Copertina – La Piana Damisa (Comune di Zignago, La Spezia) vista verso Sud-Est. Sullo sfondo si intravede il paese di Suvero. Foto archivio MDS, 1995
Prologo ad un’improbabile Stonehenge in Val di Vara
Fra le tante storie fantasiose che vengono da lontano c’è anche quella di un osservatorio preistorico a Piana Damisa in Val di Vara, Comune di Zignago, nello spezzino.
Tutto nasce dal fatto che in una parte della località Piana Damisa affiorano da terreno oltre un centinaio di pietre di varia forma e dimensione. Ma soprattutto che alcune di queste pietre potrebbero essere state allineate in epoca preistorica secondo le direzioni dei solstizi e degli equinozi. E, secondo una più spinta supposizione, che le pietre maggiori abbiano servito da altare per qualche rito pagano (Figura 12).
È una teoria come tante, ma soprattutto analoga dal punto di vista archeoastronomico, a moltissime altre. Con questo non si vuole assolutamente negare l’archeoastronomia come disciplina scientifica, ma probabilmente bisogna ridimensionarne l’ossessiva ricerca, applicazione, supposizione e presenza sul territorio soprattutto quando non è suffragata da riscontri archeologici seri.
Perché una Stonehenge in Val di Vara?
Veniamo al susseguirsi degli avvenimenti.
Il primo elemento che ha scaturito la ricerca ed il tentativo di individuare un sito archeoastronomico in Val di Vara è datato al maggio del 1995. Si tratta di una serie di calcoli, finalizzati a …determinare il moto apparente del Sole alla Piana Damisa tanto alla data odierna che in passato…(BIGNAMI e CARAVEO, 1995). In particolare sono state definite e confrontate le immagini del cielo alle albe ed ai tramonti dei solstizi d’estate e d’inverno e quelli dell’equinozio di primavera calcolate per gli anni 1995 (attuale), 2000 BC e 5000 BC.
Di conseguenza, l’Associazione Astrofili Spezzini ha avviato alcune osservazioni sul territorio e supposto la presenza di possibili allineamenti e cerchi di blocchi lapidei all’estremità meridionale di Piana Damisa.
Nella regione erano già noti, ed in alcuni casi anche oggetto di scavo archeologico e studio, diversi siti importanti. Ad esempio il Castellaro di Zignago, studiato dall’ISCUM di Genova. Un insediamento stabile fra Bronzo Finale e prima Età del Ferro. In seguito è stato reinsediato con una torre in periodo tardoantico, che è stata sostituita da una seconda torre di XII-XII secolo. Altri siti noti e studiati sono, ad esempio, Novà, dov’è stata rinvenuta la prima statua stele, l’atelier della Piaccia di Suvero, i castellari di Vezzola e Veppo.
Così nella primavera del 1995, la Provincia della Spezia ha proceduto all’esecuzione di un primo rilievo topografico della parte di Piana Damisa in cui erano presenti i possibili allineamenti e cerchi di pietre (Figura 1). Contestualmente è stata eseguita la schedatura dei blocchi e dei massi, singoli o apparentemente allineati (Figura 2, Figura 3 e Figura 4), presenti nella porzione più meridionale del terrazzo morfologico che descrive la Piana (BERTONI, NATALE, PINTUS, TAMBERI, e ZAVARONE, 1995).
Il rilievo geomagnetico di alta definizione
Durante l’estate del 1995, la Provincia della Spezia ed il Consorzio Universitario della Spezia, di concerto con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, hanno approfondito l’esame del territorio avviando una campagna geofisica. Lo studio è stato finalizzata a …l’esplorazione non distruttiva della porzione più superficiale del sottosuolo. L’indagine, articolata in due momenti distinti, ha compreso un primo rilevamento generale di tutta la Piana e un secondo rilevamento di alto dettaglio eseguito su un’area di particolare interesse… (FAGGIONI, 1995). L’ente esecutore è stato l’Istituto di Geofisica e Ambiente Marino che ha impiegato personale delle Università di Pisa e di Paris Orsey.
Questa tipologia di indagine è stata scelta poiché …i manufatti affioranti ed i monoliti di interesse archeologico sono costituiti da litologie ad alta suscettività magnetica (ofioliti) e sono quindi sede di intensa magnetizzazione. Tale condizione petrofisica li rende facilmente individuabili con la tecnica magnetometrica. La maggior difficoltà riscontrata nei lavori di rilevamento è costituita dal campo magnetico di fondo, perturbato dalla presenza di formazioni ofiolitiche affioranti ai margini della Piana (Figura 11) e, con ogni probabilità, anche al di sotto della stessa… (FAGGIONI, 1995).
