Un peso litico da Luni

In copertina: il peso litico da venti libbre proveniente dalla città di Luni

La colonia romana di Luni

Luni: colonia romana fondata nel 177 a.C., avamposto militare contro i Liguri Apuani, emporium dal III sec. a.C., portus fluviale mercantile e grande città che ha raggiunto la sua massima notorietà per il traffico dei marmi non solo apuani (http://www.luni.beniculturali.it).
Nella città di Luni, come in tutte le provincie romane, erano depositate copie di riferimento delle unità di misura ufficiali da utilizzarsi come confronto commerciale ed economico sia pubblico che privato.
Queste copie erano approntate direttamente a Roma dagli edili e poi inviate nelle provincie, oppure preparate artigianalmente in loco. In questo caso, però, dovevano essere successivamente verificate e certificate.

Un peso litico a Luni: il ritrovamento

Il peso di cui si parlerà in questo articolo è quello dell’immagine di copertina.
È stato ritrovato nel 2013 durante le indagini archeologiche condotte in corrispondenza di un deposito originato …dal crollo del primo piano di un edificio che prospetta lungo il margine meridionale del decumano massimo (Case Benettini-Gropallo, n.d.A.), in prossimità della porta occidentale della città. Lo stato di conservazione del vano risulta particolare in quanto sono pervenuti in discreto stato gli elementi lignei strutturali, carbonizzati, la situazione risulta quindi analoga a quella emersa nel corso degli scavi condotti in vani contigui a ovest, la cui distruzione è stata posta in relazione ad un incendio… (MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018), al quale sarebbe seguita un’alluvione ed un sisma distruttivo (DURANTE A.M., LANDI S., 2010).
Di quest’ultimo evento, al quale è imputata la devastazione e l’abbandono della città alla fine del IV secolo d.C., non si trova però riscontro nel Catalogo dei Forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1997 e nell’area mediterranea dal di 760 a.C. al 1500 (edito dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Inoltre, le prove archeologiche portate a supporto non sono state conservate (crollo di colonne lungo uno stesso allineamento) o sono poco diffuse nell’area (la sola documentata è la caduta di un affresco).
Tornando al nostro peso litico da 8,116 Kg (MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018), si deve ricordare che non è il solo ritrovamento di questo tipo proveniente da Luni, ma è …l’unico esemplare dotato di indicazione ponderale ed iscrizione… (MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018). Ed ancora, è il solo realizzato con una roccia vulcanica, ultrafemica (cioè ad elevato contenuto in olivine, pirosseni, etc., in misura uguale o superiore al 90%), molto scura (quasi nera sulle superfici lucide e con toni verdi scuri lungo le superfici a scalpello). In realtà almeno altri due pesi trovati sempre a Luni erano litigi, ma di marmo (DURANTE A.M., LANDI S., 2010).

Un peso litico di Luni: le caratteristiche

Le caratteristiche principali che differenziano questo manufatto dagli altri dello stesso genere noti in letteratura (CORTI C., PALLANTE P. e TARPINI R., 2001) sono:

  • la natura, cioè non è di basalto come altri realizzati da ofioliti,
  • ed il rapporto libbra/grammi risulta maggiore rispetto ai pesi con valore ponderale inciso .

Il peso di Luni è di forma ellittica (figura di copertina e Figura 1) a profilo convesso (Figura 2) e con le due facce maggiori leggermente differenti:

  • quella superiore leggermente più ampia e piana,
  • quella inferiore conserva la bordatura perimetrale piana, ma l’interno è scavato allo scopo di raggiungere la taratura esatta del valore ponderale, cioè le venti libbre, che si trovano rimarcate con “XX” molto approssimative in epoca più tarda.

Sulla medesima faccia sono ancora presenti due spezzoni di materiale metallico certamente ferro, che probabilmente testimoniano l’esistenza di un tondino in forma arcuata con funzione di manico per appendere il peso, ad esempio, ad una stadera; il manico sembra saldato al peso con del piombo.
Sia la faccia superiore che i fianchi del manufatto sono stati lisciati ed arrotondati e così pure la faccia inferiore che però, in un secondo momento, è stata scavata fino a raggiungere esattamente le venti libbre, come evidenzia la superficie ruvida ed i solchi di scalpello che l’attraversano (Figura 1).
Probabilmente anche la sua superficie doveva essere originariamente piana e ciò si evince da un sottile bordo (max centimetrico) che conserva la caratteristica di planarità e parallelismo con la faccia superiore.
Lo scavo di taratura dev’essere stato eseguito successivamente alla lucidatura, ma prima della scrittura sulla faccia superiore e realizzato in maniera piuttosto grossolana, tanto che si distinguono ancora nettamente le tracce dello scalpello.

