Copertina – Un tronco silicizzato inserito nella sequenza della Formazione dei Diaspri di Monte Alpe, ritrovato durante l’attività della miniera di Molinello, in Val Graveglia.
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Alberi e foreste fossili: prologo
Sion, Vallese (CH), città medievale. Il capitolo di Sion, le Chapitre, Kapitels. La cattedrale del 1043 (Figura 1 e Figura 2) nella quale ebbe la sua prima residenza. Era circondata dalla cinta sacra (palitium) del X sec..
Circa un secolo dopo i canonici si trasferirono in case individuali sulla collina fortificata di Valère (Figura 3 e Figura 4). Tuttavia quattro di loro continuarono a risiedere in città per praticare la liturgia corale e le funzioni parrocchiali. Il complesso conventuale (Stiftsbezirk) di Valère comprendeva la chiesa (Figura 5 e Figura 6) e la fortezza (Figura 3), godeva dell’immunità e del diritto di alta giurisdizione. Dipendevano dal capitolo l’ospedale di S. Giovanni (1163) ed il lazzaretto (1343). I canonici erano nominati per cooptazione fra i nobili ed i cittadini.
Risalendo l’erta per Valère, intrisa di medioevo, si incontra il piccolo Musée de la Nature di Sion. Le prime sale sono dedicate alla fauna locale. Esemplari raccolti dall’Ottocento e generalmente frutto di morti non violente. Fra gli altri, quattro esemplari di gipeto, il più grande dei quali fu ucciso nel 1987 a Montana (VS) da un bracconiere, per questo finito in carcere. Oggi ne rimangono sei coppie libere nel cielo del Vallese (Figura 7).
L’ultima sala è dedicata alla geologia. Accoglie il visitatore un enorme frammento di tronco silicizzato (Figura 8). Un frammento di legno fossile risalente a circa 300 milioni di anni fa. Rappresenta la porzione basale del tronco di un cordaites (Figura 9). Questi alberi (Figura 10), probabili precursori delle conifere, costituivano enormi foreste fra il Carbonifero (359-299 milioni di anni fa) ed il Permiano (299-251 milioni di anni fa).
Alberi e foreste fossili: testimoni dal mondo
Nel 2015 è stata segnalata una foresta fossile in Antartide. La scoperta di deve a ricercatori fiorentini (Redazionale, 2015). Si tratta del ritrovamento di tronchi sia parzialmente (la parte superficiale) che totalmente carbonizzati ed in giacitura allineata ed orientata, Risalirebbero a 250 milioni di anni fa, quindi più o meno coevi col tronco di Sion. Una suggestiva ipotesi, da verificare, è che la foresta sia stata colpita dall’impatto di un asteroide con conseguente incendio.
Altro esempio è la foresta pietrificata che si trova, ed è stata scavata, sotto la città di Chemnitz, in Germania. In questo caso il ritrovamento rappresenta un’istantanea della vita durante il Permiano.
Di genesi molto più recente è la foresta fossile apparsa dopo le violente e continue mareggiate che hanno colpito la …Sables Blancs à Concarneau… lungo la …côte du Sud Finistère… in Bretagna. La notizia è del 15 marzo 2014. Lungo la spiaggia sono emersi numerosi tronconi fossili ancora in posizione verticale. In realtà, la cultura materiale locale, ricorda come non fosse raro il ritrovamento e la raccolta di frammenti di torba lungo le spiagge di quella zona della Bretagna. Ma questa volta sono comparsi anche ceppi di alberi, per lo più querce (da determinazione pollinica), la cui morte risalirebbe ad un periodo compreso fra 5340 e 4200 anni fa (da datazione dendrocronologia).
I tronchi silicizzati nella Formazione dei Diaspri di Monte Alpe
Ma veniamo a ritrovamenti più vicini a noi.
Nella Formazione dei Diaspri di Monte Alpe (Titoniano-Malm), sono contenuti frammenti eterodimensionali di tronchi silicizzati bruno-nerastri per pigmentazione carboniosa.
