Copertina – Grossi rocchi allineati, di colonna realizzati in panchina. È una delle tante colonne dei templi di Selinunte, in questo caso del Tempio G di Febo, abbattuta da un forte evento sismico. La direzione dell’allineamento dei rocchi e delle colonne indica la direzione di propagazione del sisma distruttivo
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La panchina della costa Toscana
Gli affioramenti di roccia conosciuta storicamente come panchina (una biocalcarenite) sono più frequenti di quanto si possa pensare. Una serie è ben nota lungo la costa toscana compresa fra Livorno a Baratti.
Anche nel caso della panchina presente lungo la costa livornese, il suo interesse più recente è stato, ed è, puramente storico. Nello specifico, AQUINO (2020) ha studiato una serie di campioni raccolti da alcuni affioramenti, nel quadro di una ricerca sui materiali da costruzione e le malte impiegate nella Pisa medioevale.
In precedenza, la panchina, era stata impiegata da Etruschi e Romani, come testimoniano i grandi conci di Baratti (Figura 9, Figura 10 e Figura 11) e Luni (Figura 12, Figura 13, Figura 14 e Figura 15), nonché quelli dei resti romani di Pisa (probabilmente in corsi alternati a laterizi nei Bagni di Nerone, ribattezzati Terme nel medioevo).
In seguito, a Pisa, l’uso della panchina è continuato in maniera ordinaria nell’uso edilizio almeno fino a tutto il XII secolo, divenendo poi sporadico. Ne sono esempio S. Zeno (Figura 16) e le facciate di San Frediano (Figura 17), San Nicola (Figura 18) ed parte delle mura urbiche.
L’impiego della panchina è stato condizionato, in origine, certamente dalla sua presenza nei siti prossimi o scelti per l’edificazione, ma soprattutto per le sue proprietà fisiche e meccaniche. La panchina era facilmente estraibile, lavorabile, trasportabile (poiché leggera) e durevole.
In effetti è una pietra porosa (grado di porosità medio-alto) a capacità di assorbimento d’acqua per capillarità molto variabile. È caratterizzata da bassa / molto bassa resistenza a compressione monoassiale e granulometria compresa in quella di una sabbia da fine a grossolana. Dal punto di vista mineralogico è composta di abbondante calcite, quarzo e feldspati subordinati, nonché tracce di fillosilicati, ma ricca di frammenti organogeni (prevalentemente gusci di bivalvi, gasteropodi ed echinodermi anche visibili a occhio nudo).
La panchina di Livorno
La panchina di Livorno è forse la più conosciuta (Figura 19 e Figura 20). Già il SAVI (1838, p. 21) la riteneva di genesi molto recente. Ne traeva conferma dai …frammenti di terra cotta, produzione dell’industria umana, racchiusi nel Tufo (ma è da intendersi come panchina) delle vicinanze di Livorno, quelli trovati in una simil pietra in Sicilia, in Sardegna, ed in Provenza, giustificano chiaramente il posto dato a questa roccia, fra quelle cioè formate da fenomeni che anche attualmente sono in attività… (SAVI, 1838, p. 21).
Anche il (SISMONDA, 1853, p. 91) e poi il REPETTI (1855) la ritenevano di genesi recente. Quest’ultimo descrisse dettagliatamente la panchina livornese. La …pianura che stendesi dai Ponti di Stagno fino al mare è coperta da un terreno di alluvione recente. Sebbene il suo litorale manchi di tomboli, si mostra diviso dal mare da una specie di canale naturale che principia al luogo delle Fornaci fino al ponte d’Arcione. La panchina, che dal lato d’ostro costituisce il limite apparente in un livello alquanto più elevato del mare, consiste in un tufo arenario misto di resti organici marini, palustri, animali e vegetabili, e perfino di rottami di fabbriche; lo che dimostra la sua recente formazione. Il qual tufo riposa sopra una roccia stratiforme calcare consimile al colombino che scuopresi nel Rio Maggiore e nel torr. dell’Ardenza, attraversato da larghi filoni di spato calcare candido. Lo stesso accade presso le falde settentrionali de’ Monti Livornesi… (REPETTI E., 1855, p. 512).