Un peso litico di Luni: l’iscrizione

Sulla faccia maggiore, superiore, compaiono quattro linee di scrittura con le lettere tracciate mediante la tecnica dei punti eseguiti a bulino, molto precisa (Figura 3). L’iscrizione completa, sciolta in italiano, dice …Nel quarto consolato di Tiberio Claudio Cesare, e nel terzo consolato di Lucio Vitellio. Venti libbre. Peso esemplato sul campione Articuleiano. Venti libbre… (MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018). Secondo MENNELLA (in MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018), …la scritta allude a una riforma o a una verifica dei pesi e delle misure ordinata nel 47 d.C. dall’imperatore Claudio, e mandata a compimento per cura degli edili (istituzionalmente deputati a sorvegliare sulla regolarità dei pesi e delle misure), che determinarono i pesi campione, depositando i modelli probabilmente nel Capitolium; da questi vennero esemplate le “copie conformi”, che erano trasmesse alle comunità locali: o direttamente, come in Italia, o tramite i governatori provinciali nelle altre aree dell’impero; dal modello ricevuto gli edili locali ricavavano a loro volta le copie necessarie agli usi civici (quali i pesi depositati nel ponderarium comunale) o da destinare ai privati che ne facevano richiesta (CORTI 2001, p. 192; PEREZZURITA 2011, p. 125)…(MANCUSI M., MENNELLA G., DEL SOLDATO M., 2018).

Planimetria di Luni e indicazione dell'area di recupero del peso

Planimetria degli scavini Luni (S. LANDI) con indicazione (freccia rossa) del casale Benettini dove il saggio di scavo ha riportato in luce il peso.

Un peso litico di Luni: l’analisi petrologica

Il buono stato di conservazione del manufatto ha consentito l’esecuzione di un’analisi petrologica con microscopio digitale. È stata eseguita sia in sezione lucida lungo la faccia superiore e le fasce perimetrali laterali, che in sezione naturale lungo l’incavo ricavato a scalpello nella superficie inferiore nonché in corrispondenza di modesti distacchi superficiali.
In sezione lucida il litotipo presenta una pasta di fondo compatta e irrisolvibile sulla quale spiccano alcuni fenocristalli della famiglia dei pirosseni lucidi e brillanti, riflettenti, plurimillimetrici, con evidenti discontinuità secondo piani preferibilmente sub-paralleli, assimilabili a tracce di sfaldatura con i bordi consunti (Figura 4 e Figura 5).
Si individuano lungo la superficie numerosissimi graffi d’uso più o meno profondi, differentemente orientati e generalmente rettilinei.
Ultima particolare caratteristica delle superfici naturali è la presenza di un minerale verdastro, ad aspetto vitreo, traslucido di serpentino, minerale derivato dalla trasformazione dell’olivina (Figura 6 e Figura 7).

Considerazioni finali

In conclusione il peso litico di Luni è stato realizzato da un massello, o più probabilmente da un grosso scampolo o, meglio, ciottolo di lherzolite. Si tratta di una roccia caratteristica dell’area ofiolitica ligure che si estende fra la Val Graveglia, il Bracco fino alla costa, l’Alta e Media Val di Vara. È presente anche in aree più esterne quali la zona Sestri Ponente-Voltaggio, l’Alta Val d’Aveto (Prato Mollo-M. Aiona-M. Penna), l’Appennino Parmense (Valli Taro e Ceno), la Garfagnana, l’Isola d’Elba, la zona di Prato (vicino a Firenze), il Volterrano ed il Grossetano.
A questo punto nascono spontanee alcune considerazioni: il litotipo con cui è stato realizzato il peso ofiolitico di Luni, la lhrzolite, si trova in affioramenti non lontanissimi da Luni, sia lungo la costa della Liguria Orientale che, soprattutto, nel bacino imbrifero del fiume Magra-Vara che sfocia proprio in prossimità della città. Conseguentemente è plausibile pensare che l’edileo, l’artigiano o gli scultori locali, abbiano trovato proprio nel greto del fiume o, meno probabilmente, lungo il litorale un grosso ciottolo duro, consistente e scuro-nero di lherzolite. Come valore aggiunto questo ciottolo è stato selezionato per la durezza e la resistenza alla rottura essendo stato rotolato e trasportato dalla corrente. Inoltre sarebbe anche stato conformato con aspetto approssimativo a quello del manufatto da realizzare. In questo modo non ci sarebbe stata necessità di cercare tanto lontano o lungo un affioramento la lherzolite dalla quale necessariamente cavare il massello.
E questa è una ulteriore conferma della produzione locale.
Non lo potremo mai sapere o provare, ma l’ipotesi è suggestiva e di grande economia energetica nella filiera materia prima – prodotto finito ed è sicuramente conseguenza diretta dell’indubbia grande conoscenza che avevano gli antichi sia dell’ambiente che delle sue potenzialità.

Per chi fosse interessato può approfondire su: http://soprintendenza.liguria.beniculturali.it/?page_id=1580

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