Copertina – Rapallo, 5 novembre 2018. cinque giorni dopo il passaggio di Huracán, divinità di Alto Rango maya (Figura 1), dio del Fuoco, del Vento e delle tempeste
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Rapallo, 29 e 30 ottobre 2018
La scala Beaufort rappresenta un metodo empirico per la classificazione della forza del vento in 13 gradi. Fu proposta, nel 1806, dall’omonimo Ammiraglio inglese (Figura 7 e Figura 8) e, come fa la scala Mercalli per i terremoti, classifica lo stato del mare in funzione di osservazioni dirette di alcuni parametri. Nel caso specifico sono la velocità del vento e l’altezza delle onde. La classificazione vale per condizioni del mare a largo ed è poco corretto utilizzarla sotto costa.
Tuttavia, il 29 ottobre 2018, ARPAL aveva stimato la velocità del vento in 180 Km/h con presenza di onde alte oltre 10 metri. La velocità del vento indicata, se riferita a mare aperto, indicherebbe condizioni di uragano, con onde altissime, schiuma e spruzzi che riducono molto la visibilità e mare tutto bianco.
Il risentimento a terra, a Rapallo in particolare, ha prodotto ingenti danni (Figura 2, e Figura 3) ed il naufragio di 221 (o 225, ANSA, 2021) imbarcazioni (Figura 4, Figura 5 e Figura 6; REDAZIONALE, 2018 con foto di Guido PORRATI).
…Il giorno del disastro, la Pressione Atmosferica era molto bassa (…) significa meno peso dell’aria sul mare che infatti si alza, si gonfia; nel caso specifico pare si sia alzato, in certe zone controllate al largo, di quasi tre metri sul livello medio. Questo primo dato spiega come si siano verificate onde alte 10 metri (…) la cui caduta (…) ha aumentato il potere di sfondamento contro le dighe, i porti, i pontili e le imbarcazioni. (…) Il giorno del disastro, la temperatura del mare era intorno ai 25°, valore molto elevato per la media del periodo che, naturalmente ha condizionato l’aria soprastante spingendola verso l’alto. Nel frattempo, come da previsione meteo, é arrivata una forte depressione atlantica composta di aria fredda che, incontrando la massa di aria calda del nostro mare (…) ha provocato un vortice ciclonico, cioè un avvitamento delle due masse d’aria a temperature molto diverse che si é dimostrato devastante per la sua forza e velocità!… (GATTI, 2018).
Perché a Rapallo…
Rapallo si posiziona al centro del Golfo Marconi. Il Monte di Portofino lo protegge dal vento di Libeccio (proveniente da Sud-Ovest) costituendo una barriera naturale al suo passaggio.
Questo in generale.
Durante la crisi meteorologica del 27-30 ottobre 2018, il vento non ha proseguito la corsa oltre il Monte di Portofino, ma si è fermato il tempo necessario per entrare con violenza nel golfo e produrre i noti danneggiamenti e naufragi (GATTI, 2018; BAR, 2018).
Una possibile spiegazione potrebbe essere stata …la concomitanza di Bassa Pressione sul Veneto e sulla Liguria, (che avrebbe) creato un corridoio nefasto tra le due regioni (… moltiplicandone …) gli effetti distruttivi… (GATTI, 2018).
Rapallo si sarebbe trovata lungo questo percorso.
E non sono stati gli unici danni.
Seppure meno eclatanti, ma non meno economicamente disastrosi, sono stati quelli piu a levante. In particolare i danni all’impianto di acquacoltura AQUA di Lavagna (MORETTI CLEMENTI, 2018) che hanno indotto il danneggiamento di alcune vasche, con la fuga di circa 100.000 orate e branzini (REDAZIONALE, 2018; Figura 9, Figura 10 e Figura 11).
Un fenomeno, comunque, non eccezionale. I danni alla diga Carlo Riva di Rapallo (BAR, 2018) ed i connessi naufragi del 2000, sarebbero stati consequenziali ad un analogo evento meteo estremo, manifestatosi con le medesime modalità.
Rapallo, 5 gennaio 1951
Genova, 5 gennaio 1961, molo Rubattino.
Il cargo Locarno (Figura 12), battente bandiera panamense, salpa …con le stive vuote ma con i gavoni di prua e di poppa pieni d’acqua per zavorrare e stabilizzare… (CARTA, 2011). Destinazione: Follonica per caricare minerale di ferro destinato alla Germania.
Le condizioni meteo non sono delle migliori, ma il capitano ritiene di salpare ugualmente.
Ore 10: il Locarno a largo di Santa Margherita ligure appare già in difficoltà.
