Copertina – Le “Vestigge del Molo” di Luni rappresentate nel Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in terraferma (Riviera di Levante) di Matteo VINZONI (1773). Da archive.org
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Luni prima di Luni
La ricostruzione dell’ambiente naturale nel tempo, alla foce del Magra, si basa sulle ricerche archeologiche, sulle fonti storiche e, più di recente, sui dati emersi da numerose indagini geomorfologiche, geologiche e geotecniche. Fra queste, di particolare importanza sono icarotaggi continui, alcuni dei quali ancora in fase di studio.
La regione, prima della deduzione del 177 BC, doveva essere caratterizzata da un più o meno ampio bacino alla foce del Magra (Figura 30), protetto da ampi cordoni dunali ed isole. Questo ambiente, molto instabile, modificabile ed in via di riempimento per fasi saltuarie, costituiva comunque un approdo, se non propio un porto naturale.
La frequentazione del territorio, in età preistorica e protostorica, da parte di genti liguri ed etrusche è attestata archeologicamente. La regione era quindi accessibile mediante navigazione di piccolo cabotaggio.
Già nel 195 BC, ENNIO si imbarcava dal Portus Lunae al seguito di Marco Porcio CATONE per la spedizione in Spagna. La spedizione è ricordata anche da LIVIO che ritiene il portus Lunae di grande importanza anche per la conclusione delle guerre fra Romani e Liguri.
Nel 180 BC Pisa offre a Roma una porzione del suo ager per fondare la colonia e Lucca. Tre anni dopo sarà il tempo per fondare una nuova colonia di duemila cittadini romani presso il portus Lunae, dove esisteva già un presidio militare stabile.
Leggende e ricordi del Portus Lunae
Capita sovente di trovare ripetute, riprese e ribadite da Autori susseguitisi nel tempo. leggende metropolitane.
Una delle tante è la memoria tramandata vox populi, del ritrovamento presso Luni di colonne dotate di anella di ferro o bronzo, per assicurarvi le imbarcazioni. Sinonimo di un approdo, se non proprio di un porto.
I manufatti sarebbero stati rinvenuti presso la foce del Fiume Magra e/o nella località Seccagna.
La notizia, tramandata e rimbalzata oralmente, è stata riportata sia dal LANDINELLI (codice manoscritto del XVII sec. e stampa del 1826) che dal DE ROSSI (1789) e dallo (SFORZA, 1904). Mancano però i manufatti, che non sono stati conservati. Quindi, la condivisa e contestuale conclusione è che le anella sarebbero poi state prelevate e trafugate.
Alla notizia si associa anche una certa confusione sui tempi di presenza e prelievo.
E proprio per tale motivo il PROMIS (1838) si chiede …qual fede meriti adunque questa favoletta così ripetuta da più di due secoli di bocca in bocca… (PROMIS, 1838).
Ricordi e disegni del Portus Lunae
Fino almeno ai rilievi di Matteo VINZONI (1752-173) sono da annoverare, fra i ricordi, anche le rappresentazioni grafiche (i disegni ) della regione e della città di Luni. Si tratta, in generale, di raffigurazioni riprese delle descrizioni dai classici. E, come le leggende, in alcuni casi, sono state personalizzate e riproposte da Autori successivi.
Fra le prime ricostruzioni della paleogeografia della piana lunense in età romana tramandate dall’iconografia c’è quella di Ercole SPINA (1592; Figura 1 e Figura 2). Appare evidente come le descrizioni del porto, della Seccagna (prima che fosse colmata) e della città si sovrappongano ad una ricostruzione intuitiva della geografia locale. È tuttavia interessante, qui in particolare, il tentativo di mappatura ed evoluzione della linea di riva datate fra l’inizio e la fine del Cinquecento.
Un altro aspetto rilevante è la posizione del porto (SPINA, 1592; Figura 2) che ricorda le Vestiggie del Molo di Vinzoniana memoria (Copertina).
Gran parte delle immagini di Luni succedutesi nel tempo, almeno fino ai rilievi eseguiti secondo concetti topografici, sono la riproposizione dello SPINA, seppure con qualche variazione o personalizzazione. Così fino allo stato delle Rovine dell’Antica Città di Luni al principio del secolo XVIII (Figura 3), al PHILIPPI (1996; Figura 4), RAGGI e SANSONI (1993; Figura 27) e RAGGI (2018; Figura 5).
