Copertina: la torre nel Borgo di Lavagna prima (1987) e dopo (2000) l’intervento di restauro.
Le origini della torre del borgo
La torre del borgo compie 20 anni. E’ certamente molto più anziana ma, in oggi, sono trascorsi 20 anni da quando, il 17 giugno 2000, fu inaugurato il restauro dell’edificio (Figura 1) che, grazie a un lungimirante progetto dell’amministrazione comunale, salvò la struttura dalla speculazione edilizia decisa a ricavarne una serie di mini appartamenti per vacanze.
Ora si può godere la frescura nel silenzioso giardino (Figura 2) e ammirare l’intrico di casette, tettoie, terrazzi che circondano la torre (Figura 3) quasi a proteggerla permettendole di emanare quel fascino antico e misterioso dovuto sia all’incertezza circa l’epoca di edificazione e il primitivo utilizzo, che alle trasformazioni successive legate ai passaggi di proprietà.
Le caditoie e le aperture a feritoia (Figura 4), in seguito tamponate, farebbero pensare a un edificio pubblico in difesa del territorio dalle invasioni barbaresche, secondo quanto voluto dalla Serenissima Repubblica di Genova per contrastare le violente incursioni di Dragut ma la posizione nel contesto urbano e la presenza di date incise sull’intonaco di tamponatura (1609) inducono a ritenere che, se vi è stato un utilizzo di protezione, questo sia durato assai poco, trasformandosi la torre ben presto in proprietà privata della famiglia Tiscornia. La prima indicazione fornita da documenti si trova in un registro (A.S.C.L., 1645-1650) che attribuisce la proprietà a Stefano Tiscornia Q. Fabrizio: una casa e torre detta in borgo, del valore di lire 1250. A confini …di sotto il Magnifico Ambrogio Rivarola, di sopra la via… ai lati altre proprietà della potente consorteria Tiscornia espressa in particolare modo nella persona dello Spettabile Giulio Tiscornia q. Giulio, medico.
La proprietà della torre nel XVII e XVIII secolo
In questa prima metà del secolo XVII, la maggior parte di case in borgo si suddivide tra poche famiglie: innanzitutto Rivarola, poi Tiscornia, Castagnola e Ravenna con stretti reciproci rapporti di parentela. Non sappiamo quando ai Tiscornia subentrano nella proprietà i Ravenna ma, in un periodo imprecisato (compreso tra il 1698 e il 1710) la torre ha due proprietari: ½ a Gio Andrea Ravenna q. Cesare e ½ agli eredi del defunto Sebastiano Ravenna q. Agostino.
Il nobile Gio Andrea (+ 1710) ha 4 figlie, un figlio sacerdote e un figlio, Agostino, infermo che gli premuore.
Gli eredi di Dominus Sebastiano (+ 1698) sono 2 figlie, un figlio sacerdote, un figlio definito medico o speziale.
Il ramo discendente da Dominus Sebastiano si lega con le più importanti famiglie della nobiltà genovese, pur mantenendo stretti rapporti e legami col territorio. I matrimoni e i battesimi sono celebrati dal Rev. Abate Cesare q. Gio Andrea o dal Rev. Bernardo di D. Sebastiano e, a legare maggiormente i vari rami, Giulio di Gaspare ha per padrino Don Agostino di Gio Andrea.
Proprio il 21 dicembre 1740 le due parti della torre (ciascuna del valore di lire 417) si riuniscono in Giulio Ravenna di Gaspare, patrone marittimo.
Il 7 gennaio 1753 la torre passa al fratello di Giulio, G.B. di Gaspare, anch’egli patrone marittimo che avrà figli: due femmine, due maschi sacerdoti e due figli, Gaspare e Giuseppe, patroni marittimi, tra i quali si suddivide la torre in due quote di lire 417 che sono parzialmente impegnate, (lire 300 cad.) a favore di Angelo Berisso, in garanzia per acquisti effettuati da Giulio Ravenna, figlio del defunto Giuseppe (morto nel 1787) e nipote di G.B. e patrone marittimo. Negli anni successivi, il 1788 e 1790, le due somme di lire 300 cadauna vengono restituite da G.B. Ravenna di Gaspare, cugino del debitore Giulio e la torre, col consenso dello stesso Giulio, entra tutta a far parte delle proprieta’ di G.B. Ravenna q. Gaspare (Libro vecchio dei trapassi).