Si trovano nei livelli immediatamente sottostanti le mineralizzazioni di manganese. Così avviene nelle miniere di Gambatesa (Figura 11), Cassagna (Figura 12), Scrava, Molinelli, Rocchetta Vara e Monte Nero. Si intercalano agli strati grossolani corrispondenti ai livelli conglometarici di FRANZINI et ALII (1968), posti una decina di metri dal contatto con i basalti (CORTESOGNO e GALLI, 1974). Più precisamente, appaiono sempre circondati da una larga corazza di forma grossolanamente elissoidale costituita da silice microcristallina molto compatta, biancastra o bianco-verdastra per presenza di tracce di minerali di rame.
I campioni di legno silicizzato provenienti dai vari affioramenti hanno caratteristiche fortemente analoghe sia dal punto di vista botanico che in relazione ai processi di sostituzione che li hanno interessati. La fossilizzazione sarebbe avvenuta per sostituzione delle parti organiche ad opera di prevalente silice. Ma anche per azione di minerali cupriferi (calcocite, azzurrite, malachite (Figura 12), cuprite e calcotrichite, crisocolla, allofane cuprifero, volbortite e rame nativo). Questi si sarebbero concentrati all’interno delle celle e dei vasi legnosi. Ma anche in plaghe o fessure entro i tronchi e, molto raramente, in minute aree porose delle aureole di silice che circondano i frammenti vegetali.
Tutti i campioni sarebbero, dal punto di vista botanico, delle Conifere di transizione (CORTESOGNO e GALLI, 1974).
Il tronco silicizzato della miniera di Molinello
Le analisi petrologiche che saranno illustrate, sono frutto di osservazioni eseguite su un frammento di tronco silicizzato proviente dall’interno di una delle gallerie della dismessa miniera di Molinello (Val Graveglia; APPIANI e CAMARDA, 2017, Figura 13; Matteo DEL SOLDATO, Figura 23). In particolare si tratta di un frammento di tronco silicizzato inserito nella sequenza della Formazione dei Diaspri di Monte Alpe (Titoniano-Malm).
Il frammento in esame è parte di un affioramento stimato in circa 4 tonnellate (APPIANI e CAMARDA, 2017).
Dal punto di vista petrologico il campione analizzato, decimetrico, di legno silicizzato è classificabile come una selce variegata. A zone è rosso-vinata per pigmentata da ferro ferrico (+3), bianca traslucida oppure nerastra per pigmentata da manganese.
Figura 10 – Ricostruzione grafica delle Cordaites. Da Paleobotany, Carboniferous Period.
La frazione di selce rosso-vinata del tronco silicizzato di Molinello
Nella frazione di selce rosso-vinata sono presenti strutture di tipo arborescente, di minerale nero cristallizzate. Queste potrebbero essere di neoformazione perché appaiono fortemente in rilievo rispetto alle superfici di frattura, complanari. Evidenziano allineamenti continui lungo superfici contigue, ma differenti (Figura 14, ingrandimento 80x). L’iridescenza degli elementi cristallini farebbe pensare ad una cristallizzazione di calcocite (segnalata a Molinello). In alternativa potrebbe trattarsi di gravegliaite (MnSO3· 3H2O), ma lascia dubbi l’associazione col legno fossile anche se, nello specifico, è una selce della sequenza a diaspri, selci e radiolariti.
Lungo la salbanda di una venatura beante o di una drusa, è presente una ricca cristallizzazione di quarzo ricoperta da patine discontinue di minerale nero, a lucentezza metallica che oltre alle precedenti calcocite e gravegliaite, potrebbero essere di molinelloite (Figura 15; ingrandimento 30x). Si tratta di un minerale idrato di rame e vanadio: Cu(H2O(OH)V4+O(V5+O4). In questo caso potrebbe essere compatibile con la presenza dell’altro minerale di vanadio, la millerite.
La frazione di selce bianca del tronco silicizzato di Molinello
Su diverse superfici di frattura la selce bianca è picchiettata da diffusi microcristalli neri manganesiferi (Figura 16, ingrandimento 25x).