Si distacca da queste ricorrenze Bonaventura DE ROSSI (1789; Figura 6), per altro il primo ad inserire una struttura (?) nel letto del Fiume Magra, in prossimità della foce. Dopo di lui un unico altro riscontro. È l’analoga struttura inserita dal VINZONI (1773) nella Tavola La Marinella (Figura 28 e Figura 29).
Novità e variazione nella posizione e nella tipologia delle vestigia del Portus Lunae
Osservando lo Stato delle Rovine dell’Antica Città di Luni al principio del secolo XVIII (Figura 3) si notano alcune sue particolarità.
Intanto va rilevato che si tratta ancora di una rappresentazione grafica topograficamente del tutto approssimativa, compreso l’orientamento indicato dai punti cardinali. Tuttavia, saltano all’occhio alcune contraddizioni rispetto alle altre cartografie simili. Così, tutta l’ampia area compresa fra il teatro, il coliseum e la linea di riva (…il sito dove batteva il mare…) era cosparsa di rovine (ruine ). Fra questi differenti gruppi di resti, compaiono le …vestigia del molo o sia fanale… (interpretato da alcuni come un faro…).
Non è dato sapere di più su questi ruderi del molo e del faro (…). È quasi impossibile trasferire quelle indicazioni su cartografie recenti. Certo è che non hanno riferimento alcuno con quelle indicate dal VINZONI (Copertina e Figura 7). Si potrebbero solo ricondurre al frammento murario che lo SCHMIEDT (1972; Figura 8) assunse come caposaldo per determinare il livello medio marino del II-I secolo BC. Ma anche in tale caso sarebbero in differente posizione.
Analogamente per quanto riguarda l’ipotetico riferimento al …fanale… o faro che trova un possibile riscontro solo, ma in ben altra posizione, nel DE ROSSI (Figura 6) e nel VINZONI (Figura 29).
Portus Lunae, un enigma che viene da lontano
Il Portus Lunae, è un enigma che viene da lontano.
La supposta esistenza e posizione di un porto più o meno importante prossimo alla città di Luni, ricorre in letteratura, diciamo, classica ed in conseguenti e posteriori paleoricostruzioni ambientali, non sempre del tutto realistiche.
Prendiamo, ad esempio, l’immagine del PHILIPPI (1996; Figura 4) che l’Autore colloca …all’epoca dei Liguri-Apuani e dei Romani… (dalla didascalia originale di PHILIPPI, 1996). L’Autore, ricorda di aver redatto la ricostruzione sulla base di …diverse documentazioni storiche e gli assunti dei Proff. Silvestri e Banti (…) L’Estuario (oggi foce larga solo 500 metri) con le sue insenature marittime-fluviali era protetto dal vento predominante, il Libeccio. Un altro riparo era dato da una barra di sabbia, in parte paludosa, sulla quale poi sorgerà Marinella… (dalla didascalia originale di PHILIPPI, 1996).
Luni e linea di riva, oggi
La Città di Luni si posiziona, oggi, molto all’interno dell’ampia pianura alla foce del Fiume Magra.
Ma …La tradizione archeologica vuole che la linea di costa fosse ubicata nelle immediate vicinanze delle mura occidentali e meridionali della città, tanto che la presenza di un’irregolarità nell’andamento delle mura sud è sempre stata imputata in qualche modo alla presenza del mare… (BINI, CHELLI, DURANTE, GERVASINI, & PAPPALARDO, 2010).
Tuttavia, …Non è mai stata rinvenuta, infine, alcuna evidenza archeologica dell’importante porto di cui la città era dotata… (BINI, CHELLI, DURANTE, GERVASINI, & PAPPALARDO, 2010). Sarà proprio così?
Forse bisogna considerare che l’importanza del porto si è manifestata soprattutto nel periodo più fecondo per la Città e per il commercio del Marmo Lunense (Apuano). Ma anche in questo caso, la logistica suggerisce che il porto principale non fosse proprio a Luni. Luni era troppo distante dalle cave apuane.
Già Matteo VINZONI (1773) sosteneva, da quanto aveva riscontrato sul terreno e rilevato, che il Porto …non era molto grande, se vogliamo considerare quel piccolo seno che serviva di scalo per la Città…(VINZONI, 1773) sposando l’idea, diffusasi in tempi e Autori differenti e poi decaduta, che il Porto principale fosse nel Golfo della Spezia.