Di maggiore interesse la panchina individuata e campionata dal DE STEFANI in centro a Livorno. Le analisi microbiologiche furono eseguite dal NEVIANI (1891).
Gli scavi e le scoperte di Livorno
…Per quanto riguarda la località ed i riferimenti geologici colle rocce concomitanti, ecco quanto lo stesso prof. De Stefani si è compiaciuto comunicarmi.
Negli scavi fatti per la fondazione del nuovo Mercato (Figura 21, Figura 22 e Figura 23), presso il Politeama, fu traversata la Panchina calcarea, comune nel piano di Livorno, e fu trovata ora in banchi continui, ora a grumi quasi isolati in un sabbione molto calcareo. Inferiormente eravi un sabbione ricco di conchiglie fra le quali il De Stefani raccolse la Natica millepunctata Lk. (Figura 24), Lutraria oblonga Chmtz. (Figura 25), Cyprina islandica Lk. (Figura 26), Pectunculus bimaculatus Poli, Arca diluvii Lk. (Figura 27), e parecchie altre le quali si trovano nella monografia dell’Appelius, che descrisse le specie raccolte negli scavi dell’Arena Labronica, fatti in immediata continuità da quelli del nuovo Mercato… (NEVIANI, 1891, p. 99).
Fra i ritrovamenti fossili, DELLA MARMORA (1859) ricorda …le copiose ossa di elefante della Panchina di Livorno, (Elephas meridionalis Nesti; Elephas antiquus Falconer), e i frammenti di resti di industria umana negli strati più superficiali della stessa panchina… già ricordati da SAVI e MENEGHINI (1851, p. 218). …Rimanevano inclusi nella panchina pliostocenica di Livorno frammenti di terra cotta… DELLA MARMORA (1859, p. 327).
Infine FERNANDEZ, BORGIOLI, e LAVIANO (2022), riferiscono l’affioramento livornese …all’elemento morfo-sedimentario (che) iniziò a svilupparsi circa 125.000 anni fa ed è noto in letteratura come “Terrazzo di Livorno”, in quanto rappresenta il substrato su cui fu edificata la città… (FERNANDEZ, BORGIOLI e LAVIANO, 2022). E non è l’unico caso (Figura 5).
La panchina di Livorno … ha il vantaggio di esser poco costosa, stante la sua prossimità all’abitato. Servì a fare le banchine del porto e si usa generalmente per scogliere marine, come pure per coronamento di muri lungo le strade.
Costituisce degli strati orizzontali di poco spessore presso al mare, dalla città stessa verso il sobborgo di Antignano: racchiude i modelli interni di molti molluschi di tipo littoraneo.
La panchina nella sua parte inferiore contiene, osserva Meneghini, oltre a molte specie di molluschi pliocenici, quale Panopea Faujasi, Nucula Placentina , Arthemis orbicularis, Terebratula, Ampulla, Strombus Mercati, Conus Aldrovandi, delle difese di Elephas meridionalis (pospliocenico) e nei banchi sovrapposti una fauna simile a quella ancora vivente nella parte meridionale del Mediterraneo, quale Cidaris imperialis, Echinocyamus tarentinus, Halyotis glabra, Nassa prismatica, Lutraria rugosa, Ostrea cochlear, ecc . Negli strati superiori, per contro, questi ultimi sono rimpiazzati da specie viventi locali di Pecten (Figura 1), Peclunculus, Ostrea, da Spondylus gæderopus, Cerithium vulgatum, ecc. e pospliocenica… (JERVIS, 1889, p. 314).
Ancora in Toscana, la panchina dell’Isola del Giglio…
Una delle prime segnalazioni della presenza di Panchina all’Isola del Giglio si deve a Bernardino LOTTI che, nel 1885, ne individuò un lembo a 15 metri s.l.m. (LOTTI, 1885, p. 55).