Figura 8 – Il rilievo topografico di dettaglio esteso a tutta la Piana Damisa sul quale sono riportate le localizzazioni degli scavi archeologici
La fase di ricerca scientifica
L’impegno della Provincia della Spezia non si è fermato alla verifica di coerenza fra le posizioni dei supposti allineamenti ed il quadro stellare dei solstizi (estate e inverno) e dell’equinozio (primavera) antichi, riferiti al 2000 ed al 5000 BC. L’Ente ha finanziato, soprattutto, una campagna di scavo archeologico mediante una serie di saggi (Figura 5) eseguiti a mano e con mezzo meccanico (Figura 6). Questi saggi sono stati condotti dall’ISCUM (Enrico GIANNICHEDDA, Tiziano MANNONI, Rita LANZA) e da un geoarcheologo (Caterina OTTOMANO) sotto la direzione dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria (Roberto MAGGI). Durante questa fase di ricerca scientifica è stato eseguito un dettagliato rilevamento geologico ed un secondo rilievo topografico di dettaglio, esteso a tutta la Piana. Il fine è stato quello di posizionare gli 11 sondaggi archeologici eseguiti (Figura 8 e Figura 9). Durante questi lavori è anche emerso il sospetto della presenza di un paio di limitatissimi scavi abusivi operati ai piedi delle più evidenti pietre, fra le quali quella definita l’altare (Figura 7). Anche questi sono stati comunque segnalati, esaminati e mappati sul rilievo topografico.
L’epilogo dell’improbabile Stonehenge in Val di Vara
Le indagini e gli studi preliminari (rilievo e tracciamento degli allineamenti e dei cerchi di pietra, calcoli archeoastronomici e campagna geomagnetica) non hanno prodotto i risultati sperati.
Innanzitutto sono emerse, dal resoconto al primo rilievo topografico, le difficoltà ad orientarlo correttamente, …non potendo impiegare il Nord per la presenza accertata di anomalie magnetiche… Di conseguenza sono stati necessariamente …battuti alcuni punti di controllo (campanile della chiesa di Suvero, condominio ℅ i Casoni e stalla sulle pendici del castellaro di Zignago) per ricollegarsi alla cartografia tecnica regionale in scala 1:10000… (BERTONI, NATALE, PINTUS, TAMBERI e ZAVARONE, 1995). Questa è la prima osservazione fondamentale che inficia la possibilità di orientare correttamente gli allineamenti di pietre ai punti astronomici calcolati. Ricordiamo che le immagini del cielo alle albe ed ai tramonti dei solstizi d’estate e d’inverno e quelli dell’equinozio di primavera relative al 1995 (attuale), si differenziano da quelle riferite al 2000 BC ed al 5000 BC di angoli compresi fra mezzo grado ed un grado sessagesimale.
Per capire l’epoca di realizzazione degli eventuali allineamenti sarebbe stato necessario combaciassero con le posizioni calcolate.
Altro elemento di imprecisione è la forma estremamente irregolare dei singoli massi lapidei. Anche questa condizione non ha consentito di identificare in maniera univoca gli allineamenti se non entro un range (Figura 2) che è molto più ampio degli scostamenti determinati dai calcoli fra le immagini delle differenti epoche.
Relativamente all’indagine geomagnetica, …i dati rilevati e ridotti temporalmente hanno prodotto la mappa di intensità di campo magnetico… che è stata riportata sul rilevamento topografico di dettaglio (Figura 10). …Anche se l’andamento della geometria delle linee di egual intensità di campo è molto mosso, a causa di un intenso rumore di fondo, si distinguono con chiarezza una zona di alto ed una di basso geomagnetici che sono correlativi a strutture magnetiche corticali… (FAGGIONI, 1995).
Conclusioni e prospettive sul significato del sito di Piana Damisa
Di tutt’altro rilievo sono stati i risultati della ricerca archeologica.
In questo caso è stato possibile raccogliere indicazioni estremamente interessanti circa la frequentazione di Piana Damisa durante l’Età del Bronzo. Ririsultato possibile anche grazie alla correlazione fra le indagini archeologiche, le datazioni di laboratorio ed i rilevamenti geologici. Questi ultimi correlandoli anche alle anomalie geomagnetiche individuate.
Ma per questa interpretazione scientifica si rimanda al secondo articolo sull’argomento: Piana Damisa. Un sito produttivo dell’Età del Bronzo.
Bibliografia
BERTONI, M., NATALE, A., PINTUS, S., TAMBERI, L. e ZAVARONE, A. (1995). Rendiconto dell’attività svolta dal Gruppo di Lavoro costituito per il rilievo del probabile sito archeoastronomico di Piana Damisa. Relazione interna, Provincia della Spezia, Servizio Difesa del Suolo, La Spezia.
BIGNAMI, G. F. e CARAVEO, P. (1995). Calcoli svolti per determinare il moto apparente del Sole alla Piana Damisa tanto alla data odierna che in passato. Relazione, Università di Cassino e CNR, Fisica Generale, Dip. Ingegneria Industriale e Istituto di Fisica Cosmica, Cassino e Milano.