Qualche indecisione la ebbe anche il PROMIS (1838). …De’ porti lungo la spiaggia genovese e toscana abbiamo menzione presso gli scrittori: citerò solo quel di Pisa celebrato da Claudiano e da Rutilio Numaziano, ma di quello che credesi congiunto a Luni, non solo non ne parlò nessun antico, che anzi nel vedere i suoi marmi dirsi Ligustici non per altro che per venir imbarcati nel porto che era in Liguria, vedesi che non solo l’imbarco non usavasi presso Luni, ma nemmeno alla foce della Magra, la qual cosa esclude il preteso porto…(PROMIS, 1838, p. 14). Indecisione che ci sposta ad un porto mercantile dislocato ad Est, presso Avenza, più diretto e logisticamente comodo come porto marmifero…
Luni: una possibile via dei marmi prima dell’avvento industriale del Marmo Lunense (Apuano). Da DEL SOLDATO, 2021.
Un paio di scali a Luni
Differente è il discorso per quanto concerne il primo approvvigionamento dei materiali edilizi.
Di fronte a Luni si estende il Promontorio Orientale della Spezia, ricco di marmo (Punta Bianca), ma anche di calcari, scisti e filladi colorate. Varietà e disponibilità di materiali e litotipi, per altro prossimi alla città.
Bastava attraversare un tratto di pianura caratterizzata da aree paludose e canali, poi l’area fociva e doppiare Punta Bianca per accedere alla zona metamorfica, all’area marmifera (DEL SOLDATO, 2023). In questo caso erano sufficienti dei semplici approdi prossimi alla città. Purtroppo, anche di questi non è stata trovata traccia, se non il possibile sospetto di un paio di scampoli murari (Figura 8 e Figura 9). Si tratta dei due frammenti di mura individuati da FROVA (1976). Il primo presso le mura meridionali (Figura 31) e il secondo non lontano da quelle occidentali (Figura 32). Ma il loro sicuro riconoscimento come moli non è mai stato accertato. Ne rimane il sospetto.
In realtà, nella zona e particolarmente in corrispondenza del dente che fanno le mura meridionali, DURANTE (2001) ricorda la presenza di tracce di pavimenti che potrebbero essere state legate a edifici coerenti con l’approdo…
Il dente delle mura meridionali, quindi, avrebbe avuto altra origine. Una possibile è che abbia assecondato l’andamento di uno dei tanti canali, navigabili o meno, che attraversavano la pianura acquitrinosa e paludosa.
Altri indizi asserirebbero la mancanza di un porto mercantile a Luni.
Per il PROMIS (1838) sarebbero la presenza dello scoglio dell’Angelo e la Seccagna.
Il primo è un residuo di muratura che fra la fine dell’Ottocento ed i primi del secolo scorso affiorava nei pressi della foce del Magra (Figura 10, Figura 11, Figura 12, e Figura 13). Oggi potrebbe essere stato inglobato in recenti edificazioni o strutture balneari (Figura 14). Non è possibile però riferirlo alla struttura alla foce del Magra disegnata da Bonaventura DE ROSSI (Figura 6) o del Vinzoni (Figura 29) e tanto meno alla presenza di un faro.
Il secondo indizio è la Seccagna che il (PROMIS, 1838) liquida, in maniera molto naturale, come il residuo delle …vaste paludi che il fiume va formando presso il suo sbocco al mare… (PROMIS, 1838). Analogamente al toponimo porto presente in sponda destra del Magra.
Quindi, l’ipotesi più plausibile è la possibilità che Luni fosse attrezzata con semplici, probabili, punti di approdo raggiungibili attraverso canali interni all’ampia area paludosa, e limitatamente navigabili.
Lo scoglio dell’Angelo
Lo scoglio dell’Angelo è…un masso di pianta quadrata, di circa un metro e mezzo di lato, costrutto ad emplecton con piccole frombole, creduto avanzo di un ponte, ma che riconoscesi per nucleodi un sepolcro simile a tanti che conservansi presso Roma lungo le vie consolari. Questo rudere è posto vicinissimo al mare (Figura 10, Figura 11, Figura 12, Figura 13 e Figura 14) ed alla foce del fiume, e segna probabilmente l’andamento di una strada (che però non deve essere l’Aurelia) la quale da Luni dirigendosi alla punta del Corvo costì valica la Magra, e la sua posizione dimostra chiaramente che da almeno quindici secoli la pianura lunense esiste in tutta la sua integrità presente… ( (PROMIS, 1838, p. 18). E potrebbe non essere l’unico testimone… (Figura 33 e Figura 34) accreditando l’ipotesi dei resti di un ponte.
