1987). Lavagna durante il XIII secolo. Ambiente naturale e antropico,. In ALBERTI M.A., CITI D., DEL SOLDATO M. e MARINI F. (a cura di), Una torre a Lavagna – Storia e tradizione, Chiavari, pp. 9-11.
DEL SOLDATO M. (1988). L’Ardesia in natura, In AA. VV., Oro di Liguria. L’ardesia, storia, lavorazione, arte. Ed. Sagno – Centro Studi Chiavari. Genova, pp. 75-94.
 DEL SOLDATO M. (1988), L’evoluzione della piana alluvionale del Rupinaro in epoca protostorica e storica, In Giornata di studio in onore di Nino Lamboglia. Chiavari 23 maggio 1987, Studi Genuensi, n 6, Genova, pp. 19-44.
DEL SOLDATO M. (1990). Analisi petrografiche dell’industria litica scheggiata, In MAGGI R. (a cura di), Archeologia dell’Appennino Ligure. Gli scavi del castellaro di Uscio. Un insediamento di crinale occupato dal neolitico alla conquista romana. Ist. Internazionale. di Studi Liguri, Collezione di Monografie Preistoriche ed Archeologiche, VIII, Bordighera, pp. 209-218.
DEL SOLDATO, M., e PINTUS, S. (1984). Studio geotettonico e storico sull’evoluzione di una piana alluvionale (Levanto – Liguria Orientale): applicazione del metodo geofisico per la identificazione e la definizione di strutture sepolte
Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova, anno 5 (5), 135-153.
DEL SOLDATO M., GARIBALDI P. e MAGGI R. (1987). Ricerche petrografiche. In MELLI P. e DEL LUCCHESE A. (a cura di) Archeologia in Liguria III.1 – Scavi e scoperte 1982-1986. Preistoria e protostoria, Soprintendenza Archeologca della Liguria, Genova, pp.209-218.
DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (1984) Levanto, geologia, ambiente, evoluzione storica. Catalogo della mostra a cura di DEL SOLDATO M. e PINTUS S., La Spezia, p. 52.
DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (1984). Studio geotettonico e storico sull’evoluzione di una piana alluvionale (Levanto – Liguria Orientale). Applicazione del metodo geofisico per la identificazione e la definizione di strutture sepolte. In Quaderni dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova, a. 5, n. 5, Tortona, p. 135-153.
DI BARTOLO L. (1994). Rimini. Una fornace che non c’é più. Riv. Il Coltello di Delfo, 30, a. VIII, 2″ trim., Roma, pp. 45-50.
DI FAZIO S. (1995). Il colosseo del villaggio di Bucarest. Iniziative per la conservazione ed il recupero dell’architettura rurale in Romania. Riv. Il Coltello di Delfo33, a. IX, 1° trim., Roma, pp. 48-53.
DI GREGORIO F. (1994). Aspetti metodologici e geologico-ambientali del recipero dei siti dismessi.. In Atti del II° Convegno Valorizzazione dei siti minerari dismessi, Cagliari, 12-14 ottobre 1994, Cagliari, pp. 28-33.
FANT S. (2022, marzo 24). Ucraina; tutte le riserve di litio e le risorse minerarie nelle zone di guerra. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.renewablematter.eu: https://www.renewablematter.eu/ucraina-tutte-le-riserve-di-litio-e-le-risorse-minerarie-nelle-zone-di-guerra
FIANDACA O. (1996). La necessità di una nuova cultura del riuso per le aree industriali dismesse. La riconversione delle aree minerarie in Europa. Riv. Il Coltello di Delfo, 39, a. X, 3° trim., Roma, pp. 192-193.
GALLERI, G. (2023, maggio 01). L’esplorazione mineraria in Canada, tra opportunità e sostenibilità. Intervista al geologo esplorativo e PhD Manuele Lazzarotto. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.centrostudi-italiacanada.it: https://www.centrostudi-italiacanada.it/articles/esplorazione-mineraria-canada
GALLETTI M. e MACIOCCO G. (1993). Il marco-museo minerario di Abbadia S. Salvatore. Da luogo di lavoro a macchina della memoria. Riv. Il Coltello di Delfo, 28, a. VII, 4° trim., Roma, pp. 11-17.