Ore 16: è a largo di Rapallo in evidente difficoltà. È alla deriva e,. …a causa della forza del mare e del vento, le ancore arano il fondo sabbioso, senza frenare a sufficienza quella folle corsa verso gli scogli, mentre da bordo gli uomini (sono) in trepida attesa dell’arrivo dei rimorchiatori… (CARTA, 2021).
Ore 16 e 30: il Locarno è a 30 metri dal Castello di Rapallo.
Ore 17: il mare spinge la nave verso ponente, verso la passeggiata a mare. È sempre più vicino alla massicciata di protezione, finché si arena, coricandosi, sul fondo sabbioso (Figura 13, Figura 14, Figura 15, Figura 16, Figura 17 e Figura 18), ma …con la prua, alta fuori dell’onda quanto una casa di tre piani, sui macigni posti a protezione del lungomare… (CARTA, 2021).

Figura 48 – La Carta Archeologica sottomarina della Liguria, da GANDOLFI E PALLARÉS, 1975
Un mare di anfore…
Non sempre sono conservati e si possono ritrovare i relitti veri e propri, più o meno completi, delle navi lignee. In quei casi occorrono condizioni ambientali molto particolari per la loro conservazione (Figura 19 e Figura 20).
Con maggiore facilità e più di frequente ricorrono ritrovamenti parziali, di oggetti, soprattutto dolia, anfore (Figura 50), ancore (Figura 51 e Figura 52) e rostri (Figura 53).
È questo il caso dell’anfora etrusca ritrovata da un pescatore a largo di Chiavari e consegnata al Museo Archeologico della città (MAC) dov’è esposta (Figura 21).
I ritrovamenti si sono, poi, susseguiti nel tempo. Fra questi l’anfora vinaria romana di probabile IV-III BC, recuperata ad una quindicina di metri di profondità dai sub del Centro Nautico della Polizia e dalla Direzione Generale Archeologia della Liguria (REDAZIONALE, 2015a), (ANSA R., 2015), (REDAZIONALE, 2015b) (REDAZIONALE, 2015c; Figura 30).
Se le pesche fortunate di anfore sono più o meno occasionali e ricorrenti, quella più singolare ha riportato alla luce alcune anfore galliche datate al I a.C. Il ritrovamento è avvenuto nelle acque dell’Area Marina Protetta di Portofino (Figura 34, Figura 35, Figura 36, Figura 37, Figura 38, Figura 39 e Figura 40; REDAZIONALE, 2019; Figura 41; FOLLI, 2019; REDAZIONALE, 2019). Nei giorni immediatamente successivi furono rinvenuti altri materiali. In particolare, due pentole di pietra ollare, in posizione poco distante dalle anfore (GALEOTTI, 2019; Figura 42);
Ma non solo anfore…
La presenza di un relitto nei pressi della baia della Caletta a Lerici (OCCELLI e MARTINO, 2009) fu ipotizzata a seguito del ritrovamento (nel 1987) di tre rocchi di colonna marmorea.
La baia è esposta alla risacca di Libeccio la quale induce forti correnti e movimenti del fondo sabbioso (OCCELLI e MARTINO, 2009).
Il relitto risponderebbe ad una nave da carico romana, affondata nel probabile e disperato tentativo di trovare un angolo di calma durante un fortunale. Affondò in pochi metri d’acqua (REDAZIONALE, 2012). Le conseguenti indagini archeologiche si protrassero per alcuni anni (REDAZIONALE, 2005), ma culminarono nel recupero di uno solo dei rocchi (quello centrale, Figura 23) della colonna (RE, 2017; Figura 24, Figura 25, Figura 26, Figura 27, Figura 28 e Figura 29).
Però, il relitto più originale è, con ogni probabilità, quello delle acque di Piombino (INTINI, 2011). Si tratta di un veliero romano che fu sorpreso da una tempesta e naufragò nel Golfo di Baratti, adagiandosi su un fondale di 15 metri. L’originalità della scoperta sta nel rinvenimento di …alcuni strumenti (…) tipicamente da medico, come un’asticella sottile per esaminare le ferite (detta “specillo”), una ventosa di bronzo per praticare i salassi e un mortaio. Ma il reperto che più ha incuriosito gli archeologi è stato un cofanetto contenente 136 piccoli cilindri di legno perfettamente sigillati e impermeabili all’acqua, gli involucri per una serie di misteriosi dischetti di circa un centimetro di diametro… (INTINI, 2011). Si trattava, dalle analisi eseguite, di compresse ottenute da piante officinali: ibisco, biancospino, achillea, cipolla, carota, noce, prezzemolo, cavolo e sedano. Erano i rimedi preparati dal medico di bordo, forse di primo impiego, per piccoli disturbi.
