Archivio Tag: #miniere

Tronchi silicizzati nei diaspri della val Graveglia (Genova)… e non solo

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Copertina – Un tronco silicizzato inserito nella sequenza della Formazione dei Diaspri di Monte Alpe, ritrovato durante l’attività della miniera di Molinello, in Val Graveglia. Reading Time: 18 minutes Alberi e foreste fossili: prologo Sion, Vallese (CH), città medievale. Il capitolo di Sion, le Chapitre, Kapitels. La cattedrale del 1043 (Figura 1 e Figura 2) nella […]

Tronchi silicizzati nei diaspri della val Graveglia (Genova)

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Copertina – Un tronco silicizzato inserito nella sequenza della Formazione dei Diaspri di Monte Alpe, ritrovato durante l’attività della miniera di Molinello, in Val Graveglia. Reading Time: 18 minutes Alberi e foreste fossili: prologo Sion, Vallese (CH), città medievale. Il capitolo di Sion, le Chapitre, Kapitels. La cattedrale del 1043 (Figura 1 e Figura 2) nella […]

Il lavoro silente delle donne. Cernitrici, portatrici, contrabbandiere…

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Dalla storia locale, alla storia del lavoro delle donne. In ogni età e regione le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nel lavoro, oltre che nella famiglia. Dai primi raccoglitori – agricoltori il lavoro femminile è stato considerato secondario. Ma, in realtà, è stato fondamentale per abilità e conoscenze. Lo dimostrano le foto delle lavoratrici: sempre pronte al sorriso. Il loro grande pregio e premio. E non solo per loro, ma per tutta la famiglia

Val Graveglia mineraria: il manganese

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La Val Graveglia è nota soprattutto per le sue miniere di manganese.
Il manganese ha cominciato da essere ricercato e sfruttato, anche in Val Graveglia, durante la Rivoluzione Industriale.
Prima era utilizzato solo dai vetrai e pochi altri utilizzi (ad esempio le bottigliette marroni per i medicinali). Ma poi sono state scoperte le sue caratteristiche per indurire l’acciaio e per realizzare leghe. A quel punto la ricerca è diventata sfruttamento minerario ed industria.

Val Graveglia Mineraria: il rame (II parte)

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Copertina – Le principali mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia (modificato da BURCKHARDT e FALINI, 1956). Reading Time: 18 minutes La Miniera di Monte Bardeneto in Val Graveglia nel Cinquecento Il giacimento della Val Graveglia del quale si hanno riscontri storici più antichi è sicuramente quello di Monte Bardeneto, presso l’abitato di Nascio (Figura 9).Il 12 […]

Val Graveglia Mineraria: il rame (I parte)

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Copertina – Le principali mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia (modificato da BURCKHARDT e FALINI, 1956). Reading Time: 18 minutes Giacimenti di rame in Val Graveglia Le mineralizzazioni cuprifere della Val Graveglia sono state oggetto di ricerca e sfruttamento in epoche diverse, anche antiche.Si pensi che nella stessa regione di Gambatesa sono stati cercati minerali di […]

Studio gravimetrico della Miniera di Gambatesa (1968)

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Nel 1968 la miniera di Gambatesa era ancora in piena attività. Il giacimento manganesifero era molto conosciuto ed oggetto di studi da parte di università italiane e straniere.
Nello specifico si interessò di Gambatesa anche l’Università di Losanna che chiese ed ottenne il permesso di eseguire uno studio gravimetrico sperimentale. Fu scelta l’area di Visagna e specificatamente quella del Monte Comunella per la sua posizione rispetto alla lente maggiore in coltivazione.
Seguirono approfondimenti mediante carotaggi ed una revisione critica dei dati sperimentali.

Noduli polimetallici, la nuova frontiera della ricerca mineraria (II p.)

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Risalgono alla fine degli anni Settanta del secolo scorso le prime notizie circa la ricerca dei noduli polimetallici dei fondi oceanici.
Notevoli le difficoltà tecniche ed economiche per estrarre quella ricchezza.
La sperimentazione ha dimostrato che oltre a ferro e manganese, quei noduli contengono anche Cobalto, Nichel, Terre Rare ed altri metalli oggi indispensabili per le pile.
La nuova ideologia green, però, non tiene conto delle modifiche ambientali che la loro estrazione produrrà nei fondali oceanici. Ma neppure del fatto che saranno patrimonio di pochissime industrie e monopolio di uno o due Paesi. E, soprattutto, non tengono conto dell’immane problema che si affaccerà al momento dello smaltimento di tutte le batterie di auto, monopattini, etc. che si aggiungeranno a quelle di pc e cellulari, prodotte con quei metalli.

Noduli polimetallici, la nuova frontiera della ricerca mineraria (I p.)