GALLI et Alii (1972). Le Ofioliti dellÀppennino Ligure. Un frammento di crosta-mantello “oceanici” dell’antica Tetide. Atti del 66° Congresso della Società Geologica Italiana Pisa – Sestri Levante, Settembre 1972.
GIACOPINI L. e MANTERO D. (1993). Verde Ambiente, a. IX, n°4, Roma, pp. 35-42.
INFODATA. (2025, marzo 09). La mappa delle risorse minerarie dell’Ucraina. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.infodata.ilsole24ore.com: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2025/03/09/la-mappa-delle-risorse-minerarie-dellucraina/
LOLLETTI S. (1994). Per una ricostruzione della cultura mineraria. In Atti del 11° Convegno Valorizzazione dei siti minerari dismessi, Cagliari 12-14 ottobre, Cagliari, 85-88.
MAGGI R. e CAMPANA N. (2008). Archeologia delle risorse ambientali in Liguria: estrazione e sussistenza fra IV e III millennio BC. https://www.researchgate.net/publication/303516911_Archeologia_delle_risorse_ambientali_in_Liguria_estrazione_e_sussistenza_fra_IV_e_III_millennio_BC
MAGGI R., CAMPANA N., NEGRINO F. e OTTOMANO C. (1994), The quarrying and workshop site of Valle Lagorara (Liguria – Italy). In The Journal ofthe Accordia Research Centre, vol. 5, London, pp. 73-96.
MAGGI R., CAMPANA N. e NEGRINO F. (1995). Valle Lagorara: a querry of radiolarite fiasper) exploited during the Copper and Early lrone Ages. In Archeologia Polona, vol. 33:1995, 187-208 PL ISSN 0066-5924, pp. 187-208.
MAGGI R., NEGRINO F. e CAMPANA N. (1991). The prehistoric quarry of “Valle Lagorara” (Liguria – Italy). In Atti del VI International Flint Symposium, Spain, pp. 162-165.
MAGGI R. e VIGNOLO M.R. (1987). Libiola. In MELLI P. e DEL LUCCHESE A. (a cura di) Archeologia in Liguria III-1 – Scavi e scoperte 1982-86, Soprintendenza Archeologica per la Liguria, Genova, pp. 41-44.
MANCONI F. (1994). Il contributo dello storico per la salvaguardia della memoria della civiltà mineraria. In Atti del II° Convegno Valorizzazione dei siti minerari dismessi, Cagliari 12-14 ottobre, Cagliari, pp. 34-36.
MELLI P. (1984). L’Età del Ferro e l’Epoca Romana.. In DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (a cura di) Levanto: geologia, ambiente ed evoluzione storica. Catalogo della mostra, Levanto, 1984
PAWLIKOWSKI M. (1996). Mineralogical investigaation of raw materials, Relazione, Ktakow, p. 5.
REDAZIONALE. (2019, maggio 05). L’inestimabile tesoro sotto i ghiacci della Groenlandia. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.groenlandia.it: https://www.groenlandia.it/articoli/linestimabile-tesoro-sotto-i-ghiacci-della-groenlandia
REDAZIONALE. (2022, ottobre 29). Le Canada renforce son emprise sur les minéraux rares. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.lefigaro.fr: https://www.lefigaro.fr/flash-eco/le-canada-renforce-son-emprise-sur-les-mineraux-rares-20221029
REDAZIONALE. (2022, giugno 30). Terre Rare in Groenlandia. Tratto il giorno marzo 12, 2025 da www.groenlandia.it: https://www.groenlandia.it/articoli/terre-rare-in-groenlandia
TASSER R. (1994). Il Museo provinciale delle miniere dell’Alto Adige, in Atti del 11° Convegno Valorizzazione dei siti minerari dismessi, Cagliari, 12-14 ottobre, Cagliari, pp. 223-226..
TAVONE F. (1995). Il Museo all’aperto di Archeologia Industriale di Schio Riv. Il Coltello Delfo, 36, a. IX, 4° trim., Roma, pp. 38-43.
TRO’ A. (1994). Progetto di sistemazione a finì turistico didattici della miniera di manganese di Molinello, Relazione al progetto, Ne’, p. 12.

Rispondi