Ancora, …sui fondali antistanti Bogliasco sono state scoperte due ancore d’epoca seicentesca e una colubrina (Figura 43 e Figura 44), il cannone che veniva utilizzato a bordo dei velieri… (MEOLI, 2014).
Un mare di relitti antichi…
Si ha notizia di un relitto che si trova 20-23 miglia a sud dell’Isola del Tino (REDAZIONALE, 2015b), su un fondale di circa 500 metri. La scoperta ed il recupero di una prima anfora si deve ad un cacciatore di tesori (come lui stesso si definisce), Guido GAY(LA_NAZIONE, 2014; GAY, 2015; REDAZIONALE, 2015; ANSA, 2012; REDAZIONALE, 2014; Figura 31 e Figura 32). In precedenza, nel 2012, lo stesso Guido GAY aveva scoperto …un altro relitto, del IV-III sec. a.C., più o meno della stessa grandezza, con migliaia di anfore… (LA_NAZIONE, 2014).
Un’altra nave romana che trasportava anfore vinarie fu rinvenuta a largo di Portofino, verso Santa Margherita Ligure (REDAZIONALE, 2016). Fu un ritrovamento fortuito. Infatti era rimasto incagliato in una rete da pesca. Ma fu anche un rinvenimento particolarmente importante poiché le anfore erano bollate. …Sulla terracotta vengono indicati anche la fornace e lo schiavo che le hanno realizzate e cosa contenevano. Potrebbero provenire dalla Campania settentrionale: sono le prime rinvenute in Liguria con queste caratteristiche… (Figura 45, Figura 46 e Figura 47; REDAZIONALE, 2016a; REDAZIONALE, 2016b; PEDEMONTE, 2016; ROSSELLINI, 2016).
Un mare di relitti moderni…
Fra i meno moderni, e meno vicini alle coste liguri valga ricordare, uno per tutti, il relitto denominato Rocciu 1 (Figura 22). Si tratta di nave mercantile lunga 32-33 metri (databile al XVI – XVII secolo) il cui relitto si trova nell’angusto passaggio fra le Isole de la Pietra e del Brocciu in acque corse (MILANESE, 2024). Del natante, forse genovese, si sono conservati pochi resti lignei (Figura 49) che, particolare originale, …giacciono sotto un mucchio di pietre formando un tumulo la cui parte superiore culmina a 8 m. profondità e la parte più bassa, sul suo lato occidentale, a 13 m… (MILANESE, 2024). L’ipotesi finale è che il tumulo costituisse un grosso carico di masselli litici (non lavorati) destinati al mercato edilizio locale. E questo poiché di peso complessivo e volume superiore a quello della semplice zavorra.
Per l’epoca piu recente, sono noti diversi relitti che risalgono all’ultimo periodo bellico.
Fra questi, poco fuori il porticciolo di Framura, quello del rimorchiatore Vittoria, ex Colosso (Figura 33). Si tratta di un un rimorchiatore da ricognizione della Marina Militare Italiana, costruito presso i Cantieri del Quarnaro a Fiume e varato il 12 febbraio 1942 (REDAZIONALE , s.d.).
È curioso, ma non si conoscono le cause dell’affondamento e neppure la sua epoca precisa (PENCO, 2005). Il relitto pare ancora in buone condizioni e non riporta tracce riferibili ad un attacco aereo o marino. Un’ipotesi è stata quella …dell’auto affondamento a seguito dell’armistizio dell’8 settembre… (REDAZIONALE, s.d.).
Ma non è il solo rimorchiatore colato a picco sulle coste liguri orientali. Le cronache ne ricordano un secondo, sempre risalente alla seconda guerra mondiale. È il relitto di un rimorchiatore armato francese, bombardato e affondato davanti a Punta Mesco di Levanto (ANSA, 2016).
Sono questi solo alcuni dei relitti che giacciono nei fondali della Liguria Orientale. Relitti di epoche differenti e naufragati per cause diverse (Figura 48). Molti di questi sono divenuti oasi e residenza di pesci e crostacei (CELUSSI, 2004).
Levanto, provincia della Spezia, Italia
Framura, provincia della Spezia, Italia
Isola del Tino, provincia della Spezia, Italia
Lerici, provincia della Spezia, Italia
Corsica, Francia
Localita' San Rossore, 56122 Pisa provincia di Pisa, Italia
Chiavari, città metropolitana di Genova, Italia
Genova, città metropolitana di Genova, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
Rapallo, città metropolitana di Genova, Italia
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