Piu tardi (MELI, 1891, p. 21) confermò la presenza della panchina lungo la costa occidentale del Giglio. …L’isola è quasi tutta granitica. Risulta infatti di un monte ellissoidale granitico e soltanto a ponente nell’appendice del Franco si osservano rocce diverse. Quivi si hanno eufotidi con rocce serpentinose calcari dolomitici forse dell’infralias e scisti anche più antichi. Su queste rocce, specialmente ad O., si adagia in qualche punto una formazione quaternaria di panchina con resti di molluschi… (MELI, 1891, p. 21). Non è ben chiaro se la descrizione successiva si riferisca alla composizione della panchina o alla sabbia di locali lidi. …Finalmente in alcuni piccoli seni in riva al mare come al Giglio-Marina alle Cannelle alla spiaggia Campese ecc. si ha una striscia di spiaggia formata da arene grossolane, le quali per la massima parte risultano da granelli di quarzo, ai quali si aggiungono lamelle di mica nera grani neri di tormalina i quali materiali provengono tutti dalla disgregazione e scomposizione dei graniti e dal lavaggio che vi operano le acque… (MELI, 1891, p. 21).
…e quelle verso la maremma
Altre segnalazioni e descrizioni di livelli di panchina, ma diversi dai precedenti per composizione (e quindi genesi), si devono al DE STEFANI (1891). Questi affioramenti si trovano molto più in quota (100 m s.l.m.) rispetto a quelli segnalati dal LOTTI (1885; a 15 m s.l.m.) e, pertanto, dovrebbero essere più antichi.
…Però, salendo pella strada da S. Vincenzo ai Pianali a circa 100 m. sul mare, in due tratti, sopra la Creta comparisce la Panchina con fossili marini indistinti, ma senza traccia di roccia vulcanica, affatto orizzontale, alta pochi decimetri; il Lotti la indicò già, benchè con estensione un po’ superiore al vero, nella sua carta del 1884. Or questa Panchina è sottoposta sicuramente a colossali massi sferoidali di trachite, i quali, se non si vogliano considerare come un’insolita alterazione sferoidale della roccia in posto, sono per lo meno, massi tolti alla roccia littorale in posto e rotolati per forza di mare.
È vero che non conosciamo l’età precisa assoluta della Panchina; ma questa va dal postpliocene inferiore, dalla zona a Cyprina islandica (Figura 26) fino all’età attuale, e quanto più è alta tanto più è antica; onde la Panchina sopranominata della Strada dei Pianali è certo più antica della Panchina immediatamente litorale e probabilmente appartiene al postpliocene inferiore. Si avrebbe così un limite di tempo abbastanza preciso nel quale l’eruzione trachitica avrebbe avuto luogo e sarebbe durante il postpliocene inferiore, contemporaneamente alla deposizione della Panchina, e certo posteriormente all’emersione ed alla forte denudazione postpliocenica della regione.
Si aggiunga che mai fu trovata nel pliocene di Maremma una ghiaia di trachite; d’altronde, anche litologicamente, essa è quasi identica alle trachiti quaternarie di Roccastrada e della Tolfa… (DE STEFANI, 1891, p. 460
omissis
…Questi depositi, dalla parte del mare, sono talora coperti, talora alternati da ghiaie o da terra rossa d’origine alluvionale recentissima con qualche fossile marino rimaneggiato, e seguitano a sud colla panchina litorale; dalla parte di terra si incontrano quasi sempre fino alla quota per lo meno di 20 metri, e presso Montalto ricoprono in qualche luogo la formazione quaternaria antica ricoperta pure dagli altri tufi d’acqua dolce; intorno alla Val di Fiora fino al Campo Morto, alla Vaccareccia, e verso Poggio Martino sono poi coperti da un deposito molto esteso di marne bianche, o di sabbie fine d’acqua dolce, le quali alternano sovente con strati di vero tufo vulcanico sabbioso, nerastro. ricco di mica, e con ghiaie di rocce sedimentarie; anche sotto Montalto esse marne contengono abbondanti rimasugli di piante terrestri. Da questi terreni, dai dintorni di Montalto, proviene un cranio di Bos primigenius Boj… (DE STEFANI, 1891).