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Risalgono alla fine degli anni Settanta del secolo scorso le prime notizie circa la ricerca dei noduli polimetallici dei fondi oceanici.
Notevoli le difficoltà tecniche ed economiche per estrarre quella ricchezza.
La sperimentazione ha dimostrato che oltre a ferro e manganese, quei noduli contengono anche Cobalto, Nichel, Terre Rare ed altri metalli oggi indispensabili per le pile.
La nuova ideologia green, però, non tiene conto delle modifiche ambientali che la loro estrazione produrrà nei fondali oceanici. Ma neppure del fatto che saranno patrimonio di pochissime industrie e monopolio di uno o due Paesi. E, soprattutto, non tengono conto dell’immane problema che si affaccerà al momento dello smaltimento di tutte le batterie di auto, monopattini, etc. che si aggiungeranno a quelle di pc e cellulari, prodotte con quei metalli.

Val Graveglia mineraria: le risorse geologiche

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Le prime necessità dell’uomo sono state l’acqua ed il cibo. All’inizio erano disponibili ambedue raccogliendole. Ma poi, soprattutto il secondo, con la scoperta del fuoco doveva essere recuperato con altri mezzi. La caccia necessitava di utensili e, altrettanto, la macellazione e la concia delle pelli. E poi la difesa e l’offesa, la necessità di nuovi ripari e rifugi…
Quindi è stato necessario imparare a conoscere l’ambiente, riconoscere ciò che poteva essere utile ed imparare a produrlo modificando, in vari modi e sempre di più, ciò che era e diventava disponibile.
Imparare a conoscere i materiali… le risorse geologiche.

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (seconda parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (prima parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento

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la situazione socio economica dell’Ossola e della valle Anzasca in particolare è descritta dal generale Vincenzo d’ORMEA, governatore di Novara. È in quel periodo che si affaccia all’industria mineraria la famiglia TESTONE che segnerà la storia mineraria con un fortunato epilogo qualche anno dopo. Ed è in quel periodo che fanno la loro comparsa gli immigrati tirolesi nelle miniere

La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento – Appendice Documenti

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Appendice all’articolo La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento sulla base del le trascrizioni dei documenti dell’Archivio di Stato di Novara e dell’Archivio Privato Saverio Albasini di Losanna.

Le miniere della Valle Anzasca sotto i Savoia

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Il passaggio dell’Alto Novarese (fino alla sponda destra del Lago Maggiore) al Regno Sardo, nelle mani di Carlo Emanuele III (1748), non provocò immediate ripercussioni sull’andamento dell’attività estrattiva della Valle Anzasca.Tuttavia la nuova amministrazione aveva già dimostrato il suo interesse all’industria mineraria in precedenza. E lo dimostra la regolamentazione fatta con le Regie Patenti del 6 novembre 1738

Le miniere di rame e il giacimento cuprifero di Le Cascine – Semovigo

immagine di copertina dell'articolo

Il complesso minerario Semovigo – Le Cascine è costituito da diversi scavi di assaggio e di coltivazione, sia a cielo aperto che in galleria. I lavori sono distribuiti entro un’area compresa fra l’abitato di Semovigo, il Passo della Camilla e le Cinque Vie-Madonna della Corona, in Val Graveglia (entroterra del Tigullio).
Il riscontro dei lavori più antichi è documentato dal Jervis che negli anni Settanta dell’Ottocento raccolse alcuni campioni di calcopirite in una delle discariche lasciate da una società inglese circa venti anni prima.
Questa storia che viene da lontano prende spunto dalle dispendiose ricerche minerarie eseguite intorno al 1977 dalla Società canadese COMINCO e da alcune originalità che caratterizzano il complesso minerario (foto A. Valli).

Le miniere in Valle Anzasca nel primo Settecento

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L’attività mineraria della Valle Anzasca continuava ad assumere, ancora nel primo Settecento, un carattere fra il clandestino e l’alchemico.
L’amministrazione centrale, ancora legata alla Spagna, continuava ad interessarsi solo marginalmente all’attività, seppure fosse molto attenta a fiscalizzare ogni risorsa. Ma preferiva non interferire con gli interessi del feudatario. Di conseguenza perseguiva una politica di non ingerenza nei privilegi di nobiltà e clero sui cui consensi si reggeva la presenza straniera in Italia. Conseguentemente risulta ovvia la freddezza che suscitarono le notizie raccolte, per altro in assoluta segretezza, dal barone d’Engelhard e da questi inoltrate al Governatore di Milano nell’agosto del 1725.

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte seconda)

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Ristabilito in diritto sulle miniere goduto dalla famiglia BORROMEO, dopo il contenzioso con i D’ADDA, le attività furono regolate da una serie, sempre la stessa, di capitoli, stesi nelle successive concessioni

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento – Appendice Documenti

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Appendice all’articolo Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento con i riferimenti e le trascrizioni dei documenti citati.
I documenti sono conservati in alcune cartelle dell’Archivio di Stato di Milano.