In seguito, lo scoglio dell’Angelo è stato citato indirettamente anche nel Rapporto del Sotto Prefetto della Spezia CRAVAZZA reso al primo Segretario di Stato per gli affari dell’Interno nel luglio 1834 (SFORZA, 1904).
Nel documento viene fatta, poi, la descrizione di …un avanzo di un edifizio, il quale pretendesi fosse stato una parte del molo che formava il porto della città… (SFORZA, 1904).
…Ciò che di particolare osservai in siffatto monumento e che vidi ripetuto, in un avanzo, probabilmente di una pila di ponte, esistente alla foce del fiume Magra (lo scoglio dell’Angelo) è il sistema di costruzione che venne praticato (Figura 11 e Figura 12) in tali specie di edifizi. La fabbrica interna, che è la sola che attualmente esiste, consiste in massi di altezza e larghezza di circa un metro e di lunghezza proporzionatamente maggiore, sovrapposti gli uni agli altri e composti irregolarmente di calce e sassi. Sono essi in sostanza una specie di grosso calcestruzzo, formato a banchi, e ciascuno de’ quali combacia perfettamente con quello che gli è situato al di sotto e con l’altro che gli sovrasta, formando così un tutto insieme simile ad un edifizio che fosse formato unicamente di enormi macigni sovraposti gli uni agli altri… (SFORZA, 1904, p. 310).
Materiali prima del Marmo Lunense
L’origine dell’approvvigionamento di materiali lapidei per le edificazioni monumentali, prima che civili, di Luni trova un riscontro fondamentale e probante nella questione del Portus Lunae.
La città di Luni, per la presenza delle diffuse aree paludose, sartumose, e retrodunali, aveva comunque necessità di comunicazioni via mare. Ma erano ben differenti da quelle necessarie all’industria del Marmo Lunense (Apuano).
L’identificazione litologico-petrologica dei materiali lapidei utilizzati nell’edilizia monumentale e civile di Luni appare un punto fermo chiarificatore.
La varietà di materiali impiegati nelle prime edificazioni trova riscontro molto prossimo alla città: lil bacino è il Promontorio Orientale della Spezia, prospiciente a Luni e raggiungibile agevolmente via mare. Qui la sequenza litologica è ricca e variegata. Valore aggiunto è il fatto che la costa sia rappresentata da falesie battute dal mare e, di conseguenza, soggette a frane. Qui, presso la battigia, i materiali erano già disponibili in piccole e medie pezzature. Senza necessità di operazioni di cavatura, lavorabili in loco e facilmente esportabili. Pensiamo a Punta Corvo ed a Punta Bianca.
Poi la scoperta del Marmo Lunense (Apuano) e quell’opportunità di ricchezza per la città, da non prima della metà del I sec. BC (DANTI, s.d., pp. 489 e segg.). Si origina un’industria estrattiva importante, con esportazione diretta a Roma e non solo. Luni è sicuramente il centro commerciale e direzionale, un odierno show room del Marmo Lunense (Apuano).
Ma l’estrazione, il trasporto e l’esportazione richiedono maestranze e strutture specialistiche e adeguate. E soprattutto un Porto prossimo al bacino marmifero Apuano. Difficilmente lo possono’ essere gli approdi, anche se più d’uno, prossimi a Luni. Il nuovo Portus Lunae dev’essere piu’ strategico… presso Avenza (Figura 2 e Figura 4)…
Non è una prova finché non sarà verificata archeologicamente
…Una testimonianza raccolta da Nino TELARA parla di un ritrovamento di conci di capitelli, in marmo, in un cantiere edile di via Bertoloni vicino alla Covetta… a Carrara (BAVASTRO, web).
Più recentemente, un’altra notizia trovata sul web, ricorda un ulteriore ritrovamento del 2002. Durante lo scavo dell’Acquedotto Industriale furono rinvenuti alla profondità di circa tre metri dal p. di c. alcuni blocchi di marmo. La scoperta avvenne nuovamente a Carrara, in via Covetta angolo via Marina. I blocchi furono depositati (Figura 15 e Figura 16) temporaneamente presso l’ex AMIA, oggi NAUSICAA, in attesa di essere tradotti al Museo del Marmo di Carrara.