Figura 21 – Ulvi LIEGI, Il Mercato delle Vettovaglie realizzato nel 1894. Olio su cartone del 1924 (da museofattori.livorno.it)
Un caso originale: la panchina del Gargano
La descrizione ed il riconoscimento della panchina di Lesina è conseguenza della sequenza sismica del giugno-luglio 1892. Una lunga serie con una ripresa esasperatasi con 400 scosse fino al 25 marzo 1893. Il sisma scosse il territorio di Monte Saraceno, Mattinata e del Lago di Lesina, sul Gargano (DEL VISCIO, 1894).
Conseguenza del tutto originale e …singolare invece che attirò l’attenzione del Baratta e dello Squinabol fu la formazione di una cinquantina di buche imbutiformi sulla spiaggia del mare in prossimità delle Pietre Nere, costituite di rocce decisamente vulcaniche… (DEL VISCIO, 1894, p. 130).
All’epoca fu addotta come causa delle buche la natura geologica dell’area. In particolare, la presenza e la sovrapposizione della panchina, delle rocce eruttive e dei calcari. …Risulta da tali studi geologici che la Punta delle Pietre Nere è costituita, in modo molto subordinato, di una panchina recente (…) formata di calcare giallastro attaccato a scogli neri che sono disposti in generale ai due lati della Punta e si seguono per poco da una parte verso il lago di Lesina e dall’altra verso la Torre del Fortore…. (DEL VISCIO, 1894, p. 131).
L’autore non ci dice nulla delle caratteristiche della panchina del Gargano, ma è comunque interessante la segnalazione della sua presenza anche in quell’area.
La panchina della Sardegna e le domus de jeans
Indicazioni precise circa la formazione di panchina in Sardegna si devono a Quintino SELLA (1871). La panchina è un …Terreno quaternario (…) una specie di panchina costituita da arene marine conglutinate, miste di detriti di conchiglie delle specie viventi ancora nel mare circostante. Questa panchina, identica a quella che si osserva in tanti punti della costa del mediterraneo, esiste su varie parti della costa dell’isola specialmente nella sua parte settentrionale ed occidentale. In generale essa è sollevata, come nel resto del Mediterraneo, a 10 metri sul livello marino; in certi punti però della costa occidentale trovasi per locali sollevamenti portata a più di 100 metri. Oltre a questo deposito che si riferisce all’epoca geologica detta quaternaria, se ne osserva qua e là, specialmente a Cabras ed a Cagliari, un più recente costituito da conchiglie marine poco alterate con avanzi di terraglie di rozzissima pasta. A Cagliari simile deposito osservasi ad altezze varie, persino di 100 metri sul mare, provando così che il sollevamento il quale diede l’ultimo rilievo a certe parti dell’isola è posteriore all’uomo non solo, ma all’uomo già progredito in qualche industria… (SELLA, 1871, p. 24).
In queste brevi note si rilevano due indicazioni importanti: prima che la Formazione della panchina è diffusa lungo tutte le coste del mediterraneo al livello del mare, ma anche ad una quota costante di circa 10 metri s.l.m.. Gli affioramenti presenti a quote maggiori (fino a 100 m s.l.m., come alla Valle dei Templi, Figura 28 e Figura 29) possono essere litologie analoghe/simili o dislocazioni tettoniche. La seconda informazione è relativa alla presenza di frammenti ceramici molto grezzi all’interno dello scheletro del litotipo, situazione che lo rende di genesi estremamente recente, dal punto di vista geologico, quindi storica.
L’Autore prosegue con considerazioni, in realtà diciamo. originali, sulla genesi della panchina collegandola a quella dei basalti ed all’origine orogenetica dell’isola. Queste sono, però, considerazioni ormai superate. La presenza di frammenti basaltici (probabilmente ciottoli) è connessa all’erosione, trasporto e sedimentazione, con la panchina testimone di linee di spiaggia antiche e consolidatesi.