Questi, talvolta, si raccolgono in allineamenti ad andamento differente, generalmente arcuato e distribuiti in forma divergente rispetto ad un punto di origine/raccordo comune (Figura 17; ingrandimento 30x; Figura 18; ingrandimento 90x). In un caso, lungo una di queste superfici di frattura della porzione di selce bianca, è presente una piccola dendrite manganesifera (Figura 19; ingrandimento 30x; Figura 20 – ingrandimento 120x). Più correttamente si tratta di una forma dendritica poiché non è costituita, come nelle dendriti s.s., da ossidi di manganese pulverulenti e facilmente asportabili al tatto (pirolusite), ma da strutture cristalline, nere, a lucentezza metallica e, sotto definite incidenze luminose, iridescenti.
Nella Figura 21 (ingrandimento 105x) si può notare, a destra, la traslucidità della selce. In questa posizione si intravedono per trasparenza le continuazioni dei rami dendritici al di sotto di un sottile spessore di selce. L’iridescenza del minerale scuro-nero farebbe confermare trattarsi di calcocite (solfuro di rame Cu2S).
Forme dendritiche meno sviluppate sono presenti anche nella selce rosso-violacea.
Cristalli acculati
All’interno di una fessura sono presenti microcristalli aciculari, neri, a lucentezza metallica, molto riflettenti e brillanti, con tonalità sul verde petrolio. Sono troppo piccoli per determinarne l’abito. Altri di questi elementi cristallini si trovano dispersi su superfici di frattura (Figura 22 – ingrandimento 120).
Sono stati interpretati come millerite (nera ed iridescente) o vanadiocarpholite, segnalata in Val Graveglia nel legno silicizzato di Molinello (BALESTRA, 2005; MARTINELLI, 2005; BALESTRA e KAMPF, 2017). Ma quest’ultima è gialla.
La vanadiocarfolite Mn2+V3+Al(Si2O6)(OH)4 si rinviene a Molinello sia in vene millimetriche che in fessure all’interno dei legni silicizzati inclusi nei diaspri mineralizzati a manganese. Si trova associata a quarzo, roscoelite, volborthite, calcocite, lenoblite. È comune sotto forma di aggregati millimetrici di cristalli aciculari, associata a volbortite (spalmature e cristalli verde scuro) e quarzo. Raramente sono stati ritrovati cristalli prismatici fortemente allungati (fino a 400 μm). Il colore varia dal giallo-bruno al bruno per i cristalli prismatici ed al giallo paglierino pallido per gli aggregati di cristalli aciculari. I cristalli sono fragili se prismatici e flessibili se aciculari. Sono trasparenti, con lucentezza che varia da vitrea (cristalli prismatici) a sericea (aggregati di cristalli aciculari).
Altri legni silicizzati nei diaspri
È già stato fatto cenno ai ritrovamenti di Gambatesa. Vale la pena di ricordare anche le specie minerali rare in essi rinvenute.
...Nel 1994, per un brevissimo periodo, alla miniera di Gambatesa vennero individuati nella grande discarica dello sterile alcuni blocchi di diaspro di colore cangiante dal grigio- verdastro al rosso classico, riccamente mineralizzati a specie di alterazione… (BALESTRA e KOLITSCH, 2007; Figura 11). All’epoca fu identificata con certezza la strashimirite.
Più recenti sono due presenze minerali rare. Innanzitutto la bariopharmacoalumite (BALESTRA & KAMPF, 2017) e poi la lukrahnite. Quest’ultima è …una specie rara, rinvenuta ad oggi in pochi campioni, in non più di cinque località al mondo. Il colore verde vivo di quella di Gambatesa rispetto al verde-giallo delle altre occorrenze può essere dovuto al più alto tenore di rame nella molecola (ad esempio a scapito di Zn), in accordo con le sue caratteristiche cromofore… (BALESTRA & KAMPF, 2017).
Dei legni silicizzati di Cassagna è già stato detto, ma bisogna aggiungere il ritrovamento di CASTELLARO e SOLARI del 2006 (Figura 12).
https://www.archeominosapiens.it/tronchi-silicizzati-graveglia/
Basilica di Valère, Sion, Canton Vallese 1950, Svizzera
https://www.archeominosapiens.it/tronchi-silicizzati-graveglia/
château de Tourbillon, Place Maurice Zermatten, Sion, Canton Vallese 1950, Svizzera
Sion, Canton Vallese, Svizzera
Note di aggiornamento
2022.10.24
Un interessante articolo di Sophie DORSAZ sul quotidiano svizzero Le Nouvelliste annuncia che le coppie di Gipeto presenti nel Vallese sono salite a otto! Assieme a loro ne 2022 hanno fatto il primo volo anche sette giovani rapaci!