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte prima)

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Ristabilito in diritto sulle miniere goduto dalla famiglia BORROMEO, dopo il contenzioso con i D’ADDA, le attività furono regolate da una serie, sempre la stessa, di capitoli, stesi nelle successive concessioni

I D’ADDA nelle miniere della Valle Anzasca seicentesca

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La successione di Giovanni Borromeo innescò diversi problemi per la divisione dei feudi fra gli eredi. Si complico’ anche la situazione amministrativa privilegiando ed incrementando le attività clandestine. queste furono ulterioremente favorite dalla crescente richiesta di minerali preziosi, connessa alla diffusa penuria di disponibilità instauratasi sui mercati italiani a partire dalla fine del XVI secolo.
Tuttavia bisogna lasciar decorrere almeno un secolo (fino al 1642) per trovare nuovi riscontri storici sulle attività minerarie anzaschine.
Entro’ quindi di scena la famiglia D’ADDA che, con l’esperienza maturata nelle miniere della Valsesia e con l’autorizzazione di Milano, entro’ di prepotenza sulle potenzialità della Valle Anzasca.

Quindicesimo secolo: ai BORROMEO il diritto di regalia sui minerali

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Col 13 dicembre 1463 cambiano le regole dello sfruttamento minerario della Valle Anzasca (e non solo). Quel giorno Giovanni BORROMEO riceve da Francesco SFORZA, a titolo di regalia, il diritto di eseguire o far eseguire ricerche e coltivazioni minerarie (per oro, argento, ferro e qualunque altro minerale) nell’ambito dei territori novariensis. Una benevolenza ducale che traeva certo origine dai preziosi servigi (prevalentemente di tipo finanziario) che da più decenni i BORROMEO hanno operato ai VISCONTI e, in particolare, a Francesco SFORZA. loro successore.

Facino Cane, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda

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Miniere antiche. Certamente molto antiche. Pochi dati storici, sporadici e controversi. Molti indizi.
Ne è nata una grande leggenda. Le prime miniere aperte dai Celti? O dai Romani… Resti di legno combusto. Antichi strumenti di ferro consunti. Gallerie anguste, ma non è il respiro della montagna… E poi Facino Cane che si arricchisce e batte moneta…
È bello pensarlo. Ma la realtà è stata più dura.

Ermenegildo PINI e le miniere del Col Badile

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Il barnabita Ermenegildo PINI, matematico, architetto, teologo e naturalista. Studioso illuminato fra Settecento e Ottocento. Mineralogista e creatore di musei di storia naturale. In questo ambito ha coadiuvato anche Lazzaro SPALLANZANI a Pavia e Mantova. Per la storia delle miniere è stato soprattutto un ispettore delle miniere della Repubblica italiana dopo l’ingresso dei Francesi a Milano. Lascia un patrimonio di pubblicazioni e documenti presso l’Archivio Stato di Milano.

Una miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683

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Questo è il testo integrale della concessione rilasciata l’11 dicembre 1683 ai fratelli Antonio e Carlo BERTOLINI dal Magistrato Ordinario dello Stato di Milano. La concessione è conseguente alla scoperta di una miniera sul Monte Carcoforo, in Valsesia …ritrovandosi questa alla cima de Monti Alpestri… Il documento originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Milano (Commercio p.a., cart. 206)

Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae

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Le auge sono le miniere d’oro spagnole. Una dettagliata descrizione dei cantieri e del sistema di abbattimento del minerale si trova nella Naturalis Historiae di Plinio il Vecchio. È interessante la traduzione-interpretazione del MICHELETTI, ex ingegnere del Corpo delle Miniere di Torino.

Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca

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La storia delle miniere d’oro di Macugnaga inizia dal medioevo. Ma forse anche da epoca più antica, come testimonierebbe la campanella romana trovata nei pressi delle miniere dei Cani.
Ma cominciamo dal medioevo e dai documenti presenti negli archivi per raccontare la storia dell’oro della Valle Anzasca.
Saranno diversi articoli fra loro legati dal fil rouge dell’oro…

Le miniere di rame e il giacimento cuprifero di Le Cascine – Semovigo

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Il complesso minerario Semovigo – Le Cascine è costituito da diversi scavi di assaggio e di coltivazione, sia a cielo aperto che in galleria. I lavori sono distribuiti entro un’area compresa fra l’abitato di Semovigo, il Passo della Camilla e le Cinque Vie-Madonna della Corona, in Val Graveglia (entroterra del Tigullio).
Il riscontro dei lavori più antichi è documentato dal Jervis che negli anni Settanta dell’Ottocento raccolse alcuni campioni di calcopirite in una delle discariche lasciate da una società inglese circa venti anni prima.
Questa storia che viene da lontano prende spunto dalle dispendiose ricerche minerarie eseguite intorno al 1977 dalla Società canadese COMINCO e da alcune originalità che caratterizzano il complesso minerario (foto A. Valli).

Oro, storia di una leggenda

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Comincia, con questo primo articolo, una serie di scritti sulla storia naturale ed estrattiva dell’oro. Servirà per introdurre la storia delle miniere d’oro della Valle Anzasca, peraltro già accennata in un paio di articoli già presenti sul sito.
Questo primo articolo tratterà a volo d’uccello le origini dell’utilizzo dell’oro.
L’attrazione per un metallo lucente e inalterabile divenuta oggetto di desiderio. Da oggetto di desiderio a status simbol il passo è stato breve.
Una materia facile da lavorare e di facile metallurgia. Duratura nel tempo con caratteristiche invariabili. Talvolta di facile reperibilità negli ambienti più disparati. Una storia antica. Una storia che continuerà ne futuro.