Il LOVISATO ( 1884-85) ricorda che in Sardegna, alcune delle famose domus de gianas (domus de janas), sono state scavare nella panchina di Alghero (LOVISATO, 1884-85). Ma non è il solo caso. Ad esempio, nella Valle dei Templi di Agrigento sono state scavate numerose tombe paleocristiane direttamente nella panchina del crinale fortificato (Figura 30).
La panchina in Calabria
Le indicazioni circa le presenze di panchina in Calabria si devono al DE STEFANI (1883). In particolare le ricorda:
- Nella regione di Riace. …Sulla destra del Precarti brevi tratti di una panchina recente ne ricoprono i lembi più bassi fra lo Stilaro ed il Precariti. La pendenza degli strati è leggerissima verso il mare, e potrebbe anche derivare da una disposizione originaria invece che da un sollevamento leggero successivo. Frequenti vi sono i cristallini di gesso e la pirite bianca per lo più alterata in limonite. Fossili se ne trovano dappertutto; ma quasi sempre sono in piccolo numero, e con grande uniformità di specie; a volte poi sono rarissimi… (DE STEFANI, 1883, p. 170). Di seguito l’Autore ne elenca un numero elevatissimo di specie, soprattutto molluschi.
- Nel capitolo Panchine recenti l’Autore ritorna a descrivere quella della costa jonica. …A levante verso l’Jonio, fra lo Stilaro e l’Allaro, s’innalzano lungo la spiaggia a poca lontananza dal mare dei piccoli lembi o piuttosto dei massi più o meno isolati ed interrotti dalla denudazione di panchina recente, ossia d’un calcare costituito dalla cementazione di svariati molluschi simili a quelli ancora viventi nel prossimo mare: esso è a volte un poco sabbioso e sempre poi cariato, e vacuolare (…) le masse più importanti si trovano intorno la Torre l’Ellera e la Torre di Riaci; ma dei lembi se ne vedono pure intorno al Fondaco nuovo ed alla Torre San Fili… (DE STEFANI, 1883, p. 251).
- …Dopo breve interruzione le sabbie postplioceniche tornano sulla destra della fiumara di Gallico e si estendono lungo il mare, sovrapposte direttamente al gneiss e coperte al solito dall’alluvione e da una panchina recente tutto intorno a Catona, a Villa S. Giuseppe, a Salice, a Campo, al Pezzo, a Villa S. Giovanni, all’Acciarello, a Cannitello fin quasi alla Batteria di Torre Cavallo (costruita proprio sulla panchina), una di quelle che dominano lo Stretto dirimpetto al Faro… (DE STEFANI, 1883, p. 226). …La batteria di Torre Cavallo è costruita sopra questa panchina, e di essa sono formate il piano della Lutra presso Scilla, come pure le pendici fra la marina di S. Gregorio e la Batteria di Paci. Sopra Bagnara ne è un altro piccolo lembo. Forse le cause della formazione di questa panchina assai compatta senza fossili di Bagnara, Scilla e Pezzo, sono alquanto differenti da quelle della panchina di Riaci e S. Fili. A formare la prima che ha quasi più l’aspetto di travertino, possono avere contribuito delle sorgenti o anche dei semplici stillicidii di acque calcarifere passate forse a traverso alcuni straterelli di calcare marmoreo che per que’ dintorni si trovano nel gneiss: l’evaporazione sollecita sotto la sferza di un sole quasi tropicale, potrebbe aver fatto accumulare il carbonato di calce. La panchina di Riace è formata invece per cementazione delle ghiaie silicee e delle conchiglie, mediante lo stesso carbonato di calce, che le acque, contenenti sempre qualche traccia di acido carbonico, hanno tolto ai gusci de’ molluschi: nello stesso modo si formano le panchine in que’ litorali ghiaiosi nei quali non sieno rare le ghiaie delle rocce calcaree.
Un altro lembo di panchina sabbiosa recente, a pochi metri sopra il livello del mare , si trova poco lungi dal castello di Bivona. Vi stanno le seguenti specie di molluschi tutte ancora viventi nel Mediterraneo… (DE STEFANI, 1883, p. 252).