Dopo anni di caccia e di quasi assenza di Gipeti il rapace è tornato a popolare i cieli del Vallese.
2024.05.07
Sotto la città di Chemnitz, in Germania, esiste un’intera foresta fossilizzata.
L’intero ecosistema è stato preservato nella sua posizione originaria e con tutte le tracce di vita da una serie di eventi vulcanici.
Da Ronny Rößler, direttore del Museum für Naturkunde Chemnitz.
2024.05.07
Compara di una foresta fossile sulla spiaggia delle Sables Blancs à Concarneau (Normandia, Francia).
Non è un fenomeno raro in Bretagna tanto che, in passato, gli abitanti erano soliti raccogliere pezzi di torba, sul mare dopo i temporali.
Questa volta, straordinariamente sono comparsi ceppi di alberi, per lo più querce, la cui morte è stata stimata a circa 5.340 anni fa.
La datazione dei residui fossili è stata effettuata da Vincent Bernard, specialista in dendrocronologia, e dal paletnologo Dominique Marguerie.
Dagli studi sono emerse due serie di età:
da 5340 a 4880 anni prima di oggi;
da 4620 a 4200 anni prima di oggi.
All’epoca dell’articolo erano in corso nuove datazione eseguite in Quebec, i cui risultati definitivi saranno resi noti.
2024.05.07
Frammento di tronco di albero pietrificato. Questi grossi frammenti si trovano nel Petrified Park Forest dell’Arizona. L’età dei frammenti fossili è stimata in 225 milioni di anni.
La vita di queste piante si colloca, quindi, nel Triassico, da 251 Ma a 199,6 Ma. Il limite inferiore corrisponde alla catastrofica estinzione di massa Permiano-Triassica, durante la quale scomparvero tra il 90% e il 96% di tutte le specie marine e il 70% dei vertebrati terrestri (da Wikipedia.org).
2024.11.27
Parlando di alberi e storie di alberi, in previsione del Natale.
Alcuni tronchi fossili ritrovati, nel secolo scorso, nei giacimenti di carbone.
Risalgono al periodo Carbonifero, da 360 milioni di anni fa circa.
In quel tempo, l’unico grande continente (Pangea) era caratterizzato da clima tropicale, caldo e umido. Clima ideale per lo sviluppo di una lussureggiante vegetazione. Erano, generalmente, foreste di licopodi giganti e felci, evolute fino a raggiungere altezze vertiginose.
Fra i vari ritrovamenti di licopodi, c’è questa Sigillaria arborescente (Figura D). Aveva un tronco singolo o scarsamente ramificato caratterizzato da un sottile filo di legno e una spessa corteccia.
Compatibilmente all’evoluzione della Pangea, alle conseguenti ingressioni marine (della Pantalassa) ed alle eruzioni vulcaniche, si sono formati alcuni bacini interni, invasivi sulle foreste, che evolsero in condizioni di mangrovie piatte o paludi. L’ambiente troppo salino condizionò la morte e l’accumulo degli individui vegetali in fase di marcescenza. Sequenze cicliche e formazione di accumuli. La successiva sedimentazione di copertura ha indotto la genesi di ambienti idonei, per pressione e temperatura, a trasformare quei residui vegetali in carbone.
Durante l’attività di alcune miniere di carbone sono stati effettivamente trovati resti di singoli individui, o di loro associazioni, prodotte da quelle originarie foreste.
Tuttavia non sempre le immagini disponibili indicano provenienze univoche. Ad esempio il frammento di tronco ripreso in Figura A viene riferito ad un generico giacimento, probabilmente del Kentucky, ed al 1918, mentre la cartolina postale (Figura B1 e Figura B2) lo riferisce al 1920. Probabilmente è ancora il medesimo tronco quello ripreso in Figura C, seppure da diversa angolazione, con differenti minatori e l’indicazione di una generica miniera dell’Oklahoma.
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