La notizia è che alcuni di questi blocchi di marmo presentano lettere grafite e forse loghi che potrebbero riferirli ad epoca romana (Figura 17, Figura 18, Figura 19, Figura 20, Figura 21, Figura 22 e Figura 23).
Se così fosse, potrebbero essere stati depositati in passato, stoccati, sul lido o in prossimità di esso, in attesa di essere commerciati e/o imbarcati. Curiosamente è mappato un Deposito dei marmi in quella zona anche su una vecchia cartografia del 1871 (Figura 24)…
Un indizio del Portus Lunae commerciale, marmifero… chissà…
Solo l’archeologia può dare la lettura corretta delle iscrizioni e dell’età dei manufatti, confermando o meno questo indizio.
Un’ultima curiosità: la Casa del Sale
Analizzando le Tavole del VINZONI (1773) relative alle vestigia di Luni. compare un toponimo che potrebbe essere significativo e non solo evocativo.
Si tratta della Casa del Sale (Figura 25) che si trova poco distante della Città, oltre la Seccagna ricolmata nei secoli o, meglio, immediatamente all’esterno, a margine, di essa.
Non si conosce un riferimento più antico del toponimo, ma la sua presenza, in quella posizione insinua almeno un interrogativo.
E l’interrogativo assume maggiore rilevanza a seguito di una notizia interessante.
L’11 luglio 1801, sulla Gazzetta Nazionale della Liguria (n. 5, a. V delle Libertà), un anonimo giornalista scriveva che …Sembra strano che la Liguria malgrado un litorale di 150 miglia di estensione si ritrovi tuttavia senza saline… In realtà, in quel periodo, vigeva una fiorente commercio di sale nel porto di Genova, come risulta infatti dalle successive statistiche della medesima Rivista:
dall’11 al 17 luglio 1801 – giunte sale, salme 470
dal 18 al 24 luglio 1801 – sale salme 1969
dall’1 al 7 agosto 1801 – sale salme 1866
dall’8 al 13 agosto 1801 – sale quartieri 500
dal 14 al 21 agosto 1801 – sale salme 188 e mirò 5300
dal 22 al 28 agosto 1801 – sale salme 402
dal 13 al 19 marzo 1802 – sale salme 350
dal 17 al 23 aprile 1802 – sale salme 1676
dal 1 al 7 maggio 1802 – sale mirò 2200 e salme 648
dal 29 maggio al 5 giugno 1802 – sale mine 1200
La salma era un’unità di misura per aridi pari a circa 275,089 litri; il cantaro differiva da regione a regione, ma a Genova corrispondeva a 47,65 kg. Il quarterone genovese corrispondeva a circa 39,7 litri.
..E sia perciò costretta di ricorrere all’estero per la provvista del sale. Il Direttorio Esecutivo sino dal 1798 sentì la necessità di riparare ad un tale inconveniente, e dimandò all’Istituto Nazionale quali sarebbero i luoghi più opportuni per stabilire delle saline nello stato. Ma le varie crisi a cui andò soggetta la Repubblica impedirono finora al Governo di poter mandare ad effetto gli utili stabilimenti proposti su quest’oggetto di prima necessità. Dobbiamo ora allo zelo, e alla premura della Commissione straordinaria la speranza di veder in breve stabilito nella Liguria questo nuovo ramo di manifattura, il quale esenterà la Nazione dalla dipendenza dell’estero, occuperà molte braccia di oziosi indigeni, e farà risparmiare la somma di alcuni milioni, che assorbiva la compra di questo genere…
La salina di Marinella
L’appello fu raccolto. Così, …il Citt. Giuseppe Repetto essendosi stabilito di intraprendere tale fabbrica, ha ottenuto dal Governo il gius privativo per anni 10 di poter stabilire delle saline al di là della Magra verso Marinella. A questo effetto sono stati incaricati i Citt. Moyon, dell’Istituto Nazionale, e Pietro Franc. Torre, Architetto, di potersi esaminare il luogo indicato per procedere alla più pronta esecuzione di quest’utile stabilimento. Ora essi hanno ultimamente riferito, che la spiaggia di Marinella presenta i requisiti più favorevoli per la costruzione delle saline. Infatti essa comprende una vasta pianura ricoperta di arena finissima, e per la maggior parte quarzosa, la sua elevazione media dal livello del mare è di 9 palmi, e rivolta in faccia a mezzo giorno: tale spiaggia si ritrova al coperto dei Sirocchi ed è dominata dai venti Maestrali, i più atti all’evaporazione dell’acqua marina. Poco distante da tsale spiaggia si ritrova la terra argillosa bianca di ottima qualità per intonacare internamente le aree che devono ritenere l’acqua: tutto in somma concorre a rendere quei luoghi più adatti alle saline, e sembra che la natura abbia ivi radunati i materiali, e disposto il terreno a questo oggetto…
Tuttavia, …alla Marinella in Sarzana si sono fatte le prime prove per le saline che vi si dovranno costrurre. Da questi primi saggi risulta che la quantità di sale ottenuto è di un trentasettesimo dell’acqua salata; cioè che si ottiene una libra di sale da 37 libre d’acqua. Le altre circostanze non potevano essere più favorevoli: l’argilla si è trovata in poca distanza, bianca e pura; l’arena minutissima e quarzosa e il termometro è salito fino ai 38 gradi Réaumur. Il sale già ricavato e di cui sono pervenute le mostre in Genova, è soprafino e bianchissimo... (dalla Gazzetta Nazionale della Liguria, n. 12 a. V delle Libertà, p. 91).