La panchina in Sicilia
La panchina è molto diffusa in Sicilia, soprattutto lungo la costa meridionale dell’Isola.
Qui importanti insediamenti sono stati fondati nella panchina (Figura 31 e Figura 32) e l’hanno utilizzata come comodo ed economico (perché presente sul posto), ma anche idoneo materiale da costruzione. Fenici, Greci e Romani si sono susseguiti come presenza, perpetrandone l’impiego.
Nella splendida isola di Mozia (che in fenicio significa approdo) hanno cominciato i Fenici a preparare il loro insediamento (Figura 33), le loro necropoli (Figura 34, Figura 35 e Figura 36) e le loro manifatture finalizzate alla produzione della porpora (Figura 37). Poi i Greci ne hanno allestito le loro aree sacre (Figura 38, Figura 39 e Figura 40) ed infine i Romani che vi si sono stabiliti nel III sec. a.C. nella domus dei mosaici (Figura 41 e Figura 42).
Nella Valle dei Templi tutti gli edifici sacri sono stati realizzati utilizzando la locale biocalcarenite rosata (Figura 28 e Figura 29) ridotta in conci (Figura 43) o impiegata in grossi blocchi (Figura 44), in rocchi per colonne (Copertina) o colonne monolitiche (Figura 44).
Ed infine, ma non per importanza, a Vendicari, dove i fenici hanno ricavato il porto ed alcuni edifici proprio nella panchina litoranea, seguiti dai Romani che vi hanno insediato uno stabilimento per la produzione del garum.
Un caso particolare sono le sepolture paleocristiane approntate scavando quella biocalcarenite rosata della Valle dei Templi, molto simile alla panchina (Figura 30. Questi monumenti ricordano molto da vicino quando, …Verso la metà del secolo scorso Gori descrisse il sepolcro della famiglia Cecina, al quale si accedeva per mezzo di porta arcuata in pietra e corridoio murato in discesa. Il sepolcro era rotondo, scavato nella panchina, mentre un massiccio pilastro di roccia era lasciato in mezzo per sostenere il peso sovraincombente. Era chiuso con grande lapide, la quale fu rotta dai contadini nella loro premura di scoprirvi dei tesori che non c’erano. Entro il sepolcro vi erano tre gradini, disposti in giro, tutti tagliati nella panchina e sopra di essi una quarantina di urne funerarie etrusche della famiglia Cecina, scolpite in alabastro, ora conservate nel Museo Civico. Nel corso di pochi anni dacchè l’archeologo inglese Dempster aveva scritto la sua classica opera sull’Etruria ed attirato l’attenzione sui monumenti etruschi di Volterra, il Gori assicura esser stato scoperto un gran numero di ipogei (Figura 11) e moltissime urne cinerarie, di cui non poche con iscrizioni in caratteri etruschi. Cosa sarebbe stato, soggiunge egli, se, nei tre secoli precedenti, gli abitanti avessero avuto meno incuria di questi preziosi ricordi storici, e se non si fossero serviti di urne di alabastro e tufo come pietra da taglio per la fabbricazione delle case?… (JERVIS, 1889, p. 322)
Torniamo in Sicilia e ricordiamo Taormina, dove…Il quaternario marino forma la terrazza stretta e lunga sulla quale sta la città. Esso riposa sul Lias Inferiore e sul Superiore, ed è costituito di ghiaie più o meno cementate, passanti a un conglomerato di grossi ciottoli che si osserva bene sotto l’Hôtel Bellevue e a Porta Catania (Figura 45), e di un tufo calcareo giallastro e sabbioso, posto alla parte superiore. Questa panchina presso la chiesa di S. Francesco contiene qualche raro esemplare di Calliostoma zizyphinum L. sp., di Cardium Lamarki Reeve e non pochi individui di Ostrea lamellosa Br… (DI STEFANO & CORTESE, 1891, p. 238)
Anche a Luni è stata utilizzata la panchina, ma non era proprio locale…
Un brevissimo accenno a Luni.
Anche nella città di Luni si riscontra l’impiego della panchina e questo soprattutto per le prime edificazioni (CAGNANA e MANNONI, 1995, p. 147; DEL SOLDATO, 2021, p. 341).