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REDAZIONALE. (1996, dicembre 17). Reperti archeologici esaminati da scienziati in un laboratorio degli Stati Uniti. Preistoria a Zignago, analisi negli USA. La Nazione, cronaca della Spezia, SP-III.
Solo qualche commento senza entrare in dettagli tecnici.
In primo luogo bastava un’occhiata (come è successo allo scrivente allora) per rendersi conto che non esistevano pietrefitte o mehir allineati.
In secondo luogo, l’orientamento geografico di un sito si può e deve fare con un sistema molto più semplice e sicuro, indipendente dal magnetismo, di quelli descritti (che espongono ad un maggiore rischio di errori): basta allineare, a distanza di almeno alcuni metri, due paline col Sole nell’istante precalcolato del mezxogiorno vero (o astronomico, o locale). Questo allineamento ricalca con precisione il meridiano locale, cioè l’asse N (0°) – S (180°). Tutti gli altri orientamenti possono poi essere presi come angoli da questo asse.
In terzo luogo non è esatto dire: . In primis perché queste differenze dei punti di levata e tramonto solstiziali e/o lunistiziali dipendono dalle variazioni dell’obliquità dell’eclittica. In secundis perché le posizioni di levata e tramonto agli equinozi sono, per definizione, sempre gli stessi (90° e 270°) in qualsiasi epoca essendo determinati dall’angolo formato dall’incrocio dell’equatore celeste con l’eclittica, angolo che è SEMPRE 0°00’00”.
Manca la frase che è contestata in terzo luogo. Senza, non si capisce il seguito del commento.
Qualche considerazione senza entrare in dettagli troppo tecnici.
1) in primo luogo la semplice osservazione del sito mostrava (come accadde di notare allora allo scrivente) che nel sito non esistevano allineamenti di menhir o di pietrefitte suscettibili di misura.
2) per misurare l’orientamento di un sito archeologico esiste un metodo molto semplice, indipendente dal magnetismo, e che riduce il rischio di errori rispetto ai metodi descritti nell’articolo. Basta allineare, a distanza di almeno alcuni metri, due paline verticali col Sole nell’istante precalcolato del mezzogiorno vero (o locale, o astronomico). Questo allineamento ricalca il percorso del meridiano locale e quindi dell’asse meridiano N (0°) – S (180°). Tutti gli altri angoli possono essere misurati da esso.
3) non è esatto dire: per due ragioni:
a) perché i punti di levata e tramonto solstiziali dipendono dalle (modeste) variazioni di obliquità dell’eclittica nel suo ciclo di 41000 anni circa.
b) perché, per definizione, i punti di levata e tramonto del Sole agli equinozi non cambiano mai nel tempo (salvo variazioni dell’altezza dell’orizzonte geografico), neppure per milioni di anni, e sono SEMPRE 90° alla levata e 270° al tramonto, perché l’equinozio è l’istante in cui l’equatore celeste interseca l’eclittica con angolo 0°00’00”. Col “passaggio in meridiano” sono gli unici punti del cielo immutabili
Grazie per le precisazioni.
All’epoca le ricerche propedeutiche erano state avviate dall’assessorato alla Cultura della Provincia della Spezia dietro sollecitazione di un “esperto” della materia che lo aveva convinto. In seconda battuta si era unito all’indagine preliminare il Polo Universitario della Spezia che seguiva già suoi progetti nella zona.
Concordo che “bastava un’occhiata per rendersi conto che non esistevano pietrefitte o mehir allineati”. Preciso che all’epoca lo avevo condiviso, anzi insieme ad altri avevo espresso un parere negativo alla necessità di eseguire le previste verifiche. Tuttavia il progetto provinciale fu avviato comunque. Diciamo che, in ogni caso sarebbero stati acquisiti dei dati.
Fortunatamente, seppure in un secondo momento, fu possibile coinvolgere la Soprintendenza sotto la cui direzione scientifica vennero aggiunti ed eseguiti i saggi di scavo.
Dai risultati emersi da questi si potè giungere alle conclusioni descritte nel secondo articolo.
Ricordo ancora la riunione sul prato di Piana Damisa in cui Mannoni, Maggi ed altri esposero i risultati delle ulteriori verifiche (dalle qusli, per fortuna, vennero acquisizioni archeologiche).
Temo che la scoperta della “Stonehenge di Zignago” sia stata più che altro un’operazione politica. Tra l’altro, per i calcoli fu usato un software piuttosto dilettantesco.
Da allora Mannoni fu molto diffidente verso l’archeoastronomia (e ne aveva ben donde). A fatica ne comprese l’importanza e ne divenne poi un sostenitore: si deve soprattutto a lui se nel 2002 l’IISL poté fare il convegno “Archeoastronomia: un dibattito tra archeologi ed astronomi alla ricerca di un metodo comune” e pubblicarne gli atti.
L’accaduto secondo me dimostra l’importanza di fornire agli studenti dei corsi in BBCC almeno le nozioni basilari dell’archeoastronomia, se non altro per non incorrere in svarioni analoghi.