Figura 5 – L’albero genealogico della famiglia Ravenna dal 1639 al 1855.
La dispersione della proprietà e la rinascita
Alla morte di quest’ultimo la massa ereditaria (del valore di lire 7585) (Libro Nuovo dei Trapassi) sarà divisa tra il fratello Luigi fu Gaspare e il cugino Giulio fu Giuseppe. La torre resta nella massa di Giulio e da lui passa al figlio G.B. medico che sarà il primo a studiare gli effetti della polvere di silice nelle malattie dei cavatori di ardesia.
G.B., sposato con Anna Castagnola, tra gli otto figli avrà Giuseppe (1817 + 1897), canonico e autore delle memorie della citta’ di Lavagna e Giacomo (1819 + 1897), capitano marittimo.
Da Giacomo nascerà Giovanni (1855 + 1914), sposato con la cugina Carolina, ultimo proprietario della torre che, da questo momento segue le vicende di un paese in cerca di migliori condizioni di vita: venduta dal Ravenna a un certo Scio Perin da questi è rivenduta, prima di partire per le Americhe, a un Raffo che la acquista come parte della dote nuziale per la figlia Amelia. Sposata e rimasta vedova ma senza figli, l’eredita’ di Amelia, divisa in molte quote tra Italia e SudAmerica comprende anche la torre ormai ridotta a un rudere cadente inserito nello spazio urbano. Nulla resta dell’antico potere manifestato dalla struttura: anche l’iscrizione in ardesia con lo stemma di Negrone Rivarola, posta sull’arco del ninfeo e’ stata trasferita in una casa di Ponte Organasco in val Trebbia da A. Palazzi, sposo di Amelia e lo stesso giardino si presenta più come un ambiente da discarica con pollaio e orto.
È però giusto dare al paese l’opportunità di conservare e godere di un manufatto prestigioso e d’antica storia: per una somma minima gli eredi tutti decidono di cedere al comune di Lavagna l’antica torre che, sebbene vi sia chi si ostina a denominare dei Fieschi con la nobile famiglia non ha nulla a che vedere. Detta Del Borgo o Torre Ravenna o anche Del can Grosso è parte di un tessuto cittadino sempre da scoprire.
Bibliografia
A.S.C.L. (1645-1650). Registro delle proprietà stilato per imposizione delle avarie. S.d. ma da indicazione di proprietari viventi e defunti si può determinare un periodo compreso tra il 1629 e il 1640. Annotazioni successive a margine del periodo 1645- 1650).
A.S.C.L. Libro vecchio dei trapassi, a c. 86 e a c. 102
A.S.C.L. Libro nuovo dei trapassi a c. 3 e a c. 12
CARONIA ALBERTI M.A. (1987). La torre nei secoli. In Una torre a Lavagna. Storia e tradizione. Catalogo della mostra omonima, a cura di CARONIA ALBERTI M.A., CITI D., DEL SOLDATO M. e MARINI F.. Lavagna 20-26 dicembre 1987, Tip. Colombo, Chiavari, pp. 5-8.
CITI D. (1987). L’edificio. In Una torre a Lavagna. Storia e tradizione. Catalogo della mostra omonima, a cura di CARONIA ALBERTI M.A., CITI D., DEL SOLDATO M. e MARINI F.. Lavagna 20-26 dicembre 1987, Tip. Colombo, Chiavari, pp.13-16.
DEL SOLDATO M. (1987). Lavagna durante il XIII secolo: ambiente naturale e antropico. In Una torre a Lavagna. Storia e tradizione. Catalogo della mostra omonima, a cura di CARONIA ALBERTI M.A., CITI D., DEL SOLDATO M. e MARINI F.. Lavagna 20-26 dicembre 1987, Tip. Colombo, Chiavari, pp. 9-12.
MARINI F. (1987). La torre fra storia e leggenda. In Una torre a Lavagna. Storia e tradizione. Catalogo della mostra omonima, a cura di CARONIA ALBERTI M.A., CITI D., DEL SOLDATO M. e MARINI F.. Lavagna 20-26 dicembre 1987, Tip. Colombo, Chiavari, pp. 17-22.
MARINI F.(1989) – Ravenna, Una grande famiglia sul territorio. Studio manoscritto sulla famiglia dal secolo XVI al secolo XIX
RAVENNA G. (1879). Memorie della Contea e del comune di Lavagna. Chiavari.