La panchina si trova impiegata in vari blocchi nel Capitolium (Figura 14, Figura 15 e Figura 12), nel Foro, comprese le Tabernae (Figura 13), e lungo il Cardo Maximus, sia in giacitura secondaria e sia ancora in posto.
Si tratta, generalmente di grossi blocchi, con spessore fino a metrico e che, pertanto, vanno riferiti ad affioramenti importanti.
E qui si apre uno dei grandi problemi relativi alla panchina impiegata a Luni: quello del suo approvvigionamento.
CAGNANA e MANNONI (1995A) formulano un paio di ipotesi circa la provenienza di questo materiale. La prima è la probabilità …che tratti del litorale antico fossero caratterizzati dalla presenza, anche presso Luni, di una panchina, come si può dedurre dai documenti dei secoli XIV e XV che parlano della presenza nel porto dell’Avenza di “grotte” che nel dialetto carrarino stanno ad indicare “scogli rocciosi”… (CAGNANA e MANNONI, 1995, pp. 158-159). La seconda ipotesi, suggestiva, è che possa testimoniare una locale antica linea di costa fossile …magari prossima all’insediamento di Luni il cui riscontro potrebbe trovarsi nella locale molassa del Miocene superiore, descritta sul vecchio Foglio 96, Massa, della Carta Geologica d’Italia a scala 1:50.000,.. (CAGNANA e MANNONI, 1995, p. 159).
In seguito, dopo il 1995, si sono succeduti (e alcuni sono in corso) numerosi studi sul paleoambiente Luni, anche basati su indagini dirette (carotaggi) e svolte per scopi non solo di ricerca. Purtroppo, ad oggi, non hanno fornito elementi probanti per tali ipotesi. E questo, in ragione della quantità e qualità di materiale necessario per soddisfare la richiesta e la presenza accertata in città.
Pisa, provincia di Pisa, Italia
Loc. Baratti, Piombino, provincia di Livorno 57025, Italia
Zambra, 56021 Cascina provincia di Pisa, Italia
Capoliveri, provincia di Livorno, Italia
Pomarance, provincia di Pisa, Italia
Parlascio, Casciana Terme Lari, provincia di Pisa, Italia
Tempio di Giunone, Via Passeggiata Archeologica 24, Agrigento, provincia di Agrigento 92100, Italia
Selinunte Beach, Castelvetrano, provincia di Trapani 91022, Italia
Scilla, città metropolitana di Reggio Calabria, Italia
Caulonia, città metropolitana di Reggio Calabria, Italia
Villa San Giuseppe, Reggio Calabria, città metropolitana di Reggio Calabria 89135, Italia
Lesina, provincia di Foggia, Italia
Luni Mare, Luni, provincia della Spezia, Italia
San Vincenzo, provincia di Livorno, Italia
Isola del Giglio, provincia di Grosseto, Italia
Badie, Castellina Marittima, provincia di Livorno, Italia
Rosignano Marittimo, provincia di Livorno, Italia
Casciana Terme Lari, provincia di Pisa, Italia
Luciana, Fauglia, provincia di Pisa, Italia
San Regolo, Fauglia, provincia di Pisa, Italia
Bibbona, provincia di Livorno, Italia
Morcone, Capoliveri, provincia di Livorno, Italia
Livorno, provincia di Livorno, Italia
Mercato Centrale, Livorno, provincia di Livorno 57123, Italia
Antignano Diving Center, Livorno, provincia di Livorno 57128, Italia
Monte Castelli, Monteriggioni, provincia di Siena 53035, Italia
Pomarance, provincia di Pisa, Italia
Volterra, provincia di Pisa, Italia
Pienza, provincia di Siena, Italia
Peccioli, provincia di Pisa, Italia
Parlascio, Casciana Terme Lari, provincia di Pisa, Italia
Montefoscoli, Palaia, provincia di Pisa 56036, Italia
Lido di Noto, Noto, provincia di Siracusa 96017, Italia
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