Non si hanno riscontri sul prosieguo dell’attività. L’unico dato è che il toponimo era ancora presente sulle cartografie napoleoniche (Figura 26).
Un’alternativa è che la Casa del Sale fossei un deposito o la sede di una gabella.
Una considerazione finale
Tanti ed anche nuovi indizi, certamente non tutti attendibili, per questa storia che viene da lontano.
Le prime ricostruzioni ambientali avevano a disposizione le affermazioni degli Autori Classici che non sempre sono apparse coerenti fra loro o con i tempi di riferimento. Una fra tutte la descrizione del grande porto di Luni esistente prima della fondazione di Luni, che avrebbe accolto la flotta romana in partenza per la campagna di Spagna. In seguito, la necessità di un nuovo porto, importante, commerciale è emersa, ma solo a seguito dell’industria del Marmo Apuano,
Poi l’avvento delle cartografie, sempre più influenzate dalla geometria e dalla topografia. Fino alla ricerca delle nuove motivazioni ed informazioni deducibili dalla geologia, ma soprattutto dalla geomorfologia, dalla petrografia (dei materiali), della tettonica, della sismologia, etc. Finalmente, in tempi recenti, sono giunte in aiuto le indagini geotecniche di corredo agli interventi edilizi e le campagne geofisiche e, soprattutto, quelle di carotaggio continuo, alcune ancora allo studio, che porteranno certamente nuove indicazioni, soprattutto dirette.
La soluzione più plausibile ad oggi relativamente al Portus Lunae? Probabilmente è quella che prevede l’esistenza di diversi approdi prossimi alla Città, raggiungibili attraverso canali protetti dall’ambiente lagunare, dunale e retrodunale. Poi un porto mercantile, marmifero, che l’ambiente naturale, l’economia industriale ed il buonsenso vedono prossimo al Bacino Marmifero Apuano.
Molti indizi, ma mancano ancora le prove strettamente archeologiche.
Bocca di Magra, Ameglia, provincia della Spezia, Italia
Area di ritrovamento dei blocchi squadrati e con iscrizioni
Bocca di Magra, Ameglia, provincia della Spezia, Italia
Marinella di Sarzana, Sarzana, provincia della Spezia 19038, Italia
Bocca di Magra, Ameglia, provincia della Spezia, Italia
Bocca di Magra, Ameglia, provincia della Spezia, Italia
Carrara Fiere, Carrara, provincia di Massa-Carrara 54033, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
Luni, provincia della Spezia, Italia
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VINZONI, M. (1773). Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in terraferma (Riviera di Levante) (Vol. Riviera di Levante). Levanto. (https://archive.org/details/ge-0036-m.r.-cf.-2.9/page/n141/mode/2up)
Si dà per scontato ciò che scontato non è, anzi!
A parte il fatto che il Portus lunae (porto esclusivamente militare) era attivo molto prima che fosse fondata la colonia, la colonia stessa non ha mai avuto un porto. Sicuramente non un porto capace di ospitare quasi duecentomila uomini e centinaia di navi. L’unico porto in zona (a parte un approdo dov’è ora Bocca di Magra, fu la darsena naturale usata per il traffico dei marmi, cioè attorno alla metà del primo secolo d.C., circa cent’anni dopo il collocamento in pensione del Portus lunae come porto militare.